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Nel 1960 si conclude l'esperienza alla Borsa e Trionfo riprende la sua attività registica ma,in
mancanza di una compagnia e di finalità progettuali,rendono il suo lavoro meno coerente e unitario.
Propone un repertorio eterogeneo che va dai classici agli autori contemporanei,con riduzioni teatrali
di opere letterarie del Novecento italiano mentre abbandona i testi del teatro dell'assurdo francese
perché diventati di moda. Nel 1963 debutta come regista nel circuito ufficiale dello Stabile di
Trieste e collabora per due anni sia con Trieste che con Bologna,per il cui Stabile realizza Tamburi
nella notte di Brecht.
Nel 1966 riprende la sperimentazione allestendo in una taverna d Roma uno spettacolo originale:
Synket n.1 definito come burlesque elettronico. Sulla base delle note di un complesso synth si
susseguono diversi numeri su una passerella che divide il pubblico. Sfilano gli attori vestiti di
plastica trasparente o coperti di piume,recitando sketch surreali e comici,facendo streap-tease,
declamando poesie dalla letteratura medievale al d'Annunzio e Brecht. Vengono accostati attori
professionisti a dilettanti,reclutati con un annuncio sul giornale,per creare effetti irreali,grotteschi e
di una vitalità prorompente. Diverso è il risultato di Sinfonia per synket n.2 (Signore,la vostra
musica mi affascina...smak!) dove si incrementa la parte musicale a discapito della recitazione e
dell'originalità.
A questi esperimenti segue un periodo di inattività per poi tornare nel circuito dei teatri stabili e
compagnie private. Dà anche avvio ad un periodo di riscrittura di romanzi e testi letterari,
presentando nel 1970 Sandokan e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla del Labuan che
racconto le imprese di Sandokan all'interno di un salotto borghese del primo Novecento,non meno
soggetto della giungla a violenza e delitti. Qui sono collegati due piani:quello della realtà e quello
della fantasia.
Nel 1972 elabora La signora dalle Camelie di Dumas jr e ricostruisce i meccanismi spietati e
paradossali della società borghese e della sua morale che diventa strumento di violenza e di
distruzione dell'individuo. La pièce ruota attorno alla morte della protagonista e la storia ruota
attorno con intrecci di tempi diversi che permettono di sviluppare in parallelo più scene,unite tra
loro dalla musica.
Nel 1976 allestisce Faust-Marlowe-burlesque composto da citazioni di diverso stile e genere,di
contrapposizioni e giustapposizioni di scene dove emerge il significato che la vera dannazione è la
scoperta della mancanza o della perdita d'identità.
Con Arden di Feversham torna alla drammaturgia elisabettiana,inaugurata con Titus Andronucus nel
1968,di cui esporta la vicenda fuori dal tempo per sottolineare con la violenza è in ogni ambiente.
Anche Arden di Feversham presenta una trasposizione temporale nell'Inghilterra vittoriana per
evidenziare come la società borghese e perbenista fosse percorsa dalla violenza,ipocrisia e crudeltà.
L'ultimo testo messo in scena,prima che un un infarto lo uccida il 6 febbraio 1989,è Però,peccato,
era un gran puttana dove la società elisabettiana diventa simbolo dell'umanità alla ricerca della
propria identità e l'incesto diventa metafora dell'impossibilità a superare le convenzioni sociali.
Nel 1972 è nominato direttore dello Stabile di Torino in modo da dare avvio ad una ricerca unitaria
partendo dal rifiuto del teatro politico ma cercando di svecchiare le strutture dello Stabile. Nel 1972
allestisce Peer Gynt di Ibsen,la cui scena dominata da un letto con le lenzuola che coprono la zona
sottostante che rappresenta l'inconscio di Peer e nel quale prendono vita i personaggi:Peer emana un
mondo,lo pensa e,pensandolo,lo fa vivere.
Seguono spettacoli di valore,reinvenzioni sceniche e controverse interpretazioni. Nel 1976 è
destituito dall'incarico con l'accusa di raccontare se stesso negli spettacoli e di non coinvolgere il
pubblico,che diminuisce in continuazione,oltre che a puntare su un teatro laboratorio non adatto alla
struttura dello Stabile. Trionfo si dedica all'attività con compagnie private e cooperative teatrali,
disperdendo ulteriormente le scelte di repertorio.
Nel 1980 viene nominato direttore dell'Accademia nazionale d'Arte Drammatico Silvio D'Amico,
accolta con soddisfazione all'interno della stessa,con perplessità e riserve dal resto del mondo
teatrale che vedeva in Trionfo solo un regista d'avanguardia. Trionfo sollecita una maggiore
tensione professionale negli allievi per far scaturire un senso critico e una più attiva partecipazione,
oltre che il confronto con artisti attivi sulla scena. Vengono introdotte discipline come la scherma,la
danza,lo studio delle maschere e del trucco. Trionfo cura l'allestimento dei saggi di fine anno,mentre
prosegue la sua attività di regista con vari progetti,tra cui quello ambizioso di recuperare il teatro di
parola proponendo tre testi di D'Annunzio. Trionfo reputa D'Annunzio l'unico poeta italiano di
respiro europeo ed allestisce La città morta,Francesca da Rimini e La nave. Mette in risalto la forza
evocativa della parola e alleggerisce il nucleo drammatico senza modificarlo,punta su una
scenografia essenziale. Nel 1988 allestisce anche Viva la pace un collage di testi tratti da Aristofane,
la cui scenografia accentua ulteriormente il motivo del vuoto di valori e del caos.
Giuseppe Patroni Griffi (1921-2005) preferisce definirsi scrittore ma può essere considerato a tutti
gli effetti un uomo di teatro completo. Appartiene al mondo del teatro e la sua drammaturgia è
scritta per essere rappresentata:si sente superiore al regista perché Patroni Griffi,oltre ad allestire i
testi,li scrive anche.
Patroni Griffi si forma a Napoli,città con la sue tensioni e contrasti che emergeranno nei suoi lavori.
A Napoli stringe amicizia con importanti personalità dello spettacolo e fa parte di un gruppo a-
fascista all'interno dei GUF,cosa che gli permette di scrivere e pubblicare sul rotocalco 9 maggio
articoli e poesie ostili al regime. Lavora nella radio angloamericana nel 1943 per poi trasferirsi a
Roma nella radio di Stato e nel 1950 scrive il primo radiodramma Il mio cuore è al Sud,al confine
tra letteratura e drammaturgia.
La prima commedia è Lina e il cavaliere,ma inaugura la sua attività drammaturgica con D'amore si
muore per la regia di De Lullo.
Inizia una collaborazione intesa ed esclusiva con la Compagnia dei Giovani creando un rapporto
costante con la scena e la possibilità di scrivere stando a contatto con gli attori e avendo
un'immediata rappresentazione. Lavorando con gli attori può costruire su di loro i personaggi del
suo teatro,tutti connotati dal regionalismo sinonimo di emarginazione. La scrittura scenica,
nonostante l'uso del dialetto,è capace di far emergere emozioni e riflessioni. Patroni Griffi
destruttura lo spazio scenico che diventa mentale.
Nel 1974 firma la prima regia con il suo testo Persone naturali e strafottenti dove i personaggi
disadattati sono lo specchio della sofferenza universale. Del 1982 è Gli amanti dei miei amanti sono
miei amanti dove la soprano Paloma,metafora dell'umanità,è alla ricerca dell'amore che il mondo
falso in cui vive le nega. Dell'anno successivo è Camurriata che unisce la parola camorra e
tamurriata,un ballo antico napoletano. Nel 1999 scrive ed allestisce Una tragedia reale dove lo stile
favolistico napoletano serve per dipingere grottescamente i sentimento,emozioni e reazioni in
seguito alla morte di Lady D.
Tra il 1962 e il 1985 si dedica anche al cinema. Il 1965 è il suo debutto come regista del testo-
scandalo postumo di V.Brancati,La governante,che racconta la vicenda di una governante lesbica
nella provincia siciliana. Fu un successo,inaugurando la fortunata carriera del napoletano. Nel 1966
allestisce allo Stabile di Roma il suo primo Pirandello,Vestire gli ignudi per poi allestire O di uno o
di nessuno,Sei personaggi in cerca d'autore. Per i cinquant'anni dalla morte dell'autore allestisce
con lo Stabile del Friuli Venezia-Giulia tre testi meta-teatrali:Questa sera si recita a soggetti,Sei
personaggi in cerca d'autore e Ciascuno a modo suo invertendoli rispetto all'ordine di
composizione per avere una compagnia affiata per l'allestimento di Ciascuno a modo suo,il testo più
ostico. La Trilogia dà inizio alla fortunata collaborazione con lo scenografo Aldo Terlizzi che
realizza un'unica scena per i tre spettacoli:due grandi teli di seta montati ad ellissi che,muovendosi,
svelano il palco da prospettivi diverse e permettono di mettere al centro la parola.
Patroni Griffi torna a Pirandello nel 1992 con Trovarsi interpretato da Valeria Moriconi che unisce
riflessione sul tormento femminile e analisi del rapporto tra arte e vita d'attrice. Nel 1995 con un
rinnovato cast propone Questa sera si recita a soggetto e due anni dopo,la terza edizione di Sei
personaggi in cerca d'autore.
Altro autore molto amato è Raffaele Viviani di cui allestisce,nel 1997,Napoli notte e giorno con un
attento lavoro filologico ed estetico sul dialetto napoletano che viene recuperato in tutta la purezza e
mettendo in risalto la tragicità dei personaggi,portatori di valori universali.
Allestisce anche Oreste di Alfieri di cui recupera la centralità della parola;si avvicina a Molière,De
Filippo ed Eliot.
Patroni Griffi presenta un rispetto sacrale nei confronti della parola perché il regista deve
rappresentare il testo e non riscriverlo.
Nel 1995 allestisce Romeo e Giulietta in un originale traduzione-adattamento con termini scabrosi,
tipici dell'età dei protagonisti.
Fra gli ultimi allestimenti Hollywood,ritratto di un divo che è un esempio di musical italiano
realizzato secondo lo stile USA e Il grande campione che racconta la passione sfortunata tra il
pugile Marcel Cerdan e la soubrette Edith Piaf. Entrambi costruiti sulla persona di Massimo
Ranieri.
Patroni Griffi si confronta anche con la lirica:Tosca e il videokolossal della RAI La Traviata.
Tra il 1978 e il 1981 dirige il Piccolo Eliseo di Roma proponendo una programmazione innovativa e
controcorrente per attirare un pubblico ampio e variegato.
Mario Missiroli,Giancarlo Cobelli,Maurizio Scarparro.
Mario Missiroli (1934-2014) si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica di Roma nel 1957 e
inizia a lavorare come assistente di Strehler al Piccolo tra il 1960 e il 1962. A Strehler deve molto
per l'acquisizione di tecnica e l'approccio professionistico ma lascia l'ente milanese per poter
esprimere meglio le proprie idee. A differenza di Strehler,Missiroli ha una visione pessimistica del
mondo e vede nella provocazione,nel grottesco e nel parodistico l'unica chiave di lettura del reale.
Nel 1969 alles