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LA TELEVISIONE
In Italia, gli esperimenti di trasmissione delle immagini iniziarono nel 1929 a Milano, dove venne aperto un laboratorio
dell’EIAR a cui lavorarono due ingegneri importantissimi, futuri padri della tv: Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti.
Si dedicarono al problema della trasmissione delle immagini. Gli esperimenti furono numerosi anche negli altri Paesi
(apertura di laboratori in Francia, Germania, Inghilterra, Usa). Problema: non tanto trasmettere le immagini quanto
perfezionarne la trasmissione. Nel 1931 vengono costruiti laboratori anche in Unione Sovietica.
Il primo Paese ad aver iniziato le trasmissioni è stata la Germania nazista, che a Marzo 1935 diede l’annuncio dell’avvio
della tv. In verità furono esperimenti, perché le immagini erano ancora di scarsa qualità. Fu più che altro una trovata
propagandistica. Il primato vero è della BBC, che iniziò le trasmissioni regolari ma limitate a pochi televisori nel
Novembre 1936.
Negli USA le prime trasmissioni regolari iniziarono nel 1939; in Francia dovevano iniziare sempre nel 1939, ma non fu
possibile per lo scoppio della guerra.
Nel settore della tv va registrato un certo ritardo degli USA. Ciò è dovuto al fatto che gli esperimenti televisivi erano
molto costosi; mentre in Europa tali esperimenti erano finanziati dagli stati, negli Stati Uniti esistevnao solo società
private.
In Italia le sperimentazioni proseguirono per tutti gli anni 30 con l’EIAR affiancata da industrie private, in particolare la
SAFAR e la Magneti Morelli, che in parte finanziarono gli esperimenti. Nonostante l’evidente ritardo tecnologico del
Paese, il regime fascista voleva dare un’immagine di forza e avanguardia; ma l’Italia giunse a una serie di trasmissioni
solo nell’Estate 1939 da Roma. Il 22 Luglio iniziarono programmi televisivi sperimentali dell’EIAR via etere. C’era
stato un esperimento a Milano di tv via cavo il 10 Maggio 1939, durante una mostra dedicata alla tecnologia nel palazzo
della triennale. Le registrazioni avvennero in Via Asiago e all’inizio erano di 3 ore, poi diventarono di 4. Il trasmettitore
era installato a Monte Mario (come oggi), mentre i riceventi erano posizionati al Circo Massimo e in alcuni negozi
cittadini. Anche alla fiera di Milano tra 22 e 28 Aprile vennero allestite alcune trasmissioni sperimentali televisive. Con
l’entrata in guerra cessarono le trasmissioni e gli esperimenti. Fino al 1949 non se ne parlò più.
Nonostante la povertà dei mezzi a Roma, le trasmissioni ebbero buoni risultati. A dirigerle era Sernicoli e la redazione
era nutrita.
Furono trasmesse esibizioni di cantanti e di orchestre, numeri comici, scenette umoristiche, uno sceneggiato, qualche
adattamento di teatro, due riviste televisive. Non ci fu informazione a parte quella sportiva Nicolò Carosio fece
interviste ai calciatori. Furono occasione per misurare i mezzi tecnici. Importante: immediatamente queste trasmissioni
attirarono i vip del momento. Tutti i comici, attori, cantanti vi parteciparono.
Già si configurava la caratteristica della tv la tendenza onnivora. La tv assorbe tutti gli spettacoli, dal teatro, dalla
radio, dalla musica e li rielabora.
La guerra interruppe le esperienze televisive in tutto il mondo. In Inghilterra vennero sospese subito, il 1 Settembre
1939; la Francia, che stava per iniziare le trasmissioni, si fermò; la Germania idem. Solo negli USA durante la guerra
proseguirono le trasmissioni. A fine 1941 c’erano già 2 stazioni, la NBC e la CBC, anche se le tv erano ancora
pochissime. Tra l’Estate 1943 e l’Estate 1944 le trasmissioni però furono interrotte anche in America. Solo con la fine
della guerra il settore riprese. Gli Stati Uniti sono il primo Paese in cui si verificò un boom di televisione. A fine 1945
erano già stati venuti 10.000 televisori e esistevano già 6 emittenti.
In Europa la televisione restò per molto tempo un bene di lusso. Solo dalla fine degli anni 40 ripresero le trasmissioni
(in realtà in Inghilterra erano riprese già alla fine della guerra, ma non c’era stato un boom).
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In Italia le sperimentazioni ripresero nel 1949 a Torino e a Milano, dove già c’erano i laboratori. Un ruolo
importantissimo fu assunto proprio da Milano. Negli anni 1952 e 1953 iniziò il servizio di trasmissioni regolari
quotidiane, servendo un’area che a poco a poco comprese l’Italia settentrionale.
L’aiuto americano fu fondamentale. Le prime apparecchiature erano state fornite dall’America. Nel 1952 vennero
allestiti a Milano due studi appositi e il trasmettitore usato era potente. In occasione della fiera campionaria nella
Primavera 1952 la RAI organizzò trasmissioni sperimentali da Milano (12 – 27 Aprile). A Gennaio 1953 iniziarono le
trasmissioni regolari.
Dal 1953 al 1965 fu Sergio Pugliese il coordinatore dei programmi tv: doveva coordinare il lavoro di programmazione
delle trasmissioni sperimentali ed fu affiancato da registi già noti, come Morandi, e da nuovi, come Anton Giulio
Majano e Molinari.
Si configurò a poco a poco il palinsesto che dal 1 Gennaio 1954 diventò definitivo.
Nel corso del 1953 a Milano si diffusero i primi televisori (a poco a poco anche in Veneto e Piemonte), acquistati
soprattutto dai bar e dai luoghi pubblici. La RAI nel frattempo realizzò un piano di costruzione di trasmettitori lungo
tutta la dorsale appenninica per arrivare a Roma e si lavorò su quello di Monte Mario. L’obiettivo della RAI e dei
politici della DC del tempo era coprire con la tv tutta la penisola, ma non attraverso un processo graduale come negli
altri Paesi europei. Si voleva una partenza su larga scala della tv, cosa non facile perché l’Italia è un Paese montuoso e
l’impresa tecnologica si rivelò difficile (oltre alle ingenti spese che si dovettero affrontare).
Si decise l’unificazione della programmazione per motivi ipotizzabili: la classe politica del tempo concepì un disegno di
natura politico – culturale. La tv doveva essere uno strumento di unificazione culturale e linguistica, uno strumento per
costruire l’identità italiana e per realizzare un progetto cattolico gli italiani non erano tutti della DC, anzi molti erano
socialisti e comunisti. L’idea era un progetto cattolico in cui comunque potevano riconoscersi altre culture politiche
(soprattutto durante gli anni 60). Il progetto fu realizzato molto velocemente.
Un’altra ragione per realizzare l’unificazione era di agganciare il Sud Italia al Nord. Il Sud andava raggiunto con la tv
perché Nord e Sud si sentissero e si vedessero (come si diceva in tutti gli articoli). Il Paese doveva essere unito.
La partenza ufficiale delle trasmissioni regolari fu il 3 Gennaio 1954.
La rete televisiva serviva un’area di 80.000 km con più di 20 milioni di abitanti che potevano vedere la tv (quasi la metà
del popolo italiano). Dopo poco gli utenti diventarono 24.000 ed erano tutti del Nord. A fine 1954 si raggiunse la quota
di 88.000 abbonati. La realizzazione della rete televisiva venne compiuta in tempi rapidi: nel corso del 1954 fu estesa in
tutto il centro, nel 1955 raggiunse la Campania, nel 1956 tutto il resto della penisola e poco dopo anche Sicilia e
Sardegna. Il 10 Aprile 1954 Radio Audizioni Italiane diventò Radio Televisione Italiana (nome attuale).
L’Italia è stata l’unico Paese europeo a non svolgere una politica graduale e prudente nella diffusione del mezzo
televisivo.
L’impatto della tv sull’Italia degli anni 50 fu straordinario.
Piano economico la televisione diede un fortissimo contributo al boom economico che si registrò tra 1958 e 1963.
Questi anni ebbero come protagonista l’industria degli elettrodomestici e la tv era l’elettrodomestico più desiderato.
La RAI diventò inoltre un grande committente per la costruzione dei trasmettitori in tutta Italia. Le spese per gli impianti
televisivi tra 1952 e 1956 ammontarono a 22 miliardi. Ciò diede impulso a tutte le industrie elettrotecniche. L’avvento
della tv diede un forte impulso alla costruzione di apparecchi televisivi e radiofonici. Fino al 1963 l’industria
elettrotecnica fu chiamata a costruire e vendere 6 milioni di apparecchi radiofonici e 4 milioni di apparecchi televisivi.
Questo impulso riguardò anche le industrie che lavoravano per la costruzione della rete (industria della gomma - per
costruire cavi - e l’industria del vetro - per le valvole delle tv).
Moltissime attività, da aziende artigianali, diventarono grandi industrie.
La televisione ebbe un forte impatto sulla società, sulla cultura, sulla lingua, sull’antropologia italiane. L’Italia, a inizio
anni 50, era ancora un Paese ancora arretrato. I processi di modernizzazione si accompagnarono allo sviluppo
economico. Le industrie erano concentrate solo nel triangolo industriale; nel 1950 i redditi erano uguali a quelli del
periodo prebellico; il Paese era ancora per lo più rurale, e l’arretratezza non era solo nel Sud: anche nel Nord c’erano
povertà e disoccupazione; solo col boom si raggiunse l’occupazione quasi piena.
Negli anni 50 l’Italia cambiò rapidamente. Tutti i dati appena letti mutarono. L’economia cominciò una lenta ascesa
fino al boom economico, che provocò un fenomeno migratorio interno senza precedenti:
• migrazione interna dal Sud al Nord;
• migrazione dalla provincia/campagna alle città (aumento dell’urbanizzazione e aumento demografico).
Gli indici di povertà cambiarono completamente. L’avvento della tv si colloca in questo quadro di trasformazioni, e la
tv ne fu protagonista perché le favorì e le stimolò. Si raggiunse una certa uniformità al Sud e al Nord. Il nuovo processo
aveva un denominatore comune la richiesta e desiderio di nuovi beni di consumo.
Richiesta = disponibilità di possedere beni di consumo; desiderio = aspirare all’acquisto di certi beni anche quando non
si hanno le possibilità. Questo riguardava sia i beni materiali (soprattutto gli elettrodomestici: lavatrice, tv, frigo) sia
quelli immateriali (voglia di divertimento che si agganciava all’avvento delle nuove fonti di spettacolo musica,
dischi, tv, radio, vacanze, flipper, juxebox).
La tv è un indicatore di questa tendenza; progressione degli abbonamenti(1958: più di 1 milione; 1965: 6 milioni).
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Quando Fanfani arrivò dopo De Gasperi, nel 1954, uno dei primi atti di: collocare uomini di fiducia in due posti chiave
per il controllo e l’uso dei mezzi di comunicazione: l’ANSA (che era nata come cooperativa) e la RAI. Sergio Lepri
(fedelissimo di Fanfani) vebne nominato direttore dell’ANSA. Ma oltre alla radio, si doveva pensare anche alla tv.
Negli anni di De Gasperi la RAI era stata guidata da Ridomi (presid