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C S + H O
3 2 C-S-H + CH
C S + H O
2 2
Dall’idratazione dei silicati dicalcico e tricalcico deriva il gel C-S-H (tubicini attaccati alle particelle di
cemento nella figura della prossima pagina) e la portlandite CH (idrossido di calcio, sono gli esagoni in figura
della prossima pagina). C-S-H è molto poco solubile in acqua. Il gel C-S-H è il maggiore responsabile della
resistenza del calcestruzzo, quindi se abbiamo una quantità maggiore di silicati rispetto agli alluminati, nel
tempo il calcestruzzo svilupperà al meglio la resistenza meccanica. CH è poco solubile in acqua. Tenendo
presente che C S e C S costituiscono la parte prevalente del cemento, possiamo dire che i loro prodotti
3 2
sono la parte prevalente del prodotto di idratazione dell’intero cemento. Se questi prodotti non si sciolgono
in acqua possiamo considerare il nostro manufatto idratato stabile nelle condizioni di lavoro nei confronti di
eventuali interazioni e aggressioni esterne.
La calce idrata CH da sola in acqua può raggiungere una concentrazione di 1.5g/l in temperatura ambiente.
1.5g/l non sono pochi. Quanta calce c’è in un manufatto di cemento indurito? Questo dipende dalla
composizione del cemento e dal grado di idratazione del cemento stesso; dipenderà insomma da quanta
25
parte di C3S e C2S avranno assunto le reazioni viste prima. Supponiamo di avere 10g di Portlandite a fronte
di 100g dell’intero cemento. Quindi abbiamo il 10% prodotto di
idratazione rispetto al solido di partenza. Se rispetto a questi
10g se ne scioglie una quantità idonea a raggiungere nella
soluzione a contatto con il masto indurito una concentrazione
di questo livello, può essere vero che da 10g possiamo
scendere a 9, o anche 8g, con acqua a sufficienza. Questa
solubilizzazione di CH può avere un effetto negativo per la
stabilità della struttura? Ovviamente si. Dai costituenti silicatici di ciascuna di queste particelle anidre di
clinker cominceranno a crescere i cristalli di C-S-H (abbiamo delle sorte di piccoli tubicini) e tra l’uno e
l’altro di questi cristalli si trovano i cristalli che hanno una geometria esagonale di idrossido di calcio. Con il
passare del tempo, si trova un aumento di questi esagoni di idrossido di calcio. Tanto più lungo è il tempo di
idratazione, tanto più fitto diventa l’intreccio dei prodotti di reazione (tubicini), e tanto più resistente sarà il
nostro conglomerato. Suppongo però che a un certo punto del processo di idratazione (all’atto della
scasseratura del conglomerato, ossia quando si tolgono dalle casse forme) arriva acqua al mio prodotto.
Magari perché questo conglomerato è stato pensato per fare gli argini di un canale o una vasca di
contenimento di acqua piovana, impianto di produzione di calcestruzzo etc. Allora, quest’acqua scioglie i
cristallini di Portlandite che sono affacciati sulla superficie del nostro manufatto. Una volta che è entrata
acqua, si innescano processi di diffusione: l’acqua tende a muoversi nelle porosità del conglomerato e a
penetrare nel conglomerato stesso e le specie solide che, disciogliendosi in acqua, vanno fuori. Abbiamo
innescato un processo di dissoluzione del nostro conglomerato. Questo è il “dilavamento”, che parte
sempre dal CH. Se trovassimo, quindi, un sistema per togliere la specie CH troveremmo un modo per
rendere più resistente il conglomerato all’azione delle acque. Certo, se decidiamo di abbassare la
percentuale dei silicati C S e C S avremmo minori specie aggredibili, ma avremmo minore resistenza
2 3
meccanica. Pertanto, dobbiamo bilanciare condizioni di resistenza all’azione dilavante dell’acqua e
bilanciamento resistenza meccanica. Il modo è mettere da parte il cemento Portland e passare all’impiego
di cementi di miscela.
CEMENTI DI MISCELA
In particolare, si usano delle sostanze che chiamiamo “Aggiunte minerali di tipo II”, o anche “Aggiunte
minerali attive”, o ancora “SCM”, che sta per Supplementary Cementing Materials che non sono altro che
sostanze, nella maggior parte dei casi di origine industriali e in alcuni di origine naturale, che sono in grado
di consumare la calce (CH) derivante dall’idratazione dei silicati del clinker di cemento Portland (C S, C S),
3 2
ossia sostanze che contengono silice SiO (generalmente amorfa, molto reattiva) che reagisce con la calce
2
per dare C-S-H secondario (composizione chimica leggermente diversa da quello del cemento Portland, in
particolare è più acido e cioè dotato di maggiore resistenza all’attacco dell’acqua), oppure non agiscono
direttamente con CH. In questo caso CH resta indisturbata e i prodotti di idratazione vanno semplicemente
a riempire i pori originariamente lasciati vuoti dai prodotti di idratazione del Portland. Anche i C-S-H
riempiono il Portland. Il risultato risulta quindi più compatto e nel caso di reattività diretta (di tipo
pozzolanico) anche più acido e meno permeabile. Cementi che contengono aggiunte in grado di consumare
la calce sono cementi di tipo pozzolanico, mentre cementi che non contengono aggiunte che sanno dare
prodotti autonomi sono i cementi d’altoforno (ossia cementi a attività idraulica latente).
EVOLUZIONE PROPRIETA’ TECNOLOGICHE
Indipendentemente dal fatto che il cemento selezionato per la preparazione di impasto sia Portland,
Pozzolanico o d’altoforno, quando si prepara l’impasto partono le reazioni di idratazione. Quindi, x grammi
di cemento + y g di acqua x+y grammi di pasta di cemento. Come si presenta questa pasta di cemento?
E’ una polvere bagnata? E’ un impasto consistente? Oppure è una sospensione estremamente fluida? Tutto
dipende da quanta acqua si impiega. Quindi, già si individua una grandezza caratteristica dell’impasto: il
26
rapporto in peso acqua/cemento, ossia Y/X. Questo rapporto sarà sempre indicato come A/C, grandezza
fondamentale per qualsiasi costruzione in calcestruzzo, perché da questo parametro dipenderanno tutte le
proprietà tecnologiche del conglomerato e in primo luogo una resistenza meccanica. Più alto è il rapporto,
minore sarà la consistenza dell’impasto. Per individuare la scorrevolezza, lavorabilità dell’impasto di
calcestruzzo useremo il termine “consistenza” o “classe di
consistenza”. In italiano, il termine consistenza non indica una cosa
fluida ma qualcosa, piuttosto, di solido. In ogni caso, adesso noi
possiamo parlare in termini di lavorabilità in funzione del rapporto
acqua/cemento. Più grande è il rapporto a/c, più grande è la
lavorabilità. Superato un determinato valore acqua/cemento
l’impasto è diventato talmente tanto fluido che non vi è più
lavorabilità. La terza e prima zona è generalmente preclusa nelle
applicazioni reali, perché o la lavorabilità è troppo bassa (dove non
abbiamo miscelazione soddisfacente tra solido e acqua, e quindi non
riusciamo a lavorare oppure questa condizione ci porterà a un difetti di idratazione) o l’impasto è troppo
fluido. L’intervallo centrale è quello che permette di lavorare. Il campo di lavoro normale è compreso tra
0.3 e 0.5 (il numero esatto dipende dal tipo di cemento), ove troveremo acqua a sufficienza per i valori di
idratazione. 27
Metodo Bogue per il calcolo della composizione mineralogica di un cemento Portland
Composizione del cemento in termini di ossidi componenti
Componente % in peso
CaO 63,03
CaO libera 0,94
SiO 20,03
2
Fe O 2,44
2 3
Al O 5,04
2 3
MgO 1,35
SrO 0,21
Mn O 0,15
2 3
SO 3,36
3
P O 0,13
2 5
TiO 0,22
2
Na O 0,30
2
K O 1,12
2
p.a.f. 2,40
Assunzioni:
a) Le materie prime alimentate al forno di clinkerizzazione hanno reagito completamente e che
non si siano formate fasi vetrose durante il raffreddamento del clinker.
b) Il componente SO nell’analisi del cemento deriva dal gesso biidrato, aggiunto al clinker
3
all’atto della sua macinazione, come regolatore della presa. Sono escluse altre fonti di SO ,
3
quali i solfati dei metalli alcalini.
(Nota bene: la composizione in termini di ossidi componenti riporta le quantità di ossidi equivalenti
delle specie effettivamente presenti nel materiale. Nel caso del gesso biidrato, specie effettivamente
presente nel cemento, la percentuale equivalente di SO (specie non presente nel cemento) è data
3
⋅
%
CaSO 2 H O
= ⋅
4 2
da: % SO 80 ).
3 172
1) Calcolo del modulo dei fondenti
% Al O
2 3
F= % Fe O
2 3 F
se > 0,64 si forma C AF e l’allumina in eccesso forma C A
4 3
F
se < 0,64 si forma C AF e l’eccesso di Fe O forma C F: si ha
4 2 3 2
un cemento senza C A!
3
5
, 02
= =
F
Nel caso in esame, si ha 2
, 06
2
, 44
Pertanto, i costituenti mineralogici del cemento sono C S, C S, C AF e C A.
3 2 4 3
28
2) Calcolo della percentuale di CaO disponibile per i costituenti mineralogici
= − −
%
CaO %
CaO %
CaO %
CaO
disp totale libera gesso
Le percentuali di CaO e CaO sono riportate nella tabella della composizione del cemento.
totale libera
La percentuale di CaO , corrispondente alla percentuale di CaO impegnata nella formazione di
gesso
gesso, è calcolata come:
% SO ( )
= 3
%
CaO CaO
( )
gesso SO
3
(SO ) (CaO)
essendo i termini e , rispettivamente, i pesi molecolari delle due specie chimiche.
3
Sostituendo alle varie grandezze i rispettivi valori, si ottiene:
3
,
36
= ⋅ =
%
CaO 56 2
,
35
gesso 80
e: = − − =
CaO
% 63
, 03 0
,
94 2
,
35 59
, 74
disp
3) Calcolo della percentuale di C AF
4
Tutto l’ossido di ferro presente nel cemento è impegnato nell’allumino-ferrito tetracalcico. Essendo
il rapporto molare tra questo ossido ed il costituente mineralogico di 1:1, la percentuale di C AF
4
sarà calcolata sulla base delle moli di Fe O presenti nel cemento:
2 3
% Fe O ( ) 2
, 44
= = ⋅ =
2 3
%
C AF C AF 486 7
, 41
( )
4 4
Fe O 160
2 3
4) Calcolo della percentuale di C A
3
La percentuale di alluminato tricalcico dipende dalla percentuale di allumina rimasta disponibile
dopo la formazione di C AF che può essere valutata per differenza tra l’allumina totale e quella
4
impegnata in C AF.
4
= −
% Al O disp % Al O totale %