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CONGREGAZIONE DEI RITI

La Congregazione dei Riti, fondata nel 1588, era l’istituzione ufficiale incaricata delle canonizzazioni. I suoi

membri raccoglievano prove dai testimoni in questionari volti ad accertare tre cose:

1. Lo stato civile e religioso dei testimoni, il loro paese d’origine e di residenza, l’età, gli antenati, la

professione, la data dell’ultima confessione e comunione e il nome del confessore;

2. I legami tra i testimoni e i candidati alla santità;

3. I poteri sovrannaturali dei candidati, come miracoli, chiaroveggenza, profezie ecc. 34

Per il laicato la santità consisteva principalmente nella capacità di fare miracoli, soprattutto di curare le malattie.

La figura del santo eroico della Controriforma, modello di virtù teologiche, elaborata all’inizio del Seicento dalla

Chiesa ufficiale, era estranea al laicato delle generazioni più tarde.

Eroe e guaritore erano le due diverse visioni della santità: l’una privilegiata dalla gerarchi ecclesiastica e l’altra

adottata dal laicato. Nei due secoli del rinnovamento cattolico il primo modello di santo eroico, confezionato dai

chierici durante i decenni militanti della Controriforma, lasciò gradualmente il passo al santo guaritore del

Settecento.

Nella storia della canonizzazione si possono individuare tre periodi distinti:

 Tra il 1610 e il 1622 = una fase iniziale d’incertezza lasciò il posto alla canonizzazione di cinque modelli di

santità eroica della Controriforma (Carlo Borromeo, Francesco Saverio, Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila,

Filippo Neri);

 Tra il 1658 e il 1690 = furono riconosciuti da Roma nove santi “della seconda generazione” della

Controriforma (tra il 1664 e il 1671 furono canonizzati Tommaso di Villanueva, Francesco Borgia,

Francesco di Sales, Pietro d’Alcantara, Maria Maddalena de’ Pazzi, Gaetano Thiene, Luigi Bertrando,

Rosa da Lima. La figura del vescovo esemplare fissata dalla vita di Borromeo fu riprodotta da Francesco

di Sales e Tommaso di Villanueva. Il primo missionario gesuita Francesco Saverio ispirò Tommaso di

Villanueva, missionario tra i moriscos spagnoli e Luigi Bertrando, missionario tra gli Indios dell’America

spagnola. Ignazio di Loyola, santo fondatore, ispirò Francesco Borgia, generale gesuita. Le doti mistiche

di Teresa d’Avila ispirarono Maria Maddalena de’ Pazzi e Rosa da Lima. L’ascetismo e la pietà

dell’oratoriano Filippo Neri ispirarono Pietro d’Alcantara e Gaetano Thiene);

 Dopo una cesura di 22 anni, nel 1712 il papato diede nuovo impulso alla nascita dei santi procedendo

alle canonizzazioni del 1726 (cinque), 1745-1746 (quattro), 1767 (cinque). Se i santi della seconda

generazione imitavano i santi della prima generazione eroica, le canonizzazioni settecentesche

espressero un modello di santità più vicino alla sensibilità laicale. Benedetto XIII (anni venti del ‘700)

creò un nuovo gruppo di santi, le cui virtù presero le distanze dall’eroismo di quelli della Controriforma.

Nel 1724 canonizzò il frate cappuccino Felice da Cantalice, venerato per la sua povertà e carità nel

prendersi cura dei malati e dei poveri di Roma. Il pontefice più favorevole ai nuovi santi vicini al popolo

fu Clemente XIII (anni sessanta del ‘700).

Se si paragonano tra loro il Sei e Settecento si assiste a un cambiamento: dalla santità militante e gloriosa dei

gesuiti si passò a un modello ispirato dalla spiritualità francescana e caratterizzato dalla vicinanza al popolo e

dalla capacità di guarigione. Nei primi anni della Controriforma coloro che aspiravano alla santità lasciavano la

loro patria per terre lontane alla ricerca di imprese eroiche e del martirio. Nel Settecento coloro che erano

reputati santi restavano invece in patria e la loro fama di santità era circoscritta geograficamente, essi

istruivano, confortavano e guarivano i compaesani. Nell’età dei Lumi il prestigio del papato iniziò a declinare,

raggiungendo il punto più basso all’epoca della Rivoluzione Francese. L’Europa cattolica aveva oramai perso

interesse verso i martiri. L’ordine che aveva fornito tanti martiri e tanti santi, la Compagnia di Gesù, fu esso

stesso attaccato dagli stati cattolici (Portogallo, Spagna, Francia, Napoli e Sicilia, Colonie del Sud e Centro

America). Espulso dai vari paesi, fu infine sciolto per decreto papale nel 1773 (Clemente XIV).

Ciò non poté avvenire durante il pontificato di Clemente XIII, che fu un ardente difensore dei gesuiti; ma

avvenne sotto il suo successore, Clemente XIV, sul quale le corti borboniche esercitarono una pressione

talmente violenta da costringerlo a sopprimere la Compagnia di Gesù "per la pace della Chiesa".

CAPITOLO NONO – Sante, beatas, indemoniate 35

SANTE

Le sante della Controriforma furono cinque: Teresa d’Avila, Caterina de’ Ricci, Maria Maddalena de’ Pazzi,

Jeanne Francoise de Chantal, Rosa da Lima.

Teresa d’Avila fu una delle figure femminili più importanti della Controriforma cattolica grazie alla sua attività di

riformatrice degli ordini religiosi, fu infatti la fondatrice delle carmelitane scalze. Anche se la fama postuma fu

suggellata dalla canonizzazione del 1622, per tuta la sua vita Teresa dovette combattere contro l’ostilità e lo

scetticismo dei chierici maschi. La crescente diffidenza verso la religiosità femminile nel cattolicesimo della

prima età moderna rifletteva sia le preoccupazioni tridentine per il celibato ecclesiastico, sia la posizione

tradizionale contro la direzione religiosa femminile.

Due volte indagata dall’Inquisizione per eresia, Teresa intraprese – su ordine del proprio confessore – la stesura

della propria autobiografia spirituale perché ne venissero esaminati gli eventuali errori dottrinali. Il confessore

di Teresa esaminò l’opera (la Vita) su incarico dell’Inquisizione senza però trovarvi alcuna “cattiva dottrina”,

tuttavia si oppose alla riproduzione di quelli scritti perché – secondo le sue parole – “non è un bene che gli scritti

di una donna siano resi pubblici”. Così l’Inquisizione sequestrò la Vita fino al 1586, anno della morte della

Teresa, quando oramai la sua reputazione di santa si era sparsa per tutta la Spagna. La Vita fu utilizzata durante

il processo di canonizzazione e divenne l’opera più famosa di mistica del cattolicesimo dell’età moderna e servì

da esempio agli scritti religiosi di altre donne.

Le altre quattro sante della Controriforma non raggiunsero, come autrici, un grado di prestigio paragonabile a

quello di Teresa:

 Caterina de’ Ricci, monaca domenica, lasciò numerose lettere, ma la sua fama fu diffusa dalla biografia

redatta dal confessore del suo convento, su richiesta di Filippo Neri (fondatore dell'Oratorio del Divino

Amore a Roma).

 Maria Maddalena de’ Pazzi, carmelitana, doveva la reputazione di mistica ai due confessori che ne

stesero la biografia.

 Jeanne Francoise de Chantal, fondatrice dell’ordine della Visitazione (le monache Visitandine) e figlia

spirituale di Francesco di Sales, lasciò molte lettere ma pochi scritti religiosi.

 Rosa da Lima, terziaria domenicana, deve la sua notorietà alla testimonianza postuma del suo

protettore, un contabile.

Alcune donne lasciarono testimonianza delle loro esperienze religiose nei documenti dell’Inquisizione spagnola e

nei teatrali resoconti di possessione demoniaca. Sebbene l’autobiografia di Teresa ispirasse molte generazioni di

pie donne a emulare il suo percorso spirituale, nessuna riuscì come lei a coniugare il ruolo di mistica con quello

di fondatrice di un ordine religioso. La lotta delle donne dell’Europa cattolica fu combattuta nei ristretti confini

dei conventi e nell’immaginazione della mente.

I tre ruoli religiosi attribuiti alle donne entro il cattolicesimo dell’età moderna erano monaca, beata e

indemoniata.

MONACHE

Quattro delle cinque sante della Controriforma furono monache; la quinta, Rosa da Lima, era una terziaria

domenicana e una beata la cui famiglia non poteva sostenere l’ingresso in convento.

Tutte le esperienze di misticismo femminile approvate dalla Chiesa tridentina ebbero luogo negli edifici

conventuali, di solito nella cappella, spesso nel corso della messa, dove le estasi potevano avere testimoni. 36

Teresa descrisse molte estasi involontarie di cui aveva avuto esperienza in pubblico; Caterina de’ Ricci nelle sue

estasi contemplava e recitava gli avvenimenti precedenti alla crocifissione; le estasi di Maria Agreda divennero

un vero e proprio spettacolo quando i suoi superiori consentirono ai laici di assistervi, finché ella stessa supplicò

di essere lasciata sola. Tutte e tre queste donne potevano contare su protettori potenti: Teresa poteva contare

sul padre hidalgo, sui parenti in convento e su una potente nobildonna; Caterina aveva uno zio frate

domenicano e confessore presso il suo convento, nonché un vasto circolo di corrispondenti epistolari tra cui

Filippo Neri a Roma; Maria Agreda conquistò l’amicizia di Filippo IV di Spagna, che si rivolgeva a lei per consiglio

spirituale e politico.

Per le religiose il misticismo rappresentava una forma alternativa di autorità. La mistica trecentesca santa

Caterina da Siena ispirò molte donne della Controriforma, tra cui Tersa D’Avila, Rosa da Lima, Maria Maddalena

de’ Pazzi. Col tempo la stessa Teresa sarebbe diventata un modello di spiritualità.

Le esperienze mistiche permettevano alle religiose di eludere il controllo dell’autorità ecclesiastica maschile.

Molto spesso il Cristo nel ruolo di confortatore appariva al tempo stesso come giovane amante e come madre.

Il linguaggio erotico delle estasi mascherava la lotta interiore con la sessualità che accompagnava le vocazioni

religiose e le segregazioni nei conventi. Ossessionate dall’astinenza, segregate in piccole comunità e controllate

da chierici maschi, le religiose incisero le loro lotte fisiche sui loro stessi corpi: paralisi, febbri, dolori,

allucinazioni, svenimenti e periodiche malattie ne riflettevano la reclusione fisica e spirituale.

In un’epoca di missioni e di rinnovamento cattolico, gran parte delle religiose si trovò esclusa dalla possibilità di

testimoniare la propria fede. Esse tuttavia ardevano di zelo missionario: Maria Agreda, che non lasciò mai la

piccola città natale, ebbe visioni dell’universo e del mondo e si vide proiettata a predicare la fede agli Indios del

Nuovo Messico.

Lo spirito missionario che infiammava tanti uomini dell’Europa cattolica ardeva in molte donne. Marie de

L’Incarnation fu una delle poche missionarie dell’età moderna. Appoggia

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Publisher
A.A. 2012-2013
52 pagine
30 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eowyn87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Pizzorusso Giovanni.