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VITA E OPERE
David Ricardo nasce a Londra nel 1772, figlio di un benestante agente di Borsa del quale seguirà
le orme. È una famiglia ebrea olandese che si era trasferita a Londra.
Ripudiato dalla famiglia perché sposa una giovane di religione quacchera, è costretto a mettersi in
proprio e grazie alle sue abilità riesce presto ad affermarsi.
Diventa un grosso proprietario terriero e riesce ad entrare nel Parlamento inglese.
Diventato molto ricco, abbandona gli affari e si dedica alle riflessioni.
Muore dopo una breve malattia nel 1823.
È considerato il più grande esponente della scuola economica classica.
Mentre "La ricchezza delle nazioni" può essere letta da chi possiede delle conoscenze
economiche, le opere di Ricardo sono più comprensibili a tutti.
L'opera principale è "I principi di economia politica e di tassazione".
Il merito maggiore di Ricardo è quello di aver cercato di definire la teoria del valore della
distribuzione. A questa teoria Ricardo dedica il primo capitolo (quello più lungo) della sua opera
maggiore.
Ricardo afferma che tutto il prodotto nazionale viene diviso tra le 3 classi sociali (lavoratori,
capitalisti e proprietari terrieri).
Le proporzioni della divisione del prodotto nazionale cambiano a seconda dello sviluppo della
società nel corso del tempo.
Il salario è una parte necessaria del costo di produzione.
Segue un'analisi di tipo analitico e costruisce una struttura teorica. Si concentra sulla distribuzione
del sovrappiù tra rendite e profitti.
Rendite e profitti costituiscono quel sovrappiù disponibile una volta ricostituito il ciclo produttivo.
I proprietari terrieri utilizzano le loro rendite per consumi di lusso quindi dal punto di vista
economico non incidono sullo sviluppo della nazione.
I capitalisti sono costretti a spendere il loro sovrappiù per investire e rendere concorrenziali le loro
aziende. È, dunque, ai profitti che bisogna porre attenzione perché senza questi non ci sarebbe
investimento e quindi sviluppo.
Il problema fondamentale è quello di individuare le regole che determinano la distribuzione del
sovrappiù.
Ricardo vuole capire qual è la dinamica che regola il sistema economico. E trova la chiave di
questo meccanismo nel valore di scambio.
Si pone gli stessi obiettivi dei fisiocrati:
- come si genera (nasce), si accumula e si distribuisce il sovrappiù
- com'è distribuita la società in classi
- quali sono gli interventi di politica con cui si incrementa il sovrappiù.
Definire il "valore" era un problema. Intervengono due fattori:
1) quantità del lavoro necessaria a produrre merci
2) valore della forza lavoro (i lavoratori)
In una produzione capitalistica il valore della forza lavoro è superiore alla quantità di lavoro che è
contenuta nel salario che il capitalista paga.
In altre parole, il capitalista paga di meno rispetto a quello che il lavoratore da.
Si crea un'eccedenza.
Smith, al contrario di Ricardo, non fa nessun accenno allo sfruttamento del lavoratore.
Il valore di una merce dipende dalla quantità relativa di lavoro necessaria a produrla.
Smith, invece, diceva che il valore dipendeva dal maggiore o minore compenso che viene dato al
lavoratore: correla valore e salario.
Teoria del valore-lavoro contenuto (embodied): il rapporto di scambio tra due beni corrisponde
al rapporto tra le quantità di lavoro direttamente necessarie alla produzione di ciascuno di essi.
Un altro aspetto dal quale Ricardo si discosta da Smith è quello relativo al valore d'uso e valore
di scambio (paradosso dell'acqua e del diamante).
Ricardo dice che il valore d'uso è importante perché ci sia un valore di scambio ma il valore d'uso
non è essenziale per la definizione del valore di scambio.
Il prezzo di una merce deriva da due fattori:
1) la loro rarità
2) la quantità di lavoro necessaria a produrli
Per alcuni bene conta solo la rarità (es. quadri); conta il fatto che la merce sia unica e che vi sono
degli acquirenti che pagherebbero cifre altissime per ottenerla. Ricardo esclude questi beni dalla
teoria del valore perché vuole prendere in considerazione solo quei beni riproducibili e che
possono essere immessi nel mercato.
Ricardo cerca di dimostrare che il lavoro crea valore nelle condizioni di economia capitalistica ma
crea valore anche nelle economie primitive.
Il valore è determinato non solo dal valore presente ma si deve tener conto anche del valore del
cosiddetto bene capitale cioè il valore del lavoro che è stato fatto in passato.
Sono esempi di beni capitali, macchine e strumenti che servono alla produzione di un bene/merce,
ma anche la struttura/edificio.
Ricardo ha portato il concetto di valore alle estreme conseguenze al punto che Marx non ha avuto
bisogno di aggiungere altro a tal proposito.
Teoria quantitativa della moneta
Le variazioni della quantità di moneta in circolazione determinano le variazioni del livello
generale dei prezzi senza influenzare né il livello dell'attività produttiva né la velocità di
circolazione della moneta.
L'oro, quindi, è inteso come strumento per misurare il valore della moneta.
Teoria dei costi comparati
Ogni paese si specializza nella produzione di quei beni per i quali gode di un vantaggio relativo
anche se non assoluto. Ciò significa che si può avere commercio internazionale tra due paesi
anche se tutti i beni hanno un costo maggiore in un paese rispetto all'altro. Infatti il commercio
internazionale è vantaggioso quando permette di ottenere una merce dall'esterno ad un costo
minore di quello che si dovrebbe sostenere nel caso la si producesse all'interno. Questa teoria è
basta sull'esistenza di differenze tra le strutture tecnologiche dei diversi paesi.
Tutti e due i paesi che si scambiano le merci diventano più ricchi grazie al commercio estero;
questa è la tesi importante che Ricardo vuole sostenere.
Diversi sono i problemi affrontati da Ricardo:
1) misurare la quantità di lavoro
2) tenere in considerazione il fatto che le abilità dei lavoratori sono diverse
3) spiegare come i beni capitali intervengono nella formulazione dei prezzi
4) come includere la terra tra i fattori che determinano i prezzi
5) spiegare come anche i profitti intervengono nella determinazione dei prezzi al mercato
1) Misurare la quantità di lavoro
Smith diceva che sono i salari a definire la quantità di lavoro.
Ricardo, invece, diceva che bisogna introdurre il tempo: il tempo necessario a produrre una
merce.
2) Le abilità dei lavoratori sono diverse
Ricardo fa un esempio: supponiamo che a due individui si dia la stessa quantità di terre e lo stesso
capitale iniziale. Uno in un'ora cattura due cervi, l'altro solo uno.
Come si fa a capire quanto tempo serve per catturare un cervo?
La soluzione è pagare il doppio del salario a chi ne ha presi due.
In questo modo vuole spiegare la variazione dei prezzi al mercato.
Se manteniamo costante il fatto che si raddoppia il salario, nel passare degli anni i prezzi del
mercato cambiano ma il salario o resta di base o raddoppia, quindi il salario non dipende dai
prezzi di mercato. Questo discorso di Ricardo non è realisticamente accettabile.
3) I beni capitali intervengono nella formulazione dei prezzi
Ricardo ricorre al concetto di lavoro accumulato cioè lavoro utilizzato precedentemente.
I beni capitali si logorano nel tempo quindi un'ora di lavoro che è stata utilizzata due anni fa non ha
lo stesso valore di un'ora di lavoro utilizzata un anno fa.
Gli industriali, inoltre, hanno sempre il problema di rinnovare i loro macchinari dal momento che la
tecnologia si evolve continuamente.
4) La terra tra i fattori che determinano i prezzi
In Inghilterra dal 1816 al 1864 sono considerati gli anni di Ricardo (anche se egli era già morto, ha
continuato ad influire sui pensieri dell'epoca).
Le controversie aperte in questi 30 anni furono molto aspre. Un primo conflitto poneva su fronti
opposti i capitalisti e i lavoratori; un secondo da un lato i capitalisti e dall'altro i proprietari terrieri:
entrambi cercavano di intervenire all'interno del Parlamento per influenzare le scelte economiche.
L'Inghilterra doveva decidere se:
- rimanere agrarista
- dirigersi verso uno sviluppo industriale
Nel 1816 i proprietari terrieri riuscirono a far approvare dal Parlamento le leggi sui grani: si
stabilivano delle tasse altissime all'entrata dei prodotti agricoli (dogane molto alte). In questo modo
il prezzo del grano nazionale restava su prezzi alti dato che dall'esterno non poteva entrare nulla.
La conseguenza è che che le rendite si gonfiano, aumentano mentre i profitti restano bassi.
Se i prezzi sono alti, i lavoratori spendono il loro salario per comprare il cibo e non spendono nei
manufatti. Le industrie non vendevano: da qui lo scontro tra capitalisti e proprietari terrieri.
In questa guerra la bandiera portata dai capitalisti era la teoria di Ricardo.
Infine la borghesia riuscì a far abolire le leggi sui grani.
Malthus era dalla parte dei proprietari terrieri (contro Ricardo).
Teoria della rendita differenziale
Supponiamo che in una nazione vi sia la produzione di un'unica merce (es. grano) e un'unica
economia. Supponiamo che ci siano 6 terreni sui quali lavora la stessa quantità di lavoratori (1) a
cui è stato dato lo stesso capitale.
I terreni non sono uguali ma a fertilità decrescente.
Lavorare solo A non è sufficiente quindi si coltiva pure B è così via (GA + GB).
Da GA bisogna sottrarre il salario Wr e così anche negli altri terreni.
I capitalisti devono anche pagare le rendite.
I sovrappiù si tradurranno in rendite (A non guadagnerà niente, F che è meno produttivo non
pagherà rendita).
Ricardo dice che ci sono situazioni in cui si pagheranno rendite diverse e altre in cui non se ne
pagheranno.
Sulla meno fertile tra le terre in coltivazione, la rendita è nulla. Il profitto risulta così definito come
grandezza residuale, cioè come quella parte del sovrappiù che non viene assorbito dalla rendita.
Tutto il sovrappiù va ai profitti.
Poiché lo sviluppo viene dall'accomulazione e quindi dai profitti, tutto ciò che riduce i profitti
costituisce un ostacolo all'accumulazione. Data la dimensione del sovrappiù, i profitti diminuiscono
quando aumentano le rendite sulla terra.
Discorso teorico e realisticamente impossibile.
Rendita: è quella quota che nella distribuzione del prodotto va al proprietario terriero.
Rendita assoluta: se la terra coltivabile è inferiore al nu