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Deludente negli esiti fu anche il movimento liberale e democratico partito in Austria e in Germania.

A Vienna la rivolta democratica innescò una crisi dell’Impero e poi il governo austriaco riprese il

controllo della situazione, Francesco Giuseppe spezzò la resistenza dell’Ungheria. In Prussia

Federico Guglielmo IV accettò la convocazione di un’Assemblea costituente che impose la libertà

di stampa e il diritto di voto. Il Parlamento di Francoforte fu poi sciolto nel’49. In Italia la rivolta

cominciò a Venezia con la proclamazione della Repubblica e a Milano con le cinque giornate e la

cacciata di Radetzsky con l’intervento di Carlo Alberto che dichiarò guerra all’Austria. La guerra di

concluse nel ’49 con la sconfitta del Piemonte e l’abdicazione di Carlo Alberto a favore di Vittorio

Emanuele II, a Roma si aveva la repubblica romana. L’ondata liberale fu sconfitta a causa del

carattere composito delle spinte del ’48. Le forze democratiche vennero abbattute ma non le istanze

della borghesia liberale. In Italia rimase in vigore lo Statuto Albertino del ’48 che disegnava il

quadro di una monarchia costituzionale dove l’esecutivo apparteneva al Re mentre il legislativo era

condiviso tra il Re cui spettava la nomina dei ministri e le due Camere. Lo Statuto rifiutava il nome

di Costituzione perché si trattava di una Costituzione otturata cioè concessa al suo popolo e non

brutto dell’Assemblea costituente.

Il pensiero liberale e comunista a confronto con la democrazia

Importanti per tale dibattito furono Tocqueville e Mill. Il primo intraprese nel 1831 un viaggio negli

Stati Uniti e scrisse la Democrazia in America in cui si trovano anticipati quei motivi di critica della

democrazia di massa ripresi nel Novecento. Essa è una sociologia della democrazia. Egli formula la

diagnosi del carattere inarrestabile della rivoluzione democratica e ne individua l’asse centrale

nell’“eguaglianza delle condizioni”. Questa non è eguaglianza materiale, è il venir meno di tutte le

distinzioni gerarchiche, le differenze hanno un significato diverso. Per essere elettori tuttavia

bisogna soddisfare requisiti di censo. L’esercizio della democrazia comincia a livello comunale e

permea l’istituzione locale. Il più grande pericolo è che la democrazia si trasformi in tirannia o

tirannide della maggioranza. Sostiene che la democrazia è il governo dei poveri ma trascura la tesi

che diventerà degli elitisti e di Gramsci per cui il popolo è orientato da coloro che sono capaci.

Alcune delle caratteristiche della società americana fanno sì che la potenziale dittatura della

maggioranza incontri dei limiti: pluralistico spirito associativo, l’assenza di accentramento

amministrativo e l’importanza del potere giudiziario. In Democrazia critica la società di massa. La

passione egualitaria si traduce in un individualismo acquisitivo. Mill invece si forma con le idee del

padre e di Bentham partendo dal principio che l’utilità comune è il fine della società, è inoltre

sensibile ai rischi della democrazia. La forma migliore di governo è quella rappresentativa, la

possibilità di partecipare alla politica arricchisce le qualità individuali. Il Parlamento dovrà decidere

quale partito dovrà esprimere il primo ministro nominato poi dalla Corona. L’attività legislativa sarà

nelle mani di una ristretta Commissione legislativa preposta all’elaborazione delle leggi e al

Parlamento resta il ruolo di approvare il testo. Vuole compenetrare l’istanza democratica e quella

epistocratica: i Parlamenti non devono governare né legiferare. Il rischio è che la massa promuova

una legislazione di classe, le decisioni sono buone quando assicurano competenza e intelligenza.

Critica al sistema maggioritario inglese proponendone uno proporzionale. Il diritto di voto spetta a

coloro che aprano le tasse.

Marx la pensava in modo opposto a Mill: nella Questione ebraica denuncia i limiti

dell’emancipazione politica, deve avvenire prima l’emancipazione sociale. La repubblica

democratica assicura il prevalere delle classi possidenti e non di quelle proletarie per Marx ed

Engels.

Verso la democrazia novecentesca

Tre fasi principali: seconda metà Ottocento con le lotte per il suffragio universale, poi prima metà

del Novecento con istanze del socialismo e la terza è quella apertasi con la sconfitta dei fascismi

dopo il 1945 con mondo bipolare che si conclude con l’89 con l’irrompere dell’economia di

mercato e del pluralismo politico in quello che era il blocco sovietico. Costruzione delle nazioni in

fieri e nascita di un movimento operaio negli anni Sessanta dell’Ottocento. In Italia si ha l’anima

democratica di Mazzini, quella socialista di Ferrari e Pisacane e quella liberale di Cavour.

L’unificazione si ha con l’annessione dell’Italia centrale e meridionale al Piemonte che si conclude

con la presa di Roma. Il quadro costituzionale rimaneva quello dello dello Statuto Albertino. Il re

conferiva a una personalità l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri che rimaneva inc

Arica finché aveva il sostegno delle Camere, con la riforma elettorale del 1882 gli aventi diritto al

voto passarono a 2 milioni, Senato di nomina regia, libertà di organizzazione politica inibita dai

poteri di polizia: resistenza a una moderata democratizzazione da parte delle forze dirigenti.

Tuttavia si ebbe una forte democratizzazione altrove come in America con Lincoln nel 1862con

abolizione della schiavitù dei neri e questa di secessione si concluse nel 1865 con la vittoria degli

stati del Nord. Nel 1864 a Londra Associazione internazionale dei lavoratori, unificazione tedesca

negli anni Sessanta. 1851 Napoleone III restaurò il suffragio universale: mandato decennale per

questo, sistema bicamerale con Camera elettiva e un Senato nominato e un esecutivo non vincolato

dal voto della Camera e nel 1852 Costituzione basata su questi principi. 1864 riconoscimento del

diritto di sciopero e nel 1868 libertà di stampa, processi interrotti nel 1870, anno in cui fu fondata la

Comune di Parigi come forma di autogoverno cittadino. Nel 1875 la Terza Repubblica con sistema

parlamentare bicamerale con Presidente della repubblica eletto dai due rami del Parlamento. Nel

1871 In Prussia Guglielmo I come imperatore tedesco. le istituzioni politiche portavano il segno del

dualismo: Parlamento imperiale a suffragio universale. Sistema autoritario ma con politica sociale

che fu il primo stato sociale, anche in altri paesi nacquero i partiti socialisti, in Francia nel 1879, in

Italia nel 1892. Nel 1889 fu fondata la Seconda Internazionale. Solo nel 1875 si giunse a un

suffragio quasi universale in Inghilterra in cui si sviluppò un forte movimento operaio, partito

laburista nel 1900.

Processi di democratizzazione fino alla Grande Guerra con caratteri repressivi come nel 1898 a

Milano con Beccaris. In Inghilterra le Trade Unions arrivarono a raccogliere quattro milioni di

iscritti e imposero garanzie sociali per i lavoratori. In Italia Giolitti provò a fare da ponto tra la

classe dirigente e il socialismo guidato da Turati, nel 1912 suffragio maschile quasi universale. I

milioni di proletari gettati nelle trincee ne uscirono esigendo un ruolo politico più rilevante nella

società: i primi furono i soldati e operai russi, vera e propria rivoluzione sociale vittoriosa,

rivoluzione non solo contro il capitalismo ma anche contro il capitale di Marx. Il vero Marx capisca

che la vittoria proletaria sarebbe stata più facile dove il regime liberal-democratico non sarebbe

riuscito a stabilizzarsi.

In Russia affermazione del dualismo dei poteri: Duma (Parlamento) e i soviet di Pietrogrado poi

governo Kerenskij osteggiato dai bolscevichi e dalle forze di destra guidate da Kornilov, Lenin

promosse così un’insurrezione con vittoria il 7 novembre con il Grande Consiglio dei Soviet.

Assemblea costituente il 25 novembre e i bolscevichi furono una minoranza al contrario dei

socialisti ma il governo rivoluzionario di Lenin assunse il potere disconoscendo l’Assemblea. Nel

1919 si costituì il Komintern o Terza Internazionale Comunista. L’ondata rivoluzionaria si espanse

per l’Europa centrale. Si affermarono in funzione controrivoluzionaria regimi reazionari e fascisti:

Italia, Ungheria di Horthy che sconfisse la rivoluzione di Kun e in Grecia con Metaxas. Poi

Repubblica si Weimar con dualismo: con presidente eletto dal popolo che nominava il capo di

governo e i ministri e che poteva sospendere le garanzie delle libertà fondamentali previste dalla

Costituzione; dall’altro il Parlamento eletto a suffragio universale maschile e femminile. Essa fu

squassata dalla crisi del ’29. In Francia nel ’36 vittoria del Fronte Popolare con alleanza di radicali,

socialisti e comunisti. Inghilterra laburista ma poi prevalsero forze conservatrici con Chamberlain e

politica dell’appeseament nei confronti della Germania. Nel ’39 Patto di Monaco con la Germania e

questo invase la Cecoslovacchia e poi dopo il patto Ribbentrop-Molotov vi fu l’invasione della

Polonia. L’unica risposta democratica si ebbe con Roosvelt eletto nel 1932 con la promozione di un

programma di lavori pubblici, regolazione dei prezzi, aumento dei salari e riduzione degli orari di

lavoro, egli sarà rieletto nel 1936 ma mal visto dai conservatori.

Riflessione critica sulla democrazia di massa, scuola elitista con Mosca e Pareto secondo cui si ha

una minoranza governante che detiene il potere, il discrimine sta nel fatto che nelle democrazie non

si hanno barriere di accesso come secondo Pareto per cui anche in democrazia la società è divisa tra

una minoranza che comanda e una maggioranza che obbedisce, contributo che si unisce a quello di

Michels. Per Gramsci l’obiettivo della politica comunista è quello di superare la separazione tra

dirigenti e diretti. Visione elitista sviluppata anche da Shumpeter in Capitalismo, socialismo,

democrazia per cui il vero soggetto sulla scena sono le élite. Egli paragona la concorrenza per i voti

alla competizione tra imprenditori.

Nel dopoguerra vi furono nuove democrazie costituzionali, la Costituzione non si limitava a

riconoscere a tutti i cittadini il “diritto al lavoro” ma faceva propria una concezione espansiva di

essa che doveva garantire anche le condizioni sociali per la piena fruizione. Risentendo

dell’esperienza totalitaria anche la Legge fondamentale tedesca del 1949 poneva il principio della

dignità dell’uomo come intangibile. Più travagliato fu il processo costituzionale francese con

garanzia di molti diritti sociali. La Gran Bretagna, pur nona vendo una costituzione scritta conferì la

maggioranza al partito laburista che promosse un vasto programma di n

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A.A. 2017-2018
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martas.95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Petrucciani Stefano.