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MISSIROLI
1934-
Inizia come assistente di Strehler, trascorre dal 1960 al 1962 al Piccolo di Milano
come regista: 2 rappresentazioni polacche sconosciute, con allestimenti cupi e
grotteschi, uso di luci cupe e elementi clowneschi e numeri di cabaret = spettacoli
di denuncia
1972 “La locandiera” di Goldoni: Missiroli trasforma la locandiera leggiadra e
solare, Mirandolina, in una donna sgradevole e meschina
1973 Teatro politico = “Irreperibilità. A proposito di Liggio”: atti processuali della
commissione parlamentare antimafia
1976 -1984 Fase 2 = direttore del Teatro stabile di Torino: mette in scena: “ I
giganti della montagna” di Pirandello nel 1979, “La villeggiatura” di Goldoni nel
1981, “La mandragola” di Macchiavelli nel 1983. Il primo ha il tema della finalità del
teatro nella società odierna; la scenografia è di Job, la villa degli Scalognati è un
cratere di metallo concavo; non vi è III atto, termina lo spettacolo con la
capocomica Ilse che non muore (diversamente dalla versione di Strehler, in cui
muore) ma finisce solamente a terra. Nel secondo, l’apparato scenico è composto
da una quarta parete a chiusura del boccascena dentro cui si apre un grande buco,
su una piattaforma girevole recitano gli attori = visione spietata della classe
borghese che appare al regista come falsa e cialtrona, dominata dal culto del
denaro. Nel terzo, la scenografia è una vista di una piazza devastata da una
cataclisma che l’ha fatta implodere dal di dentro; i personaggi sono in abiti eleganti,
moderni, da cerimonia = satira machiavelliana del cabaret: Missiroli conserva gli
intermezzi originali fra un atto e l’altro, ma fa interpretare le canzoni dagli attori che
salgono in proscenio a cantare, uscendo dal loro personaggio, rivolgendosi al
pubblico.
1990 “Capitano Ulisse”
2001 “L’importanza di essere onesto” di Oscar Wilde
COBELLI
1933-
“Cabaret ‘59” & “Cabaret ‘60”: presentati al Teatro Girolamo di Milano con la regia
di Missiroli
Comunità teatrale dell’Emilia Romagna: nel 1968 mette in scena “Gli uccelli” di
Aristofane, in cui Cobelli si ispira al Living ( gli animali sono interpretati come
personaggi, una massa di corpi nudi, dipinti di nero, si muovono strisciando e
emettendo suoni a simulare le battute), e nel 1969 “Woyzeck”.
Fase Teatro stabile dell’Aquila: visione pessimistica e amara della realtà, il mondo è
corruzione e marciume. Il compito del teatro è quello di smascherare il guasto che
c’è nel mondo, nel teatro, attraverso il parodico e il grottesco.
La maturazione avviene con “ Prova de la Figlia di Iorio” di d’Annunzio nel 1973
1972 “ Antonio e Cleopatra” di Shakespeare (riproposto nel 1974 e 1988): vi è lo
scontro fra due civiltà, quella egiziana di Cleopatra è destinata a perire.
1979 “ La locandiera”: la società subisce un declassamento verso il basso, la
locanda di Mirandolina diventa una microazienda in cui la proprietaria agisce solo
per il suo tornaconto economico. Lo spazio scenico è spoglio, si popola di una
moltitudine di immagini, segni, citazioni extratestuali (innumerevoli figure di
contorno che riempiono la scena, come nani, manichini, efebi e schiavi). A
differenza, il marchese e il conte, e il cavaliere che si muovono sulla scena come
morti viventi col trucco sfatto.
1981 “ Turandot” di Gozzi
1997 “Morte di un commesso viaggiatore” di Miller per il Teatro Eliseo in Roma
1993 “Troilo e Cressida”
1999 “Vita e morte di re Giovanni” tutte di Shakespeare
2001 “Macbeth” di Shakespeare musicato da Verdi
SCAPARRO
1932-
“ La venexiana” di un anonimo del ‘500, presentato al Festival di Spoleto nel 1965: la
regia si distingue per l’essenzialità, la scena è un palcoscenico spoglio, senza arredi.
Fase 1 = direzione del Teatro stabile di Bolzano intorno al 1969, mette in scena
“Amleto” di Shakespeare ( in cui non domina la vendetta ma l’angoscia civile e
esistenziale di Amleto) con la parte di Amleto affidata a Pino Micol (contravvenendo
alla tradizione di Amleto come mattatore), un attore giovane e sconosciuto.
Fase 2 = 1975, Teatro Popolare di Roma, mette in scena “Riccardo II” con
protagonista sempre Pino Micol, e “Cirano de Bergerac”: lavoro di traduzione in
prosa, impianto scenico che elimina la sontuosità per un unico piano in legno
inclinato
1978 “Giulio Cesare”
Fase 3 = interruzione Teatro Biennale di Venezia intorno al 1979 in cui Scaparro
riprende l’uso del carnevale
1983 Scaparro abbandona Venezia = Fase 4 di nuovo incarichi e progetto
multimediale come la lettura del “Don Chisciotte” di Cervantes: film di 2 ore, 5
puntate di sceneggiato tv e spettacolo teatrale che nel 1984 racconta il viaggio di
Don Chisciotte dentro la fantasia.
1988 “Vita di Galileo” di Brecht: punto di attenzione è la figura di Galileo e il suo
rapporto con le istituzioni
1989 “Una delle ultime sere di carnevale”: analogia fra bottega e teatro, Anzoletto
è un artista italiano costretto ad emigrare
1990 = Fase 5 di nuovi incarichi e spettacoli e mette in scena “Liolà”, “Enrico IV”, “Le
mille e una notte”: collage di racconti, narrati da personaggi e coordinati da un
cantastorie (Massimo Ranieri).
1998 “Il gabbiano” di Cechov
MASSIMO CASTRI
1943-
Frequenta i testi di Pirandello, Ibsen, Goldoni ed Euripide.
1976 “Vestire gli ignudi” per il Centro Teatrale Bresciano in cui vi è un enorme
lavoro sul testo, il regista è autorizzato grazie all’analisi del testo, a scomporre e
ricomporre il testo stesso, isolando alcune scene e invertendole. I personaggi sono
chiusi in un mondo immutabile, lacerati da una doppia volontà: di adagiarsi in
questa immutabilità e di opporsi a questa. Ersilia, la protagonista, è una serva che
lotta contro il mondo ottuso, che vuole ribellarsi, può trovare pace però solo nel
suicidio.
1978 “La vita che ti diedi”: dialettica fra madre e figlio
1980 “Rosmersholm” di Ibsen: lo smontaggio del testo è clamoroso, il palco è uno
spazio sdoppiato, stanza da letto divisa da un muro; i protagonisti non si incrociano
mai di persona ma svolgono esattamente le stesse mosse.
Svolta nel 1985 con “Il piccolo Eyolf”: non smonta più il testo ma lo recupera
interamente perché vuol far emergere il significato nascosto
2002 “Borkman” di Ibsen: Borkman, folle e allucinato, muore in una foresta che si
rimpicciolisce ad un unico albero intorno al quale le sorelle (moglie e amante del
protagonista) gli danno l’estremo saluto.
1978 “Edipo re” di Seneca
1983 “Trachinie” di Sofocle
1989 "Progetto Euripide” = Castri vuole colmare l’assenza in Italia di scuole per la
formazione di attori, con lo scopo appunto di offrire ai giovani la possibilità di
trovare strumenti corretti per interpretare un testo. Castri è affascinato dal tema dei
giovani e dei figli, specialmente “Oreste”
1992 Castri affronta Goldoni e la sua trilogia della Villeggiatura: la separa, le dà
autonomia. Sono: “Le smanie della villeggiatura”, “Le avventure della villeggiatura” e
“ Il ritorno della villeggiatura”. La seconda è messa in scena con un doppio cortile
chiuso da alte pareti = prigione che soffoca la felicità; la terza ha come fulcro il
personaggio maschile che raggiunge un livello altissimo di sclerosi e Castri lo fa
muovere su scale. MARCUCCI
1932-
Teatro sul tono del grottesco e dello sberleffo irriverente
Fascino della cultura slava e russa, scopre Stanislavskij e Mejerchol’d.
1969 il teatro si ribella: le compagnie tradizionali private cedono sempre più il
passo alle cooperative artistiche e nasce così il Gruppo della Rocca, la prima
cooperativa autogestita in Italia.
“Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare: pochi mezzi, per la scena si
avvale di Luzzati, il palcoscenico è una aula scolastica con banchi di legno, la
descrizione del bosco è un telo verde scosso dagli attori.
1977 “Ballata e morte di Pulcinella”: compresenza di maschere, motti e trucchi
buffoneschi e uso del dialetto. Pulcinella è una maschera servile e ruffiana, che si
vende al potere. La scena di Damiani inquadra il palcoscenico con teli bianchi, cala
dal soffitto un telo che si trasforma nel corso dello spettacolo.
1979 “La donna serpente” di Gozzi: fiaba come strumento didattico per verificare
e sperimentare tecniche istrioniche che si rifanno al teatro dei pupi siciliani,
commedia dell’arte e spettacoli di marionette. I costumi sono di Luzzati. Il
palcoscenico è una scatola magica, uso di fondali che salgono verticalmente, quinte
come carte da gioco e un cielo rivestito di stoffa e carta variopinta.
1982 “Il signor Puntila e il suo servo Matti” di Brecht
Fase 1980 – 1990 destrutturazione del linguaggio tipico del teatro dell’assurdo
CESARE LIEVI
1952-
Dà alla parola e alla struttura lo stesso valore, annulla la distanza fra teatro narrativo
e teatro visivo; gli spazi sono chiusi, claustrofobici, poi si dilatano e subito si
ristringono.
1984 “Paesaggio con Barbablù”: Barbablù si muove in una stanza-labirinto,
quinte e sipari si chiudono e si aprono, si zooma sui dettagli. Barbablù uccide ma
poi si innamora.
1985 Fase tedesca e ritorno in Italia
“La miniera di Falun”
“Torquato Tasso”: fragilità dell’artista, stanza chiusa, apertura di porte laterali,
calare di fondali e figure di luce.
1993 “Sei personaggi in cerca d’autore”
1994 “I giganti della montagna”
1995 “ Tra gli infiniti punti di un segmento”: rapporto fra due amici, forse amanti,
ormai per uno dei due è giunta la morte e l’altro non può che affidarsi alla memoria
e al ricordo.
1996 Fase direzione del CTB ( Teatro stabile di Brescia) in cui crede alla