Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Riassunto esame storia e critica dell’arte contemporanea, docente Trione, libro consigliato Breve storia della curatela, Hans Ulrich Obrist Pag. 1 Riassunto esame storia e critica dell’arte contemporanea, docente Trione, libro consigliato Breve storia della curatela, Hans Ulrich Obrist Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame storia e critica dell’arte contemporanea, docente Trione, libro consigliato Breve storia della curatela, Hans Ulrich Obrist Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame storia e critica dell’arte contemporanea, docente Trione, libro consigliato Breve storia della curatela, Hans Ulrich Obrist Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame storia e critica dell’arte contemporanea, docente Trione, libro consigliato Breve storia della curatela, Hans Ulrich Obrist Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame storia e critica dell’arte contemporanea, docente Trione, libro consigliato Breve storia della curatela, Hans Ulrich Obrist Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Nel   1968   Morris   e   Rudder   &   Finn   gli   chiesero   di   organizzare   una   mostra   indipendente.   Gli  

offrirono   denaro   e   libertà   totale.   Decise   di   organizzare   una   mostra   che   si   basasse   sui  

comportamenti.   Il   catalogo   esamina   come   le   opere   possano   assumere   forma   materiale   o  

rimanere   immateriali,   documenta   questa   rivoluzione   nelle   arti   visive.   Fu   un   momento   di  

grande  intensità  e  libertà.  La  Kunsthalle  si  trasformò  in  un  laboratorio  e  nacque  uno  stile  di  

mostra,  quello  del  caos  strutturato.    

Questa   mostra   e   quella   successiva   fecero   scandalo   a   Berna,   ne   critici   ne   pubblico   la  

consideravano   arte.   Decise   così   di   dimettersi.   E   diventò   curatore   freelance.   Ci   furono   vaire  

polemiche   e   problemi   politici   con   gli   stranieri,   lui   compreso.   La   sua   risposta   fu   la   Agenzia   per  

il  lavoro  straniero,  servì  come  base  per  una  serie  di  mostre  importanti  degli  anni  ’70.  

Nella   mostra   del   1970   a   Colonia   Happening   und   Fluxus,   il   tempo   era   più   importante   dello  

spazio.  Scelse  una  struttura  in  tre  parti.    

Ad  Attitudes  Buren  non  venne  invitato,  ma  partecipò  lo  stesso  incollando  le  sue  strisce  intono.  

A  Documenta  venne  invitato,  ma  creò  problemi  per  il  tipo  di  sede  espositiva,  anche  qui  espose  

le   sue   strisce.   Questa   Documenta   era   la   prima   ad   essere   concepita   non   come   un   museo   di   100  

giorni,  ma  come  un  evento  di  100  giorni.  Dopo  l’estate  del  1968  nel  mondo  dell’arte  l’ordine  

del   giorno   fu   terrorizzare,   e   fu   uno   shock   per   le   persone   quando   mise   fine   a   tutte   le  

discussioni  hegeliane  e  marxiste.  Parrò  dalla  realtà  dell’immagine  alla  realtà  immaginata.    

Ci  fu  un  buon  equilibrio  tra  opere  statiche  e  in  movimento.    

Coniò   il   termine   mitologie   individuali,   che   iniziò   con   lo   scultore   Etienne-­‐Martin,   nel   1963.  

Questo   concetto   doveva   postulare   una   storia   dell’arte   di   intenzioni   intense   che   possono  

prendere   diverse   forme:   le   persone   creano   un   proprio   sistema   di   segni   che   ha   bisogno   di  

tempo  per  essere  decifrato.    

Dopo   Documenta   ha   fondato   il   Museo   delle   Ossessioni.   Inventò   questo   museo   per   dare   un  

orientamento   alla   sua   Agenzia.   Dopo   Documenta   voleva   organizzare   doveva   trovare   un   modo  

nuovo  di  fare  mostre.  Con  questo  museo  decise  di  approfondire  3  temi  fondamentali.  Metafore  

a  cui  bisognava  dare  una  forma  visiva:  il  Celibe,  la  Mamma,  il  Sole.    

Monte   Verità   servì   a   tracciare   qualche   connessione   psico-­‐geografica,   lo   aiutò   a   raccontare  

nuovamente   la   storia   dell’Europa   centrale   attraverso   la   storia   delle   utopie,   la   storia   dei  

fallimenti  piuttosto  che  la  storia  del  potere.    

Dopo   di   questa   ha   realizzato   Gesamtkunstwerk,   non   c’è   bisogno   di   dire   che   un’opera   d’arte  

totale  può  solo  esistere  nell’immaginazione.  Si  trattava  di  nuovo  di  una  storia  di  utopie.  

Dagli  anni  ’80  si  è  concentrato  su  grandi  retrospettive  che  ha  organizzato  per  la  Kunstahalle  di  

Zurigo.  Dopo  10  anni  di  mostre  tematiche  sentii  il  bisogno  di  ritornare  agli  artisti  che  aveva  

sempre  amato.    

Nel   1980   creò   Aperto   per   la   Biennale   di   Venezia   per   esporre   nuovi   artisti   o   riscoprire   di  

vecchi.  Nel  1985  sentì  il  bisogno  di  un  nuovo  tipo  di  Aperto,  voleva  introdurre  la  qualità  del  

silenzio.  

Ha   lavorato   sia   all’interno   che   all’esterno   delle   istituzioni   ufficiali,   questo   perché   voleva  

organizzare  mostre  che  non  fossero  istituzionali,  ma  dipendeva  dalle  istituzioni  per  esporle.  

Per  questo  si  rivolse  spesso  a  spazi  espositivi  non  tradizionali.    

Queste   mostre   evidenziano   un’altra   tendenza   delle   sue   esposizioni   degli   anni   ’80,   si   fanno  

sempre   più   mostre   in   spazi   espositivi   insoliti.   Erano   necessariamente   collettive,   ma   voleva  

anche  spazi  avventura  per  gli  artisti.    

Dalle  prime  mostre  sulla  Svizzera,  Visionary  Switzerland,  il  ministro  della  cultura  austriaco  gli  

chiese  di  realizzare  un  ritratto  spirituale  dell’Austria,  l’Austria  im  Rosennetz.    

Nel   XX   secolo   la   mostra   diventa   sempre   più   un   medium   e   più   artisti   sostengono   che   la   mostra  

sia   l’opera   e   l’opera   sia   la   mostra.   Il   maestro   della   mostra   come   medium   per   lui   è   Christian  

Boltanski.  

Come  artisti  degli  anni  ’90  apprezza  Matthew  Barney,  Pipilotti  Rist  e  Muda  Mathis.  

Szeemann  ha  un  archivio  enorme,  in  continuo  mutamento,  riflette  il  suo  lavoro,  il  suo  archivio  

è  funzionale  alla  sua  stessa  storia,  la  sua  memoria.  

Nonostante   l’attuale   aumento   di   informazione   sull’arte   attraverso   Internet   e   su   altri   media,   la  

conoscenza   è   ancora   molto   legata   all’incontro   con   le   persone.   Le   mostre   sono   il   risultato   di  

dialoghi  in  cui  il  curatore  funziona  idealmente  da  catalizzatore.  

Negli   anni   ’80   sono   stati   aperti   centinaia   di   musei,   tuttavia   non   sono   aumentati   i   luoghi  

significativi.  Questo  dipende  dalla  personalità.  

Fondando   strutture   sue   proprie   Szeemann   ha   dato   avvio   ad   una   professione,   che   sono   nei  

decenni   più   recenti   si   è   iniziato   a   chiamare   curatore   o   organizzatore   di   mostre,   è   stato   un  

pioniere.  Esserlo  significa  mantenere  un  fragile  equilibrio.    

Felix   Feneon   ha

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
25 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cristina.f di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Trione Vincenzo.