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Elementi e caratteristiche della pubblica opinione
L'opinione può essere definita tecnicamente come una risposta fornita a una domanda in una situazione data. Questa definizione vale per le opinioni singole. Ogni individuo possiede anche un insieme di opinioni che può essere, come insieme, del tutto sconnesso, relativamente congruente, o anche altamente coerente. È importante notare che la definizione sopra consente di separare l'individuo che è davvero cambia opinione (poco sicuro, poco intenso, o che risponde a caso), dall'individuo che ogni volta adatta la propria risposta al contesto in cui è data (dunque che non cambia affatto la propria opinione).
Ora è importante capire qual è la struttura e quali sono le componenti di ciò che viene detto opinione; e qual è l'effettivo grado o livello di informazione che sostanzia le opinioni disseminate nei pubblici di massa. Nell'ottica complessiva della teoria della democrazia.
il discorso si importa così: che il popolo è davvero sovrano, e cioè esercita il potere di cui è titolare, quando vota tutte, senza libere elezioni d'opinione resta disarmata e il consenso dell'opinione presuntivo. Per tutte queste buone ragioni esiste ormai una letteratura che vi è raggruppata sotto il titolo "pubblica opinione e comportamenti elettorali". Converse distingue tra: a) la base di informazione b) la singola opinione, specialmente nel suo grado di cristallizzazione c) la struttura ricollega le opinioni (o strutture di atteggiamento) d) l'intelaiatura di credenze o ideologica che organizza il tutto entro insieme di concetti astratti. La scomposizione analitica di Converse porta in evidenza due punti: che l'informazione non è, di per sé, opinione; è il problema di come le opinioni stanno assieme. Egli si sofferma sulla differenza tra il messaggio-come-emesso e messaggio-come-ricevuto. Il puntoimportante da analizzare a livello del quale le opinioni sono agglutinate e magari anche organizzate da un’intelaiatura più astratta, e cioè dal sistema di credenze ovvero da una specifica e ben definita ideologia. Un sistema di credenze predispone alla mente aperta, nel senso che il ricevente dei messaggi anche i messaggi dissonanti, informazioni opinioni che disturbano e vanno a contraddire le proprie credenze. Un'ideologia è invece un sistema, una dottrina ben esplicitata che fa circolo e si salta con se stessa: il che rende la rete concettuale a maglie strette chiuse. In questo senso un'ideologia predispone alla mente chiusa: il ricevente non solo possiede le opinioni più salde e sicure, ma anche le opinioni più coerenti, meglio concatenate.
Analizzando il secondo punto, cioè all’accertamento di quanto l’opinione pubblica sa, mal sa, o non sa. In merito alla base di informazione si utilizzano i sondaggi di opinione e il
responso è che lo stato di disattenzione, sottoinformazione e totale ignoranza dei pubblici di massa è scoraggiante. Propaganda e pubblicità. È importante stabilire che il politologo e lo specialista di comunicazione di massa sono due categorie di specialisti che non osservano esattamente lo stesso fenomeno e per di più lo osservano in funzione di problemi e parametri ben diversi. Questo aiuta a spiegare la distinzione tra pubblicità e propaganda. Iniziamo col dire che il propagandista autentico, non è un agente pubblicitario noleggiato per una campagna elettorale, ma un credente che si dedica a propagare la propria fede politica. Chi vuole convertire a una fede politica. In primo luogo, socializzazione, in concreto sulla scuola, i libri di testo, sugli addetti alla trasmissione del sapere. Per questo il propagandista lavora in profondità su un terreno che l'altro a malapena sfiora. In secondo luogo, alla propaganda politica econsentito un margine di inganno maggiore di quello consentito alla pubblicità. La differenza è che la pubblicità si indirizza a un consumatore il quale, consumando, controlla, laddove la propaganda politica può perpetrare colossali menzogne che nessun normale cittadino è in condizioni di controllare. La propaganda efficace non è quella che si esibisce come tale, quella che parla di un uomo politico o lo fa parlare. Il vero gioco avviene tutto al buio, e la sua efficacia persuasiva è data dalla sua invisibilità. La persuasione occulta che si dispiega in politica è di tutt'altra portata: investe la vita nella sua totalità, e quindi arriva, o può anche arrivare, sino a venderci un inferno sotto le mentite spoglie di un paradiso. La regola di massima, sembra essere che la manipolazione propagandistica cresce con il crescere della ideologizzazione. Opinione pubblica e comportamenti di voto. Berelson, in un passo classico,Assimila ai gusti le opinioni che si esprimono nel voto. E gli afferma che per molti elettori le preferenze politiche sono qualcosa di molto simile ai gusti culturali. Entrambi investono sentimenti e disposizioni più che preferenze ragionate. In questo passo l'opinione pubblica viene implicitamente dotata di formidabile autonomia; ma non sottintende in alcun modo attori attivi, e non allude in alcun modo a protagonisti passivi. Quindi i due termini non sono appropriati al caso.
Meglio rifarsi allora, a una distinzione diversa, qual è la distinzione tra opinione pubblica al negativo (legata cioè ai valori dei gruppi di riferimento e quindi identificabile come opinione nel pubblico) e opinione pubblica al positivo (che si forma cioè su base informativa, o opinione del pubblico). Per quanto riguarda l'opinione pubblica al negativo, i messaggi dei media hanno ben poco peso; hanno poco peso appunto perché l'elettore è attivo nel bloccarli, nel
candidato e un partito. La risposta a questa domanda è complessa e dipende da molti fattori, tra cui le opinioni politiche del cittadino, le sue preferenze personali, le informazioni a sua disposizione e l'influenza di fattori esterni come la propaganda e la pressione sociale. Nel processo decisionale dell'elettore, l'opinione pubblica svolge un ruolo fondamentale. L'opinione pubblica è l'insieme delle opinioni e delle percezioni condivise da un gruppo di persone su un determinato argomento. Queste opinioni possono essere influenzate da vari fattori, come i media, le esperienze personali, le relazioni sociali e le campagne politiche. Quando un cittadino si avvicina alle elezioni, le sue opinioni pubbliche influenzano la sua decisione di voto. Se l'opinione pubblica è negativa nei confronti di un candidato o di un partito, è probabile che l'elettore li respinga e scelga un'alternativa. Al contrario, se l'opinione pubblica è positiva, l'elettore potrebbe essere incline a votare per quel candidato o partito. Tuttavia, l'opinione pubblica non è l'unico fattore che determina il voto dell'elettore. Le opinioni informate, cioè quelle basate su informazioni accurate e complete, possono influenzare la decisione di voto. Inoltre, le opinioni possono interagire con le informazioni disponibili, portando l'elettore a valutare diversi candidati e partiti in base alle loro proposte e alle loro capacità di pilotare il cambiamento. In conclusione, il voto dell'elettore è il risultato di un complesso processo decisionale che coinvolge l'opinione pubblica, le opinioni informate e altri fattori. Comprendere come l'opinione pubblica si manifesta nel voto è fondamentale per comprendere il funzionamento delle democrazie moderne.partito all'altro? Ci limiteremo alla scelta che l'elettore compie tra partiti. A questo effetto gli elettori vengono divisi tra identificati e no. L'idea generale è che l'elettore identificato (immedesimato con il suo partito) è un elettore stabile che è poco influenzato dalle issues (alle singole questioni); e l'elettore viene considerato irrazionale. L'elettore dichiarato razionale è l'elettore che vota in funzione delle questioni, e che quindi cambia voto per punire un partito che lo delude ovvero per premiare il partito che lo soddisfa. Gli elettori identificati, comunque, costituiscono tutta una gamma che va dagli intensamente ai debolmente identificati. Inoltre, non è vero che un elettore stabile perché identificato. In primo luogo, nella letteratura sui comportamenti elettorali la razionalità non è definita, oppure viene definita come la scelta che massimizza la utilità percepita. Ogni
lettore è per definizione razionale, e cioè segue la propria percezione del proprio interesse. Per esempio, l'individuo che vota per essere pagato senza lavorare, per questo parametro, razionalistico. Per capire davvero il voto occorre una spiegazione di tipo causale. In molti paesi il voto è facilitato anche in base a un sistema bipartitico, e un partito viene scelto, dai più, perché considerato di destra, centro o sinistra. Insomma, l'elettore medio è un grandissimo semplificatore. Non accade quasi mai che un elettore, stia, nel complesso abbastanza attento e abbastanza articolato da giudicare sulle questioni.
Democrazia eleggente, democrazia partecipante e referendum. Il punto più dolente è la base di informazione. Alla fine siamo stati costretti a ripiegare su questa ovvia generalizzazione: la base di informazione (il livello di informazione o disinformazione dei grandi pubblici) è una funzione del
livellod'istruzione: chi è più istruito, per definizione, è più formato; ma non è detto che una crescita generalizzata dei livelli di istruzione si rifletta in un aumento dei pubblici informati politicamente. Finchè restiamo in una democrazia elettorale, vale a dire finchè l'opinione si esprime eleggendo: quando votiamo per eleggere, non decidiamo sulle questioni di governo ma decidiamo chi sarà a deciderle; la questione non è tanto problematica. Ma se la democrazia elettorale non ci basta, e se chiediamo, come si dice oggi, una democrazia partecipante allora il discorso è diverso. Una democrazia partecipante non si accontenta della partecipazione elettorale. Lo spartiacque tra le due democrazie lo possiamo trovare nell'istituto del referendum: tanto nella democrazia rappresentativa quanto nella democrazia per intendersi referendaria, il cittadino si limita a votare; la differenza è che, quando elegge, ilcittadino decide su chi deciderà per lui, mentre con il referendum il cittadino decide il proprio, e cioè decidere una questione (anche se il referendum ha solo come opzione di voto un sì o no). Il referendum sostituisce a decidere dei rappresentanti e decidere dei rappresentati. Ne consegue che quante più questioni vengono decise referendumariamente, tanto più una democrazia rappresentativa si trasforma in una democrazia diretta (partecipante). È importante fare una distinzione, cruciale in riferimento a un demos decidente, tra informazione e conoscenza. L'informazione non dà, di per sé, quel sapere che è comprensione del problema nel quale una decisione si situa, e anche delle conseguenze della decisione che andiamo a prendere. E se alla democrazia eleggente basta la trasformazione dell'informazione in opinione, alla democrazia referendaria occorre la trasformazione dell'informazione in conoscenza. Ai fini di unademocraziareferendaria non basta l'opinione, occorrerebbe il sapere, la competenza conoscitiva. Il salto deve essere davvero di qualità. Dal punto di vista tecnologico una democrazia referendaria integrale, e cioè un popolo che si autogoverna quotidianamente, è ormai cosa fattibile. Basta installare