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L'allevamento estensivo
L'allevamento estensivo è una tipologia di allevamento acquatico che si può sviluppare in ambienti marini, come stagni e lagune costiere salmastre, oppure in ambienti di acqua dolce come laghi e dighe. Si tratta di una tecnica di allevamento in cui gli animali provvedono autonomamente alla ricerca del cibo, per cui non vi è alcun apporto esterno per quanto concerne l'alimentazione, e si basa fondamentalmente sulla gestione del regime idrologico e la regolazione dell'ingresso e l'uscita dei pesci. Le specie così allevate, infatti, sono specie che per riprodursi devono stare in mare aperto, per cui gli allevatori sfruttano questa caratteristica servendosi di strutture come il lavoriero. Quest'ultimo è una struttura, anticamente formata da canne, che viene posizionata nelle foci degli ambienti salmastri costieri ed è formata da paratie, realizzate in PVC, che sostituiscono le canne utilizzate in passato.La cui funzione consiste nel favorire l'ingresso dei pesci giovani, ovvero del novellame, dal mare verso le acquainterne, e impedire l'uscita dei pesci adulti dalle acque interne verso il mare. Per esempio, il novellame di Muggine entra all'interno degli stagni attraverso le apposite barriere, che impediscono l'uscita delle femmine di Muggine alloscopo di poter prelevare le uova e lavorarle per ottenere la bottarga. L'allevamento estensivo non può prescindere dall'ambiente naturale, tuttavia si possono ricreare degli ambienti artificiali in cui gli animali presenti provvedono autonomamente alla ricerca del cibo. L'energia che gli animali traggono per il loro sostentamento, accrescimento e per tutte le pratiche utili nel corso del loro ciclo vitale deriva dall'ambiente. Le aree di allevamento si estendono da migliaia di m a migliaia di ettari.
Le produzioni sono dell'ordine di Kg o decine di Kg/ha per anno, a meno che gli ambienti naturali non siano estremamente favorevoli come quelli presenti in Sardegna, Venezia e Marano.
La Vallicoltura
La vallicoltura è una tecnica di acquacoltura estensiva praticata in acque salate e salmastre, così definita perché consiste nella cosiddetta gestione delle valli da pesca, ovvero zone umide che sono state soggette a confinamento da parte dell'uomo proprio per sfruttare le peculiarità che riguardano la gestione del regime idrologico e l'ingresso e l'uscita dei pesci.
Le valli si classificano in: aperte, semichiuse e chiuse. Queste ultime rivestono particolare importanza. Sono costituite da aree lagunari completamente arginate. Le superfici vallive hanno una dimensione media di 300-400ha.
Le specie che interessano la realtà valliva sono rappresentate da: Cefali, Spigola, Orata, Anguilla, Passera, Latterino, granchi, gamberi, vongole, seppie ecc.
Queste sono specie che hanno la capacità di adattarsi ad ambienti più o meno salati, in quanto possono trovare all'interno degli stagni una salinità molto bassa, nel periodo invernale quando ci sono grandi quantità di acqua dolce provenienti dal bacino imbrifero circostante (che raccoglie le acque piovane), legate alle attività umane piuttosto che alle condizioni meteo, o molto alta, nel periodo estivo, in cui la grande evaporazione legata alle temperature elevate e al mancato apporto di acque dolci.
L'organismo contemporaneamente in grado di adattarsi a variazioni di temperatura, pressione, profondità e salinità viene definito Euriecio. Un esempio è rappresentato dall'anguilla.