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IGENERANO IN BREVE IL VALORE DI UN RAPPORTO ESISTENZIALE FRA L UOMO E LA TERRA E NELLA COMUNITÀ FRA GLI UOMINI
Più tardi quando il movimento dei Cistercensi (da Citeaux, in Borgogna) voluto da S. Bernardo va
sostituendosi come erede ai cluniacensi in decadenza, alcuni caratteri tipici di questo rapporto
sono per qualche tempo valorizzati. !
!
Si sperimentano al contempo tecniche agricole che mirano alla coltivazione intensiva in zone
disabitate, anche in concorrenza e in corrispondenza con le nascenti fortune della città.!
Ciò dipende in parte dalla formazione culturale dello stesso S. Bernardo (✝ 1153). Nella Regula
cistercense del 1119 poi ampliata nel 1152 si afferma che:!
!
“in civitatibus, castellis, villis, nulla nostra construenda sunt cenobia, sed in locis a conversatione
hominum remotis”.!
! 50
Si compie intanto con lo scisma del 1054 il distacco di Roma e della Chiesa latina dalla Chiesa
d’Oriente e ciò pone drammatici problemi alle coscienze e alle strutture della Chiesa d’Occidente.!
A Roma vi sono patriziati cittadini appoggiati e legati ai poteri imperiali e feudali che detengono
tanto potere da riuscire ad imporre i propri membri sul soglio pontificio; vi sono, anche, stimoli e
segni di rinnovamento che si distaccano fortemente dalla vecchia concezione e dall’abituale
pratica del potere.!
!
Vi è un pontefice, Gregorio XIX (✝ 1032) che può essere preso come modello di una commistione
(mescolanza) fra poteri pubblici e diritto privati, giurisdizione ecclesiastica e interessi patrimoniali.!
La commistione si riassume nel nome della simonia: perché a somiglianza di Simon Mago che
pretendeva di acquistare con denaro da San Pietro il potere di fare miracoli, molti si industriano, in
quel secolo, a commerciare in cariche ecclesiastiche, e acquistano e vendono dignità maggiori e
minori.!
!
Dal fronte opposto la lotta alla simonia viene condotta da forti personalità che si impegnano nella
difficile lotta di rigenerazione della vita e delle strutture della Chiesa, in sintonia con i movimenti
riformatori monastici e nello spirito della cultura che questi movimenti esprimono e diffondono. !
!
Niccolò II appoggia le riforme, e di queste diventano i primi protagonisti il cardinale Ildebrando
(forse nativo di Roma o di Grosseto) e il cardinale Umberto di Moyenmoutier (autore nel 1058 di un
trattato Contra simoniacos).!
La Chiesa vieta nel 1059 il matrimonio dei sacerdoti e promulga alcune norme che riguardano
l’elezione del papa e la concessione dei benefici ecclesiastici.!
!
Nel 1073 Ildebrando è papa con il nome di Gregorio VII (✝ 1085), e fra il 1075 e il 1076 redige un
testo destinato a diventare celebre, il Dictatus Papae, che in 27 proposizioni fissa le regole
dell’elezione pontificia da parte del conclave dei cardinali, le prerogative del pontefice romano e
della subordinata scala gerarchica (vescovi, parroci) consolidando così una nuova dimensione del
potere ecclesiastico, distinto dal potere laico e impegnato nella tutela degli interessi spirituali della
Chiesa, nella giustizia, nella predicazione e nell’apprezzamento dei valori della fede.!
!
La città va assumendo un ruolo guida e tende a dominare la campagna. Enormi masse di contadini
e di rustici si spostano dentro le vecchie e anguste cinta delle mura urbane che ora devono essere
riadattate e ricostruite con un più ampio raggio.!
! Accanto ai rustici si trasferiscono in città personalità economicamente più forti: signori feudali e
• piccola nobiltà di campagna, negotiatores arricchitisi per i commerci tra le città e i centri della
produzione artigianale e agricola frazionati nelle sperdute corti signorili.!
Nelle città cresciute e nelle campagne circostanti si organizzano forme di vita con ideali non
• sempre comuni.!
Alle norme giuridiche consuetudinarie che si tramandano, si osservano e si applicano senza che
• spesso ne sia conosciuta la documentazione scritta, tendono a sostituirsi norme scritte, poste
sotto il sigillo dell’autorità locale o centrale, comunale o regia.!
Rinasce il diritto romano.
• I testi restaurati e resi completi della compilazione giustinianea tornano ad essere oggetto di
studio. !
Le attività delle vecchie scuole (monastiche, episcopali) tendono a concentrarsi nelle città, con
• una vistosa modificazione di metodi, di tipo di insegnamento e di ricerca, di valutazione.!
Infine, alla figura del notaio legato ad un ordinamento imperiale inefficiente o al monastero o al
• signore feudale e interessato soprattutto ai problemi della terra, va sostituendosi una figura di un
professionista indipendente, attento a difendere ed a far valere i propri interessi personali
nell’associazione corporativa, spregiudicato anche come uomo d’affari.!
!
!!
Accanto ai nuovi fenomeni restano ancorate alla tradizione le istituzioni signorili e feudali.!
[Capitolo 1 - NO -]! 51
PARTE 2.!
!
Capitolo 2. Città e istituzioni nell’Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIII) !
!
2.1 !
Dalla campagna alla città
!
Tra il secolo XII e il secolo XIV si ha una vistosissima crescita e un’enorme concentrazione
demografica nelle città italiane ed europee.!
Nelle città si costruiscono edifici raggruppati in semicerchio o in cerchio attorno ad una piazza
privata con strutture preordinate alla prevedibile evenienza di scontri militari.!
Le case sono compatte, spesso non hanno finestre ma feritoie alte che consentono una facile
difesa.!
Intorno agli edifici si riadattano le mura cadenti che delimitano il centro urbano o se ne
costruiscono di nuove, solide e fortificate.!
Si riorganizza la disposizione fisica dell’agglomerato interno secondo schemi urbanistici in stretta
dipendenza con i caratteri topografici del luogo sul quale sorgono le città.!
La pianta della città si adegua, a volte, alle tradizionali vie principali, il cardo maximus e il
decumanus maximus che, intersecandosi nel punto centrale, danno vita alla piazza principale.!
Si costruisce la chiesa e si erigono cattedrali.!
Durante il secolo XIII, e nei periodi successivi, sorgono i primi edifici pubblici. !
Sono i palazzi del Comune del Podestà, del Capitano del Popolo, dei Signori.!
Il tessuto urbano ne valorizza le dimensioni in una contiguità e continuità fisica che lega l’edificio
pubblico agli edifici privati:!
!
“per almeno uno o due lati …, quasi a simboleggiare la continuità istituzionale delle funzioni e delle
attività pubbliche rispetto a quelle private”.!
!
La città si divide in portae, in vicinìe, in comunità di quartieri, e ogni parte del territorio abitato crea
e consolida organizzazioni specifiche, ciascuna in rapporto a specifici fini e problemi.!
!
2.2 Dalla città alla campagna!
!
Al di fuori delle mura urbane esistono borghi vicini alla città. !
Quando il rapporto è fondamentalmente economico esso agevola l’utilizzazione dei servizi civili e
religiosi della città da parte dei borghigiani, mentre nel borgo o attorno ad esso si trovano e si
coltivano gli orti e le vigne. !
Ogni borgo con tali caratteristiche viene chiamato cultura civitatis. !
Altre volte il rapporto è fondamentalmente militare: il borgo assicura la difesa armata della città,
viene perciò chiamato guardia civitatis e gli abitanti di esso hanno diritto di passare nella città
nell’occasione di un attacco dall’esterno.!
Spesso i borghi sono chiamati suburbia. Essi non sono parte integrante della città.!
!
Al di là dei borghi si estende il vero e proprio territorio esterno che nel linguaggio comune diventa il
suburbium per eccellenza, distinto e staccato dalla città.!
!
Progressivamente mentre i suburbia (i borghi vicini e pertinenti) vengono inglobati nella città e
chiusi in essa da nuove mura, il suburbium sperimenta proprie strutture urbanistiche!
(chiese, mercato) e segue propri tentativi organizzativi, che danno vita a ‘comuni di campagna’ o a
‘castelli’.!
!
Può accadere anche (difficilmente in Italia e in modo più frequente in altri paesi europei) che
accanto al nucleo urbano di vecchia formazione si sviluppi un autonomo insediamento di mercati
attirati dalla conveniente posizione dei luoghi come una buona pianura al centro di importanti vie di
52
comunicazione terrestri o fluviali, o a un buon porto con la possibilità di attivare un mercato
connesso.!
Quanto detto sopra, in Italia è solo un’eccezione in quanto i mercanti italiani sono cittadini. Non
vanno a cercare fortuna in nuovi e sperduti insediamenti rurali o costieri. Cercano la loro ricchezza
entro le mura della città che si estende e che essi contribuiscono a rendere più estesa; agiscono in
una società per molti aspetti tradizionale con saldi legami fondiari.!
!
2.3 Gli abitanti della città !
!
Nelle case edificate entro le mura della città vivono famiglie che hanno un peso e una funzione
nello sviluppo civile che, fra il secolo XI e il successivo, si fa rapidissimo: tanto rapido da
giustificare l’espressione ‘rinascimento medievale’ che la storiografia utilizza per indicare i primi
due secoli successivi all’anno 1000.!
!
Queste sono famiglie di diversa fortuna.!
!
All’apice stanno i cives maiores: !
nobili e meno nobili proprietari di terre allodiali, feudatari e signori di campagna inurbati (immigrati
in un centro urbano). !
I cives maiores adoperano con dignità e disinteresse il loro potere e il loro dominium. !
In alcuni casi partecipano con le loro forze politiche, economiche e militari e col peso delle loro
dignità sociale alle coniurationes, alle conventicole (circolo ristretto i cui membri cercano talvolta di
mascherare con la gravità o l'isolamento il loro settarismo o la banalità dei loro intenti), agli
accordi, dai quali gradualmente viene emergendo il commune civitatis, l’originale ordinamento
giuridico che rappresenta uno dei tratti significativi dell’epoca.!
!
Su una fascia intermedia si colloca il populus. Di questi fanno certamente parte:!
ricchi mercanti, abituati a dare stabilità fondiaria ai mutevoli profitti dei traffici, proprietari di terre,
• di orti, di case; !
imprenditori che organizzano alcuni servizi cittadini (osterie, rivendite, magazzini) e tengono un
• piede anche nella campagna ove allevano bestiame e coltivano erti e vigne; !
artigiani con botteghe efficienti capaci di produrre manufatti anche molto raffinati;!
• mercanti che organizzano il lavoro e la produzione degli artigiani e collocano sui mercati ciò che
• gli artigiani producono;!
cambisti impegnat