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Inoltre i sottotitoli sono sottoposti ad altre convenzioni formali, come la punteggiatura,

generalmente ma non necessariamente condivisi da tutti i paesi che la utilizzano. La punteggiatura

rappresenta graficamente almeno alcune caratteristiche del parlato e per veicolarne parte delle

sfumature paralinguistiche, come l'intonazione, l'enfasi, le esitazioni.

I segni paragrafematici sono non alfabetici, sono interpunzioni vere e proprie e comprendono le

virgolette, racchiudono citazioni, esplicitano il significato di una parola o segnalano che essa va

intesa in un modo particolare.

Le lineette sono utilizzate per introdurre dialoghi nel discorso diretto, anteposte prima

dell'intervento di ciascun personaggio.

Il corsivo è usato per riportare voci in lontananza o fuori dal campo visivo.

Un'altra caratteristica fondamentale è la leggibilità, che influenza la scelta del carattere e dello

sfondo su cui esso compare, per cui deve essere il più scuro possibile per far risaltare il testo scritto

in chiaro, permettendo allo spettatore una lettura rapida.

Quando poi i sottotitoli sono disposti su due righe è necessario che il testo venga frazionato nel

rispetto delle regole sintattiche della lingua di arrivo per garantire continuità logica e

concentrazione + favorire movimenti agevoli degli occhi.

Nel caso dell'allineamento a sinistra, la riga superiore deve essere la più corta, per evitare grandi

movimenti oculari.

Fra i diversi tipi di sottotitolazione troviamo quella intralinguistica, che prevede la trascrizione

totale o parziale dei dialoghi nella stessa lingua della colonna sonora originale del film.

Essa viene adattata sulla base di criteri opportuni, per cui quella per i sordi avrà alcune

caratteristiche particolari: in Italia si è sviluppata verso la fine degli anni 80 e necessitano di

adattamenti testuali speciali, con informazioni aggiuntive, un ritmo di lettura più lento, norme

sintattiche leggermente diverse, forme lessicali non marcate.

Per ben coordinare i dialoghi dei personaggi per esempio si ricorre a font diversi o ai name tags

(segnalazione esplicita del personaggio che sta parlando) o il ricorso al colore (per evitare

confusione è meglio limitarli a due/tre).

Un ulteriore accompagnamento è il metalinguaggio fonologico, utile per la riproduzione verbale

delle componenti sonore non verbali del film.

Si può ricorrere all'uso della maiuscola per indicare l'aumento del volume di voce o per evidenziare

una parola che si vuole mettere in rilievo.

Per produrre il senso di esitazione si usano i tre puntini, e tutta la punteggiatura in generale ha lo

scopo di dare informazioni sull'intonazione.

Accenti stranieri, dialetti, lingue straniere sono segnalati da apposite didascalie.

La canzoni trascritte sono segnate all'inizio con #.

La voce fuori campo è segnata con <.

la sottotitolazione interlinguistica presenta una trasmissione diagonale del linguaggio, essa non si

limita a trasporre un testo da orale a scritto, ma anche da da una lingua all'altra.

La sottotitolazione rovesciata invece è utile per chi è agli inizi nell'apprendere una lingua straniera

(per cui è necessario avere la L1 nella colonna sonora e la L2 nei sottotitoli) – specie

nell'apprendere nuovi vocaboli.

I sottotitoli non sono propriamente soltanto una traduzione dei dialoghi degli attori, perché infatti

sono coinvolte altre tre operazioni più complesse, quali la riduzione (sintesi), la trasformazione

diamesica (passaggio da orale a scritto) e la traduzione (passaggio da una lingua all'altra).

Per quanto riguarda la traduzione i sottotitoli non possono essere una traduzione integrale e

dettagliata della versione originale, a meno che gli scambi verbali fra personaggi siano pochi e

poveri. La riduzione è dovuta a giustificazioni oggettive e soggettive: le prime sono determinate

dallo spazio e dal tempo a disposizione per sottotitolare, dai tempi di lettura del pubblico, dal tipo di

montaggio del film, dalla natura immediata del sottotitolo. La seconda è invece determinata da

giudizio, gusto e competenza del sottotitolatore, che deve essere adeguatamente preparato.

L'obiettivo è raggiungere il giusto equilibrio fra lunghezza dei sottotitoli e densità di informazioni,

cosa non facile a causa della velocità di lettura (variante soggettiva) e di ordine culturale, sulla base

dell'età, del grado di istruzione. Il sacrificio di informazioni non dovrà mai essere eccessivo, perché

per gli spettatori che non conoscono la lingua dell'originale, il sottotitolo è l'unica fonte di

informazioni. È difficile definire in percentuali quanto un testo originale venga ridotto, perché ciò

dipende dal genere del film, dalla tipologia delle lingue utilizzate. Ridurre significa privare un testo

di informazioni più o meno importanti, riconoscendo però le differenze funzionali e culturali fra

codici diversi, parlato e scritto e tra percezioni diverse (da quelle semioticamente più semplici a

quelle più complesse). L'abilità risiede anche nella capacità di rispettare il ruolo funzionale che

hanno tono della voce e registro linguistico nel film, rendendo sempre e cmq il testo fluido e

leggibile, in modo da garantire allo spettatore di individuare i nessi testuali (connectivity) e a

massimizzare la retrievability, cioè la possibilità di recuperare il significato in un testo abbreviato,

povero di ridondanze e di quegli elementi che garantiscono questo processo.

Fra i diversi tipi di riduzione troviamo l'eliminazione, che prevede appunto l'eliminazione di intere

stringhe di componenti significative: è semplice da attuare, identificare e analizzare. Le

eliminazioni sono determinate dalle funzioni e dal grado di rilevanza e di pertinenza degli elementi

che sono omessi.

Gli elementi interessati possono essere frasi intere, singole parole, ma anche turni interi.

Normalmente alcuni elementi linguistici sono tralasciati per la loro natura, come informazioni

deducibili dal contesto, nomi di persona già menzionati, allocuzioni, appellativi, forme di cortesi,

vocativi in eccesso. Per non appesantire il testo è possibile poi tradurre una sola volta determinati

tratti sociolinguistici, idiolettali o peculiari ad alcuni personaggi, come i vocativi, le balbuzie o i tic

linguistici. Anche il lessico connotato può essere omesso, così come elementi non ritenuti

ridondanti ma non essenziali per la comprensione della trama. Lo studio delle eliminazioni viene

fatto sia a livello microstrutturale che macro.

La riduzione parziale è invece la condensazione, per cui le omissioni sono di portata modesta.

Queste non comportano la totale perdita di informazioni, che vengono invece sintetizzate e

riformate, ridotte a livello linguistico, ma non informativo; alla base però ci sono strategie e

ragionamenti complessi, ovviamente la forma non deve compromettere la fluidità e naturalezza del

testo e la riduzione non deve mai essere eccessiva.

Un altro tipo di riduzione è quella esplicitante, per cui la riduzione può talvolta convivere con

procedimenti di espansione testuale e contenutistica e coesistere con strategie esplicitanti. Il

guadagno informativo avviene attraverso la codificazione di un'informazione presente ma non detta.

Ciò quindi suggerisce una diversa lettura dell'originale e mette in evidenza una connotazione

inespressa. Ciò permette di creare sottotitoli esaurienti e compiuti, che non richiedono allo

spettatore di risalire al significato integrale, ma che lo facilitano nella ricezione e i risolvono

eventuali problemi interpretativi.

Per quanto riguarda la trasformazione diamesica, le caratteristiche dello scritto predominano, che

risultano essere più organizzate, sintetiche, formali, regolari e standardizzate, regolate dalle

convenzioni della punteggiatura, dell'ortografia, della sintassi, della grammatica e si ripercuote in

vari modi sulle scelte traduttive. I due codici hanno diverse funzioni, prerogative, che non sempre è

giusto tentare di far coincidere.

La traduzione risulta essere la versione impoverita dell'originale, ma il traduttore può riuscire a

rappresentare gli elementi sintattici e lessicali del discorso orale. La riformulazione linguistica è più

formale e rigida, in cui è frequente anche la neutralizzazione delle variazioni di stile, codice e

registro e la frequente eliminazione di forme linguistiche non standard e di varianti lessicali, che

comportano la creazione di uno stile 0.

Talvolta si può anche assistere a un arricchimento dell'originale, con operazioni di disambiguazioni,

con l'impiego di termini portatori di particolari tratti semantici non presenti o solo suggeriti

dall'originale. Si possono sostituire termini generali, aperti a numerose interpretazioni, con termini

specifici. Con la traduzione scritta il discorso può essere pianificato meglio e può rappresentare

talvolta la sola alternativa per esprimere il messaggio in modo diretto ma conciso per metterlo in

evidenza o per proporre la giusta lettura delle parole (immediatezza di comprensione di nessi fra gli

eventi e di ricezione).

Oltre alla sfera diamesica abbiamo anche quella paralinguistica, che conta quegli elementi fonici,

non verbali, che rendono completa la comunicazione verbale umana, liberandola da

quell'artificiosità e meccanicità alla quale sarebbe condannata se si dovesse servire solo degli

elementi linguistici in senso stretto.

Questi rafforzano i contenuti, non possono essere né ignorati né minimizzati perché veicolo di

sfumature non trasmesse dalla componente verbale.

Le emozioni e gli atteggiamenti sono tipici del parlato, così come i tratti prosodici, le inflessioni

dialettali, l'enfasi, le quali vengono rese (impoverite) nella traduzione con l'uso di segni interpuntivi.

Anche la frammentazione nella presentazione degli elementi lessicali attraverso sottotitoli a due

righe è efficace, con lo scopo di simulare la durata, l'intensità e l'emotività di enunciati originali, ma

non sempre è abbastanza esplicita.

Ciò che non è scritto è integrato dal supporto iconico e acustico.

Con l'aggiunta di svariati elementi linguistici però si può supplire alla mancanza, così come

allungamenti di suoni per esprimere l'enfasi intonativa (evvvvery).

I due modelli più importanti nella creazione di sottotitoli sono quello di Gottlieb e di Lomheim, il

primo prevede 10 strategie, il secondo 6.

Gottlieb:

1. espansione (espressione ampliata, resa idonea)

2. parafrasi (espressione modificata, resa idonea → equivalenza situazionale)

3. trasposizione (espressione integrale, resa idonea → traduzione completa parola per parola,

riprendendo l

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
10 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliac91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e tecnica della traduzione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Salmon Laura.