Riassunto esame Storia delle Americhe in Età Moderna, prof. Pizzorusso, libro consigliato Schiavi Antichi e Moderni, Castagneto
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I portoghesi in Africa
Come in Europa anche negli stati africani la sottomissione di popoli vinti aveva prodotto masse di
soggetti asserviti che dipendevano dai loro padroni. Fu solo a partire dall’VIII secolo, con
l’espansione islamica, che il commercio assunse dimensioni significative. Accanto al commercio
islamico, un fiorente commercio intracontinentale si era sviluppato molto prima dell’arrivo di
portoghesi.
Agli inizi del Quattrocento, la comparsa dei primi trafficanti portoghesi sul continente africano
diede all’intero processo un’accelerazione determinante. Attrattati dall’oro, i portoghesi si
preoccuparono di rifornire il mercato interno di schiavi per ricavarne in cambio il prezioso metallo.
Fu solo in seguito alla colonizzazione delle isole atlantiche e all’introduzione della coltivazione
della canna da zucchero, che i portoghesi si interessarono direttamente alla schiavitù.
Il Nuovo Mondo e l’inizio del commercio atlantico
La scoperta europea del Nuovo Mondo non presupponeva un’automatica espansione della
schiavitù africana nelle Americhe. La presenza di nativi avrebbe potuto garantire un’abbondante
forza lavoro, questo però non avvenne. I portoghesi sono considerati gli iniziatori del commercio
atlantico degli schiavi. Grazie all’impulso di Enrico il Navigatore, i portoghesi moltiplicarono i loro
viaggi lungo le coste africane ed entrarono in contatto con il grande commercio sahariano. Capo
Bojador fu doppiato nel 1434, il Senegal venne raggiunto nel 1444, mentre al Costa d’Oro nel
1470. Prima della fine del secolo i portoghesi raggiunsero il Congo, Bartolomeo Diaz il Capo di
Buona Speranza e Vasco de Gama l’India.
La contemporanea colonizzazione delle isole atlantiche incrementarono i traffici commerciali.
L’area in cui maggiormente si concentrarono gli interessi portoghesi fu quella dell’Africa centrale
con il Regno del Congo. Con l’introduzione nelle isole atlantiche della coltivazione della canna da
zucchero il Portogallo iniziò a sfruttare direttamente la manodopera servile africana. La prima isola
ad ospitare piantagioni di canna da zucchero fu Madeira.
Già alle imprese di Cortes (Messico-1519) e di Pizzarro (Perù-1531) nelle colonie spagnole del
Nuovo Mondo prese corpo una società che replicava l’ordine socioeconomico della madre patria.
Gli effetti negativi di tale processo pesarono drammaticamente sulle popolazioni indigene.
Le cause di un tale tracollo demografico non sono unicamente da imputare all’imposizione dei
pesanti regimi lavorativi nei campi o nelle miniere ma anche alle malattie portate dagli europei. 1
La corona spagnola tentò allora di porre rimedio alla crescente decimazione delle popolazioni
native e alla rapacità de conquistadores: questo l’obiettivo delle Leggi nuove del 1542.
L’encomienda, l’istituzione attraverso la quale un certo numero di indios veniva affidato ad un
colono con l’obbligo di prestare servizio nelle sue proprietà, venne così riformata.
In ragione del Trattato di Tordesillas, stipulato con il Portogallo nel 1496, la Spagna non disponeva
di basi commerciali sulla costa africana e, conseguentemente, l’arrivo di schiavi nelle sue colonie
americane dipendeva da altre nazioni. La corono spagnola stabilì che il commercio degli schiavi
fosse regolato attraverso la concessione di licenze assegnate a mercanti, questo avveniva
attraverso un formale contratto (l’asiento), accordo stipulato tra il sovrano e un privato cittadino
che, colo passare del tempo, divenne sinonimo di contratto per l’importazione di neri.
A partire dal 1595 la corona optò per un diverso regime, invece di accordare più licenze a diversi
soggetti, si decise di concedere il monopolio della tratta degli schiavi ad un solo impresario, per un
tempo determinato. La Spagna stipulò questi contratti con trafficanti portoghesi fino al 1640. Gli
schiavi furono destinati ai principali centri urbani, nelle piantagioni di prodotti tropicali e nei
distretti minerari.
L’aspetto più singolare dell’introduzione della schiavitù africana nelle colonie spagnole fu la scarsa
attenzione che la questione suscitò nelle coscienze. Il modello spagnolo di organizzazione
schiavista, unitamente a quello portoghese, venne accolto dalle altre potenze coloniali.
A partire dalla seconda metà del Cinquecento, le crescenti difficoltà commerciali in Asia e in Africa
indussero la corona portoghese a prestare attenzione al Brasile e alle sue enormi potenzialità
economiche. La principale produzione brasiliana restava il legno tintorio, il decollo dell’economia
brasiliana viene collegato alla produzione di zucchero. Ma per sostenere lo sviluppo del sistema
delle piantagioni era essenziale la disponibilità di forza lavoro servile.
La crescita del commercio atlantico di schiavi finì anche per trasformare la natura della presenza
portoghese in Africa, dando vita a stabili insediamenti coloniali.
Come in Spagna anche in Portogallo non furono in molti ad opporsi al commercio africano,
l’attenzione si rivolse infatti prevalentemente alla condizioni degli indios.
L’Olanda e il traffico atlantico nel Seicento
Se gli inglesi e i francesi si accontentarono di praticare un commercio di contrabbando, gli olandesi
usarono maniere assai più esplicite per entrare nel commercio coloniale.
Modellata sull’esempio della Compagnia delle Indie orientali, fondata nel 1602, la Compagnia
olandese delle Indie occidentali fu creata nel 1621, la prima mostrava una presenza nei mari cinesi
e nell’Oceano Indiano, al seconda nel traffico atlantico. 2
La Compagnia olandese delle Indie occidentali era sia un’organizzazione commerciale sia uno
strumento politico dello Stato e militarmente ben attrezzata. In Africa gli olandesi stabilirono una
base commerciale, Fort Nassau.
A partire dal 1624, la Compagnia sferrò un massiccio attacco all’impero coloniale portoghese
organizzando una serie di spedizioni per impadronirsi dei suoi possedimenti in America, conquistò
infatti Bahia, la capitale del Brasile, anche solo per un anno.
Anche in Africa gli olandesi proseguirono la loro azione: nel 1637 presero ai portoghesi il forte di
Elmina, estromettendoli dalla Costa d’Oro. Nel 1637 la Compagnia nominò il principe Giovanni
Maurizio di Nassau governatore del Brasile. Con il contributo di nuovi partner svedesi e danesi, da
quel momento la Compagnia dominò incontrastata il mercato degli schiavi.
La riacquistata indipendenza del Portogallo dalla corona spagnola con l’ascesa al trono di Giovanni
IV alimentò una violenta reazione all’occupazione olandese, in Brasile come in Africa.
I successi nel commercio avevano autorizzato gli olandesi a proporsi come potenza guida delle
americhe ma fallito questo ambizioso progetto essi rividero il loro ruolo nel traffico atlantico.
Va ricordato anche la Compagnia olandese delle Indie Occidentale dal 1624 aveva stabilito uan
rete di stazioni commerciali alla foce dell’Hudson e del Delaware che gravitavano intorno al
villaggio di Nuova Amsterdam, sull’isola di Manhattan.
Nel 1662 la corona spagnola conferì a tre mercanti genovesi un assento, essi affidarono a
compagnie europee il trasporto degli schiavi: ad essere contattate furono la Compagnia reale
inglese africana e la Compagnia olandese delle Indie occidentali.
Fino alla fine del secolo gli olandesi riuscirono a garantirsi il commercio derivato dall’asiento per
cederlo ai francesi (1701) e poi agli inglesi (1713).
La schiavitù nelle colonie inglesi: i Caraibi
Per gli inglesi la prospettiva americana si concretizzò con l’insediamento dei primi inglesi in
Virginia e nelle Bermuda; ma fu con l’occupazione dell’area caraibica orientale che l’Inghilterra
fece il suo ingresso nella vicenda coloniale.
La principale coltivazione introdotta fu quella del tabacco. Cromwell fu il fautore di una bellicosa
politica mercantilistica tanto da promuovere un’agguerrita spedizione nell’area caraibica che, nel
1655, fruttò l’occupazione della Giamaica. La restaurazione degli Stuart rafforzò la politica
coloniale inglese, per la prima volta il Parlamento inglese si occupò della schiavitù nelle piantagioni
approvando nel 1667 un documento nel quale veniva riconosciuta la liceità della schiavitù
africana. La corona fondò nel 1672 al Royal African Company, assegnandole il monopolio per la
fornitura di schiavi alle colonie inglesi. 3
In cinquant’anni Barbados era diventata la più popolosa e la più ricca isola delle colonie
americane. Anche in Giamaica si verificò un analogo processo di trasformazione socioeconomica.
Durante il XVII secolo il consumo di zucchero e tabacco si diffuse in Europa in maniera
considerevole, il boom del traffico coloniale fu preceduto da una massiccia importazione di schiavi
nelle isole britanniche.
La schiavitù nelle colonie inglesi: il Nord America
Il contagio schiavista non tardò a diffondersi anche nelle colonie inglesi del Nord America (New
England). Solo a partire dal 1674, anno in cui la African Royal Company trasportò il primo carico di
schiavi dall’Africa nelle colonie nordamericane, il traffico aumentò quantitativamente in maniera
significativa. Le ragioni di questo incremento sarebbero da ricercare nella minor disponibilità di
servi a contratto provenienti dalla madre patria.
Nel 1698 la Royal Africa Company perse il monopolio del commercio africano e uno sciame di
piccoli trafficanti ne approfittò. Due furono le aree che maggiormente assorbirono manodopera
servile: la prima comprende la Virginia, il Maryland e la Carolina del Nord, la seconda la Georgia e
la Carolina del Sud.
Nelle colonie vengono stabilite delle enorme discriminatorie nei confronti degli africani: viene
negato loro il diritto di portare armi e vengono vietati i matrimoni misti tra le due razze. Nel 1705
la Virginia raccolse tutti i diversi statuti inerenti la materia e produsse uno Slaves’ Code (Codice
degli schiavi). Di fatto tutte le colonie inglesi elaborarono leggi miranti a definire il particolare
status dello schiavo quale proprietà mobile, soggetta ad eredità, suscettibile di castigo e a cui si
potesse impedire l’esercizio delle facoltà umane.
La schiavitù nelle colonie francesi nel Nuovo Mondo
Maggiormente impegnata a consolidare il potere monarchico minacciato dagli attacchi degli
ugonotti e dalla nobiltà, la corona francese, tra la fine del Cinquecento e tutta la prima metà del
Seicento, non promosse iniziative di colonizzazione nel Nuovo Mondo. Il primo insediamento
francese nei Caraibi risale al 1626, vennero colonizzate le isole di St. Christopher, Martinica e
Guadalupe.
È con la creazione della Compagnia delle Isole d’America (1640) e lo stabilimento dei primi
insediamenti nelle isole nella Martinica e di Guadalupe, che l’impresa coloniale francese prese
corpo. La coltivazione della canna da zucchero venne introdotta dagli anni cinquanta.
L’approvvigionamento di schiavi venne incede garantito da due compagnie: la Compagnia del
Senegal e la Compagnia della Guinea. 4
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Storia delle Americhe in Età Moderna, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Schiavi Antichi e Moderni, Castagneto.
Temi trattati: I portoghesi in Africa; La conquista del Nuovo Mondo; L’inizio del commercio atlantico; Il colonialismo spagnolo e portoghese; L’Olanda e il traffico atlantico nel Seicento; La schiavitù nelle colonie inglesi; La schiavitù nelle colonie francesi; Le isole dello zucchero; Le colonie ispano-portoghesi durante il Settecento; La schiavitù nelle colonie nordamericane; Illuminismo e abolizionismo; La rivolta haitiana; La fine del commercio atlantico.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eowyn87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle Americhe in Età Moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Gabriele D'Annunzio - Unich o del prof Pizzorusso Giovanni.
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