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La piramide feudale e l'ordinamento feudale

Iriservando a sé stesso ampi patrimoni in ciascuna regione e assegnando in feudo ai suoi cavalieri le terre rimaste. In questo modo il sovrano si affermava dominus di gran parte del territorio e si poneva al vertice della piramide feudale che vedeva al secondo gradino i cavalieri che ricevevano la terra da lui (tenentes in capite) e al terzo i vassalli di costoro (tenentes in servitio). Allora i rapporti tra signorie fondiarie vennero regolati dall'ordinamento feudale della tradizione normanna. Secondo tale tradizione il signore feudale era tenuto a difendere il suo vassallo, tutelarne i diritti, proteggere la sua famiglia ed i suoi beni; il vassallo invece doveva mantenersi fedele al signore e prestargli il servizio, l'aiuto e il consiglio necessario, ad esempio il servizio militare o contribuire alle spese del signore. La violazione di uno di tali doveri legittimava la controparte a rifiutare l'adempimento dei suoi obblighi. Insieme con l'ordinamento popolare.

degli uomini liberi della loro natio e con quello feudale, i Normanni portarono anche il loro diritto signorile. Le consuetudini normanne prevedevano l'ereditarietà della signoria fondiaria; questa, detta manor, presentava la tradizionale divisione tra pars dominica e mansi assegnati ai contadini. Secondo la grande inchiesta disposta da Guglielmo nel 1086 sui patrimoni fondiari e riportata nel "Domesday Book", nella maggior parte dei manors i mansi erano concessi in affitto. Il signore amministrava il suo patrimonio con la collaborazione della sua domus, l'household, ed era titolare del banno nei riguardi delle comunità che risiedevano nelle sue terre. A lui faceva capo la corte di giustizia signorile, che si occupava delle vertenze tra gli abitanti del manor o tra costoro e il signore; oltre a questa corte esisteva la corte feudale la quale si occupava delle sole vertenze vassallatiche. Accanto ai due ordinamenti degli uomini liberi, a quello feudale, aquello signorile vigeva inoltre l'ordinamento della Chiesa. Guglielmo era un deciso sostenitore della riforma gregoriana e favorì l'affermazione di un clero sensibile agli interventi della S. Sede e tenace difensore delle libertà ecclesiastiche contro le ingerenze temporali. La scelta di Lanfranco a vescovo di Canterbury, avvenuta nel 1070 nel corso di un concilio della Chiesa inglese, inaugurò il nuovo corso della vita ecclesiastica del regno. A tale corso lo stesso monarca recò un contributo con l'ordinanza del 1072 - 1076 con la quale assegnò alle corti ecclesiastiche la competenza sulle cause spirituali e vietò agli agenti regi di intervenire nella vita della Chiesa. La pluralità degli ordinamenti giuridici trovava un punto di incontro nell'ordinamento unitario che faceva capo al sovrano. All'interno della potestà regia dobbiamo distinguere due aspetti: il primo legato alla suatitolarità di un vasto patrimonio e diritti demaniali; l'altro relativo alla sua funzione di autorità unitaria. Essendosi riservato vasti patrimoni ed essendo in ogni regione il titolare del maggior numero di manors, era in grado di esercitare ovunque la funzione di signore territoriale. Quindi la sua autorità unitaria si legava alla sua potestà di signore fondiario. L'amministrazione del patrimonio del sovrano spettava alla sua household, ovvero la sua organizzazione domestica. Quindi nessuna differenza esisteva da questo punto di vista tra la gestione fondiaria del re e quella degli altri signori curtensi del regno. Comunque l'household regia, dovendo occuparsi della gestione di un numero considerevole di manors, presenta una precoce definizione degli uffici interni. Troviamo infatti la camera, per le entrate regie, la cappella, dove venivano redatti i diplomi e i documenti regi, l'aula, cioè la cucina e la dispensa quindi gli.

approvvigionamento della casa, la cantina, si occupava della produzione delle vigne regie, le stalle, curavano l'allevamento equino. L'household seguiva il re nei suoi spostamenti all'interno dei due domini; l'amministrazione dei manors regi quando il re non era presente era svolta sul piano locale da un agente regio detto sceriffo (sheriff). Il monarca era innanzitutto il capo della tradizione germanica per la natio degli Anglosassoni e per quella dei Normanni: il popolo confermava con il giuramento di fedeltà, prestato nelle corti di contea, di volere come suo capo il sovrano in carica. Inoltre il re era il suzerain feudale dei signori fondiari, il supremo tutore dell'ordinamento ecclesiastico e il primo signore territoriale del regno. Il sovrano entrava in carica attraverso la cerimonia dell'incoronazione. Le formule pronunciate sottolineavano che il re riceveva direttamente da Dio il compito di difendere e di proteggere il popolo, di tutelare la

giustizia e di mantenere la pace. La cerimonia dell'incoronazione si concludeva con la prestazione di un giuramento (giuramento dell'incoronazione) con il quale si impegnava formalmente ad esercitare con costanza e dedizione i suoi compiti. Che il compito unitario del monarca si incentrasse nella giustizia non deve indurre a ritenere che a lui passasse in via esclusiva la tutela del diritto. La difesa degli ordinamenti vigenti comportava necessariamente anche il rispetto dei mezzi di tutela del diritto previsti da ciascuno di questi. Il re non avrebbe potuto tutelare i diritti delle comunità senza mantenere in vita le corti di giustizia nate dalla medesima tradizione. Nei primi decenni della dominazione normanna la funzione giudiziaria del sovrano si limitò all'attività della curia regis, ovvero sia la grande assemblea convocata in solenni occasioni sia il più ristretto gruppo di fedeli che collaborava quotidianamente con il sovrano. In entrambe

le forme discuteva questioni rientranti nella funzione unitaria del sovrano ovvero problemi di difesa contro nemici esterni, mantenimento dell'ordine, pace interna, giustizia. Il regno di Enrico I (1100 - 1135) Nei primi decenni del secolo la potestà monarchica inglese conobbe una significativa evoluzione sia sotto l'aspetto signorile sia sotto l'aspetto di autorità unitaria. Sotto il primo profilo, vediamo il riordinamento degli uffici domestici regi. Un breve trattato intitolato "Constitutio domus regis" ci informa che nei primi decenni del secolo XII, mentre i principali uffici dell'household regia rimanevano gli stessi, la camera diventava il centro della gestione delle finanze del sovrano. L'oro, le monete, i gioielli del re erano custoditi in castelli sicuri, i più importanti erano in Inghilterra quello di Winchester e in Normandia quello di Rouen. L'attenzione di Enrico per la miglior gestione del patrimonio.

Regio e la corretta riscossione delle entrate che da questo provenivano non si manifestò solo nella ristrutturazione dell'ufficio domestico della camera. Sin dai primi anni del suo regno risulta un particolare sistema di controllo sui conti presentati alla corte regia dagli sceriffi: costoro si presentavano due volte l'anno (a Pasqua e nel giorno di S. Michele) presso il tesoro di Winchester ed erano ascoltati da un gruppo di consiglieri del monarca, i quali riscuotevano i denari, verificavano l'esattezza dei conti e in caso di approvazione rilasciavano quietanza, mentre in caso contrario imponevano multe allo sceriffo. I consiglieri regi stendevano sul tavolo una tovaglia a scacchi che facilitava i conti, così la corte venne chiamata corte dello Scacchiere. Una corte dello Scacchiere venne organizzata nello stesso periodo anche in Normandia, dove l'agente patrimoniale del duca non era lo sceriffo bensì il vîcomte. Particolarmente

interessanti sono le novità conosciute dalla potestà unitaria del sovrano. Prima la funzione principale del sovrano, accanto alla difesa dai nemici esterni, fosse la tutela del diritto vigente nel regno. Tale funzione comportava non solo la protezione delle consuetudini, ma anche l'intervento diretto ad eliminare gli usi cattivi e a sostituirli. Esplicitamente lo dichiarava il sovrano nel corso della cerimonia dell'incoronazione, sentendosi legittimato a tale intervento dal carattere sacerdotale che l'incoronazione e l'unzione gli conferivano. Guglielmo abrogando la competenza delle corti di contea nelle cause ecclesiastiche, aveva esercitato detta funzione. Negli anni di Enrico tale intervento acquista un respiro ben più ampio. A questo periodo risale la raccolta intitolata "Leges Henrici primi" che riunisce le regole consuetudinarie in vigore. Da questa raccolta sappiamo che si era affermata nella prassi una prerogativa del sovrano.

A trattare nelle sue corti alcuni reati particolarmente rilevanti per l'ordine pubblico. I delitti in questione possono essere distinti in tre categorie: le offese più gravi, come l'omicidio o la rapina; le offese contro il sovrano e la sua household; le offese ai diritti demaniali del sovrano e l'intervento in caso di mancata o scorretta giustizia da parte delle corti degli ordinamenti particolari del regno. La giustizia regia diventava componente essenziale della giustizia esercitata nel regno: quando veniva a conoscenza di un caso di difetto di giustizia, il re inviava alla corte competente un "breve" (writ) con cui la invitava ad esercitare nella maniera dovuta le proprie funzioni. I writs principali di questo periodo erano di due tipi: il writ of rights (breve de recto) con cui il sovrano invitava la corte ad operare dopo aver accertato la veridicità della notizia di difetto di giustizia; i writs esecutivi, con cui il re chiedeva a questa di

curare la restituzione dei beni sottratti a colui che al re stesso si era rivolto. Esistevano due categorie di giudici regi, quelli stabilmente residenti nelle contee e quelli itineranti. La definizione della prerogativa giudiziaria del re aveva la conseguenza di consentire un più omogeneo coordinamento tra detti ordinamenti, eliminando i conflitti di competenza che si aprivano tra le diverse corti di giustizia quando reo di uno di quei delitti era una persona la quale partecipava allo stesso tempo a più ordinamenti. Ad esempio il caso del libero legato da vincoli di vassallaggio con un signore. In tutti i casi le corti popolari, quelle signorili, le feudali e le ecclesiastiche potevano vantare tale competenza. Le consuetudini definite nelle "Leges Henrici primi" erano sorte proprio per evitare tali conflitti e dando vita ad un'apposita competenza regia in merito ai reati più importanti, consentivano alle corti particolari di giustizia di funzionare.senza impantanarsi incontrasti tra di loro. Gli inizi della "common law" La morte di Enrico nel 1135 aprì una lunga e grave crisi nel regno inglese: la successione di Matilde (figlia di Enrico, vedova dell'imperatore tedesco Enrico e moglie del conte d'Angiò Goffredo)
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A.A. 2008-2009
37 pagine
8 download
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Novadelia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Caravale Mario.