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Lettera del 1 giugno 1213 (Potthast, n°4741)
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Garlandia, testimone diretto delle vicende biografiche del vescovo poiché lo conobbe
personalmente. Rimangono oscure e dubbie le motivazioni per le quali il trovatore abbia
vida
deciso di entrare nell’ordine di Cîteaux, e la spiegazione espressa nella risulta poco
convincente. L’ordine cistercense aveva sempre promosso un’azione anti-ereticale, ma
soltanto con Innocenzio III si concretizza la prima fase della lotta contro i catari (21 aprile
1198,) con l’incarico assegnato al monaco Rainier di svolgere una predicazione insistente
57
finalizzata al controllo del clero meridionale . Quando Folchetto si insedia a Tolosa in
qualità di vescovo, la situazione economica della diocesi è critica poiché il suo
predecessore Raymond de Rabestens si era appropriato dell’intero patrimonio e lo aveva
sperperato a fini personali. Probabilmente le passate esperienze nel commercio e la
dimestichezza con le attività finanziarie hanno favorito l’elezione del poeta, e il 5 febbraio
del 1206 prende possesso della carica. L’ostilità nei confronti dei catari raggiunge il suo
apice nel gennaio del 1208, quando il legato pontificio Pierre de Castelnau viene
assassinato: Folchetto si reca a Roma per chiedere l’intervento del papa e quest’ultimo
indice la crociata contro gli albigesi con la lettera del 10 marzo. Il ruolo del vescovo da
questo momento in poi diventa decisivo, poiché negli anni successivi riesce a liberare
Tolosa - che era sotto interdetto - e si insedia nel castello Narbonese, fortezza del conte
Raimondo VI. Fonda la Confraternita bianca, che aveva il compito di “expugnaret
haereticam pravitatem et fervorem extingueret usurarum” 58 ; a cui presto si oppone una
Confraternita nera composta dagli anticattolici abitanti del borgo. Guillaume de Tudèle,
Chanson de la croisade albigeoise,
autore della prima parte della pone l’accento sul rapporto
conflittuale tra Folchetto e Tolosa: mentre in questa occasione viene accolto in città
trionfante, più tardi parteciperà al suo assedio imponendo ai cittadini l’ultimatum e
ordinando al clero di abbandonare il luogo.
Accanto alla sua intensa e capillare predicazione, Folchetto agisce anche sul campo di
battaglia: nel 1210 partecipa all’assedio di Minerve capeggiato da Simon de Monfort, poi a
quello di Lavaur dove aveva inviato la sua Confraternita bianca, e a quello di Tolosa che
dura soltanto 12 giorni e si conclude con il ritiro dei crociati e lo scioglimento della
Confraternita. Le poesie di Folchetto di Marsiglia,
P. Squillacioti, Pisa, Pacini Editore, 1999, pp. 87-103
57 Guillaume de Puylaurens, cap. XV
58 22
Svolge un ruolo considerevole anche dal punto di vista politico, partecipando a numerosi
concili che decideranno poi le sorti della lotta contro gli eretici: partecipa il 10 luglio 1210
al concilio di Saint-Gilles in cui si discute la responsabilità di Raimondo VI e anche a
quello di Narbona nel gennaio del 1211. È presente poi al concilio di Lavaur nel 1213 in cui
viene deciso il proseguimento della crociata contro il parere e le intenzioni di Innocenzio
III. La svolta decisiva avviene il 12 settembre dello stesso anno nella battaglia di Muret: il
vescovo benedice i crociati e tenta una trattativa con Pietro II re d’Aragona che fallisce, e
nonostante le aspettative Simon de Monfort e i suoi crociati vincono su Raimondo IV e sul
suo alleato Pietro II. Folchetto tenta una riconciliazione con i tolosani che avviene in via
definitiva il 25 aprile del 1214. Successivamente partecipa infatti al concilio di Montpellier,
che sancisce lo spodestamento di Raimondo IV e di suo figlio da Tolosa; grazie a ciò
prende possesso del castello Narbonese.
La vita di Folchetto è caratterizzata da un altro dato fondamentale di cui ancora non si è
parlato: il rapporto con Domenico di Caleruega. Nell’anno dell’insediamento, il vescovo
gli avrebbe donato la chiesa di Sainte-Marie de Prouille, nei pressi di Fanjeaux, ma senza
redigere nessun atto poiché i documenti che lo attestano sono falsi. Segue il Santo a
Palmiers in occasione di un dibattito dottrinale con gli eretici, e nel 1215 gli concede un
ospizio all’interno del quale vi possa creare una comunità. Nomina Domenico e i suoi
compagni predicatori ufficiali del suo episcopato e si preoccupa che l’ordine domenicano
riceva l’approvazione papale. Si reca a Roma durante il IV concilio ecumenico lateranense
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e ottiene la promessa di una prossima conferma dell’ordine e dei suoi beni materiali .
Nelle canzoni di crociata Folchetto incita i combattenti a non lasciarsi abbattere e li spinge
a imitare gli esempi più prestigiosi affinché possano sentirsi ispirati da uomini cristiani
Chantars mi torna ad afan:
valorosi. Un esempio può essere quello di
Doncs, nostre baron que fan
ni·l reis engles, cui Dieus sal?
Cuida aver fait son jornal?
Mout i aura lait engan
s’il a fait la messio
Le poesie di Folchetto di Marsiglia,
P. Squillacioti, Pisa, Pacini Editore, 1999, pp. 87-103
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et autre fai la preiso:
que l’emperaire·s percassa
cum Dieus cobres sa reio!
que primiers cre que·i socor
si Dieus li rent sa honor:
be·s taing, tant es rics lo dos,
c’aitals sia·l guizerdos.
[Al rei frances lau refassa
·l tornar, c’om no·l teng’a bo;
per qu’eu dic, s’era·i socor
qu’es ops, que no·s don paor,
e s’ar no·i vai qu’es saisos
dic c’aunit[z] es per un dos.]
Il poeta esorta Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto a fare come l’imperatore Enrico
VI che, alla fine della III crociata, aveva fatto voto di partire per una nuova spedizione in
Terrasanta. Questo avviene il 2 aprile 1195, nel giorno di Pasqua. Nell’altra canzone di
Oimais no i conosc razo
crociata Folchetto spinge affinché i signori cristiani riconquistino la
Spagna: Oimais no·i conosc razo
ab que nos poscam cobrir,
si ja Dieu volem servir,
pois tant enquier nostre pro
que son dan en volc sofrir:
que·l Sepulcre perdet primieiramen
et er sofre qu’Espaigna·s vai perden,
per so car lai trobavam ochaiso
mas sai sivals non temem mar ni ven;
las! cum nos pot plus fort aver somos,
si doncs no fos tornatz morir per nos.
Il califfo del Marocco Abu-Jusuf aveva riportato una grande vittoria sotto le mura di
Alarcos il 19 luglio 1195, sconfiggendo Alfonso VIII di Castiglia.
Un aspetto su cui bisogna porre l’attenzione però, è che durante il XIII secolo la civiltà
occitanica reagì in modo diverso all’attività dei crociati. Fiorì una produzione di carattere
militante che consisteva perlopiù in sirventesi politici e religiosi e che denunciava la 24
violenza dei Francesi invasori. Molti poeti erano schierati sullo stesso fronte dei catari
poiché combattevano lo stesso nemico: la corruzione del clero, le atrocità commesse
durante la guerra, la decadenza dei costumi cortesi. Questo atteggiamento però non si
configura mai come filocataro, non si trattava di una questione religiosa, bensì etica e
culturale. Il catarismo si poneva contro i dogmi della chiesa cattolica rifiutando i
sacramenti come il matrimonio e il battesimo. “I Catari, inoltre, rifiutavano in toto i beni
materiali e tutte le espressioni della carne, credevano profondamente nella reincarnazione,
e per questo non temevano la morte cosa che, come vedremo, li porterà gioiosamente a
correre verso i roghi che la Santa Inquisizione, creata peraltro per l’occasione proprio da
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Papa Innocenzo III, accenderà in tutta l’Europa.” Gli eretici contrapponevano alla figura
della Madonna cristiana, l’immagine arcaica della donna depositaria di sapienza che essi
riconoscevano nella personalità di Maria Maddalena. La crociata nasce dal fallimento della
missione pastorale di Bernardo di Chiaravalle che portò la chiesa romana a ricorrere allo
scontro armato. Si è ipotizzato che l’accanimento nei confronti dell’eresia catara derivi
proprio dall’importanza conferita da questa dottrina alla figura femminile e dalla
martellante predicazione anticlericale: non è un caso che questi temi sono centrali anche
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nella poesia trobadorica .
Dietro le composizioni dei poeti provenzali di quegli anni, c’è un progetto di resistenza
che aveva come punto di riferimento politico i conti di Tolosa. Un esempio della crudeltà
dei crociati denunciata dagli Occitani fu il sacco di Béziers del 22 luglio 1209, in cui
avvenne un indiscriminato massacro della popolazione inerme. La definitiva sconfitta di
Muret rappresenta per il mondo occitanico e catalano la fine della civiltà cortese
meridionale, la presa di coscienza della rovina dei valori e degli ideali che avevano sempre
difeso e per cui si erano battuti. La vera battaglia non avviene in ambito politico o
religioso, ma piuttosto è una lotta di pensiero, che oppone le idee consolidate della cultura
cortese a quelle dei combattenti Francesi. “Lo scontro tra Occitani e Francesi rappresenta
un vero e proprio conflitto metafisico, una guerra fra astrazioni, che ha come protagoniste
da una parte le allegorie del Bene (incarnate dai Tolosani e in particolare dal conte 62
Raimondo) e dall’altra quelle del Male (incarnate da Simon de Montfort e dai crociati)” . Il
La crociata albigese (1209-1229),
G. Esposito, 2004, [In rete] https://www.academia.edu
60 Amor di puri e di poeti,
N. Ghetti, Left, 8 gennaio 2010
61 I trovatori e la crociata contro gli Albigesi,
F. Zambon, Roma, Carocci editore, 1999, pp. 12-31
62 25
Paratge,
termine che meglio esprime gli ideali occitanici è un concetto di difficile
traduzione ma che forzatamente e in maniera riduttiva si può intendere come “nobiltà,
prodezza, spirito cavalleresco”. Durante la crociata albigese questa parola viene usata per
indicare “collettivamente i nobili meridionali e le loro terre, la Patria occitanica che ha la
sua capitale a Tolosa e il suo eroico difensore nel conte Raimondo”. Proprio quest’ultimo
in questo tipo di produzione poetica occupa una posizione centrale insieme al figlio
Raimondo VII, spesso denominato “il giovane conte”. “ Tutta la poesia civile provenzale
della prima metà del XIII secolo ruota intorno a un sogno pan-occitanico che, pur avendo
solo un pallido riscontro nella complessa realtà politica dei principati occitani, si basava
Paratge Lengatge,
sulla coscienza di una profonda identità di cultura e di lingua: e secondo
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il vocabolario della Canzone della Crociata” .
Anche nella produ