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Van Gogh: un grande pittore adottivo di Amsterdam
VAN GOGH, l'altro grande pittore adottivo di Amsterdam, è secondo solo a Vincent Van Gogh, forse solo a Rembrandt. Van Gogh nacque nel 1853 a Groot Zundert, nel Brabante settentrionale, a pochi chilometri dal confine belga-olandese. Figlio di un pastore protestante Théodorus Van Gogh e di Anne-Cornélie Carbentus, aveva anche un fratello Theo, che fu forse l'artefice della sua carriera artistica.
Vincent compì i suoi studi inizialmente nella scuola del suo villaggio, poi come pensionante nel collegio Jean-Provily a Zevenbergen e infine a Tilburg. Nel 1868 ritornò a Zundert. Nel 1869 andò a L'Aja, dove venne assunto come commesso in un negozio di Goupil, uno dei più grandi mercanti d'arte europei di quel tempo. In questo modo per circa sette anni Van Gogh visse a contatto con la pittura spostandosi da L'Aja a Parigi, a Londra.
Il 1° gennaio 1876 venne licenziato e iniziò a studiare con passione la Bibbia.
Suainquietudine sfociò in un'accesa vocazione religiosa che lo spinse a dedicarsi alla consolazione delle pene dei poveri. In quell'anno Van Gogh, dopo un breve soggiorno a casa dei genitori che si erano trasferiti a Etten, andò a Bruxelles e poi in Inghilterra. Qui a Ramsgate lavorò come maestro di scuola ma venne presto licenziato. Dopo essere andato a trovare la sorella Anna a Welwyn, svolse per pochi mesi l'attività d'apostolato a Isleworth, come assistente di un predicatore metodista. Fu in questo periodo che Van Gogh ebbe i primi contatti con la realtà operaia dell'epoca. Per quattordici mesi studiò assiduamente per essere ammesso al seminario di Amsterdam, ma non ci riuscì. Nel luglio del 1878 si preparò per entrare nella scuola di evangelizzatori a Bruxelles, dove frequentò un corso di tre mesi, ma in dicembre, senza aspettare la nomina, partì per il bacino del Borinage. In questa rude regione
Carbonifera egli era convinto di poter trovare se stesso. Nel gennaio del 1879 Van Gogh venne nominato evangelizzatore del Borinage. Questo fu un momento fondamentale nella sua vita. Qui si sentì libero di predicare e mettere in pratica la sua religione, attiva e aderente alla realtà di quella gente. I minatori non capirono tutto l'ardore di questo predicatore, ma capirono la sua bontà e la sua disponibilità ad aiutarli in qualsiasi occasione. In luglio però gli venne revocata questa nomina, proprio perché si occupava troppo degli altri, senza pensare alla propria salute. Fu qui che Van Gogh capì realmente se stesso e che l'ansia che perennemente lo torturava non poteva essere saziata con la religione, ma aveva bisogno di una via attraverso la quale esprimersi e nel 1880 si rese conto che poteva realizzarsi solo con la pittura.
Van Gogh scrisse di questa sua vocazione al fratello Théo, il quale, ora impiegato alla sede centrale di
Goupil e C. a Parigi, lo appoggiò e lo aiutò finanziariamente sino allamorte. Van Gogh iniziò facendo disegni di minatori e copiando disegni di Millet, pittore che secondo lui era il più moderno in assoluto, poi il 15 ottobre lasciò il Borinage e partì per Bruxelles.
Alla fine del 1881 dopo un periodo trascorso con i genitori si stabilì a L'Aja, dove grazie all'aiuto di Théo poté dedicarsi completamente alla pittura. Qui incontrò per la strada una giovane donna incinta, abbandonata dal padre del bambino e quindi costretta a far di tutto per mantenersi. Vincent fece di lei la sua modella, dando in questo modo a lei e al bambino una casa e ciò di cui sfamarsi. Con questa donna di nome Sien Vincent formò una famiglia. Per due anni egli disegnò e fece solo acquerelli, poi iniziò i quadri a olio.
Nel settembre del 1883 Van Gogh lasciò Sien e L'Aja e si trasferì per pochi mesi a Drenthe,
per poi tornare ancora alla casa paterna che adesso era a Nuenen. In questo periodo Van Gogh fu particolarmente attratto da Millet, Daumier e Coubert. Di Daumier gli amò la capacità di cogliere il centro del proprio argomento, senza perdersi dietro altri mille particolari; Daumier gli insegnò come accentuare l'espressione attraverso la deformazione realistica. Anche Millet fu importante per la capacità di caricare e rendere reale l'espressione dei personaggi. Di Coubert egli prese la capacità di usare i colori in modo espressivo.
Nel 1885 con questi insegnamenti dipinse In questa composizione si I mangiatori di patate. preoccupò di far capire la dura vita di questi contadini che mangiano le patate al lume della lampada, mettendone in evidenza le mani, le stesse con le quali hanno zappato la terra. Le teste intorno alla tavola hanno lo stesso risalto delle patate, polverose, non sbucciate. Questo rappresentare la vita dei contadini, al di fuori
Di ogni intenzione romantica, era tipica della fine dell'Ottocento. Di questa opera si conoscono due disegni, una litografia, una studio a gessetto nero e tre quadri di cui quello della collezione V. W. Van Gogh è la versione finale. Durante questi anni di soggiorno a Nuenen, egli dipinse instancabilmente, senza alcun riguardo per la salute, quasi come consapevole dei pochi anni di vita che gli sarebbero restati. Visse solo per la pittura, spinto dall'obbligo di lasciare al mondo, come ringraziamento, qualche quadro che esprimesse sentimenti umani sinceri. In questo modo egli realizzò almeno 185 tele e 250 disegni, cioè un quarto di tutta la sua produzione. Molti di questi quadri furono dedicati ai contadini, altri a paesaggi e nature morte, animate però dalle stesse passioni e dagli stessi ideali. Nel 1886 dopo aver lasciato Nuenen e aver trascorso qualche mese ad Anversa, dove si iscrisse all'accademia, andò a Parigi dal fratello Théo.
Il 31 marzo l'accademia respinse l'allievo Van Gogh. I due anni trascorsi a Parigi furono anni "perché non sapeva disegnare" di ricerca, d'inquietudine e di orientamento. Il fratello Théo esponeva i maestri dell'impressionismo, ma anche opere di giovani ancora sconosciuti quali George Seurat, Paul Signac, Toulouse-Lautrec, Paul Gauguin e Émile Bernard. Van Gogh poté in questo modo frequentare questi artisti e apprendere da essi, soprattutto da Seurat, le nuove teorie sulla scomposizione prismatica dei colori. La buia pittura di Van Gogh, venne così rischiarata dalle virtù della luce naturale. In questi anni si dedicò in particolare alle nature morte, soprattutto fiori, paesaggi di Montmartre e dei sobborghi urbani. Tutto ciò non deve però far pensare che egli avesse dimenticato i suoi personaggi dolorosi. In questi anni egli dipinse ventitré autoritratti nei quali i suoi occhi fissi, la sua barba incolta.la pelle tirata e l'aria selvaggia mostrano la stessa tensione che lo tormentò gli anni precedenti e che mai lo abbandonò. Unica differenza furono i colori più chiari e puliti, ma assolutamente nessuna idea positiva. In questi anni Van Gogh con Bernard, Gauguin, Lautrec e Anquetin esposero nel ristorante Au Tambourin. Questo gruppo venne chiamato da Van Gogh i pittori del "petit boulevard", contrapposizione con quello dei pittori del "grande boulevard" (Sisley, Monet, Renoir, Degas ecc.). Ma la poetica dell'impressionismo, fatta di un'arte superficiale intrisa di ottimismo, diede presto fastidio a Van Gogh che così, nel 1888, scappò da Parigi e si trasferì ad Arles, in Provenza. Egli non dimenticò ciò che aveva imparato a Parigi, ma lo piegò e plasmò secondo le proprie esigenze, arrivando a negarlo, se necessario. Nel marzo e nell'aprile di questo anno, Van Gogh dipinse una serie di frutteti in fiore e molti capolavori.
tra cui Il ponte di Langlois. Non bisogna dimenticare come Van Gogh in questo periodo subisse l'influenza dell'arte giapponese che già da anni lo affascinava. Le stampe giapponesi gli suggerirono l'uso del colore limpido, unito e senza ombre e l'uso della linea fluida e ondulata. In maggio Van Gogh, affittò un'ala della casa gialla (così chiamata per il colore della sua facciata) e lavorò a Saintes-Maries-de-la-Mer e a Montmajour, inviando parecchi disegni al fratello. Il 9 settembre disegnò in una serata, e ne inviò a Théo uno studio per farne un quadro. In questo periodo Van Gogh pensò di invitare a casa sua Gauguin e poter così fondare un'associazione di artisti, un atelier del Mezzogiorno, per poter lavorare in gruppo. Il 20 ottobre finalmente Gauguin arrivò ad Arles. Van Gogh organizzò il lavoro e ogni giornata: i due artisti dipinsero insieme, mangiarono.insieme e insieme si divertirono.Gauguin fece da maestro e Van Gogh lo seguì docilmente e da lui imparò persino a disegnare senza il soggetto sotto gli occhi. Ma ben presto la personalità di Gauguin divenne insopportabile e le sue regole pesanti da seguire.
Il rapporto iniziò a deteriorarsi sino al punto che il 24 dicembre scoppiò una violenta lite tra i due. Il giorno dopo Gauguin se ne andò e Van Gogh, dopo averlo seguito con un rasoio in mano, tornò da solo a casa sua, si tagliò il lobo dell'orecchio sinistro e poi andò a offrirlo a una ragazza del bordello alla quale si era affezionato. Questo episodio venne interpretato in molti modi, tra i quali sembrò il più veritiero forse quello che assegnò all'atto il significato del cerimoniale delle corride, dove il matador vittorioso taglia l'orecchio al toro abbattuto e lo offre a una donna.
Qui Van Gogh confuso dalla lite e dalla partenza dell'amico,
compì questo atto identificandosi sia con il vincitore sia con lo sconfitto. Il mattino seguente fu trovato dalla polizia, addormentato in casa sua. Tutto ciò provocò a Van Gogh una crisi violenta e il 26 dicembre venne portato all'ospedale e rinchiuso nella cella dei pazzi. Il 7 gennaio 1889 uscì dall'ospedale, dove però vi tornò una seconda volta il 9 febbraio e una terza il 19 marzo. Nonostante fosse debole e a tratti depresso, egli continuò a dipingere e con ancora l'orecchio ferito dipinse l'Autoritratto con l'orecchio tagliato e il 3 maggio di propria volontà si recò all'asilo per malati mentali Saint-Paul-de-Mausole, dove rimase per circa un anno. In questo periodo dipinse un centinaio di paesaggi, delle nature morte, dei ritratti, gli ultimi suoi quattro autoritratti dai quali traspare la sua depressione e circa un centinaio tra disegni e acquerelli. Egli espresse la sua
Emotività nella natura attraverso cip