D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

VIRGILIO BUCOLICHE (pagina 29)

1. Scritte fra il 42 e il 39 a.c dette anche ecloghe, sono 10 componimenti di carattere pastorale, autonomi che non superano i 100 vv, di argomento. L'unità poetica è data dall'ambientazione pastorale.

2. Il suo modello è teocrito (poeta alessandrino III sec a.c di origine siracusane) che scrisse circa 30 idili=componimenti di argomento "bucolico-pastorale", mitologico, mimi, epilli e encomi.

3. Teocrito, soprattutto negli idilli bucolici, ritrae con distacco la vita quotidiana dei pastori e dei bovari. Ne esce un quadro agreste-pastorale fortemente idealizzato e letterarizzato, che bene esprime le aspirazioni dell'ambiente alessandrino: cioè recuperare un contatto con la natura, desiderio di evasione della vita cittadina, distacco dalla vita politica, rifugio nel mondo dei sentimenti individuali.

4. Virgilio, deriva da teocrito gli aspetti formali, ma si distacca: per adesione sentimentale, per pathos, per...

capacità di intrecciare vicende personali e collettive con grandi avvenimenti storici.

In particolare il paesaggio delle Bucoliche che il vero centro poetico di questi componimenti, anche se è animato da pastori che hanno nomi greci, non è greco, ma italico, non è astratto, ma concreto, non è convenzionale (come Teocrito) mareale.

È stato definito un paesaggio della memoria in quanto si tratta di un paesaggio italico in particolare mantovano, che il poeta ha interiorizzato e che rimpiange perché ormai perduto.

Più che esercizio di poesia alessandrina, le bucoliche rappresentano un ritorno alle origini con duplice valenza: individuale: ritorni all'adolescenza e ai felici momenti vissuti nella campagna lombarda, collettiva: ritorno alle origini della civiltà stessa. La civiltà pastorale è anteriore alla civiltà agricola ed urbana, perché rappresenta un più diretto contatto con la natura.

è quindi un ritorno alla cultura delle origini, fatta disemplicità di vita e del sentimento dell’arte. GEORGICHE pagina 331. Scritte fra 37 e 29 a.c, non si tratta di poemetti isolati, come le Bucoliche, ma un poema didascalico vero e proprio in 4 libri, secondo il modello alessandrino2. Nell’estate del 29 Ottaviano, di ritorno dall’asia, si ferma alcuni giorni ad Atella, incampania, dove virgilio gli legge in quattro giorni l’intera opera3. Il titolo georgica è anche in questo caso un plurale neutro di derivazione greca: γεωργος che significa “ contadino” e l’aggettivo γεωργικος “che si riferisce aicontadini, agli agricoltori4. Il poema è infatti dedicato all’agricoltura ed è strutturato in due diadi: la prima sullacoltivazionedei cereali e degli alberi da frutto (libro 1 e 2), la

Seconda sull'allevamento del bestiame e delle api (libri 3 e 4)

5. La struttura dell'opera è marcata dalla presenza di due proemi collocati all'inizio dei libri 1 e 3

6. Le parti propriamente precettistiche si alternano a digressioni narrative o descrittive, e particolare rilievo hanno le sequenze finali dei singoli libri, in cui toni più cupi si alternano a quadri più lieti

7. Contenuto dei 4 libri: il primo tratta del lavoro dei campi, il secondo tratta dell'arboricoltura, il terzo dell'allevamento, il quarto è dedicato all'apicoltura dove la prima parte parla dell'allevamento delle api e la seconda parte parla dell'epillio mitologico (storia di Aristeo)

1. I modelli: con le Georgiche Virgilio si colloca all'interno della lunga tradizione della poesia didascalica che a partire da Esiodo e dai poemi dei filosofi presocratici (Parmenide ed Empedocle), arriva fino alle opere degli autori ellenistici (Nicandro e Arato di Soli) e prosegue a Roma

con il de rerum natura di Lucrezio, farà un brevissimo elogio a Lucrezio. Inoltre, nella letteratura latina, Virgilio poteva leggere le opere in prosa dedicate all'agricoltura: dal de agri cultura di Catone e il più recente de re rustica di Varrone. È ovvio che Virgilio non si rivolgeva realmente ai contadini o ai proprietari terrieri, né le Georgiche intendono proporsi come un manuale di agricoltura. Virgilio si ispira alle raffinate opere dei poeti alessandrini, inserendo però un profondo messaggio ideologico ed etico che rinvia a Esiodo, fondatore del genere. Interessante è poi il rapporto di Virgilio con Lucrezio che si realizza tanto sul piano formale quanto dal punto di vista dei contenuti, in quanto Virgilio intende proporre al lettore: - sia un modello etico ed esistenziale, - sia uno stile elevato e sublime, - sia per l'aspetto formale, - sia la materia dell'opera, la natura. Virgilio stesso esprime il suo debito nei confronti.dell'opera di Lucrezio rivolgendo al maestro, senza nominarlo esplicitamente, un elogio nel finale del libro II, in cui però sottolinea anche la peculiarità della propria opera, che non si propone come riflessione filosofica sulla natura ma, più modestamente, come indicazione di una vita che a essa si adegui: "felix qui potuit rerum cognoscere/ atque metus omnis et inexorabile fatum/ subiecit pedibus strepitumque acherontis avari" (pagina 75). Da Lucrezio Virgilio riprende: non tanto la polemica antireligiosa o l'invito al disimpegno quanto piuttosto la visione di una natura che sa essere madre generosa o avara matrigna, capace ora di ricompensare con i suoi frutti le fatiche del contadino, ora invece di deludere le attese con le intemperie o con le epidemie. Le Georgiche possono essere definite come un poema augusteo perché nascono dalla volontà di Virgilio di assecondare il programma augusteo di rilancio della piccola e media.

proprietà terriera, ricreando una nuova classe contadina dopo lo spopolamento delle campagne causato dalle guerre.

inoltre l'invito ad un ritorno alla terra voluto da augusto e sostenuto anche da virgilio, significava il voler recuperare le radici contadine di roma e restaurare le antiche virtù del mos maiorum: la semplicità di vita, la devozione religiosa, operosità e dedizione alla patria

le georgiche segnano anche il passaggio dal mondo pastorale a quello agricolo e quindi al mondo della civiltà

Virgilio abbandona l'utopia delle bucoliche e rivaluta il duro lavoro quotidiano, simbolo e valore della civiltà contadina.

quindi dall'ambiente idilliaco degli otiosi pastori, dediti al canto e immersi in un'atmosfera di tranquilla inerzia, poco toccata dai problemi del mondo, si passa nelle georgiche alle fatiche del contadino e al suo lavoro ostinato, voluto dallo stesso giove per stimolare l'ingegno umano

ogni

giorno il contadino deve fare i conti con i risultati del suo lavoro che sono sempre soggetti ai cambiamenti spesso imprevedibili del clima e alla funesta azione dei mali che infestano le piante e decimato il bestiame14. di conseguenza con le georgiche viene definitivamente meno l'illusione epicurea, ancora presente nelle bucoliche, che sia possibile vivere in un mondo ideale di serena armonia sottratto alla dura realtà della storia: virgilio vuol dire che è finita l'età dell'oro ed ora l'uomo deve combattere ogni giorno per la sopravvivenza.

15. il lavoro dunque, visto non più come una condanna ma come giusto dono divino (teodicea), viene rivalutato dal punto di vista etico e culturale.

16. da questo punto di vista assume una particolare importanza la figura delle api nella digressione del 4 libro (la favola di aristeo).

17. la scelta di virgilio di dedicare un intero libro alle api si spiega sia con l'importanza dell'apicoltura nelle

antiche aziende agricole sia con valenza simbolica di questi insetti, legati alla religione orfica ed emblema dell'immortalità dell'anima18. L'autore parlando delle api riprende la metafora sociale che aveva già impiegato Cicerone: esse hanno un'organizzazione comunitaria, caratterizzata dalla fedeltà all'ape regina, alla casa e alle leggi, della condivisione delle risorse e dalla dedizione al lavoro, in una tipica visione stoica della società19. È chiaro che il microcosmo ben ordinato delle api, che gravita intorno al rex, rappresenta una metafora della civitas umana incentrata sulla figura del princeps e rientra dunque nella celebrazione del nuovo ordine augusteo20. Il popolo delle api, definite non a caso parvi quirites "ossia piccoli romani", è visto come simbolo dell'instancabile laboriosità e della subordinazione di ognuno all'interesse collettivo: tutte qualità che la

La politica di Ottaviano mirava a includere nelle nuove generazioni. Le api, inoltre, sono disposte anche al sacrificio personale per il bene comune e mantengono l'assoluta dedizione al capo: tutti elementi del più puro idealismo augusteo.

La conclusione del poema. Il 4 libro si chiude con un ampio e complesso epillio mitologico che avrebbe sostituito il finale originario, un elogio perduto del poeta elegiaco Cornelio Gallo già cantato da Virgilio nell'ecloga 10 delle bucoliche.

Le georgiche si concludono quindi con un mito eziologico per spiegare la bugonia, cioè la riproduzione spontanea di sciami di api dalle carcasse di bovini in putrefazione.

Virgilio narra che il pastore Aristeo, colpito da una misteriosa moria di api, ne cerca la causa e si rivolge, su consiglio della madre, la ninfa Cirene, al dio marino Proteo. Dal dio viene a sapere che la morte delle api è frutto di una punizione divina, poiché egli ha seppur involontariamente provocato.

La morte di Euridice, sposa del mitico cantore Orfeo[^25]. A questo punto arriva il secondo racconto, il mito nel mito o racconto nel racconto, con tecnica ad incastro di matrice alessandrina. Virgilio inserisce nella narrazione un secondo mito e rievoca come Orfeo, perduta la sposa, sia disceso nell'Ade e, con la potenza del suo canto, abbia ottenuto di riportarla in vita. Ma, avendola perduta una seconda volta, si sia abbandonato alla disperazione e sia stato ucciso dalle baccanti invasate[^26]. Dopo che Proteo ha terminato il racconto, Aristeo segue l'esortazione della madre, che gli prescrive di compiere sacrifici. Aristeo immola agli dei 4 tori e 4 giovenche, dalle cui carcasse nascono nuovi sciami di api[^27]. La lunghezza dell'epillio e la sua collocazione a chiusura del poema ci fanno capire che Virgilio abbia inteso indicare attraverso questo doppio mito una chiave di lettura complessiva del poema[^28]. Secondo l'interpretazione di Gian Biagio Conte, il poeta intende appunto. sottolineare attraverso la figura positiva di aristeo, proiezione dell’
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ffffbbb99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Rossi Elisa.