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Nel 1968 Morris e Rudder & Finn gli chiesero di organizzare una mostra indipendente. Gli
offrirono denaro e libertà totale. Decise di organizzare una mostra che si basasse sui
comportamenti. Il catalogo esamina come le opere possano assumere forma materiale o
rimanere immateriali, documenta questa rivoluzione nelle arti visive. Fu un momento di
grande intensità e libertà. La Kunsthalle si trasformò in un laboratorio e nacque uno stile di
mostra, quello del caos strutturato.
Questa mostra e quella successiva fecero scandalo a Berna, ne critici ne pubblico la
consideravano arte. Decise così di dimettersi. E diventò curatore freelance. Ci furono vaire
polemiche e problemi politici con gli stranieri, lui compreso. La sua risposta fu la Agenzia per
il lavoro straniero, servì come base per una serie di mostre importanti degli anni ’70.
Nella mostra del 1970 a Colonia Happening und Fluxus, il tempo era più importante dello
spazio. Scelse una struttura in tre parti.
Ad Attitudes Buren non venne invitato, ma partecipò lo stesso incollando le sue strisce intono.
A Documenta venne invitato, ma creò problemi per il tipo di sede espositiva, anche qui espose
le sue strisce. Questa Documenta era la prima ad essere concepita non come un museo di 100
giorni, ma come un evento di 100 giorni. Dopo l’estate del 1968 nel mondo dell’arte l’ordine
del giorno fu terrorizzare, e fu uno shock per le persone quando mise fine a tutte le
discussioni hegeliane e marxiste. Parrò dalla realtà dell’immagine alla realtà immaginata.
Ci fu un buon equilibrio tra opere statiche e in movimento.
Coniò il termine mitologie individuali, che iniziò con lo scultore Etienne-‐Martin, nel 1963.
Questo concetto doveva postulare una storia dell’arte di intenzioni intense che possono
prendere diverse forme: le persone creano un proprio sistema di segni che ha bisogno di
tempo per essere decifrato.
Dopo Documenta ha fondato il Museo delle Ossessioni. Inventò questo museo per dare un
orientamento alla sua Agenzia. Dopo Documenta voleva organizzare doveva trovare un modo
nuovo di fare mostre. Con questo museo decise di approfondire 3 temi fondamentali. Metafore
a cui bisognava dare una forma visiva: il Celibe, la Mamma, il Sole.
Monte Verità servì a tracciare qualche connessione psico-‐geografica, lo aiutò a raccontare
nuovamente la storia dell’Europa centrale attraverso la storia delle utopie, la storia dei
fallimenti piuttosto che la storia del potere.
Dopo di questa ha realizzato Gesamtkunstwerk, non c’è bisogno di dire che un’opera d’arte
totale può solo esistere nell’immaginazione. Si trattava di nuovo di una storia di utopie.
Dagli anni ’80 si è concentrato su grandi retrospettive che ha organizzato per la Kunstahalle di
Zurigo. Dopo 10 anni di mostre tematiche sentii il bisogno di ritornare agli artisti che aveva
sempre amato.
Nel 1980 creò Aperto per la Biennale di Venezia per esporre nuovi artisti o riscoprire di
vecchi. Nel 1985 sentì il bisogno di un nuovo tipo di Aperto, voleva introdurre la qualità del
silenzio.
Ha lavorato sia all’interno che all’esterno delle istituzioni ufficiali, questo perché voleva
organizzare mostre che non fossero istituzionali, ma dipendeva dalle istituzioni per esporle.
Per questo si rivolse spesso a spazi espositivi non tradizionali.
Queste mostre evidenziano un’altra tendenza delle sue esposizioni degli anni ’80, si fanno
sempre più mostre in spazi espositivi insoliti. Erano necessariamente collettive, ma voleva
anche spazi avventura per gli artisti.
Dalle prime mostre sulla Svizzera, Visionary Switzerland, il ministro della cultura austriaco gli
chiese di realizzare un ritratto spirituale dell’Austria, l’Austria im Rosennetz.
Nel XX secolo la mostra diventa sempre più un medium e più artisti sostengono che la mostra
sia l’opera e l’opera sia la mostra. Il maestro della mostra come medium per lui è Christian
Boltanski.
Come artisti degli anni ’90 apprezza Matthew Barney, Pipilotti Rist e Muda Mathis.
Szeemann ha un archivio enorme, in continuo mutamento, riflette il suo lavoro, il suo archivio
è funzionale alla sua stessa storia, la sua memoria.
Nonostante l’attuale aumento di informazione sull’arte attraverso Internet e su altri media, la
conoscenza è ancora molto legata all’incontro con le persone. Le mostre sono il risultato di
dialoghi in cui il curatore funziona idealmente da catalizzatore.
Negli anni ’80 sono stati aperti centinaia di musei, tuttavia non sono aumentati i luoghi
significativi. Questo dipende dalla personalità.
Fondando strutture sue proprie Szeemann ha dato avvio ad una professione, che sono nei
decenni più recenti si è iniziato a chiamare curatore o organizzatore di mostre, è stato un
pioniere. Esserlo significa mantenere un fragile equilibrio.
Felix Feneon ha