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Si andava aprendo, dinanzi al giovane D.C., uno scenario destinato ad attrarlo per il
resto della sua vita :quello delle antiche forme dell’Olimpismo e cioè i Giochi.
La mentalità agonistica dei Greci si è espressa da sempre nei Giochi Panellenici
(Olimpici istmici, pitici, nemei e corinzi) che vedevano la partecipazione di un folto
numero di “poleis” di tutto il territorio ellenico comprese le colonie della Magna
Grecia.
Per consentire un tranquillo afflusso di atleti, allenatori, dirigenti e spettatori, veniva
proclamata la cessazione delle guerre in atto affidata a messaggeri inviolabili.
La sacralità di questi eventi iniziava proprio da questa tregua sacra estesa a persone
ed anche ai luoghi di svolgimento.
I Giochi Olimpici, celebrati in nome di Zeus, erano senza dubbio i più importanti per
solennità e magnificenza. Essi dureranno dal 776 a.c. al 393 d.c. quando furono
aboliti dall’imperatore Teodosio. Dal 776 al 728 a.c. la corsa dello “stadion”
risulterebbe l’unico evento ed in un solo giorno. Successivamente crebbero durata e
natura delle competizioni allungata a 5 giorni con 18 specialità di gara.
Si amplio’ anche la partecipazione fino alle poleis della Magna Grecia
(Crotone,Taranto ed Agrigento) mentre all’inizio era circoscritta ad Elide e
Peloponneso.
La più antica ed amata tradizione sulla fondazione del culto di Olimpia è quella
tramandata da Pindaro che la fa risalire all’eroe Peleo in onore del suocero re di
Pisa Enomao sconfitto ( e forse successivamente suicida per la vergogna) nella corsa
coi cocchi per ottenere la mano della figlia Ippodamia.
Olimpia era dotata di un complesso che nel V sec. a.c. comprendeva stadio,palestra,
ginnasio,istallazioni balneari, grandiosi edifici culturali e 12 piccoli templi (thesauroi)
posti all’ingresso dello stadio , offerti dalle poleis partecipanti, ove venivano
conservate le offerte votive , a conferma delle interferenze economiche e delle sfide
campanilistiche delle poleis stesse.
Aperta da riti religiosi e giuramenti (pene severissime per i trasgressori) i Giochi si
chiudevano con la proclamazione dei vincitori ai quali veniva offerta una palma ed
una corona di ulivo selvatico coltivato nel recinto dell’Atlis, boschetto sacro a Zeus.
Successivamente si aggiunsero premi in denaro e privilegi quali il diritto di mangiare
a spese pubbliche (sitesis) e assistere agli spettacoli in prima fila (proedria).
L’assegnazione solenne dei premi era tale perché voleva avere un significato
psicagogico ( medicamento per ravvivare spiriti vitali) in direzione educativa.
Per questo verso il 400 a.c. , per iniziativa del filosofo Ippia di Elide, fu istituito un
registro degli olimpionici, aggiornato da Aristotile e da Giulio Africano nel III sec d.c.
giunto fino a noi curato da Luigi Moretti in diverse edizioni.
Registro senz’altro lacunoso e con diverse contraddizioni ma pur sempre importante
a dimostrazione del valore educativo delle celebrazioni.
Il valore culturale dato al confronto agonale è testimoniato dalla ampia serie di tipi
di competizioni : forza, ricchezza, musica, pittura, retorica oltre quella di abilità
ginnica e sportiva. Gli esempi sono molti. Eccone alcuni. Ad Olimpia Erodoto
affascinò gli Elleni con la lettura delle sue “Storie” ;il pittore Ezione espose i suoi
quadri ; Gorgia pronunciò il discorso per esortare a combattere contro il comune
nemico persiano.Platone, Aristotile ed Ippia erano frequentatori di Olimpia dove
prendevano sempre l