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TRENTA PASSI

Le voyage dans la lune (Francia,1902)

Regia: Georges Melies

Produzione: Star Film ( fondata dallo stesso Melies)

Durata: 13 minuti

Film sconvolgente perché rispetto agli altri dura 13 minuti. Vero e proprio colossal. Cinema era nato da sette anni e

cominciava ad assumere un identità precisa e grazie alla collaborazione dei fratelli Lumiere e altri propugnatori della

natura del nuovo mezzo consentiva a Melies di addentrarsi in un territorio funzionale senza alcuna

preoccupazione(imitazioni io rivisitazioni dell’universo fantastico).

Melies era proprietario di un teatro dove dominava l’illusione.

Entra in possesso della nuova invenzione di Louis e August Lumier nel 1896 e inizia ad addentrarsi nei territori degli

effetti speciali mostrando al pubbliche cose che non erano accadute e che mai potranno accadere. Ha individuato la

pratica ma non il meccanismo del montaggio e suoi trucchi fanno parte di una concezione teatrale più che

cinematografica.

È il primo ad elaborare un tipo di cinema assolutamente personale e riconoscibile .

È un viaggio attraverso l’impossibile filtrato attraverso illustrazioni per l’infanzia,primo film di fantascienza e la sua

fiabesca caricatura,trionfo di effetti speciali( finta carrellata verso l’occhio della luna,ottenuta al contrario,facendo

scivolare l’oggetto verso la macchina da presa) e un gioco di prestigio.

Per proteggere il suo progetto deposita il film alla Librery of Congress di Washington(creando il copyright

cinematografico) e incarica il fratelli di aprire una filiale statunitense della star film che inseguito contribuirà al fallimento

della casa madre e del suo proprietario.

Melies= cinema come invenzione

Nascita di una nazione (usa, 1915)

Regia: David Wark Griffith.

Nascita di una nazione sancisce un passaggio epocale nel corso della storia del cinema. Griffith figlio di un militare

sudista e mediocre attore teatrale si accosta al cinema con l’ambizione di diventare un narratore epico e popolare. Si

costruisce un mezzo adeguato nell’ american muto scope and Biography Company,per la quale realizza una seria

smisurata di film.

In questo cammino verso il lungometraggio ( suoi precedenti film anche due rulli) colossale è confortato dai film

provenienti dalle cinematografie europee( Cabria di Pastrone suo modello per nascita di una nazione).

Le geniali invenzioni presenti (il primo piano come montaggio alternato o last minute’s rescue e il rembrandt’s lighting)

erano già presenti in qi film e si trattava del resto di elementi che non erano stati scoperti da Griffith . Il suo merito era

stato quello di integrarli nella linearità del racconto filmico in funzione di una narrazione fluida.

Riesce sistematicamente ad i inserire il primo piano nella narrazione senza rendere il flusso irregolare : il primo piano

serve ad intensificare l’espressione del sentimento ma è inserito nel mezzo dell’azione senza che lo spettatore lo

avverta in maniera traumatica.

In questo film riesce a far scorrere parallelamente i grandi eventi storici degli stati uniti della guerra di secessione con

l’intreccio dei destini privati che riguardano la famiglia Stoneman e la famiglia Cameron.

Ma anche nell’ambito della singola azione,come quella dell’omicidio di Abramo Lincoln, Griffith dimostra come la propria

tecnica di montaggio sia tale da permetterli di tenere sotto controllo e far integrare spazi,personaggi e punti di vista

diversi.

Griffith è prima di tut

O un grande narratore e il padre di un modo di rappresentazione che prevede il primato del racconto su tutti gli altri

elementi pro filmici.

Nascita di una nazione contiene altre cose oltre al racconto fra le quali la rilettura della storia americana profondamente

razzista e del tutto discutibile.

g. successivamente cercherà di dimostrare di non essere un fomentatore dell’odio razziale con Intollerance che si

rivelerà un progetto affascinante ma fallimentare.

Nosferatu,il vampiro (germania, 1912)

Regia : Friedrich Willhelm Murnau

Uno dei capolavori più perturbanti citati e omaggiati della storia del cinema. Capolavoro espressionista di Murnau.

Dovendo indicare il film esemplare del movimento cinematografico denominato “espressionismo tedesco” la scelta

ricadrebbe su altre opere prima fra tutte il gabinetto del dottor Caligari (Robert Wiene 1919). La sua storia torbida e

sinistra fatta di alchimisti ipnotizzatori di manicomi di uomini trasformati in automi criminali storia collocata all’interno di

una scenografia volutamente stilizzata fino all’inverosimile, era un fattore che creava collegamento diretto tra cinema

tedesco e l’omonima corrente pittorica, musicale e teatrale della Germania in quegli anni.

Questa esasperata manipolazione viene contraddetta da Nosfertatu. Qui le azioni avvengono in location reali e

realisticamente riprese, usate anzi dal regista come elementi espressivi per sottolineare gli snodi drammatici del

racconto secondo i dettami di quel romanticismo tedesco che tuttavia costituisce esso stesso uno dei fondamenti

dell’espressionismo . L’altra anima espressi osta,quella è riconducile alle inquietudini che attraversano la Germania

all’indomani della sconfitta bellica e sull’orlo della crisi economica ,pare effettivamente meno presente qui che in opere

dal substrato sociologico ben riconoscibile.

Nel film c’è la fotogenia del vampiro di Bram Stoker pur non denunciando per problema di diritti sul libro. Dal Dracula

letterario vengono però sottratti tutti gli elementi folkloristici e spettacolari,l’ironia e il racconto fantastico. A Murnau

importa molto quella orrori fica rimanga una patina simbolica che ricopre la superficie della vicenda.

Marnau si rivela un formidabile creatore di forme simboliche. Egli dà l’ immagine più profonda dell’oggetto…il malato

non è il semplicemente lo storpio che soffre, egli diviene la malattia stessa.

Così l’uomo dal cuore inaridito,incapace di amare,portatore di corruzione e divoratore della vitalità altrui, morto nella

miseria della propria anima e vivo in un esistenza mostruosa , esprime la remota vibrazione del proprio dramma nella

forma spaventosamente sincera del vampiro.

Metropolis (Germania,1926)

Regia: Fritz Lang

Produzione: UFA

“Metropolis non è un film unico: sono due film uniti per il ventre. Ciò che vienne narrato è

triviale,ampolloso,pedantesco,di un vieto romanticismo. Ma se all’aneddoto preferiamo lo sfondo plastico fotogenico del

film, allora Metropolis colmerà tutte le misure , ci stupirà come il più meraviglioso libro d’immagini che sia mai stato

composto “.

Luis Bugnel scrive così cogliendo due degli all’aspetti salienti del film di Frizt Lang : la sua uidar e la natura multipla e

la sproporzione fra le varie componenti.

Metroplois sono tanti film diversi che il risultato è forse più un idea, un progetto, che non un film propriamente inteso.

Un conflitto sociale che è evangelicamente narrato come contrapposizione fra le parti di uno stesso organismo , la

razionalità spietata degli abitanti della superficie contro la feroce ma ingenua superstizione dei lavoratori dei sotterranei,

il conflitto fra scienza e magia, fra umanità e automazione, parabola raccontata da un giovane toccato dalla grazia

divina per guidare la riconciliazione tra il cielo (il potere il capitale) e la terra (gli operai, la forza lavoro) . In mezzo una

rivoluzione,una storia d’amore,…

Il film si conclude con l’auspicio della nascita di un uomo nuovo,forse di quel ceto medio che,pur presente nel soggetto,

pare bandito dalla logica dei colossal ( in Titanic di Cameron si passa dalla prima alla terza classe senza passare dalla

seconda), forse una sottomissione del braccio al cervello.

La bellezza di metropolis e la sua capacità di sfidare il tempo paiono risiedere soprattutto in un talento visionario che,

volenti o non violenti , proprio l’espressionismo aveva affinato nei cineasti tedeschi degli anni venti.

Restano indelebili le immagini di una città che è la sintesi di ogni città del futuro perché racchiude in se le città del

presente e del passato (postmoderna ante littereram); i grattaceli e le cupole nei quali si incastrano gotici laboratori,

autostrade a chiocciola e traffico aereo, l’effetto prismatico (effetto Schufftan) di un art deco applicata su scala

immensa; e nei sotterranei catacombe sovraccariche di simboli, una fabbrica che imprigiona gli individui nei suoi

ingranaggi.

La folla (Usa, 1928)

Regia: King Vidor

Produzione : Irving Thalberg per MGM

Il protagonista è americano,come King Vidor, e per la visione dei grattacieli dalla nave che lo porta nella grande città, è

sinonimo di quelle infinite opportunità che lo condurranno a soddisfare i propri sogni di successo e ricchezza. Purtroppo

per lui , Vidor è , assieme a von Stroheim e Chaplin, la prova vivente che i cinema d Hollywood non è stato solo

intrattenimento. I due protagonisti si accorgeranno ben presto che il sogno americano non è alla portata di tutti.

La storia di questa coppia sottintende una rilettura tutt’altro che ottimistica e conciliante dei meccanismi che regolano la

vita sociale statunitense. John è un bravo uomo , onesto, ottimista e lavoratore. Per questo in cinque anni otterrà un

aumento dello stipendio di otto dollari e resterà ancorato alla solita anonima scrivania, mentre la famiglia cresce e con

essa il peso dei vincoli e delle responsabilità. In compenso,appena una tragedia privata arriva a turbare il suo normale

equilibrio , scoprirà di non avere nessuna garanzia e che il sistema , ai gradi più bassi, è pronto ad espellere in ogni

momento chi non è in grado di reggere il ritmo della catena produttiva.

Vidor effettivamente è uno stranio tipo di autore. Capace di divertirsi nei ritmi concitati della commedia , di commuoversi

facendo vibrare le corde del melodramma tradizionale , di emozionarsi sulla frontiera del film western. Allo stesso modoi

dopo la folla sarà capace di dirigere un interro cast di attori afroamericani ( in un periodo in cui il cinema li aveva relegati

ai confini del regno visibile) in un dramma realistico e popolaresco come Alleluhia!.

Una seria di sovraimpressioni moltiplicano l’effetto della folla, che del film è la scenografia dominante, poi attraverso un

gioco di modellini riesce ad in inquadrare un solo piano di un edificio,poi un solo ufficio,una finestra, una scrivania e un

uomo. A vidor interessavano le prospettive forzate. I corridoi dell’ospedale erano così: i letti sono in prospettiva forzata,

anche le porte erano più piccole e le persone sullo sfondo più basse di statura(erano comparse di bassa statura). Gli

interessava molto: erano gli anni della pittura espressionista tedesca,

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Publisher
A.A. 2014-2015
14 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher folaga01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pesce Sara.