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L’espansione del catalogo iconografico avviene nel IV sec. su oggetti, sarcofagi, mosaici.

Incorporano temi religiosi neutrali (es. banchetto,pastori) e personaggi di miti classici

riadattati. Poi si passa a rappresentare soggetti sul piano dogmatico. Caratteristica spesso

rilevata è la bassa qualità estetica poiché si tralasciano i dettagli in favore di una più

immediata trasmissione del messaggio.

Le parole e le immagini. di Adriano Ardovino

2.

La committenza esercita un ruolo cruciale nell’orientare l’esecuzione delle immagini ma si

deve supporre che gli artisti già avessero con sé dei parametri assimilati. Si può pensare

che gli artigiani traducessero un testo scritto oppure che riadattassero un sentire comune

derivante dall’ascolto di una catechesi. L’immagine è tributaria più di un sentire che di una

dottrina. Compresenza di elementi biblici e neutri. Si può ritenere che l’iconopoiesi sia

l’illustrazione di un discorso oppure che il discorso e l’immagine si illuminino a vicenda.

Assi discorsivi su cui si basa la comprensione delle immagini paleocristiane: Necessità

teologicamente comandata di farsi immagini (come ha fatto Dio con Cristo); tipologia

paolina in cui tutto è prefigurazione e controfigura di altro. Il cristianesimo si afferma

appropriandosi e riconvertendo elementi cristiani e non-cristiani (unificati ma non dissolti in

una conciliazione senza sintesi sono Cristo e gli dei, vd. lapide di marmo sul sarcofago di

una donna conservata presso Museo Lateranense del III sec).

3.Umiltà dell’immagine e pathos del tempo. di Xavier Vert

Il messaggio cristiano trasgredisce la tripartizione degli stili: si fonde uno stile misto

contemporaneamente umile ed elevato. Solo nel XIV sec. appare il ritratto della passione,

l’assimilazione iconografica dei temi della condanna, del giudizio e dell’esecuzione, perché

si era verificato un difficile ribaltamento concettuale e morale che consiste nell’adottare

come immagine sacra la punizione infamante romana. Humilis opposto a superbus viene a

scoprire il campo semantico dell’umiltà. Valorizzazione dell’espressione bassa,

consacrazione del brutto (vd. tradizione della bruttezza di Cristo che implica l’antitesi della

bellezza di Cristo). Si distinguono due tesi: quella di un Cristo diafano e quella della

connaturata bruttezza del Dio incarnato. Agostino distingue tra le due nature di Cristo:

forma Dei e forma servi. Il concilio in Trullo del 691 sotto Giustiniano II sarà il punto di

arrivo: viene preferita la fisionomia di Cristo con i capelli lunghi e la barba al fine di

avvicinarlo a Giove e all’apoteosi degli eroi immortali. Tertulliano fa della pazienza la

summa virtus. E’ la akolouthia, l’azione del seguire Cristo, che fa riferimento alla sua

humilitas. Pazienza dell’umiliazione, della bruttezza, del corpo, della carne che trova il suo

modello nella patientia Christi. Prima si preferiva ricordare lo splendore e la vittoria, ora

l’ignominia e l’orrore. Questo rovesciamento nella nomenclatura si trova anche nell’arte

figurativa.

4.Dal punto di vista formale esiste un’arte cristiana? di Eugenio Russo

I cattolici romani vedono nella natura la perfezione spirituale. Per essi la natura imperfetta

è l’unico legame con lo spirito. L’arte paleocristiana probabilmente dà notevole importanza

all’elemento organico ma in nessun modo la natura è in competizione con l’uomo: si

mostrano entrambi come qualcosa di perituro e li fecero intenzionalmente brutti.

5.L’incontro di due nuove visioni: la fede cristiana e Plotino. di Stephane

Bigham

Non si sa niente delle prime immagini cristiane. In campo letterario invece possiamo

identificare come primo documento gli Atti di Giovanni del 125-150 che presentano alcune

analogie con la Vita di Plotino. Come Giovanni, anche Plotino si rifiuta di far dipingere il

suo ritratto poiché per entrambi non ha alcun valore l’immagine umana del divino. I loro

discepoli però, ne hanno fatta dipingere una a loro insaputa. Plotino sostiene che la vera

bellezza è un’esperienza mistica che si rivela nella dimensione del Nous. Lo scopo

dell’immagine artistica è quello di aiutare lo spettatore a risalire verso l’Uno. Alcuni studiosi

hanno indicato dei procedimenti che permettono di rappresentare uno spazio metafisico:

tutto in primo piano, dettagli secondari, prospettiva rovesciata, eliminazione ombre,

smaterializzazione corpi umani, forme geometriche, riduzione profondità spaziale.

Differenze con l’arte greco-romana: rifiuto mimesis, del godimento estetico, immagini volte

solo al contenuto senza uso decorativo, adozione della visione frontale per favorire il

contatto, riduzione spazio tridimensionale, indifferenza verso il paesaggio, esclusione della

visione diretta della morte e del martirio, anonimato degli artisti. E’ probabile che la cultura

cristiana non abbia avuto niente a che vedere con Plotino, ma ci sono posizioni estetiche

d’impressionante somiglianza: il filosofo ha teorizzato la sua visione della bellezza, i

cristiani dei primi secoli hanno dipinto senza teorizzare.

6.Il tramonto di mimesis per Plotino e i primi cristiani. di Pietro Del Soldà

Plotino sancisce il tramonto delle nozioni classiche di physis e mimesis. Sostiene che il

sensibile è collocato in fondo ad un processo tutto interno all’essere, non lo separa dal

mondo delle idee. La materia è una spiritualizzazione dell’essere: il mondo è frutto

dell’attività di pensiero e anima. L’uomo è calato alla nascita in questo mondo che è ombra

nella luce ed è chiamato a riscattarsi. Egli intravede soltanto la forma, gli appare sporcata

e deve seguire l’intelletto. Svolgono un ruolo fondamentale le immagini, che sono

strumento funzionale all’ascesa dell’anima individuale. L’anima che contempla la bellezza

è l’anima che contempla se stessa, poiché la bellezza è nello sguardo che non ha più nulla

di fisico. Le immagini devono rispondere a criteri antimimetici perché la prospettiva

spaziale è un inganno (significa materia e quindi oscurità). L’immagine bella è priva

dell’inganno dei colori tenui, derivanti dai colori primari (devono essere netti, puri). Grabar

sostiene che la visione di Plotino non ha condizionato le immagine cristiane. Egli distingue

due periodi: prima di Costantino iconografia semplice, essenziale, immagini isolate senza

contesto, tema del Buon pastore; dopo l’editto fase nuova con l’avvento dei committenti e

delle raffigurazioni per adornare i sarcofagi che si esprime nella ricerca di nuove forme

espressive attinte dal mondo pagano.

7.Immagine e relazione. di Roberto Diodato

Casel cerca di dimostrare la natura essenzialmente misterica del culto cristiano e i legami

con i misteri pagani. L’immagine diventa veicolo tra visibile e invisibile. Vi è però un

mutamento nel paradigma ontologico: l’essere coincide con ciò che deve essere

realizzato, è immagine di (verità). Vd. le creature che sono a immagine e somiglianza del

Creatore. Si crea una situazione paradossale: l’immagine è insieme l’altro e lo stesso,

tiene insieme la storicità e la visibilità del Figlio e la trascendenza del Verbo. Per il

cristianesimo esiste l’immagine di Cristo che è dotata di una pienezza ontologica pari a

quella del suo principio.

8.L’idolo e l’immagine. di M. Feyles

Per Voltaire non c’è differenza tra la posizione cristiana e quella pagana sul culto delle

immagini, e dimostra che l’idolatria presa alla lettera è impossibile. Marion sostiene che

l’idolo è il prodotto di uno sguardo idolatrico: la virtù della sua apparenza trattiene lo

sguardo, impedisce di rivolgersi ad altro, non ammette alcun invisibile. Oppone all’idolo

l’icona (è ciò che provoca una visione, la sua visibilità fa cenno all’invisibile). Il divino è

presente in entrambi ma nel primo in maniera ridotta, finita. Ogni epoca ha i suoi idoli

perché si tende sempre a ridurre il divino alla capacità di comprensione. Nessun uomo è

veramente al riparo dalla tentazione idolatrica: nel mondo moderno assume una forma

teoretica, gli idoli moderni sono concettuali e la postmodernità mira alla loro decostruzione

ed è destinata al fallimento. Ogni pensiero che tenti di ridurre il divino è idolatrico ed il

sapere assoluto ne fa sempre parte. L’idolatria è estetica, concettuale e pratica (per Paolo

l’avarizia, l’amore per il denaro sono forme di idolatria poiché l’oggetto ultimo del desiderio

deve essere sempre Dio). Vd. idolo eterno di Rodin.

9.Ritratto dell’anima. di Giuseppe Fornari

Dell’aspetto fisico di Gesù non si sa nulla, il suo volto resta variabile nei primi secoli

dell’arte cristiana. Nel discorso di addio pronunciato a Mileto da Paolo si deduce

l’importanza del volto in quanto manifestazione dell’anima, l’insostituibilità collegata al

volto di chi testimonia Cristo. Nell’arte romana si mirava al soddisfacimento di determinati

requisiti di censo o di potere; nell’arte imperiale lo scopo era fornire la sostituzione

simbolica della persona giuridica e politica; con Porfirio (Vita di Plotino) la somiglianza

esteriore va ricondotta alla manifestazione dell’Uno; negli Atti di Giovanni vi è un completo

rifiuto dell’arte figurativa, simboleggiata dal fatto che Giovanni non si riconosce nel vedere

il proprio ritratto. Esorta Licomede a diventare nella sua anima il ritratto di Cristo.

10.Il sistema-immagine nello spazio cristiano. di Maria Andaloro

A differenza di quanto accade nel mondo antico precristiano, in quello cristiano le immagini

dipinte sono fatte per essere viste sempre. Le catacombe lo dimostrano: lo spazio

funerario è frequentato dai vivi e le immagini sono destinate a loro. L’immagine aderisce

senza mediazione al cuore del cristianesimo: la persona di Cristo come immagine visibile

del Dio invisibile. La legittimazione avviene nel 787 con in concilio niceno II in cui i Padri

promuovono la riconciliazione verso le immagini sacre. Le figure del committente e del

pittore sono così codificati: ai Padri appartiene l’idea, di essi è la tradizione; solo l’arte è

del pittore. La dimensione rappresentativa si ancora alla parola scritta, mentre nel mondo

classico questo non esiste. La civiltà cristiana si prefigura come civiltà del libro e

dell’immagine. Nella Biennale di Venezia nel padiglione della Santa Sede viene esposta

l’opera In Principio e nasce a prescindere dalla considerazione del luogo. In questo m

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A.A. 2016-2017
7 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiaracalselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Guastini Daniele.