Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Riassunto esame Teatro, prof. Bentoglio, libro consigliato Il teatro dell'elfo, Tisano, Rondelli Pag. 1 Riassunto esame Teatro, prof. Bentoglio, libro consigliato Il teatro dell'elfo, Tisano, Rondelli Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teatro, prof. Bentoglio, libro consigliato Il teatro dell'elfo, Tisano, Rondelli Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teatro, prof. Bentoglio, libro consigliato Il teatro dell'elfo, Tisano, Rondelli Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

2. LE SCELTE DRAMMATURGICHE TRA REPERTORIO E

REALTA’ SOCIALE

L’INCONTRO CON IL THÉÂTRE DU SOLEIL DI ARIANE MNOUCHKINE

Incontro che costituisce senza dubbio un punto di svolta per la giovane compagnia.

Emblema del “teatro-festa” il Théâtre du Soleil è un teatro alternativo costruito su

elaborazioni/creazioni collettive, sulla prevalenza del corpo sul testo, e sulla tendenza a

coinvolgere il pubblico durante le rappresentazioni. Tutti fattori che influenzano

grandemente la prima stagione dell’Elfo.

Ed infatti nel 1975 viene messo in scena “1789: Scene della Rivoluzione Francese”, una

grande festa a cui prendono parte maschere, marionette, pantomime.

IL RAPPORTO CON SHAKESPEARE

Uno dei più importanti drammaturghi della cultura occidentale e spesso considerato il

poeta più rappresentativo del popolo inglese. Vissuto sotto il regno della Regina Elisabetta

I - periodo di enorme fioritura artistica e culturale Età Elisabettiana – e dunque a cavallo

fra il XVI e il XVII secolo - periodo in cui andava realizzandosi il passaggio da società

medievale a società moderna – egli riversò nel proprio teatro i suddetti cambiamenti,

scardinando totalmente ogni possibile definizione di teatro a lui precedente (superate le

unità aristoteliche di azione – spazio – tempo). Il teatro shakespeariano al suo tempo ebbe

una funzione di provocazione, sconvolgimento e distruzione di qualsiasi luogo comune a

sé contemporaneo; solo a seguire divenne un classico.

1981: il Teatro dell’Elfo mette in scena “Sogno di una notte d’estate” (G. Salvatores),

rappresentazione che andrà a costituire lo spettacolo cult della compagnia. Protagonista

della storia è un amore inafferrabile e incontrollabile, capace di prendersi gioco della

ragione umana. La vicenda si sviluppa su un piano tridimensionale: il giorno (= la

razionalità) – a cui appartengono Teseo, Ippolita, Lisandro, Ermia, Elena e Demetrio –, la

notte (= l’irrazionalità) – i cui signori sono Oberon e Titania –, la messa in scena della

tragedia Piramo e Tisbe ad opera del gruppo di artigiani della corte di Teseo (= la

comicità).

“Musical rock da Shakespeare” – con accompagnamento della Pfm – la musica riveste

all’interno della rappresentazione un ruolo fondamentale, soprattutto per quanto riguarda il

secondo livello narrativo, la notte. Dice infatti Salvatores: “La musica è fra le arti quella

che è più vicina al’irrazionale, al sogno e alla magia”.

Numerose furono le versioni del Sogno che seguirono la prima dell’81, come anche le

messe in scena di altri grandi classici del Bardo: Amleto, Il mercante di Venezia, Romeo e

Giulietta… Ed in ognuna di esse l’Elfo ha voluto rivendicare la volontà di ripresentare

l’anima originale del testo, di quello Shakespeare rude, graffiante e talvolta volgare che

tanto aveva sconvolto il teatro suo contemporaneo.

IL RAPPORTO CON PINA BAUSCH

Tra le più importanti e note coreografe mondiali, la Bausch ha diretto

dal 1973 il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, con sede aWuppertal, in Germania. Il suo

nome è legato al termine Tanztheater (teatro-danza), adottato negli anni '70 da alcuni

coreografi tedeschi - tra cui la stessa Bausch - per indicare un preciso progetto artistico

che intende differenziarsi dal balletto e dalla danza moderna e che include elementi

recitativi, come l'uso del gesto teatrale e della parola, con precise finalità drammaturgiche.

La novità del suo lavoro non consiste tanto nell'invenzione di nuove forme e nuovi gesti,

da riprodurre uguali a se stessi, quanto nell'interpretazione personale della forma che si

vuole rappresentare, entrambe sostenute dal concetto basilare del rapporto (che è della

danza così come di ogni forma di vera arte) tra fragilità e forza. I danzatori sono chiamati

alla creazione delle pièces (che Bausch denomina stück) attraverso l'improvvisazione

generata dalle domande che la coreografa pone loro. Per questo motivo gli interpreti della

compagnia della Bausch vengono spesso denominati con il neologismo di danzattori.

Infatti essi non ricoprono solamente il ruolo di danzatori, ma anche quello di attori e di

autori dell'opera.

E all’interno del teatro dell’Elfo abbiamo visto essere di fondamentale importanza il

rapporto fra la recitazione e la danza, come pure fra la recitazione e l’innovazione: non c’è

dunque da stupirsi se una delle sale del Teatro Elfo Puccini sia dedicata alla coreografa.

IL RAPPORTO CON LA DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA

Alla drammaturgia contemporanea la compagnia si dedica con grande interesse a partire

dagli anni ’80, lottando contro i pregiudizi dei direttori di quei teatri che, temendo

l’insuccesso presso il pubblico, si dedicavano ad una produzione prettamente tradizionale.

RAINER WERNER FASSBINDER: regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo; fu

uno dei maggiori esponenti del Nuovo cinema tedesco degli anni settanta-ottanta.

Prima membro dell’Action-Theater si distacca da questo in seguito a dissidi con i

fondatori e fonda lui stesso un nuovo gruppo: l’Antitheater.

Il primo spettacolo di Fassbinder che De Capitani e Bruni decidono di mettere in

scena è “Le amare lacrime di Petra Von Kant” (1988), prima regia a quattro mani

dei due. E’ la storia di Petra, affermata stilista, e del suo travagliato rapporto

amoroso con la modella Karin. Un amore in cui vincitore è colui che ama di meno: e

Karin infatti abbandonerà Petra, la quale cadrà nella più cupa disperazione.

Espressa alla perfezione dunque una della tematiche più ricorrenti nel teatro

fassbinderiano: il male delle relazioni di coppia, all’interno delle quali prevale la

logica della sopraffazione.

Il testo teatrale si conclude con le scuse di Petra alla sua segretaria Marlene, muta

e sottomessa, alla quale la stilista propone d’ora in avanti un rapporto umano e

paritario.

La scenografia è alquanto scarna: un letto soltanto – prima bianco poi rosso – e

nella scena finale una vasca. Il pavimento riproduce una passerella da sfilata che

invade parzialmente la platea.

Convivono l’effetto di straniamento – esercitato dall’utilizzo di microfoni,

amplificatori, trucchi sonori – e il processo di coinvolgimento del pubblico, al

quale la protagonista si rivolge in un vero e proprio monologo ad esso indirizzato,

quasi fosse la cantante di un night che ridiscende fra le sedie degli spettatori.

De Capitani e Bruni pensano per questo spettacolo ad un’idea nuova di interprete:

l’interprete non è rappresentando, ma rappresentando è.

Seconda messa in scena di Fassbinder è “La bottega del caffè” (1991),

rivisitazione dello stesso dell’opera goldoniana (ancora regia a quattro mani da

parte di Bruni e De Capitani).

Ambientazione è una Venezia sporca e cupa, un luogo degradato abitato da

personaggi altrettanto degradati e caricaturali ( la recitazione è enfatica e ad

ognuno di essi è attribuita una diversa inflessione dialettale); la scenografia è

costituita da una piscina colma d’acqua che occupa l’intero spazio scenico. La

rivisitazione di F. vede lo spettacolo concludersi tragicamente e violentemente con

l’omicidio di Don Marzio, l’antagonista.

Nella stagione ’98-99 debutta invece “I rifiuti, la città e la morte”, testo tramite il

quale Fassbinder si proponeva di sdoganare il tabù dell’antisemitismo. Di fatto poi

la piéce fu largamente criticata, poiché scambiata essa stessa per antisemita. E’ la

storia di una giovane prostituta, Roma B e della sua storia prima con il protettore

Franz – che si scoprirà a seguito omosessuale – e poi con il ricco ed intoccabile

speculatore edilizio A., ebreo. Questi vuole vendicarsi del padre di Roma, ex

ufficiale nazista responsabile della morte dei suoi genitori e che ora si esibisce

come cantante travestito. Il susseguirsi degli eventi conduce Roma a allo straziante

ma ardente desiderio di morire: soltanto A. si dimostrerà in grado di amare davvero,

uccidendo la donna.

TONY KUSHNER: è con la messa in scena del suo colossal americano “Angels in

America” che gli Elfi inaugurano nel marzo 2010 il multisala Elfo Puccini: una

maratona di circa sette ore costituita da due parti: Il millennio sta arrivando e

Perestroika.

Le tematiche principali di questo spettacolo (poi reso anche mini serie televisiva

trasmessa dalla HBO) sono sì universali, ma strettamente legate alla storia

americana, motivo per cui inizialmente Bruni e De Capitani si mostrarono diffidenti

di fronte alla sua realizzazione; “poi c’è stato l’11 settembre. Il mondo è diventato

d’improvviso più brutto, più pericoloso, ma anche, stranamente, più piccolo” (F.

Bruni). Sono queste tematiche l’AIDS, malattia che sta a simboleggiare il germe

della corruzione ormai insito all’interno della società; le identità e le ipocrisie

politiche, razziali e religiose; i rapporti di potere, ecc. Kushner sceglie di accrescere

la carica provocatoria dell’opera inserendo figure realmente esistite: Roy Cohn e i

coniugi Rosemberg, condannati a morte con un’accusa pretesto perché comunisti.

La stessa visione politico-religiosa di Kushner è molto complessa: egli,

omosessuale, sposa

il proprio compagno in una chiesa sconsacrata alla presenza di un rabbino donna

dichiaratamente lesbica.

MARK RAVENHILL: Bruni ne esplora la drammaturgia per la prima volta nel 2000

con “Bagaglio a mano”; nel 2010 invece la Sala Fassbinder viene inaugurata con

la messa in scena di “Shopping and fucking”. E’ la storia di un gruppo di giovani

ragazzi privi di ambizioni e valori morali, dediti solo ed unicamente al sesso, allo

shopping e alle droghe. “Questi personaggi […] ricordano molto la disperata

vuotezza dei personaggi del Grande Fratello” (F. Bruni); non a caso una televisione,

rivolta verso la scena, trasmette ininterrottamente per tutta la durata dello

spettacolo anche spezzoni del famoso reality. Del medesimo autore è anche lo

spettacolo “Polaroid molto esplicite” (2003), regia di De Capitani. E’ uno

spettacolo che vuole mettere in scena il senso di vuoto derivante dallo scontro fra

due generazioni incapaci di comunicare fra di loro (50enni falliti e 30enni non

ancora falliti ma che probabilmente falliranno).

ALAN BENNETT: “History Boys”, messo in scena nel 2010 (ancora una regia a

quattro mani per Bruni e De Capitani): preso in esame è il rappor

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
11 pagine
9 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher viola_fr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro e dello spettacolo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Bentoglio Alberto.