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TECNICHE CROMATOGRAFICHE
Esistono diverse tecniche cromatografiche:
Gassosa → preferibile perché più riproducibile perché quando si compra una colonna gascromatografica vengono fornite informazioni su gas carrier, pressione, velocità e temperatura dell'iniettore. Inoltre non causa fenomeni di solvatazione e microaggregati.
Liquida → per avere ottimizzazione del picco bisogna variare di volta in volta il rapporto tra le fasi. Spesso alla cromatografia si associa la massa che ci fornisce una frammentazione caratteristica; quindi, anche se il picco ha un tempo di ritenzione diverso o si utilizza una miscela di solventi con rapporti diversi si riesce comunque a identificare un composto.
Se ci troviamo in presenza di composti termolabili dobbiamo usare una cromatografia liquida in quanto con quella gassosa si denaturerebbero nel momento in cui vengono scaldati nell'iniettore per essere portati in fase vapore.
Se non ho il campione solido o liquido come...
lo porto nel cromatografo?
Attraverso lo spazio di testa, spesso i campioni sono adsorbenti quindi catturano delle molecole che poi possono essere desorbite per trattamento termico.
Abbiamo due modi per generare lo spazio di testa:
- spazio di testa statico → aspettiamo che il sistema vada all’equilibrio e prendiamo quello che si è raccolto nella fase vapore (non passa tutto al 100% allo stato vapore).
- spazio di testa dinamico → sistema che viene continuamente sollecitato per fare in modo che tutto ciò che è stato adsorbito nella fase solida passi in fase vapore (passa tutto).
Si raccoglie poi lo spazio di testa e si inserisce nell’iniettore dove avviene un desorbimento termico.
SPME - Solid Phase Microextraction
Lo spazio di testa presuppone l’utilizzo di una grande quantità di campione, se ne abbiamo poco a disposizione o c’è bisogno di selettività si utilizza l’SPME (solid phase microextraction)
che come sensibilità. Questi standard vengono preparati in laboratorio e possono essere composti da singoli analiti o da una miscela di analiti. Durante la calibrazione, si valuta la risposta della fibra SPME rispetto alla concentrazione degli standard analitici, in modo da poter costruire una curva di calibrazione. Questa curva viene poi utilizzata per determinare la concentrazione degli analiti nelle future analisi. È importante notare che la calibrazione deve essere eseguita regolarmente per garantire la precisione e l'affidabilità dei risultati ottenuti con l'SPME. Durante l'analisi, la fibra SPME viene esposta al campione per un determinato periodo di tempo, in modo da permettere la cattura degli analiti presenti. Successivamente, la fibra viene inserita nell'iniettore del sistema di analisi, dove avviene il processo di desorbimento degli analiti. Questi vengono poi separati e rilevati utilizzando le tecniche analitiche appropriate, come la cromatografia o la spettrometria di massa. L'SPME è una tecnica molto versatile e può essere utilizzata in diversi settori, come l'ambiente, l'industria alimentare, la farmaceutica e la chimica forense. Grazie alla sua semplicità, rapidità ed efficacia, l'SPME sta diventando sempre più popolare come metodo di analisi.Sia come percentuali di ciascuna sostanza presente che possano essere adsorbite.
- La fibra ha la capacità di adsorbire in modo selettivo alcune classi di sostanza
- Bisogna calcolare la percentuale di recupero in quanto la fibra è per sua natura facilmente saturabile. A volte c'è il rischio che altre molecole più affini saturino per prime la parte della fibra che ha il materiale adsorbente, quindi campioniamo pochi analiti.