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Duttilità
La duttilità è una risorsa essenziale delle strutture le considerazioni fatte in precedenza su tutti i tipi di materiale che obbedirno ricordando comunque la possibilità di andare all'esterno del campo elastico sfruttando le risorse plastiche.
In teoria prevede la possibilità di uscire dall'ambito del comportamento elastico lineare e considerare potenzialità dell'ambito plastico.
Ci sono materiali che comunque hanno un comportamento del tutto assimilabile a quello elastico lineare e altri che avranno un comportamento elastico e plastico.
Logicamente il rapporto dei materiali varia in relazione alla natura dei materiali stessi così che possiamo avere:
Struttura in acciaio
Struttura in calcestruzzo
La duttilità è una proprietà tecnologica della materia che indica la capacità di un corpo o di un materiale di deformarsi plasticamente sotto carico prima di giungere a rottura o la capacità di sopportare deformazioni plastiche.
Studiando diversi profili carico/deformazione per i vari materiali, con applicazione di carico ciclico ottenendo una diversa risposta dei materiali determinando le caratteristiche dei materiali stessi.
Il lavoro accumulato dal mio ciclo rappresenta il lavoro (energia dissipata).
È evidente che sfruttando la capacità plastica del materiale il ciclo diventa più ampio e quindi possiamo dissipare più energia.
Questo tipo di approccio elasto-plastico diventa fondamentale nel campo sismico.
I nostri sistemi, in presenza di azioni sismiche, sono sollecitati da una forte azione dinamica che si traduce sulla struttura in azioni cicliche.
Posso ipotizzare che il mio sistema debba obbligatoriamente avere un comportamento elastico oppure posso ipotizzare che abbia una risposta elasto-plastica.
Tuttavia, se richiedo ad una struttura uno spostamento più noto, questo sarà molto più grande della forza corrispondente (fy) ecco che esso rientra nel campo elasto-plastico.
CAMPO ELASTICO
CAMPO ELASTO PLASTICO
fy < f0
DIAGRAMMA CARICO SPOSTAMENTI
MOMENTO-CURVATURA
3) DUTTILITA' STRUTTURALE O DI UN ELEMENTO STRUTTURALE
μ = εc / εy → φu / φy rotazione rispetto ad una corda (con cedimento più graduale)
Possiamo quindi definire la duttilità come l'attitudine di una struttura a deformarsi in campo anelastico.
CARICO - COMPOSIZIONE
Fig. 6.1. Load-deflection behavior of a flexural member: COMPOSIZIONE DUTTILE Brittle behavior Comp. fragile
Valutazione della resistenza di progetto
Sezione soggetta a sforzo normale
Completa plastificazione della sezione
Np = A fy
(WB) Sono necessarie alcune precisazioni in funzione della sollecitazione (trazione o compressione)
Sezione soggetta a flessione semplice
Al limite elastico: ε = εy
Il momento al limite elastico My o Me vale
My = fy 2J/h = fy Wex
Per quanto riguarda il comportamento elastoplastico (completa plastificazione sezione, flessione, ε > εy)
M = 2 ∫0z fy z2/z2 bdz + 2 ∫zh/2 fyzbdz
Se ε = ∞
M = Mp = fy 2S = fy Wp
- momento raggiunto alla completa plastificazione della sezione
- modulo di resistenza plastico
dove S è il momento statico di una sezione rispetto all'asse neutro
S = ∫0h/2 zbdz
Mp = momento ultimo al valore My ancorato alle relazioni, quindi obbedi alle funzioni di resistenza E
Utilità delle sezioni inflesse in C.A.
Nel calcolo della duttilità si vuole valutare l'effettiva capacità deformativa della sezione.
L'utilizzo di valori medi (o se più caratteristici) delle proprietà meccaniche dei materiali, non valori di progetto.
Connesso ad un diagramma momento-curvatura con tre punti rilevanti:
- Mcr
- My
- Mu
0 - Trave scarica
0/1 - Sezione interamente reagente
1 - Fessurazione
1/2 - Sezione parzializzata
2 - Snervamento barre armatura
2/3 - Comportamento plastico della sezione
3 - Curvatura ultima/crisi
Avendo una curva che collegasse tutti i tuoi punti. Posso collegarli con linee, schedularizzazione iniziale come fatto sopra. Oppure una schedularizzazione più semplificata.
Ho trascurato il punto 1
Ho trascurato il caso che reagisce al traino, ho collegato l'origine direttamente con il punto 2 e 3
Ho fatto il grafico perché per uno solo valori medi voglio valutare il Mu ma nel più vicino possibile a quello reale.
χ/₀₈ = ξ/ξ₀ ultimamente errato
ϕ/₀ le trovi tramite l'equazione di equilibrio della trazione:
As fy = 0,8 fcd b ξu d
la posizione dell'As neutro all'arto della montatura (lato dx)
ϕ = As fy/0,8 bdfc = As fy (1 - 0,4 ξu)
poi calcolo Mu = As fyd (1 - 0,4 ξu)
e la curvatura ultima vale:
χu = εcu/ξu d
Queste due proprietà individuano le condizioni di montatura
Così ho ottenuto la porzione dei tre punti.
Possa anche calcolare la duttilità della sezione ovvero
μ* = χ/χy
quella quadratica (e ho calcolate)
μ/xy = εcu/ξu d (1 - ϕu)/(εy)
dove ξu = ρm ma ρ = fy As
condiviso e impiego
μ* = χ/χy = εcu/fy (b d fc 0,8) 1/εy
- fortemente armate
- aggiungo armatura, compromesso comprimo duttilità
- armature, la, duttilità della
- irrobustibilmente duttile
Duttilità delle sezioni pressoinflesse
Dopo avere valutato tutti questi aspetti andiamo a considerare nel caso la flessione e nel caso di pressoflessione. Procediamo più e scelgine con strutturare e un pilastro su cui agiscono N e M (pressoflessione).
Il dominio di resistenza della sezione non sarà un intervallo di valori limitati esso avrà due dimensioni perché dipenderà contemporaneamente solo dal M che dal N e sarà qualcosa di questo tipo.
Si nota che se aumenta N/fy aumenta anche e lubrimento rimane una parallelamente riduce significativamente la duttilità.
Questo perché μ = X0 quindi tanto più grande è X0 tanto più X0 μ sarà graduale (immaginiamolo che X0 Yt = cos(χ0)).
X0μ raggiunge per curvi del decremento compresso
Confinamento del Calcestruzzo
Supponiamo di avere un provino cilindrico caricato con carico assiale, per confinamento vuol dire che viene l'applicazione del carico anulare, applicandolo come resultante delle forze trasversali sullo stesso provino:
Provando ad ipotizzare che la composizione data la risultante
Lo schema precedente è da rivedere sotto l’angolatura della disposizione degli inerti immaginando di applicare un carico anulare a questi inerti le forche tendono di rimuoverli inerti, riesci a formulare l'ipotizzare che si propaghi ulteriormente l’azione del carico che colpisce gli inerti stessi.