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Le potenzialità sono assicurare ai bambini un percorso formativo equilibrato ed evolutivo: la
capacità di autoregolazione delle emozioni e delle relazioni con gli altri e lo sviluppo delle
competenze emergenti.
I rischi invece sorgono se i tempi della scolarizzazione precoce superano quelli delle relazioni
parentali. In questo caso i benefici precedenti non si verificano, ma potrebbero sorgere dei
problemi socio-affettivi, di dialogo, emotivi. Al fine di evitare ciò, è necessario un giusto
equilibrio tra i tempi delle relazioni parentali e i tempi dell’educazione della scuola
dell’infanzia.
Le due argomentazioni vogliono proporre dei fattori di qualità in grado di trasformare i servizi
educativi per l’infanzia in occasioni di formazione. Distinguiamo quindi:
i fattori della qualità di processo, cioè l’insieme delle qualità dell’esperienza educativa, della
• didattica, del rapporto genitori-bambini… . Per lo sviluppo delle qualità di processo, è
necessario offrire ai bambini delle occasioni di apprendimento indirette centrate sulle loro
esigenze, organizzare un ambiente educativo idoneo e proporre attività autentiche.
i fattori della qualità di struttura, cioè l’insieme delle condizioni più statiche, strutturali,
• come la preparazione del docente, gli investimenti nella scuola, la qualità delle strutture… .
Per lo sviluppo delle qualità di struttura, è necessario una buona retribuzione (che garantisce
una maggiore stabilità, serenità e sicurezza del docente nel luogo di lavoro) e preparazione
universitaria a lungo termine (che garantisce una qualità didattica) degli insegnanti.
È necessario sottolineare la relazione tra ricerca pedagogica e sviluppo delle istituzioni
educative. La ricerca deve sempre fare i conti con la dimensione politica ed economica: senza la
volontà politica e la disponibilità economica, i risultati della ricerca vengono ridotti a pura
retorica per organizzare i convegni. Le due ricerche infatti sono state diffuse agli inizi di una
crisi economica che dura tutt’oggi: in un simile contesto, la riflessione sui servizi educativi è
centrale per comprendere gli effetti di politiche economiche restrittive.
Capitolo2: Finalità della scuola dell’infanzia dalla modernità ai giorni nostri 3
Per comprendere le finalità della scuola dell’infanzia contemporanea è necessario analizzare il
panorama sociale, culturale, pedagogico e didattico nel quale si inseriscono le prime istituzioni
prescolastiche e come esse si sono sviluppate durante la modernità.
La scoperta dell’infanzia è collocabile agli albori della modernità, quando inizia a prendere vita
l’dea dell’infanzia come momento autonomo e specifico della vita dell’uomo.
L’esigenza di organizzare delle istituzioni prescolastiche si afferma in Europa durante il
passaggio da una società contadina ad una industrializzata collocabile nella prima parte della
modernità, per poi realizzarsi tra l’Ottocento e il Novecento. L’avvento delle prime industrie e
dell’urbanizzazione fanno sorgere la necessità di un’istituzione dedicata specificatamente ai
bambini molto piccoli: nascono così i primi asili per l’infanzia, le sale di custodia, le scuole
materne e si sviluppano una pedagogia e una didattica per l’infanzia orientate verso un discorso
scientifico e psicologico. I bambini non rappresentano più una fonte di forza lavoro da utilizzare
per aumentare il reddito, ma sono dei soggetti sui quali investire, dal punto di vista
dell’istruzione, per assicurargli un futuro dignitoso e per proseguire l’ascesa sociale della
famiglia d’origine.
Ma per molto tempo asili e sale di custodia restano luoghi malsani e inospitali, gestiti da
personale spesso poco preparato o inadeguato. Tuttavia, la pedagogia moderna per l’infanzia
detiene il primato di originalità e innovatività: Comenio segna il passaggio dalla pedagogia
antica a quella moderna, Maria Montessori si occupa più sotto un punto di vista scientifico
dell’organizzazione delle Case dei bambini, Rousseau privilegia accanto alla riflessione teorica
l’impegno operativo sul campo, Aporti apre la prima scuola infantile in Italia, Froebel idea i
Giardini d’infanzia, le sorelle Agazzi fondano un asilo nido internazionale. Tutti loro sono uniti
da:
- la volontà di migliorare le condizioni di vita dei bambini, cioè diminuire la mortalità infantile,
l’abbandono minorile e lo sfruttamento del lavoro minorile;
- l’intento di migliorare la società, attraverso l’educazione dei più piccoli, in direzione del
progresso;
- l’organizzazione di esperienze educative concrete, strutturate in base a principi e riflessioni
pedagogiche e didattiche.
A partire dal Seicento è possibile assistere alla “scoperta dell’infanzia”: l’infanzia non è più una
miniatura dell’età adulta, ma è uno stadio della vita umana caratterizzato da specifiche forme
di comportamento e particolarmente sensibile alle influenze derivanti dall’ambiente esterno.
L’educazione dei bambini è un processo graduale al quale devono corrispondere determinate
attività didattiche. Anche il gioco, inteso come un’attività tipica dei bambini, può essere un
potente strumento didattico a disposizione degli educatori. Pure il lavoro è un’attività didattica
che serve ad orientare il comportamento dei piccoli verso le abitudini degli adulti. Gioco e
lavoro dimostrano che i bambini molto piccoli imparano facendo, non ascoltando. Per realizzare
ciò sono necessari materiali didattici idonei a sollecitare i processi di apprendimento infantile,
che possono essere strutturati come quelli di Maria Montessori o non strutturati come le
cianfrusaglie delle sorelle Agazzi. In entrambi i casi i bambini apprendono attivamente nella
relazione con gli oggetti. L’ambiente scolastico deve essere organizzato a misura di bambino, in
grado di facilitare l’autoeducazione. Affinché ciò si realizzi, è necessario un insegnante
specialista ed esperto nei processi formativi. Infatti il lavoro dell’insegnante non consiste solo
nel custodire i bambini durante il periodo lavoro dei genitori, ma consiste anche nello sviluppo
della socialità dei bambini.
La liberazione dell’infanzia coincide con il periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. La
scuola dell’infanzia, prima gestita da ordini religiosi, diventa un servizio sociale e pedagogico
pubblico e statale, destinato alle famiglie e ai bambini di ogni classe sociale. La Seconda guerra
mondiale portò alla morte di molti bambini. Quelli sopravvissuti rimasero invalidi, mutilati o
orfani.
Solo dopo la Seconda guerra mondiale possiamo parlare di una vera e propria scoperta
dell’infanzia, intesa come una liberazione dell’infanzia, poiché i bambini vengono riconosciuti
come soggetti giuridici che hanno dei diritti.
Questa nuova sensibilità dell’infanzia si sviluppa di pari passo all’emancipazione della donna,
alla quale è consentito lasciare negli asili i loro bambini affinché possano dedicarsi al lavoro, in
mancanza del marito morto o invalido di guerra. Inoltre si assiste ad una forte ripresa economica
che porta un miglioramento delle condizioni di vita.
Anche la diffusione delle ricerche psicologiche in età evolutiva favoriscono il successo della
scuola dell’infanzia. La psicologia dello sviluppo diventa fondamentale per la formazione degli 4
insegnanti: l’insegnante non conosce più solo i contenuti da insegnare, ma conosce anche gli
stadi evolutivi della mente degli alunni e le proposte didattiche. Le ricerche sulle dinamiche
evolutive del bambino insistono sull’importanza decisiva dei primi anni di vita nella
strutturazione della personalità e nell’evoluzione del sistema cognitivo.
La scomparsa dell’infanzia è un’espressione con la quale vogliamo riferirci alla condizione
attuale dell’infanzia, sempre più assediata dai prodotti del consumismo di massa, con sempre
meno tempo a disposizione per le relazioni parentali e con l’ambiente naturale.
Dal punto di vista economico, verso la fine degli anni 70 inizia un periodo caratterizzato da crisi
finanziarie. Il capitalismo, fondato sulla produzione e sulla vendita di beni di consumo di massa,
diventa un sistema di organizzazione delle relazioni economiche mondiali. Poche società
multinazionali producono i beni di consumo per poi rivenderli in tutto il mondo. Il cittadino è
quindi obbligato ad obbedire alle direttive provenienti da organismi sovranazionali.
Dal punto di vista culturale, si diffonde il fenomeno del consumismo, inteso come una serie di
abitudini mentali e sociali fondato sull’acquisto e sul consumo di beni. Il consumatore è il
bersaglio della pubblicità, che vogliono orientare e suscitare negli individui un continuo bisogno
di consumo. Se così non fosse, il capitalismo svanirebbe.
Capiamo quindi che l’uomo non nasce consumatore, ma lo diventa solo grazie ad un processo
formativo continuo, che fin dai primi giorni di vita lo stimola al bisogno di soddisfare il desiderio
di determinate merci ritenute in grado di renderlo felice.
L’infanzia viene travolta da questo processo produttivo-formativo. Un consumatore formato fin
da piccolo sarà probabilmente un consumatore fedele e sempre più ricettivo alle proposte
offerte.
Siccome i bambini di oggi saranno adulti in un mondo multiculturale, possiamo considerare
l’infanzia contemporanea come un’infanzia multiculturale. La vera educazione interculturale è
quella che diventa parte costitutiva del progetto educativo. Tutte le fasi del progetto educativo,
dalla scelta degli argomenti all’allestimento degli spazi, devono essere adeguate al fine di
creare le condizioni affinché le differenze non degenerino in disuguaglianze. La scuola
dell’infanzia è un contesto particolarmente efficace, poiché data la giovane età dei bambini è
probabile che gli stereotipi razzisti non ci siano ancora.
Ai giorni d’oggi, negli Stati colpiti dalla crisi è presente una politica inefficiente per far ripartire
l’economia, tagliando i fondi ai servizi sociali e sanitari di base, pubblici e gratuiti. Tra questi gli
asili nido e le scuole dell’infanzia, che cominciano ad avere costi inaccessibili per molte
famiglie. Anche la disoccupazione è un problema: una famiglia composta da membri in parte o
del tutto disoccupati non ha il reddito sufficiente per garantire ai bambini cibo e assistenza
sanitaria. Negli Stati in guerra invece i bambini, se sopra