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UE POTENZA CIVILE: IL CONCETTO
Ue è ancora attore atipico, senza eguali a livello internazionale o si sta normalizzando anche in relazione alle operazioni civili e militari messe in campo negli ultimi anni? Tali operazioni potrebbero snaturare l'entità dell'UE. Altri pensano che non sia così, che in realtà tali operazioni militari poi si concretizzano in sanzioni economiche.
Il concetto originario: UE "potenza civile". Duchene con il termine di "potenza civile" intendeva due cose, da un lato la civilizzazione dei rapporti interstatali in EU (non è più conflitto aperto tra stati ma viene incanalato all'interno di meccanismi istituzionali), e inoltre prevedeva l'espansione dell'UE oltre i confini dell'epoca. D'altro lato Duchene intendeva l'assenza dello strumento militare (UE è potenza internazionale anche se non ha la leva militare); concetto di soft power, dell'egemonia.
come un dato immateriale, ideologico. Da ricordare è il contributo di Manners: articolo anni 2000 "Normative power Europe", UE come potenza normativa poiché a differenza degli altri attori internazionali perseguiva principi e valori, voleva cambiare le norme a livello internazionale. Dibattito in anni 90 è molto eurocentrico. Da anni 2000 l'immagine è quella di un UE molto ambiziosa. C'è sempre un'interazione molteplice e bilaterale tra questo sviluppo concettuale (come noi vediamo l'UE), tra gli sviluppi materiali dell'UE e l'evoluzione del contesto internazionale. Ma dopo guerra fredda si vedono i limiti del sistema europeo, perché UE si ritrova a essere impotente perché priva dello strumento armato che prima, durante GF, non era obbligata ad usare per esercitare il suo potere a livello internazionale. Da anni 2000 in poi anche lo strumento militare è alla corda perché la piùGrande potenza militare (USA) di fatto non è riuscita a vincere guerra in Afghanistan e Iraq.
Emerge quali siano i limiti dello strumento militare in sé. Gli strumenti di cooperazione civile (di cui UE è il campione indiscusso) si sono rivelati essere fondamentali per vincere le guerre attuali.
L'UE è ancora potenza civile?
L'UE ha sufficiente potere militare (coercitivo)?
Il fine del potere relazionale tende a essere preciso e specifico (fermare sviluppo del nucleare in Corea del Nord), mentre quello del potere strutturale non è sempre circoscritto, è più ampio (voglio che Corea del Nord non sia più un problema alla sicurezza nei prossimi 20 anni).
Potere strutturale di Susan Strange: altra concezione di potere, potere di dare forma alle regole del gioco in determinati ambiti - potere più pervasivo, anche se meno visibile e meno identificabile, i cui effetti si vedono nel lungo periodo. Sempre più attori che non
Sono stati ma che esercitano questo tipo di potere (i privati, multinazionali, o la stessa UE).
ALLARGAMENTO E VICINATO
Dal 1951 al 2009 c'è un cambiamento continuo della membership europea che si è andata ad allargare sempre più. L'allargamento è anche una scelta politica e una policy che si è incrementata nel tempo.
Primo allargamento nel 1973 entrano Regno Unito, Danimarca e Islanda (Francia "contro" entrata Regno Unito in UE, bisogna attendere uscita di scena di De Gaulle per vedere Regni Unito in UE).
Tra 81-86 entrano Spagna, Portogallo e Grecia, questo perché in quegli anni cadono i regimi autoritari in quei paesi (stretto legame tra democratizzazione e membership UE).
Allargamento cosiddetto del "Big Bang" nel 2004 con l'entrata dei paesi dell'Europa orientale nell'UE. Europa pre '89 era in gran parte occidentale, poi sposterà il suo baricentro più verso est dopo caduta.
URSS.Politica di allargamento interpretata come “politica eccezionale”, come una soluzione rivoluzionaria. L'UE spinge ex paesi sovietici a convergere verso gli standard europei per supportarli, inglobandoli nell'UE, rende i loro singoli problemi un problema interno alla stessa UE, per far si che non si facciano guerra tra di loro e che non facciano guerra agli altri stati (comprehensive security). L'allargamento confini serve ad allargare la sfera di ordine, inglobando ciò che è esterno e minaccioso tecnica rivoluzionaria quella dell'UE all'epoca, poiché trasforma un problema di politica estera in uno di politica interna (dato che non aveva capacità militare per far fronte al problema "esterno" l'ha trasformato, usando bene gli strumenti a sua disposizione, in uno interno che poteva risolvere, controllare, gestire). Gli strumenti utilizzati sono basati sulla logica della condizionalità. UEoffremembership a pieno titolo a questi paesi a condizione che vengano raggiunti varirisultati. UE fissa i criteri di Copenaghen a livello politico, economico e giuridico che gli stati nuovi devono soddisfare per soddisfare la condizione richiesta. La condizionalità sembra funzionare nell’allargamento. Politica di allargamento non è altro che una politica di accompagnamento dei paesi dell’ex blocco sovietico nel loro percorso di trasformazione. “Fatica d’allargamento” perché richiede molte risorse europee (controllare se effettivamente le condizioni richieste fossero soddisfatte), e perché trasforma di molto l’UE. Modello vincente ma caratterizzato da limitata replicabilità. Ha successo perché avviene in un’epoca eccezionale ossia dopo il collasso dell’URSS ed è quindi qualcosa di irripetibile. Inoltre, la Russia nei primi anni 90 è un attore ancora in crisi UE si muove in un contesto divuoto geopolitico. Ci si chiede inoltre quale sia la capacità di assorbimento dei paesi europei già facenti parte dell'UE, quanto siano effettivamente aperti a nuovi allargamenti. Qual è il limes, il confine di questo allargamento ad est? È un limite geografico o culturale?
PEV: politica europea di vicinato. Nasce quando la nuova UE avrebbe avuto nuovi confini e avrebbe avuto nuovi vicini con cui relazionarsi. Iniziativa ideata dalla Commissione con allora presidente Prodi, pensata ancora prima che l'allargamento si compisse. PEV vuole lanciare iniziativa che consenta di instaurare delle relazioni privilegiate (vedi cartina, paesi confinanti colorati in verde sono oggetto della PEV, Turchia è un candidato). Questo per allargare la comunità di sicurezza europea. Gli strumenti utilizzati per creare questa comunità sono una replica di quelli utilizzati nell'allargamento (logica di condizionalità e convergenza). In questo caso
però la condizionalità non può che essere light, leggera. In primo luogo, perché l'UE non offre una membership piena a questi stati confinanti ma solo una partecipazione ad alcuni programmi e aiuti, e poi perché nemmeno questi paesi vogliono entrare nell'UE, soprattutto i paesi africani. Vengono creati dei Piani d'Azione che sono delle vere e proprie agende di riforma per questi paesi (piano un po' utopistico da parte dell'UE), degli elenchi dettati dalla Commissione con lista obiettivi da raggiungere per ogni paese. Altro elemento che mostra i limiti della PEV è che si tratta chiaramente di una politica strutturale e rappresenta una delle massime spese in termini di politica estera europea. Tale politica strutturale, che può mostrare i suoi effetti solo nel medio e lungo periodo, viene messa in campo in un periodo in cui lo scenario è molto più competitivo di quello negli anni 90 perché ad Est non
c'è più lo stesso vuoto geopolitico (la Russia si è ripresa) e inoltre i rapporti con mondo arabo non sono molto semplici (anni post 11 settembre).
LA PEV A ESTI paesi che a Est fanno parte della PEV sono la Bielorussia, la Moldavia, l'Ucraina, la Georgia, l'Azerbaigian e l'Armenia.
Accordi di Partenariato anni 90 stilati da UE con cui si apriva un primo canale diplomatico, prima forma di cooperazione solo economica.
Negli anni successivi alcuni degli ex paesi URSS entrano in dialogo con le istituzioni UE, entrano in cooperazione con la NATO: si avvicinano sempre più all'Europa e all'Occidente. Sono paesi importanti da un punto di vista geopolitico e inoltre si scopre che paesi come l'Azerbaigian sono ricchi di risorse petrolifere potrebbero offrire all'UE un meccanismo di diversificazione delle risorse energetiche. Tali paesi entrano a far parte della PEV anche se potrebbero sembrare paesi lontani da Bruxelles (non
soloterritorialmente). La PEV cerca di mettere insieme paesi con situazioni molto difficili tra loro. Caso Azerbaigian Si scontrano 3 logiche: la dimensione dell'energia, della possibilità di offrire vantaggi per la sicurezza europea differenziando le rotte, la sicurezza e la democrazia. Az. è un solido produttore di idrocarburi e possibile snodo per transito idrocarburi provenienti da Asia centrale verso Europa (TAP che arriva in Puglia): permetterebbe a UE di dotarsi di approvvigionamenti energetici senza dover passare per la Russia (che con Putin si inizia a far sentire di nuovo). Az. ha qualcosa da offrire rispetto agli altri stati. Ma ha anche qualcosa da chiedere all'UE, ossia recuperare la sovranità su Nagomo Karabakh (occupata da Armenia di fatto). Az. si sviluppa dal punto di vista economico e militare (grazie a idrocarburi) che lo porta a diventare più forte dell'Armenia (sostenuta però dalla Russia). L'UE, che non puòintervenire in questa situazione con l'intervento militare per aiutare Az. contro Armenia e Russia, potrebbe aiutarlo da un punto di vista diplomatico ed è ciò che Az. chiede. Tuttavia, UE negli anni cerca di mantenere un'impossibile neutralità tra Armenia e Azerbaigian: riconosce diritto a sovranità e integrità territoriale di Nagomo (a favore di Az.) ma, allo stesso tempo, riconosce diritto all'autodeterminazione dei popoli (pro Armenia). UE da, sul tavolo della trattativa, più potere decisionale a Francia che ha avuto posizione tendenzialmente filo armene. Azerbaigian abbandona speranze in UE per la realizzazione del suo obiettivo. L'UE cerca di esercitare un'influenza anche sulla dimensione politica. Ciò che UE a volte non è riuscita a fare è stato influenzare lo sviluppo in questi paesi in senso democratico, ossia esercitare quella condizionalità per far si che si attuasse una convergenza.