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ESPERIENZA E DEMOCRAZIA
Tocqueville sostiene che le leggi e le istituzioni non sono il rimedio alla fragilità dell'uomo se non sono sostenute dallo sviluppo e dalla formazione degli individui; per questo motivo la valutazione delle istituzioni non può fermarsi solo all'aspetto formale ma deve tenere presente "la capacità di educare non solo il cittadino ma principalmente l'uomo."
Apprendere dall'esperienza è l'unico modo per contrastare "la barbarie democratica" (testuale). Se la democrazia ha più probabilità di sbagliarsi rispetto di un Re o di un corpo di nobili essa però ha sicuramente più possibilità di ritornare alla verità. La democrazia può raggiungere la verità solo attraverso l'esperienza.
Il grande privilegio degli Americani non è solo quello di essere più istruiti degli altri ma di avere la possibilità di riparare.
gli errori commessi. Tocqueville insiste sul concetto di cultura come acquisizione conseguente all’esperienza politica. Egli afferma che in un’epoca di uguaglianza “la civiltà e l’istruzione” non sono patrimonio di una classe o di alcuni uomini e quindi non sono trasmissibili ereditariamente ma possono essere acquisiti solo attraverso l’esperienza dei singoli. Ed è proprio in questo ambito che la democrazia politica trova la sua specificità e può intervenire proprio perché il governo democratico, attraverso la diffusione dei diritti, dà a ciascun individuo, mediante l’agire personale, l’elaborazione del sapere. Ed è proprio in virtù di questo processo, con la diffusione di questi momenti che l’esperienza politica della democrazia contribuisce alla crescita, mediante un lungo processo, dell’uomo egualitario cresciuta resa difficile in questo ambito dal dominio della massa. 20InConclusione: possiamo affermare che la democrazia è il sistema politico che si fonda sull'apprendimento dell'esperienza ed è proprio questo il "privilegio" delle istituzioni americane che possono sempre fare errori ma possono sempre correggerli, possono rimediare. Tocqueville, inoltre, si pone contro l'istituto della rappresentanza politica che dovrebbe garantire la corrispondenza tra chi governa e la volontà dei consociati; lo considera come un meccanismo teso ad assicurare il consenso dei governati in modo da far sopportare a loro più agevolmente il "peso del potere". Vede con molta diffidenza la costituzione di queste istituzioni create dai cittadini ed è in questo contesto critico che si colloca l'interesse per il "decentramento amministrativo" e per le associazioni dei cittadini, ossia di tutte quelle occasioni in cui i cittadini, in quanto individui, sono soggetti responsabili delle loro azioni.
Solo a queste condizioni la democrazia coinvolge il cittadino come soggetto nella realtà e nella quotidianità dei suoi rapporti. Si giunge a quel concetto di democrazia dove "libertà e uguaglianza" si toccano e si confondono e in cui gli uomini saranno perfettamente liberi perché saranno perfettamente uguali e saranno perfettamente uguali perché saranno perfettamente liberi. È nel reciproco sostegno fra libertà e uguaglianza che si realizza quella crescita dell'individuo che diviene anche formazione ed educazione del cittadino. Breve sintesi de "La democrazia in America" La democrazia in America è innanzitutto e soprattutto una analisi della democrazia rappresentativa repubblicana e dei motivi per i quali essa aveva potuto attecchire tanto bene negli Stati Uniti mentre era fallita in numerosi altri paesi. L'opera si divide in due distinti tomi, pubblicati separatamente: nella sua introduzione al primo,Tocqueville dichiara anzi di rinunciare alla pubblicazione del secondo (decisio-ne sulla quale, evidentemente è tornato in seguito). Più che per il tempo trascorso tra le due pubblicazioni, i due tomi si distinguono perl'argomento trattato: il primo tratta dell'impulso che il movimento democratico (che è una trasformazione sociale che prende successivamente forma in delle istituzioni politiche) dà alla forma di governo, alle leggi e alla vita politica - cioè alla democrazia come struttura politica: il secondo tratta dell'influenza che la democrazia (e stavolta tanto come trasformazione sociale quanto come regime politico) esercita sulla società civile, cioè sui costumi, le idee e la vita intellettuale. In breve, si potrebbe dire che il primo tomo è più politico, il secondo più sociologico. Tocqueville riflette sul futuro della democrazia negli Stati Uniti, e sui potenziali pericoli "per lademocrazia» e «della democrazia». Egli scrive che la democrazia ha la tendenza adegenerare in ciò che descrive come «dispotismo addolcito». Osserva anche che l’unico ruoloche può essere giocato dalla religione è dovuto alla separazione dal governo, ciò che permet-te una laicità dello stato che, in ultima istanza, conviene ad entrambi.Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, Tocqueville si interroga sulle basi della de-mocrazia. Contrariamente a Guizot, che vede la storia della Francia come una lunga emanci-pazione delle classi medie, pensa che la tendenza generale ed inevitabile dei popoli sia la de-mocrazia. Secondo lui, questa non deve soltanto essere intesa nel suo senso etimologico e po-litico (potere del popolo) ma anche e soprattutto in un senso sociale: corrisponde ad un pro-cesso storico che permette l'eguaglianza delle condizioni che si traduce con:- instaurazione di un'uguaglianza di diritto:
Tutti i cittadini sono assoggettati alle stesse norme giuridiche mentre sotto l'ancien régime, la nobiltà ed il clero beneficiavano di una legislazione specifica (i nobili ad esempio erano esenti dal pagamento delle imposte);
Mobilità sociale potenziale: mentre la società di ordini dell'ancien régime implicava un'eredità sociale quasi totale. Ad esempio, i capi militari erano necessariamente derivati dalla nobiltà. Una forte aspirazione degli individui all'uguaglianza. Tuttavia, l'uguaglianza delle condizioni non implica la scomparsa di fatto delle diverse forme di disuguaglianze di natura economica o sociali.
Secondo Tocqueville, il principio democratico comporta negli individui "un tipo d'uguaglianza immaginaria nonostante la disuguaglianza reale della loro condizione". La tendenza all'uguaglianza delle condizioni che considera inevitabile presenta ai suoi occhi un pericolo.
Constata che questo processo si accompagna ad un aumento dell'individualismo(«piega su di sé») e questo contribuisce da un lato ad indebolire la coesione sociale e dall'al-tro induce l'individuo a sottoporsi alla volontà della maggioranza. A partire da questa con-statazione, si chiede se questo progresso dell'uguaglianza è compatibile con l'altro principiofondamentale della democrazia: l'esercizio della libertà, cioè la capacità di resistenza dell'individuo al potere politico.
Uguaglianza e libertà sembrano in realtà opporsi poiché l'individuo tende sempre piùa delegare il suo potere sovrano a un'autorità dispotica e quindi più non ad utilizzare la sualibertà politica: «l'individualismo è una sensazione ragionata che porta ogni cittadino ad iso-larsi dalla massa dei suoi simili in modo che, dopo essersi creato una piccola
società al suo impiego, abbandoni volentieri la grande società". Secondo Tocqueville, una delle soluzioni per superare questo paradosso, pur rispettando questi due principi fondatori della democrazia, risiede nel restauro dei corpi istituzionali intermedi che occupavano un posto centrale nell'ancien régime (associazioni politiche e civili, corporazioni, ecc.). Solo queste istanze che incitano ad un rafforzamento dei legami sociali, possono permettere che l'individuo isolato deleghi al potere di Stato di esprimere la sua libertà e così resistere a ciò che Tocqueville chiama "l'impero morale della maggioranza".
Per Tocqueville la società democratica è destinata a trionfare perché è quella che può portare felicità al maggior numero di individui: questa società ugualitaria deve essere governata da leggi certe che verranno sposate dal popolo in virtù del fatto
che esso partecipa all'astasura delle stesse attraverso i propri rappresentanti. Questo non implica un livellamento delle condizioni di vita ma un pareggiarsi delle condizioni di partenza: la società statunitense è ugualitaria perché permette a tutti di potersi realizzare, senza sbarramenti di censo. È una società che premia il progresso individuale. Negli Stati Uniti vi è la certezza della sovranità popolare perché tutti partecipano alla gestione della cosa pubblica (suffragio universale maschile). Si viene a evidenziare, però, anche un risvolto negativo: con il suffragio allargato si cade nel dispotismo della maggioranza, è poco ciò è lo spazio per chi dissente; si ha così una società massificata e conformista ma allo stesso tempo atomista. Si delinea come conformista perché se la maggioranza sceglie una cosa la minoranza deve adeguarsi senza discutere; allo stesso tempo ciascun individuo.delegato ilpotere non partecipa più all'attività politica. Nell'"ancien régime" vi sono corpi intermedi (corporazioni, ordini professionali) che mediano tra lo Stato e il cittadino: ora vengono meno e i cittadini tendono a rinchiudersi nella loro vita privata (atomizzazione). Se la democrazia è solo una vuota affermazione di uguaglianza essa non funziona perché esclude la viva partecipazione. Ci sono però dei contravveni alla scarsa partecipazione che fanno si che gli USA siano una società mobile: decentramento, associazionismo, religione. Grazie ad un ampio decentramento all'interno della struttura federale si moltiplicano le occasioni di partecipazione; è infatti nelle istituzioni comunali che si impara la democrazia ed un eccessivo centralismo tenderebbe a soffocarla. L'associazionismo abitua i cittadini a stare insieme, tutti partecipano alla vita dell'associazione con la stessa intensità.posizione di partenza, senza differenze di censo. La religione, poi, gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche politico-sociali dell'America. Chi va ad abitare in quel paese scappa da per