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2-FINALITA’ DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA DALLA MODERNITA’ AI GIORNI

NOSTRI

Tre tappe principali per analizzare lo sviluppo della pedagogia per l’infanzia nel corso

dell’800 e la prima metà del ‘900:

La scoperta dell’infanzia: in Europa, nel periodo storico che segna il passaggio da

1- una società agro-silvo-pastorale verso una società mercantile ed industriale, nasce

l’esigenza di organizzare delle istituzioni scolastiche antecedenti la scuola primaria

e la diffusione di una pedagogia dell’infanzia specifica per bambini in età

prescolare. Nella famiglia contadina è il sistema parentale ad occuparsi dei più

piccoli ed il concetto di infanzia è limitato poiché i bambini vengono precocemente

utilizzati come forza lavoro. Nelle famglie più abbienti si afferma il precettorato. La

situazione muta drasticamente con l’avvento delle prime industrie e

dell’urbanizzazione: la migrazione dalle campagne alle città comporta una

disgregazione dei nuclei parentali; nasce l’esigenza di un’istituzione dedicata ai

bambini molto piccoli. In molte nazioni europee nascono i primi asili d’infanzia, le

sale di custodia, le scuole materne; contemporaneamente si sviluppa una

pedagoga per l’infanzia originale: i bambini non rappresentano più forza lavoro,

bensì un soggetto sul quale investire, specialmente dal punto di vista dell’istruzione,

in particolar modo nelle famiglie borghesi. Sussistono per molto tempo forti

incongruenze culturali: la patria potestà; si escludono le femmine dall’istruzione

scolastica. Per molto tempo gli asili restano luoghi malsani e inospitali gestiti da

personale poco preparato, finanziati da filantropi o istituzioni per l’assistenza alle

classi sociali più povere, avversati dalla Chiesa cattolica. Nel ‘600 Comenio segna il

passaggio da una pedagogia antica e medievale a quella moderna dando origine

alla pedagogia dell’infanzia. Nel ‘700 troviamo la diffusione delle opere di

Rousseau, la cui pedagogia rivoluziona il modo di considerare il bambino ed il

processo educativo. Fra i vari autori che hanno caratterizzato ‘700 e ‘800 troviamo:

Aporti, che aprì la prima scuola infantile in Italia; Froebel, ideatore dei Giardini di

infanzia; le sorelle Agazzi; per arrivare poi al ‘900 con la pedagogia di Maria

Montessori, la quale sviluppa una psicopedagogia dell’infanzia scientifica applicata

nelle Case dei Bambini. Le motivazioni di fondo di tutti questi autori sono:

La volontà di migliorare le condizioni di vita dei bambini;

- L’intento di migliorare la società attraverso l’educazione dei più piccoli;

- La determinazione nell’organizzazione di esperienze educative concrete.

-

A partire dal ‘600 si assiste ad una vera e propria scoperta dell’infanzia, che

significa riconoscere l’infanzia non più come una miniatura dell’adulto, bensì come uno

stadio della vita umana caratterizzato da specifiche forme di comportamento, mentale e

relazionale; inizia a farsi strada la prospettiva pedagogica secondo la quale un precoce

avvio dell’esperienza scolastica può facilitare sensibilmente tutte le esperienze formative

successive. questo percorso di scoperta dell'infanzia è sostenuto per tutto l’800 dalla

psicologia sperimentale. Per rispettare la gradualità dello sviluppo è necessario

organizzare una didattica razionale, progressiva, evolutiva, che si adatta alle mutevoli

esigenze dei bambini attraverso una pianificazione razionale delle attività: inizia a

diffondersi l’idea e la pratica della programmazione educativa e didattica. Alla scoperta

dell’infanzia segue quella del gioco, attività specfica dei bambini e potente strumento

didattico. Viene riconosciuti che i bambini, specialmente quelli molto piccoli, imparano

facendo, non ascoltando, e si gettano le basi di una didattica laboratoriale.

Emerge poi la necessità di predisporre di materiali didattici in grado di stimolare i

processi d apprendimento infantili: Montessori propone un materiale strutturato; le sorelle

Agazzi le cianfrusaglie: si basano sulle medesime convinzioni, cioè che i bambini

apprendono attivamente nella relazione con gli oggetti, manipolandoli e confrontandoli,

osservandoli e descrivendoli, attraverso i sensi e l’uso del linguaggio.

Gli autori presi in considerazione, prestano una forte attenzione all’organizzazione

di un ambiente scolastico a misura di bambino: è necessario strutturare dei contesti in cui i

bambini possano muoversi in libertà; nel quale i materiali e gli arredi siano direttamente

accessibili.

Il mestiere dell’insegnante inizia ad essere inteso come un lavoro specialistico,

caratterizzato dalla capacità di utilizzare intenzionalmente il linguaggio, la comunicazione

e la didattica per raggiungere obiettivi individuali e sociali. Inizia ad indebolirsi il rapporto di

autorità.

Uno dei tratti caratteristici della pedagogia moderna è il concepire la scuola

dell’infanzia come luogo per la prevenzione sociale primaria.

La scuola dell’infanzia per tutto l’800 e la prima parte del ‘900 è un ambiente morale

organizzato, costruito per modellare la prima identità del bambino. Per raggiungere questo

scopo si seguono due vie: la prima è inculcare in modo collettivo un insieme di idee, di

modi di comportarsi e di condotte secondo una base di valori comuni; la seconda consiste

nel fornire al bambino delle categorie di pensiero tal da orientare i suoi punti di vista per

tutta la vita.

Caratteri fondamentali della pedagogia moderna per l’infanzia:

La scuola dell’infanzia come servizio educativo e sociale;

- L’insegnante specialista esperto nei processi formativi;

- La natura come modello educativo;

- Organizzazione del contesto educativo;

- Materiale didattico e apprendimento;

- Gioco e lavoro come occasioni di apprendimento;

- Gradualità dello sviluppo e razionalità dell’educazione;

- Specificità ed educabilità dell’infanzia.

-

La liberazione dell’infanzia: dopo la Seconda guerra mondiale, la scuola

2- dell’infanzia si trasforma in un servizio sociale e pedagogico pubblico e statale,

destinato a bambini di ogni classe sociale. Le scuole dell’infanzia iniziano così ad

essere comprese all’interno dei sistemi nazionali d’istruzione europei.

Contemporaneamente assistiamo ad un profondo processo di revisione e

aggiornamento della pedagogia e della didattica dell’infanzia. Dopo il 1945 si parla

di liberazione dell’infanzia, poiché comincia il riconoscimento del bambino come

soggetto giuridico che ha diritto ad un’infanzia felice, alla salute e all’istruzione.

Importanza dell’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo,

approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948: la maternità e

l’infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza. Tutti i bambini nati nel

matrimonio o fuori di esso devono godere della stessa protezione sociale. Questo

pone le premesse della successiva Dichiarazione dei diritti del bambino del 1959:

documento di capitale importanza nella storia dei diritti per l’infanzia, che ribadisce i

diritti già sanciti in precedenza, precisandoli ulteriormente, e ne riconosce altri, quali

il diritto a non essere discriminati e ad avere un nome e una nazionalità; il diritto

all’istruzione, alla disponibilità alle cure mediche e ad una protezione speciale.

Questa nuova sensibilità per l’infanzia è correlata anche al mutamento della

condizione femminile. Un altro elemento che concorre a trasformare le scuole

d’infanzia in scuole di massa è quello legato alla forte ripresa economica postbellica

che culmina nel boom degli anni ’60. Il periodo delle contestazioni giovanili

ridefinisce completamente i rapporti parentali; si assiste ad una sorta di

redistribuzione dei poteri all’interno della famiglia e della società. Le teorie

comportamentiste, psicoanalitiche, cognitiviste e l’epistemologia genetica diventano

un asse fondamentale della cultura pedagogica contemporanea, grazie alla

pubblicazione e diffusione di massa delle opere di Skinner, Freud, Piaget, Bruner.

La psicologia dello sviluppo diventa un tassello fondamentale per la formazione

delle nuove generazioni di insegnanti. Il linguaggio verbale e non verbale diventa lo

strumento principale per la gestione del rapporto tra insegnanti e bambini; il gioco

rappresenta lo strumento per comprendere e sostenere lo sviluppo psichico e

sociale: il gioco simbolico e di finzione viene considerato la prima esperienza di

astrazione mentale del bambino sulla quale poi si svilupperà il pensiero logico e

razionale. L’insieme dei servizi riservati all’infanzia comincia ad essere inteso come

espressione del Welfare State.

La scomparsa dell’infanzia: dal punto di vista economico, verso la fine degli anni

3- settanta inizia un periodo caratterizzato da ripetute crisi finanziarie, che

ciclicamente colpiscono gli Stati Uniti, l’Europa, il Giappone. Per la prima volta dalla

fine della Seconda guerra mondiale si assiste ad una cessione di sovranità

nazionale a favore di organismi sovranazionali: viene messa in discussione la

percezione dello status di cittadino nazionale. Dal punto di vista culturale, la

mutazione del capitalismo, da industriale e nazionale a finanziario e planetario, si

traduce nella diffusione su scala mondiale del consumismo: un insieme di abitudini

mentali e sociali fondato sull’acquisto e sul consumo di beni materiali e immateriali.

L’uomo non nasce consumatore, ma lo diventa solo grazie a un processo formativo

continuo, che fin dai primi giorni di vita lo stimola ad assumere la caratteristica

mentale e comportamentale tipica del consumatore, ovvero il bisogno di soddisfare

il desiderio di possesso di determinate merci ritenute in grado di renderlo felice.

L’infanzia viene travolta da questo consumismo. L’infanzia contemporanea è

un’infanzia multiculturale, perché i bambini di oggi saranno adulti in un mondo

multiculturale e nel quale le differenze culturali corrono il rischio di trasformarsi in

disuguaglianze. Vera educazione inetrculturale è quella che diventa parte costitutiva

del progetto educativo: creare le condizioni affinché le differenze non degenerino in

disuguaglianze. Negli stati colpiti dalla crisi, una dura politica di austerità ha colpito i

servizi sociali e sanitari di base, tra questi gli asili nido e le scuole dell’infanzia: si

può parlare, in questo scenario, di una scomparsa dell’infanzia nel mondo

contemporaneo.

L’infanzia è una

Dettagli
A.A. 2013-2014
11 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.bini.96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e metodologie della valutazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Franceschini Giuliano.