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Va ricordato anche la Compagnia olandese delle Indie Occidentale dal 1624 aveva stabilito uan
rete di stazioni commerciali alla foce dell’Hudson e del Delaware che gravitavano intorno al
villaggio di Nuova Amsterdam, sull’isola di Manhattan.
Nel 1662 la corona spagnola conferì a tre mercanti genovesi un assento, essi affidarono a
compagnie europee il trasporto degli schiavi: ad essere contattate furono la Compagnia reale
inglese africana e la Compagnia olandese delle Indie occidentali.
Fino alla fine del secolo gli olandesi riuscirono a garantirsi il commercio derivato dall’asiento per
cederlo ai francesi (1701) e poi agli inglesi (1713).
La schiavitù nelle colonie inglesi: i Caraibi
Per gli inglesi la prospettiva americana si concretizzò con l’insediamento dei primi inglesi in
Virginia e nelle Bermuda; ma fu con l’occupazione dell’area caraibica orientale che l’Inghilterra
fece il suo ingresso nella vicenda coloniale.
La principale coltivazione introdotta fu quella del tabacco. Cromwell fu il fautore di una bellicosa
politica mercantilistica tanto da promuovere un’agguerrita spedizione nell’area caraibica che, nel
1655, fruttò l’occupazione della Giamaica. La restaurazione degli Stuart rafforzò la politica
coloniale inglese, per la prima volta il Parlamento inglese si occupò della schiavitù nelle piantagioni
approvando nel 1667 un documento nel quale veniva riconosciuta la liceità della schiavitù
africana. La corona fondò nel 1672 al Royal African Company, assegnandole il monopolio per la
fornitura di schiavi alle colonie inglesi. 3
In cinquant’anni Barbados era diventata la più popolosa e la più ricca isola delle colonie
americane. Anche in Giamaica si verificò un analogo processo di trasformazione socioeconomica.
Durante il XVII secolo il consumo di zucchero e tabacco si diffuse in Europa in maniera
considerevole, il boom del traffico coloniale fu preceduto da una massiccia importazione di schiavi
nelle isole britanniche.
La schiavitù nelle colonie inglesi: il Nord America
Il contagio schiavista non tardò a diffondersi anche nelle colonie inglesi del Nord America (New
England). Solo a partire dal 1674, anno in cui la African Royal Company trasportò il primo carico di
schiavi dall’Africa nelle colonie nordamericane, il traffico aumentò quantitativamente in maniera
significativa. Le ragioni di questo incremento sarebbero da ricercare nella minor disponibilità di
servi a contratto provenienti dalla madre patria.
Nel 1698 la Royal Africa Company perse il monopolio del commercio africano e uno sciame di
piccoli trafficanti ne approfittò. Due furono le aree che maggiormente assorbirono manodopera
servile: la prima comprende la Virginia, il Maryland e la Carolina del Nord, la seconda la Georgia e
la Carolina del Sud.
Nelle colonie vengono stabilite delle enorme discriminatorie nei confronti degli africani: viene
negato loro il diritto di portare armi e vengono vietati i matrimoni misti tra le due razze. Nel 1705
la Virginia raccolse tutti i diversi statuti inerenti la materia e produsse uno Slaves’ Code (Codice
degli schiavi). Di fatto tutte le colonie inglesi elaborarono leggi miranti a definire il particolare
status dello schiavo quale proprietà mobile, soggetta ad eredità, suscettibile di castigo e a cui si
potesse impedire l’esercizio delle facoltà umane.
La schiavitù nelle colonie francesi nel Nuovo Mondo
Maggiormente impegnata a consolidare il potere monarchico minacciato dagli attacchi degli
ugonotti e dalla nobiltà, la corona francese, tra la fine del Cinquecento e tutta la prima metà del
Seicento, non promosse iniziative di colonizzazione nel Nuovo Mondo. Il primo insediamento
francese nei Caraibi risale al 1626, vennero colonizzate le isole di St. Christopher, Martinica e
Guadalupe.
È con la creazione della Compagnia delle Isole d’America (1640) e lo stabilimento dei primi
insediamenti nelle isole nella Martinica e di Guadalupe, che l’impresa coloniale francese prese
corpo. La coltivazione della canna da zucchero venne introdotta dagli anni cinquanta.
L’approvvigionamento di schiavi venne incede garantito da due compagnie: la Compagnia del
Senegal e la Compagnia della Guinea. 4
L’introduzione dello zucchero fece crescere la domanda di manodopera, una massiccia immissione
di schiavi africani fece sparire la categoria dei servi a contratto. Santo Domingo divenne il maggior
centro economico dei Caraibi.
Agli inizi del Settecento, gli insediamenti coloniali francesi si erano consolidati grazie
all’eccezionale potenziamento della marina da guerra voluto da Luigi XIV e le produzioni coloniali.
Tuttavia il progetto coloniale francese subirà un brusco ridimensionamento, alla morte del re il
piano di colonizzazione della Louisiana fallì.
Un decreto promulgato da Luigi XIV nel 1685 riguardava il regime interno delle colonie. Nel primo
dei sessanta articoli in cui era suddiviso il Code Noir, stabiliva l’omogeneità religiosa delle colonie e
l’immediata espulsione di tutti gli ebrei, nel secondo che tutti gli schiavi avrebbero dovuto essere
battezzati ed educati ala fede cattolica. I matrimoni tra schiavi dovevano essere approvati dai
padroni, agli schiavi non era poi consentito portare armi, erano proibiti i raduni di schiavi
appartenenti a diversi padroni. Nel penultimo articolo venivano garantiti agli schiavi liberati gli
stessi diritti di cui godevano i nati liberi.
Se si confronta il Code Noir con lo Slaves’ Code la differenza risulterà evidente, nel codice francese
trovano spazio alcune minime garanzie per gli schiavi ed era contemplata al presenza di una
popolazione di colore libera cui venivano riconosciuti diritti.
Le isole dello zucchero
Durante il Settecento, le isole caraibiche francesi e inglesi, le cosiddette sugar islands, furono uno
dei maggiori centri dell’economia mondiale. Uno dei fattori caratterizzanti delle isole caraibiche
inglesi è il lento tasso di crescita della popolazione degli schiavi. A determinare il bassissimo livello
di natalità furono le massacranti condizioni di lavoro a cui le schiave erano sottoposte, mentre
l’alto livello di mortalità infantile era dovuto a carenze igieniche e alimentari.
Nelle piantagioni francesi la produttività durante il XVII secolo fu superiore a quelle delle
piantagioni inglesi. Le ragioni di questa superiorità sono molteplici, in primo luogo l’estensione
territoriale delle isole francesi era doppia rispetto a quella delle isole inglesi ed erano ricche
d’acqua; secondariamente il commercio francese non dovette fronteggiare particolari insidie sui
mari, soprattutto spagnole, in ragione dl legame che univa i due regni.
Da un punto di vista razziale, un altro elemento distingue le due realtà coloniali, la presenza nelle
isole francesi di una maggiore popolazione di neri e mulatti liberi.
Le condizioni di vita della massa degli schiavi che lavorava nelle piantagioni francesi non erano
dissimili da quelle delle piantagioni inglesi (alta mortalità e bassa fertilità).
Malgrado lo sviluppo dell’economia coloniale francese, i benefici derivanti dal commercio atlantico
furono maggiori per la Gran Bretagna. 5
Le colonie ispano-portoghesi durante il Settecento
Sul finire del Settecento la stagnante economia brasiliana legata allo zucchero fu rivitalizzata dalla
scoperta nell’interno del paese di importanti giacimenti d’oro e di diamanti.
Le regioni interne di Minas Gerais, intorno a San Paulo, dove erano stati rinvenuti i principali
giacimenti auriferi e di diamanti, videro così una forte crescita del numero degli schiavi. In questi
distretti minerari sorsero numerose città di media grandezza. L’andamento demografico della
popolazione degli schiavi in Brasile è paragonabile a quello delle isole caraibiche: alta percentuale
di mortalità e bassa natalità; ma motivare il basso incremento della popolazione si aggiunge un
altro elemento, il relativo alto tasso di manomissione di schiavi.
La nuova dinastia dei Borboni rafforzò la tradizionale politica coloniale rivolta a produrre un ampio
surplus fiscale, una correzione a questo disegno fu imposta nel 1713 quando la corona dovette
concedere all’Inghilterra l’asiento (trattato di Utrecht). Successivamente la Spagna aprì
gradualmente a tutte le nazioni il commercio degli schiavi in gran parte dei possedimenti della
corona spagnola.
Ma se le piantagioni di cacao venezuelane o le miniere colombiane assorbirono poche migliaia di
schiavi, fu l’isola di Cuba ad assumere i connotati di una vera e propria plantation society. Fu la
rivoluzione haitiana, e il conseguente calo di un terzo della produzione globale dello zucchero, a
sancire il definitivo ingresso di Cuba nel grande mercato coloniale.
Nel computo delle nazioni europee che, nel Settecento, presero parte all’avventura coloniale nel
Nuovo Mondo non vanno dimenticate la Danimarca e l’Olanda. In ragione della sua debolezza sui
mari e della esiguità territoriale dei suoi insediamenti, la Danimarca giocò un ruolo assai marginale
nei Caraibi.
La colonia olandese situata sulla costa settentrionale del continente sudamericano possedeva i
requisiti per sviluppare un’economia di piantagione. Questa colonia però fu limitata dalla vicinanza
delle colonie spagnole.
La schiavitù nelle colonie nordamericane
Durante il XVIII secolo si acuirono le differenze tra le colonie centro-settentrionali, dove prese
forma una società a carattere preminentemente mercantile, e quelle meridionali, dove invece
prevalse l’economia di piantagione.
Nelle colonie del sud (Carolina del Nord e del Sud, Georgia) il successo della coltivazione del riso e
della produzione dell’indaco fecero infatti rapidamente lievitare la domanda di schiavi (adozione di
un Black Code, Codice nero, basato sulle crudeli leggi delle Barbados).
Le condizioni di vita degli schiavi nelle piantagioni nordamericane non furono molto dissimili da
quelle degli schiavi nelle piantagioni caraibiche o sudamericane. Malgrado questo la popolazione
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degli schiavi del Nord America era numericamente superiore a quella del resto delle Americhe. I
motivi di questo dato demografico possono essere ricondotti a una maggior salubrità del clima, un
ambiente di lavoro e mansioni meno nocive e meno faticose, una maggiore possibilità per le
schiave di lavorare nelle case dei padroni e di coltivare rudimenti di vita familiare. L’insieme di
questi fattori favorì un tasso di mortalità più basso e una maggiore capacità di riproduzione degli
schiavi.
Illuminismo e abolizionismo
Il diffondersi del pensiero illuministico ha contribuito in maniera determinante lo sviluppo
dell’abolizionismo. Tra i maggiori antischiavisti del Settecento in Francia c&