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Interpretazione e Definizione
Mentre il concetto di interpretazione è controverso nella letteratura giuridica, vi è accordo generale nella letteratura logico-filosofica sulla tipologia e sul concetto di definizione. Definire e interpretare sembrano essere due nomi diversi per una stessa attività. Si parla di definizione in riferimento alla determinazione del significato di singoli vocaboli, mentre si parla di interpretazione per la determinazione del significato di un enunciato. Definizioni lessicali. Esse descrivono il modo in cui un dato sintagma o vocabolo è effettivamente usato da qualcuno, sono lessicali le definizioni contenute nei dizionari. Esse sono descrittive e come tali vere o false. Definizioni stipulative. Sono definizioni che propongono di usare un certo vocabolo in un modo determinato a preferenza di altri, compie una stipulazione che decida di usare un termine o di intendere una data espressione in un dato modo. Una definizione stipulativa ènecessaria ogni qualvolta si introduca nel discorso un vocabolo nuovo. Le definizioni stipulative sono enunciati né veri né falsi, perché non descrivono alcunché. Si possono trovare stipulazioni pure quando si attribuisce ad un vocabolo un significato nuovo che non trova alcun riscontro negli usi linguistici preesistenti come pure l'attribuzione di un significato ad un vocabolo di nuovo conio. Ridefinizione: tutti o quasi i vocaboli hanno un significato impreciso, si ha ridefinizione quando si attribuisce a un vocabolo in uso un significato non ambiguo. Interpretazione cognitiva e decisoria Nella interpretazione cognitiva si accerta ovvero si fa una congettura sul significato o significati di una data espressione. Essa è del tutto analoga alla definizione lessicale ed è atto di conoscenza. L'interpretazione decisoria: consiste nel proporre o decidere di attribuire ad una data espressione un significato determinato a preferenza di altri, è un atto di.volontà e non di conoscenza. Tutte le disposizioni normative ammettono una pluralità di interpretazioni, nel senso che tutte hanno un significato equivoco, e che tutte hanno un significato dai confini indeterminati; ebbene un primo tipo di interpretazione decisoria consiste nello scegliere un significato univoco a preferenza di altri nell'ambito di quelli ammissibili. Un secondo tipo di interpretazione decisoria consiste nell'attribuire ad un testo normativo un nuovo significato, che non trova riscontro negli usi linguistici esistenti e/o nelle decisioni interpretative precedenti o che non è argomentabile secondo i metodi interpretativi comunemente accettati. CAPITOLO IV ANCORA SULLA TEORIA SCETTICA La tesi scettica moderata è semplice: ogni testo normativo è di fatto interpretato in modi diversi e confliggenti dai diversi operatori. Se tutti i testi normativi sono di fatto interpretati in modi diversi, allora tutti i testi normativi sono suscettibili di interpretazioni diverse. Ogni diversainterpr attribuisce al testo interpr un diverso significato. Per tanto ogni testo normativo esprime, potenzialmente non già un solo univoco significato ma una pluralità di significati in competizione. Nessuna questione di diritto ammette sola risposta corretta (no right answer), una questione di diritto ammette una pluralità di risposte tutte egualmente corrette e nessuna vera. Gli scettici dicono che non vi è alcun significato prima dell'interpr, ciò non nel senso che non esistono significati, ma nel senso che ogni testo ne esprime più di uno, l'interpr ne sceglie uno tra questi. La molteplicità di interpr dipendono non tanto dalla equivocità oggettiva del linguaggio in cui gli enunciati normativi sono espressi, ma: 1) dal contesto in cui ciascun enunciato si inserisce; 2) dalle tesi dogmatiche elaborate dai giuristi prima e indipendentemente dall'interpr; 3) dalla molteplicità delle tecniche interpretative che
producono risultati diversi.
Una obiezione anti-scettica e una contro-obiezione
Contro la tesi scettica è lecito sollevare un dubbio: ma davvero tutti i testi normativi sono soggetti a interpretazioni differenti? Dopo tutto sembrerebbe di no, vi sono enunciati normativi il cui significato è pacifico. Ciò però non persuade. L'esistenza di dissensi interpretativi non esclude affatto l'esistenza di consensi interpretativi, ma è vero anche il contrario. D'altro canto le controversie interpretative non sono destinate a restare prive di soluzione. Al contrario è abbastanza normale che le controversie si plachino e che l'interpretazione di una certa disposizione si stabilizzi. Ciò non esclude tuttavia che nuove controversie possano nascere rimettendo così in discussione un significato che ormai sembrava acquisito.
La tesi dello scetticismo estremo è che anything goes, nel senso che gli interpreti possono attribuire a qualunque testo normativo qualsiasi
significato a che, d'altra parte, non vi è modo di discriminare tra genuina interpretazione, ossia scelta tra più significati possibili, e creazione di significati nuovi. Kelsen: 1) ogni testo normativo offre agli interpreti non una sola possibilità di interpretazione ma una cornice di molteplici interpretazioni diverse egualmente possibili o ammissibili. 2) costituisce interpretazione cognitiva l'accertamento di tali significati. 3) costituisce interpretazione decisoria la scelta di uno di tali significati. 4) l'interpretazione decisoria può essere compiuta dai giuristi che dagli organi di applicazione. 4.1) l'interpretazione decisoria compiuta dai giuristi è priva di effetti giuridici, quella compiuta dagli organi decisori, costituisce interpretazione autentica e produce effetti giuridici almeno provvisori e almeno tra le parti. 5) talvolta gli interpreti attribuiscono al testo normativo un nuovo significato che non rientra tra quelli accertati o accertabili in sede di interpretazione cognitiva. 6) ilinterpreti futiri si presenterà unacornice che lo include). Per lo scetticismo è sufficiente mostrare che i giudici sempre hannodiscrezionalità poiché sempre hanno possibilità di scelta tra una pluralità di significati. Anti-scetticismo Tuttavia la teoria contemporanea dell'interpretazione sembra dominata da un paradigma anti-scettico, teoria detta eclettica, il cui nocciolo è costituito dalla distinzione, casi facili e casi difficili, i giudici non sempre hanno discrezionalità, dato che non tutti i casi sono difficili o dubbi, per i casi chiari vi è una sola soluzione corretta. L'idea di fondo nella distinzione tra casi chiari e casi difficili è che i problemi di interpretazione derivino dalla "open texture" ossia dalla vaghezza del riferimento, propria del linguaggio in cui le norme giuridiche sono formulate, e più precisamente dalla vaghezza dei predicati, ossia dei termini che denotano classi.voltaindividuata la norma, alcuni casi ammettono una soluzione, ossia ricadono univocamente nel campo di applicazione della norma in questione. Ma è proprio nell'individuazione della norma, non nella sua applicazione all'uno o all'altro caso concreto, che si esercita primariamente la discrezionalità interpretativa. Il diritto presenta una duplice indeterminatezza, cui corrispondono due distinti problemi di interpretazione: indeterminatezza dell'ordinamento e indeterminatezza di ogni singola norma. L'indeterminatezza dell'ordinamento solleva problemi di identificazione delle norme vigenti. L'indeterminatezza delle norme solleva invece problemi di sussunzione, ossia problemi di accertamento del contenuto di norme previamente identificate come vigenti. La teoria dell'open texture vede solo questo fenomeno. I problemi di indeterminatezza dell'ordinamento sono antecedenti ai problemi di indeterminatezza di ciascuna norma, nel senso che esigonoIl diritto positivo non distingue tra tesi che cadono fuori o dentro la cornice, anche l'interpretazione attribuisce al testo un significato del tutto nuovo ed è autentica e produce gli effetti giuridici suoi propri come qualunque altra interpretazione. Un obiezione moderata: la cornice presa sul serio. La teoria kelsiana si esaurisce nei 5 primi punti, il sesto non dice nulla sull'interpretazione, il suo oggetto non è l'interpretazione ma l'efficacia giuridica che il diritto positivo connette, alle decisioni interpretative degli organi dell'applicazione. Per la teoria dell'interpretazione si deve distinguere: per un verso, l'interpretazione di testi normativi, ossia l'identificazione delle norme, dall'applicazione di norme precedentemente identificate, per un altro verso, la scelta di un significato dalla creazione di significati nuovi. L'attribuzione ad una disposizione di un significato nuovo, che non rientra nella cornice ha per effetto di allargare la cornice stessa (agli
Una soluzione previa e indipendente. È altresì chiaro che i problemi dell'uno e dell'altro tipo sono intrecciati in qualunque pratica interpretativa. Non di meno si tratta di problemi concettualmente distinti. Occorre insistere che l'interpretazione in concreto presuppone quella in astratto. La teoria anti scettica dell'open texture è una teoria monca che circoscrive il suo orizzonte all'interpretazione in concreto e nulla dice dell'interpretazione in astratto.
CAPITOLO V PROBLEMI D'INTERPRETAZIONE
Le norme non sono l'oggetto ma piuttosto il prodotto dell'interpretazione di un enunciato normativo. Mai o quasi mai un enunciato normativo si presenta univoco, di solito sono equivoci, cioè esprimono potenzialmente più di un significato. Ogni interprete ricava da un enunciato un significato diverso. In molti casi i problemi interpretativi degli enunciati normativi non dipendono dalla loro formulazione linguistica, ma da 3 altri fattori: 1)
sono; 2) limitando le possibili interpretazioni ai soli significati che si adattano alle loro teorie preesistenti. Per risolvere questi problemi di equivocità, è necessario adottare un approccio interpretativo che tenga conto del contesto, delle presupposizioni teoriche e delle diverse tecniche interpretative. In questo modo, si può cercare di ottenere una comprensione più chiara e univoca dei testi normativi.sarebbero; 2)orientando le decisioni interpr in un senso di preferenza di altri.Risolta l'equià i problemi di interpr non sono ancora terminati; gicchè all'interpr si