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MEET ME IN ST. LOUIS (1944)

Rappresenta il sogno, l'immaginario della popolazione americana di allora. Si ricollega direttamente

al mago di Oz, in quanto il perno centrale del film è che “There is no place like hoem -non c'è un

posto come casa propria”.

Il produttore della MGM, Arthur Freed, era responsabile del settore musical, e si stava attorniando

di grandi talenti.

Tutto lo Studio System in questo film fa perfettamente funzionare il tutto. La MGM, per la sola

ricostruzione in studio della città di Saint Louis spese 200.000 dollari.

Oltre al successo della prova di Judy Garland, particolare risalto ebbe la presenza nel film della

piccola Margaret O'Brien alla quale venne consegnato un Oscar particolare.

Nel film debutta anche la giovane promessa del cinema musicale, Lucille Bremer,che

successivamente lavorerà con Fred Astaire.

C'è un senso di nostalgia che pervade tutto il film. Le 4 stagioni sono annunciate da cartoline postali

dell'epoca.

Tootie (Margaret O'Brien) è un personaggio fondamentale per la regia. Per farla piangere sulla

scena Minnelli le fece credere che il suo cagnolino era morto.

Sequenze: il ballo iniziale delle due sorelle, e il ballo coreografato degli adulti, fino allo

spegnimento delle luci della casa con Esther e John, che finisce quando lui se ne va.

Sequenza d'apertura sul tram: le canzoni vennero tutte incise prima, e furono sostanzialmente scritte

per la Garland dalla magnifica voce.

Judy Garland viene vestita con un abito nero che la isola completamente dalle altre ragazze, dagli

altri membri dell'inquadratura.

Sequenza di Halloween: rispetto al film, è tutta in contro campo, è una scena inquietante per gli

aspetti.

C'è una carrellata in avanti della macchina da presa quando Tootie va ad insultare il signor B., che ci

da il senso della sua paura. Sembra addirittura che venga compiuta una violenza sulla bimba Tootie,

finché il tranello non viene svelato.

Non succede nulla di drammatico nel film, ma c'è un'aria diversa, soffusa, che viene poi svelata

nell'annuncio del padre avvocato della possibilità di un trasferimento della famiglia a New York.

Questo impedirà, soprattutto alle quattro sorelle Smith di partecipare al grande evento

dell'Esposizione Universale e le obbligherà a lasciare i luoghi d'infanzia, gli amori, le amicizie.

L'autunno si chiude con i personaggi di casa che rifutano il padre; a fianco a questo resta solo la

moglie, e la canzone You and I, è una sanzione della loro unione.

L'inverno passa poi nella tristezza dei personaggi che vivono i loro ultimi giorni nella casa e nella

città dove sono nati, con i loro amori e il ballo di Natale.

Tootie, la notte di Natale piange e urla per la decisone del padre di andare via a vivere, e disperata

corre in giardino e distrugge i pupazzi di neve costruiti con le sorelle.

Esther allora la prende in braccio e la porta in camera, consolandola cantandole “Have yourself a

merry little Chrristmas”.

Il padre, resosi conto dell'infelicità che causerebbe alla propria famiglia per una promozione nella

carriera, decide di annunciare a tutti i membri che rimarrano a St. Louis.

Primavera. Il BIANCO dei vestiti è simbolico, indica un senso di liberazione. L'inquadratura di

Minnelli nella scena finale, della fiera, segna i tratti

principali del regista.

La battuta pronunciata da Esther “che miracolo che possiamo stare tutti insieme qui a St.Louis”,

sancisce il senso del musical.

Ci sono canzoni di Arhtur Freed e di Brown. Freed era stato un compositore negli anni '20, autore di

molte canzoni, e le musiche dei film sono prodotte da lui, perciò possono avere dei richiami

autobiografici.

ZIEGFELD FOLIES (1946)

Produzione: Arthur Freed.

William Powell interpreta la parte del protagonista. Sono episodi, moltissimi dei quali presentano il

più grande ballerino del scolo: Fred Astaire.

5 dei 13 segmenti del film sono diretti da Minnelli, (3 da George Sydney).

In uno di questi Fred Astaire parla con la futura star Gene Kelly, che di li a poco diventerà

grandissimo.

Uno degli episodi migliori è Limehouse Blues, il quartiere cinese di Londra dove il truccato da

cinese Astaire è protagonista di un amore impossibile con la bella signora Bremer.

È esattamente un sogno dentro a un sogno: e in questo sogno c'è un personaggio che sogna. È un

musical con i tratti del melodramma. Il rosso e il giallo sono sempre i colori che Minnelli usa per

rappresentare l'amore.

Astaire è protagonista di 4 episodi, Kelly di 1 “the rabbit and the Bromide”, la Garland di 1 “a great

lady has an interview”.

IL PIRATA (1948)

Produttore: Arthur Freed per la MGM

Cole Porter è i produttore della colonna sonora.

Protagonista è ancora Judy Garland, in questo momento della sua vita in fase di enorme crisi; la

Garland era malatissima, molto disturbata, tentò il suicidio cercando di tagliarsi la gola. Fin da

bambina era stata costretta a lavorare moltissimo a livello cinematografico, e ora è anche in crisi il

suo matrimonio con il regista.

Il film è la prima collaborazione di Minnelli con Gene Kelly, che diventa la controparte di Astaire;

Kelly è il ballerino del popolo. Jerry i topo della Hannah&Barbera ballerà con Gene Kelly in uno

dei primi sketch attori-cartoons.

Temi fondamentali del film:

-la realtà dei sogni si può raggiungere attraverso l'arte;

-l'importanza dello spettacolo.

Il duetto dei clown finale è una specie di manifesto di poetica. È in particolare la poetica

dell'ENTERTAINMENT.

La canzone “be a clown” scritta da Porter, rivela l'importanza dello spettacolo. Manuela non solo

sceglie Serafin, ma anche di fare l'attrice.

La realtà che la zia le impone è quella che lei aborrisce, nonostante sia proprio il suo pirata Macoco

l'uomo che la zia vuole farle sposare. Ma a Manuela non interessa come sia il pirata nella realtà, è

innamorata di quello che lei immagina, di quello dei suoi sogni.

I sogni qui hanno una loro realtà nello SPETTACOLO. Il sogno di Manuela è tutto il film.

Judy Garland stava sempre male durante le riprese, e dovettero fermare più volte. La scena in cui

parla con Serafin in casa ebbe una crisi di nervi e il lancio degli oggetti divenne perfetto.

Minnelli era una persona molto acculturata a livello personale, ma dai film (ad esempio spettacolo

di varietà) spicca una chiara propulsione per l'ANTI-INTELLETTUALISMO, fa il non-

intellettuale, tiene la parte di quello ignorante.

I film, di successo commerciale, erano quasi una copertura del regista.

Ma Il pirata stesso, è un film raffinatissimo, non ha certo qualcosa di popolare.

L'amore sognato che nel melodramma porta all'autodistruzione, nel musical porta alla realizzazione.

MADAME BOVARY (1949)

Produttore: P.Berman

con Jennifer Jones, Louis Jourdan

Girato da Minnelli subito dopo Il Pirata. La riduzione che qui viene fatta del libro è in parte

sintetizzata (nel libro si racconta anche un mondo provinciale).

Quello che viene potenziato sono i sentimenti dei personaggi. Ci sono dei piccoli cambiamenti

rispetto al libro: a Minnelli interessa vedere l'altra faccia del sogno contro la realtà; questo film è

per questo verso il contrario del Pirata.

Madame Bovary è come Manuela, ma a differenza di questa, non capisce che il sogno è realizzabile

soltanto nell'arte e con l'arte.

La ricostruzione di Minnelli è molto accurata. Ma quello che gli interessa è lo scontro fra i sogni di

Emma e la realtà, cosa che Emma non capisce: Emma sogna ciò che legge neri romanzi

ottocenteschi cui si dedica.

La SOFFITTA. Nei momenti importanti si rifugia in soffitta, rappresentazione fisica del suo sogno.

Ma quando ne esce, non sa come conciliare quei due aspetti; Emma sogna qualcosa che non esiste e

sbaglia 3 volte:

1. Charles (James Mason), che potrebbe essere la scelta giusta, che ha cura di lei e la ama, ma

che non è il principe azzurro che lei tanto vagheggia, e il suo matrimonio diventa un

disastro; Emma non capisce neanche che la bellezza è casta, e si rovina così moralmente.

2. Rodòlphe (Louis Jourdan) che è il principe azzurro dei suoi canoni, ma che dopo essere stato

il suo amante non ha alcun sentimento per lei;

3. Léon (Alf Kjellin), altro personaggio negativo, è il ragazzetto di cui lei si invaghisce che la

riempie di attenzioni e capricci, ma che finge di essere diventato qualcuno per risaltare ai

suoi occhi, e in realtà è uno scribano.

Emma è una grande vittima del suo NARCISISMO. Continuamente si guarda nello specchio: la

prima volta al ballo, attorniata di uomini importanti, si sente finalmente felice, parte dell'alta

società, si realizza. La seconda volta si guarda nell'albergo: tira fuori il vestito (fatto dallo stesso

costumista che farà i costumi di My fair lady) poi arriva allo specchio, ma lo specchio questa volta è

rotto.

Ci sono nel film alcune esasperazioni. Per far vedere lo squallore della vita provinciale, c'è la

sequenza del matrimonio, probabilmente esagerata nei toni volgari, in cui gli invitati saltano

addosso alla sposa.

Emma sogna il successo, ma non riesce a realizzarlo attraverso la realtà, vuole solo il risultato, e

disperata si avvelena.

UN AMERICANO A PARIGI (1951)

Soggetto: Alan Jay Lerner

produzione: Lowe's MGM

vincitore di 6 Oscar: miglior film, sceneggiatura, colonna sonora, scenografia, costumi, fotografia.

Musiche: George Gershwin

Nel secondo dopoguerra due amici si trovano vicini di casa a Parigi; Jerry (Gene Kelly) fa il pittore,

Adam (Oscar Levant) suona il piano.

Jerry si innamora di Lise Bouvier, e lei di lui, non sapendo che lei si sente in dovere di sposare e ne

ha accettato la proposta, di Henri Baurel (Georges Guetary), il cantante con il quale Jerry e Adam

suonano in un café.

Jerry inoltre si sente in obbligo verso la sua mecenate, Milo Roberts (Nina Foch) la quale si offre di

organizzargli una mostra delle sue opere.

Tutto va a lieto fine, con Henri che porterà Lise a Jerry ad una festa.

I balletti sono ispirati agli impressionisti e post-impressionisti francesi. C'è un uso creativo del

colore e le coreografie di danza sono fatte da Kelly.

Il film costò 3 milioni di dollari, di cui più di mezzo solo per il balletto finale in cui Jerry sogna

l'amore con Lise prima di riaverla.

È il primo film per la diciannovenne Leslie Caron (Lise).

SPETTACOLO DI VARIETA' (1953)

Produzione: Arthur Freed MGM

Musica: Shwartz e Dietz

Un ballerino (Fred Astaire) di una certa età si tro

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Salamotta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Campari Roberto.