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La Banca Mondiale e gli Accordi di Bretton Woods
La banca mondiale aveva il compito di favorire lo sviluppo delle aree più arretrate del mondo predisponendole risorse finanziarie necessarie. Il suo operato nel corso degli anni, e soprattutto negli anni 90, è stato soggetto di molte critiche. In effetti la distanza tra i paesi più sviluppati e quelli meno sviluppati non sembra essersi accorciato nemmeno nell'età dell'oro. In ogni caso però gli accordi di Bretton Woods hanno dato stabilità per 30 anni al sistema economico internazionale. Non è un caso che, secondo molti studiosi, il vero anno di fine dell'età dell'oro non sia il 1973, ossia l'anno dell'esplosione della guerra del Kippur che portarono le ritorsioni dei paesi arabi produttori di petrolio nei confronti dei paesi occidentali, ma il 1971. Il 15 agosto del 1971, il presidente americano Nixon prese una decisione che corrispondeva alla fine degli accordi di Bretton Woods, perché.dichiarò che gli StatiUniti non avrebbero più garantito ai possessori stranieri di dollari il cambio del dollaro con un predominato ammontare di oro, ossia mise fine alla convertibilità aurea del dollaro e, a causa di questa decisione, il dollaro da quel momento in poi uscì dal sistema dei cambi fissi con le altre monete e iniziò a fluttuare liberamente sul mercato mondiale, e quindi di fatto pose fine agli accordi di Bretton Woods. Se noi torniamo al momento in cui vennero presi gli accordi di Bretton Woods nel 1944: gli accordi di Bretton Woods possono essere interpretati come una variazione delle decisioni prese dagli Stati Uniti alla fine della Prima guerra mondiale, quando gli Stati Uniti e il presidente Wilson si erano presentati come promotori della società delle nazioni, ma poi bocciando la ratifica del trattato di pace con la Germania, non parteciparono alla stessa società delle nazioni. Nel 1944 il presidente americano Roosevelt avevapiena coscienza che gli Stati Uniti dovevano mantenere un ruolo di leader mondiali su scala globale anche del periodo dopo la guerra. Questo ruolo di leader mondiale, gli Stati Uniti dovevano esercitarlo sia sul piano politico (sistema di alleanze, blocco politico e militare), sia con la creazione dell'ONU, che doveva riprendere gli ideali della società delle nazioni (evitandone però gli errori), sia sotto a un punto di vista economico, nella convinzione, cioè, che la creazione di un'area economica il più possibile ampia e integrata, ispirata ai principi del capitalismo, era l'altro pilastro su cui creare la propria area di interesse e garantire la pace nel nuovo clima invece in cui tensioni sarebbero continuate anche se diverse da quelle che avevano portato alla Seconda guerra mondiale. Questo progetto di creare un'area economica il più possibile ampia e integrata, ispirata ai principi del capitalismo sotto guida americana si ottenne.da una parte, con Bretton Woods, e poi, siamo già nel 1947 (anno che molti studiosi individuano come l'anno di avvio della Guerra Fredda) con il lancio del Piano Marshall. Il 5 giugno del 1947, il generale George Marshall tenne un discorso all'università di Harvard nel quale annunciava che gli Stati Uniti, rendendosi conto dello stato di difficoltà in cui si trovavano le economie dei paesi europei nel tentativo di ricostruire le proprie economie dopo i disastri della guerra, mettevano a disposizione dell'economia europea nel triennio 1948-1950 delle cifre oscillanti intorno al 2% del prodotto nazionale lordo americano. Le enormi risorse, circa 13 miliardi di dollari, erano fonte sia a titolo di trasferimento unilaterale, ossia a fondo perduto, sia a titolo di prestito con la garanzia che, con quegli aiuti, le economie dei paesi occidentali (Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania) avrebbero acquistato macchinari e merci provenienti dagli Stati Uniti.cooperazione economica europea) composta dai paesi europei che avevano accettato il piano Marshall. L'OECE aveva il compito di coordinare l'allocazione dei fondi e di promuovere la cooperazione economica tra i paesi membri. Il piano Marshall fu un successo e contribuì notevolmente alla ripresa economica dell'Europa occidentale. I fondi furono utilizzati per finanziare progetti di ricostruzione, modernizzazione delle infrastrutture, sviluppo industriale e agricolo. Inoltre, il piano favorì la creazione di un mercato comune europeo e stimolò gli scambi commerciali tra i paesi beneficiari. Tuttavia, il piano Marshall non fu privo di critiche. Alcuni paesi, come l'Unione Sovietica, lo considerarono un tentativo di dominio economico degli Stati Uniti sull'Europa e rifiutarono di accettarlo. Inoltre, alcuni critici sostenevano che il piano favorisse principalmente i paesi capitalisti e che non fosse sufficientemente equo nella sua distribuzione. Nonostante le critiche, il piano Marshall rimane un importante capitolo nella storia dell'economia mondiale e delle relazioni internazionali. Ha contribuito a stabilizzare l'Europa occidentale dopo la Seconda guerra mondiale e ha gettato le basi per la futura integrazione europea.cooperazioneeconomica in Europa), che una volta finita la distribuzione dei fondi del piano Marshall, venne trasformata(ed esiste ancora ora) in OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). L'OECE primae l'OCSE dopo rappresentarono un momento importante anche in un successivo sviluppo delle relazioniinternazionali, ossia nel processo di integrazione economica a livello europeo. Non fosse altro per il fatto chealcuni dei dirigenti dell'OECE, e in particolar modo il padre del processo di integrazione europea, ossia JeanMonnet, furono i promotori del trattato di Roma del 1957 a cui aderirono Belgio, Olanda, Lussemburgo, Italia,Francia, Germania occidentale, con cui si diede vita alla comunità economica europea e si diede avvioall'unificazione economica dell'Europea, in cui il primo passaggio era stato nel 1950 con la nascita della CECA(Comunità europea del carbone e dell'acciaio). CECA che a prima vista puòsembrare un'iniziativa limitata perché limitata al campo della definizione della produzione, dello scambio, dei commercio e dei prezzi di merci come il carbone e l'acciaio, ma che fu un passo decisivo sia sotto al punto di vista politico (tra i firmatari di questo trattato vi erano due paesi, Francia e Germania, che fino a poco prima avevano combattuto una guerra sanguinosa e che, nel corso di un secolo si erano combattuti tre volte, nel 1870-1914-1940), sia perché diede avvia ad un metodo proposto dallo stesso Monnet per sviluppare i successivi passaggi che porteranno prima alla CEE, poi all'elezione diretta del Parlamento europeo, e poi all'Atto Unico del 1986 all'Unione Europea e poi all'euro, ossia il funzionalismo. Il funzionalismo è un metodo molto discusso e criticato per cui nel processo di integrazione europea si sarebbe proceduto attraverso l'integrazione via via più ampia di singole funzioni e singoli settori.La crescita del commercio e degli scambi è stata indubbiamente una delle chiavi di volta dell'età dell'oro europeo, perché molti paesi dell'Europa occidentale hanno visto uno sviluppo rapidissimo dei propri scambi e delle proprie esportazioni.
Pensiamo all'Italia, che ha un'economia fondata sulle esportazioni. Le esportazioni italiane nel 1973 erano quindici volte maggiori rispetto a quelle del 1950. L'aumento delle esportazioni porta ad uno sviluppo dell'industria italiana, delle occupazioni e un aumento dei redditi che, spesi a scopo di consumo, portarono anche al mercato interno ad aumentare (sviluppo dell'industria automobilistica, degli elettrodomestici), consentendo ulteriore domanda e produzione, innescando così un circolo virtuoso che per vari motivi si sarebbe interrotto negli anni '70.
A questo sviluppo delle economie dei paesi dell'Europa Occidentale e dell'Italia contribuirono anche altri fattori. Numerosi
sono stati i fattori che hanno contribuito allo sviluppo dei Trenta gloriosi dell'economia. Trai fattori importanti che contribuiscono allo sviluppo dell'economia nell'età dell'oro c'è anche la grande disponibilità di manodopera a basso costo per le industrie. Nel caso italiano, ma non solo in esso, questa questione è evidente. L'Italia, alla fine della Seconda guerra mondiale, ha ancora un paese la cui economia è in larga parte fondata sull'agricoltura. Grazie anche agli aiuti del piano Marshall, l'Italia diventa nel giro di pochi anni un paese industrializzato, dove la maggior parte della manodopera è impiegata nell'industria. Questa manodopera concentrata inizialmente nel cosiddetto "triangolo industriale" (Torino-Milano-Genova), arriva in buona parte dalle campagne dell'Italia meridionale, ossia la parte meno sviluppata e più povera del paese. Si calcola che nel giroDi 10 anni, dalle campagne meridionali alle città del nord si siano trasferite circa 2 milioni di persone, con tutti i problemi economici e sociali che possiamo immaginare. L'immigrazione di massa dalle campagne con le sue profonde implicazioni economiche, sociali e psicologiche, dimostra da una parte che la crescita economica non è facilmente realizzabile senza cambiamenti radicali e spesso dolorosi. Avviene in Italia in scala più piccola quello che è avvenuto e sta avvenendo su una scala venti volte più grande in Cina, dove si è assistito ad un enorme trasferimento di massa dalle campagne nelle città.
Grazie all'emigrazione in Italia, la crescente domanda degli anni 50 di forza lavoro proveniente al settore industriale ha potuto essere soddisfatta da questo grande serbatoio dell'agricoltura. L'eccesso di manodopera era di dimensioni tali che il lavoro a basso costo disponibile per le imprese industriali sembrava illimitato.
Solo alla fine degli anni '60 si sono manifestate quelle tensioni che hanno prodotto una ripresa dei contrasti all'interno delle fabbriche con il famoso "autunno caldo" del 1969. In ogni caso, questa età dell'oro è anche, in molti casi (Italia caso clamoroso), il periodo che segna il declino dell'agricoltura come settore principale dal punto di vista occupazionale a vantaggio dell'industria e poi, negli anni '70, dei servizi. Un altro fattore che ha contribuito a questo sviluppo economico è il notevole divario tecnologico che era presente, come abbiamo visto, negli anni '30-'40 tra i paesi europei e gli Stati Uniti. Perché è stato un fattore che ha contribuito allo sviluppo? Perché i paesi europei non hanno fatto altro che seguire una linea semplice, ossia seguire la strategia di importare il modello americano, recuperando rapidamente il ritardo accumulato. Il modello americano rappresentato prima di.Tutto come il fordismo, ossia un modello produttivo e sociale basato su industrie di grandi dimensioni e di consumo di massa di prodotti standardizzati. Questo modello si era affermato negli Stati Uniti a partire dagli anni 10-20, la catena di montaggio simbolo del fordismo assicurava una forte riduzione