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La parola autoritaria
Col passare del tempo l'EIAR era costretta a scegliere i propri collaboratori per conferenze, conversazioni, lezioni ecc. tra una lista di nomi stabilita dal Ministero delle comunicazioni. La matrice ideologica del nazionalismo aveva finito per conferire a queste trasmissioni un carattere sempre più politico. La nuova rubrica "Condottieri e maestri" inaugurata nel 1931 dal vicepresidente dell'EIAR e direttore del "Popolo d'Italia" Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, presentava ai radioascoltatori l'immagine di un'Italia rinnovata, protesa verso le mete più ambite, sotto la guida dei suoi uomini migliori. Nei temi trattati, esenti da conflitti di classe, le connotazione politica e sociale è rivolta soprattutto al mondo contemporaneo e ai problemi di una società in via di sviluppo. Nel panorama di questo primo orientamento culturale non va sottovalutato il momento religioso.Berlino. La stampa italiana fu coinvolta in modo massiccio nella diffusione della notizia, con articoli e reportage che esaltavano l'importanza storica dell'incontro e la solidità dell'alleanza tra Italia e Germania. La radio, invece, trasmise in diretta il discorso di Mussolini a Berlino, permettendo a milioni di italiani di ascoltarlo contemporaneamente. Il cinema, infine, realizzò un documentario che raccontava l'intero viaggio di Mussolini in Germania, mostrando immagini di grande impatto emotivo e sottolineando l'entusiasmo popolare che accompagnava il Duce ovunque andasse. Queste iniziative dimostrano come il regime fascista utilizzasse i mezzi di comunicazione di massa per diffondere la propria propaganda e consolidare il consenso popolare. L'ascolto collettivo nei luoghi pubblici, come adunate e proiezioni cinematografiche, creava un senso di partecipazione e appartenenza alla comunità nazionale, rafforzando così l'immagine del regime come unico interprete e garante degli interessi del popolo italiano.Venezia nel mese di giugno. Fu poi soppresso il comitato di vigilanza che non rispondeva più allo scopo per il quale era stato istituito. Con regio decreto del 3 dicembre 1934 veniva creata una commissione di soli 4 membri per fissare le direttive artistiche dell'EIAR. Nel 1935 il sottosegretario fu elevato a Ministro per la stampa e la propaganda. Alla fine del 1935 gli abbonati alle radiodiffusioni erano oltre 500 mila. La diffusione della radio nei locali pubblici aveva fatto aumentare, anche se di poco, le vendite di apparecchi forniti di altoparlante rispetto a quelli a galena. Solo la radio poteva rendere simultanea e quindi fortemente avvalorata nella sua dimensione unificante, la parola autoritaria del fascismo, e non a caso, infatti, il genere radiofonico che sembrò rispondere meglio a questo scopo furono le radiocronache e il giornalismo parlato. Il primo collegamento in diretta fu un incontro di pugilato da Milano nel 1928. si può dire che laLa radio contribuisce ad accrescere la passione sportiva degli italiani. L'informazione è il nuovo genere radiofonico che sta per decollare, l'unico problema era la preparazione del personale, che era ancora oggetto di critiche da parte del pubblico. Nel 1933 infatti fu istituito un centro radiofonico sperimentale allo scopo di preparare radiotecnici specializzati.
Le ragioni dello specifico linguaggio radiofonico vengono sottoposte sempre più a quelle del clima propagandistico voluto dal regime, e nello stile delle radiocronache si insinua la categoria, emotiva e drammatica, dello spettacolo non esente da una forte impronta di esaltazione dannunziana e di fervore futurista. Non va infatti sottovalutata l'influenza di Marinetti.
Per l'annuale della fondazione dei Fasci nel 1933 speciali disposizioni vennero impartite onde assicurare l'ascolto nelle migliori condizioni e da parte di un maggior numero di persone. I costruttori e i commercianti ebbero
L'ordine di procurare più apparecchi possibili. Si trattò forse della prima vera audizione di massa della radio italiana.
Nelle trasmissioni informative lo strumento che riuscì meglio a coniugare la pianificazione politica con le qualità specifiche del mezzo fu il giornale radio. Le prime trasmissioni iniziarono nell'ottobre del 1929 a Milano. I radiogiornali nacquero in seguito alla trasformazione subita dai semplici notiziari che non rispondevano più alle nuove esigenze di un'informazione ampia e generale sugli avvenimenti della vita nazionale e internazionale. Occorreva che ogni sera, in un'ora di grande ascolto domestico, un commentatore di sicura fede e di approvata capacità professionale, orientasse l'opinione pubblica, la preparasse, la incitasse o frenasse secondo le direttive del Duce. Nacquero così le Cronache del Regime, con il giornalista Forges Davanzati che con il suo stile sereno e pacato.
Incontrò subito il favore del pubblico. Egli trattava argomenti che andavano dalle descrizioni delle riforme del regime ai commenti sulle relazioni internazionali, ai fatti di cronaca. Correttezza e documentazione erano i suoi assi nella manica. La guerra in Etiopia fu la ghiotta occasione che rivelò Forges Davanzati un commentatore di prim'ordine.
CAP V: la folla domestica
Col passare del tempo il regime divenne l'arbitro della partecipazione dei cittadini alla vita nazionale non solo attraverso il controllo rigoroso delle fonti ufficiali, ma anche mediante la repressione di quelle non ufficiali. Quando cominciò la grande coalizione contro il nazifascismo, gli italiani cominciarono ad ascoltare furtivamente la voce delle stazioni radiofoniche dei paesi liberi. Solo però nell'ottobre del 1935 il Ministero per la stampa e la propaganda comunicò l'obbligo di vietare l'ascolto delle trasmissioni straniere nei locali pubblici.
Già nel 1936 esistevano delle radio clandestine antifasciste, soprattutto a Cagliari, Trieste e Firenze.
Nel gennaio del 1936 il Ministero degli esteri riceveva dal Principato di Monaco una segnalazione sull'attività di Carlo Rosselli, nella quale veniva comunicato che il noto antifascista Carlo Rosselli stava organizzando a Parigi e a Londra una raccolta fondi nell'ambiente massonico, comunista e antifascista francese, inglese e italiano per l'impianto di una radio trasmettitrice per diramare notizie contro l'Italia e ribattere le informazioni comunicate dall'EIAR.
Radio Milano, che trasmetteva clandestinamente da Barcellona appartenente al Partito Comunista, fu ben presto intercettata da molti uffici politici e militari. Le trasmissioni si intensificarono nell'inverno 1937. Queste trasmissioni erano rivolte agli operai, agli intellettuali e ai contadini e avevano lo scopo di contribuire ad una crescita della coscienza antifascista fra le masse italiane.
Davano notizia della situazione spagnola di quella internazionale, si chiariva agli italiani il vero scopo della guerra d'Abissinia, si davano notizie sulladisoccupazione sull'aumento dei prezzi, sulle reali condizioni di vita dei lavoratori costretti a prestare operasotto il regime. Le trasmissioni captate dalle stazioni estere cominciarono a risvegliare sentimenti di dissenso solo dopo l'inizio della guerra mondiale, poiché mano a mano si registrava un dissenso nella politica del regime, perciò si richiedeva una maggiore informazione e verità. Dopo il 10 giugno del 1940 l'EIAR mette in onda un nuovo genere radiofonico: la guerra. L'intero apparato radiofonico era stato rapidamente ristrutturato nel maggio del 1940: per l'interno, per l'esterno e per l'intercettazioni. Un nuovo centro radio guerra, doveva servire a raccogliere e diffondere le notizie sulle operazioni militari. Furono cancellati tutti i programmi non necessari.quelli frivoli a favori di programmi a chiaro contenuto propagandistico. Furono aumentate le trasmissione del giornale radio da sei a otto volte il giorno, trasmetteva quotidianamente il bollettino del quartier generale delle Forze Armate. Lo stile era diventato piatto e inespressivo, inanimato. Nel giugno del 1940 riappaiono "I Commenti ai fatti del giorno" che vanno in onda ogni sera dopo il giornale radio delle 20 e vogliono rappresentare un orientamento politico. Inoltre c'era la radio vaticana che trasmetteva un chiaro dissenso nei confronti del nazismo e delle leggi razziali di cui il Regime era preoccupato per il contenuto di queste trasmissioni che avrebbero potuto influenzare gli ascoltatori cattolici nel prendere le distanze dalle scelte politiche del regime sempre più compromesso nella disastrosa condotta della guerra. Nelle trasmissioni si metteva soprattutto l'accento sull'eroismo dei combattimenti, il sacrificio della popolazione civile, lo
Stato d'animo di paziente fiducia nella vittoria finale. Di quello stile sgangherato e violento che imperversò la radio fra il 1940 e 1942 fu Mario Appelius. Giornalista aretino, nei commenti impiegava un linguaggio diretto e colorito, in modo da creare una comunicazione drammatica e da suscitare una reazione emotiva. Le sue trasmissioni tra il 1942 e 1943 furono ridotte a una alla settimana poiché Mussolini non gradiva il realismo con cui descriveva i fatti. Infine "i commenti" persero del tutto credibilità e il 10 aprile del 1943 furono sospesi. La guerra come genere radiofonico ebbe la sua massima punta di efficacia con la radiocronaca. L'esperienza di reportage della realtà viva così come era vista dai radiocronisti fu il miglior esempio di informazione possibile. Nella seconda metà del 1942 il vicesegretario ordinò a ciascuna federazione di nominare un fiduciario incaricato di prendere immediatamente contatto con i Gruppi.
Rionali e i segretari dei Fasci al fine di raccogliere le impressioni delle masse circa le radiotrasmissioni effettuate a cura del Partito.
CAP VI voci di guerra.
Nella fase acuta del conflitto i criteri di valutazione della credibilità delle emittenti dei paesi in guerra, rispetto al decennio precedente, cambiano radicalmente. C’è una profonda riorganizzazione del broadcasting ad uso interno, ma anche una studiata preparazione ai nuovi compiti di propaganda radiofonica militare per l’estero. Il nucleo centrale della propaganda risultava quindi composto da un ufficio radio fortemente potenziato, un ufficio articoli, un ufficio bibliografico, un ufficio mostre e un ufficio foto-cinemaografico.
Attraverso radio Bari il governo di Roma parlava ai paesi arabi. I notiziari erano redatti da cosiddetti “patrioti” che attraverso il ricordo di avvenimenti storici e con le citazioni di fatti personalmente conosciuti cercavano di avviare il risentimento nazionale.