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IL CINEMA E IL NOVECENTO

1. Lo sguardo di un'epoca

Vedere

Anni '20 Béla Balàzs lo dice chiaramente: il cinema ripristina la visibilità dell'uomo; restituisce

la realtà allo sguardo.

Sebastiano Luciani: "l'arte del cinematografo ci ha resi così sensibili a questa bellezza dinamica

del volto umano, nella stessa maniera in cui il teatro ci aveva resi sensibili alla voce"

Jean Epstein: "l'obiettivo è un occhio senza pregiudizi"

Abel Gance:" Il cinema doterà l'uomo di un senso nuovo"

Se il cinema riconquista e rilancia il senso della vista è perché sa perfettamente incarnare lo

sguardo del XX secolo.

Erwin Panofsky: evidenzia come le arti figurative e plastiche partano da un'idea che deve

essere proiettata su una materia informe; questo percorso dall'astratto al concreto le rende

tributarie di una "concezione idealistica" che non è più in linea con i tempi; partendo invece dai

corpi e dalle cose, è il cinema e solo il cinema, che rende giustizia a quella interpretazione

materialistica dell'universo che pervade la civiltà contemporanea.

Sigrified Kracauer: dedica attenzione alle storie tra il banale e l'irreale che i film sembrano

prediligere; questi racconti mostrano come la società ama vedersi, essi risultano alla fine

assolutamente rivelatori.

Corrispondenze

Per Walter Benjamin ogni fase della storia dell'uomo ha una sua particolare maniera di cogliere il

reale.

Due tendenze:

- esigenza di rendere le cose, spazialmente e umanamente, più vicine; dunque di vincere la

lontananza, per accostarsi ancor più al mondo

- esigenza di riconoscere ciò che nel mondo è dello stesso genere anche se si presenta

con facce diverse.

Il cinema ha una funzione esemplare: il suo sguardo è capace di rompere le barriere tradizionali e

di renderci liberi di affrontare la realtà. E' uno sguardo capace di farci entrare nel tessuto delle

cose e di rivelarcene la composizione. E' uno sguardo capace di sorprendere e colpire per la sua

penetrazione e per la sua rapidità (il flusso di immagini filmiche provoca un continuo shock). E'

uno sguardo capace di smontare vecchi privilegi e di inquadrare ogni cosa e chiunque, secondo un

principio di egualitarismo. Infine, è uno sguardo capace di spezzare il vincolo dell'unicità poiché

può essere replicato in ogni copia del film e a ogni proiezione.

Non mancano spinte contrarie: il cinema talvolta fa velo alla realtà, la tecnologia opera da filtro;

l'abitudine introduce disattenzione; l'emergere di un "inconscio ottico" complica il rapporto tra

osservatore e osservato.

Benjamin evidenzia che il cinema non si limita a riflettere un'epoca già definita in sé: grazie alla

sua stessa presenza e alla sua azione, contribuisce anche a definirla, e ne è a sua volta definito.

Perché proprio il cinema come interlocutore della modernità novecentesca?

- capacità del cinema di proporsi come medium, e cioè come ambito in cui una serie di

sollecitazioni percettive e intellettuali vengano diffuse e rese disponibili a tutti. Questo in

un'epoca che vede nei media lo strumento elettivo per l'esplorazione, il confronto e insieme

l'unificazione delle presenze.

- capacità del cinema non tanto di raccogliere le questioni del suo tempo, quanto

soprattutto di reinterpretarle e di rilanciarle, facendole proprie e insieme dando loro un

valore esemplare agli occhi di tutti.

- capacità del cinema di sollecitare confronti tra spinte tendenzialmente contraddittorie

trovando punti di incrocio e realizzando compromessi = saper negoziare.

Il cinema è un luogo di pacificazione: ci mette in contatto con la realtà ma favorisce anche

l'evasione; spesso presenta figure esagerate, ma poi le riconduce a vicende plausibili; eccita e

sollecita ma anche organizza e disciplina.

Gli anni '20 e dintorni costituiscono una cerniera essenziale tra un'iniziale sorpresa e una

conseguente sistematizzazione.

De l'art et du trafic

Il cinema rivendica l'appartenenza al campo dell'estetica: settima arte coniato da Ricciotto

Canudo. Ci sono altri aspetti del cinema che colpiscono forse di più: per esempio la sua capacità

di intrattenere larghi strati di popolazione; la sua abilità nel mettere a punto un linguaggio

universale; la sua connessione con la macchina industriale.

Louis Delluc (Cinema & Cie 1919) elenca una serie di caratteri che evidenziano un altro fronte del

cinema:

- estrema diffusione del cinema

- straordinaria forza di persuasione

- rapido successo che il cinema assicura ai suoi interpreti

- attenzione che suscita presso il pubblico (mezzo di conversazione per il popolo)

Delluc dichiara che assistiamo alla nascita di un'arte straordinaria e offre un ritratto seminale di

quello che è un medium. Un medium è soprattutto un mezzo di trasmissione, di sensazioni, di

pensieri, parole, suoni, figure; il suo obiettivo principale è quello di far si che l’informazione venga

diffusa e nel caso dei mass media venga diffusa il più largamente possibile.

Tre aspetti:

- per diffondere l'informazione un medium deve anche saperla raccogliere, riadattare,

conservare, esso lavora su dei contenuti

- lavora su un sistema di rapporti (mezzo di conversazione, realtà con cui ci si relaziona per

relazionarsi con gli altri)

- lavora su un insieme di tecniche (industria espressiva).

Ne deriva che un medium è sempre e necessariamente un mezzo di rappresentazione, un

mezzo di relazione e un mezzo; e che lo è in forza e in vista di una comunicabilità.

McLuhan parla dei mezzi di comunicazione come del "sistema nervoso" di una società: essi

elaborano l'informazione, la mettono in comune e la incanalano in una serie di apparecchiature

tecnologiche, un po' come le terminazioni nervose e le sinapsi operano nel corpo umano. Sia in un

caso sia nell'altro, l'organismo si trova a dipendere da essi.

Delluc: è interessante che nel definire il cinema egli affianchi alla parola "arte" termini come

"industria espressiva", "efficacia", "conversazione", "meccanica" e soprattutto "traffico".

Benjamin: il tratto centrale di un medium = sa rispecchiare e riproporre le misure del tempo

mentre l'arte si trova in difficoltà con il suo lavoro su opere uniche e spesso difficili. Ne deriva una

sola conclusione: nell'epoca che Benjamin chiama della riproducibilità tecnica, è giusto

considerare esemplari gli strumenti che perseguono un'aperta esibizione dei propri contenuti

(= i media). E' giusto prendere le distanze dall'arte meglio sforzarsi di adattarsi ai nuovi tempi.

Nella modernità il comunicativo si sostituisce all'estetico; l'estetico se vuole sopravvivere o si

rifugia altrove oppure si piega al comunicativo.

Il ruolo del cinema: non più solo arte, esso si scopre medium. Il cinema offre i contenuti fruibili,

costruisce legami, usa una macchina. Il cinema risponde al suo tempo.

Se Oreste diventa Rio Jim

Le risposte del cinema agli stimoli esterni sono spesso personali per questo incidono sul quadro

generale.

Triplice dato:

- il cinema parla una "lingua universale" (per tutti)

- il cinema coltiva un vero e proprio "gusto universale" (amore, dovere, vendetta...)

- il cinema sviluppa una "sincronia universale" (partecipazione allo stesso spettacolo di più

persone).

Il cinema ha lo stesso carattere di popolarità della tragedia greca, a cui l'intero corpo dei cittadini

aveva accesso, da cui traeva comune diletto e a cui partecipava con il senso della collettività. In

questo senso c'è una continuità tra le nuove platee e i vecchi anfiteatri. Rio Jim, il protagonista

di una saga western interpretato da William Hart, è diretto discendente di Oreste. Capacità dei film

di rinnovare miti e riti. Evidenzia il ruolo attivo del cinema: siamo di fronte a comportamenti

socialmente rilevanti pronti a funzionare da "modelli". Ciò significa che quando raccoglie delle

sollecitazioni che provengono dall'esterno, un medium si trova sempre ad "adattarle" alle proprie

esigenze. Il risultato consiste nel dare una nuova veste agli eventuali spunti di partenza: un

medium non ricalca mai elementi pregressi; semmai li riformula.

Questa riscrittura ha un forte valore interpretativo in più essa "definisce" questa realtà, ne fissa

anche i tratti con cui sarà riconosciuta. Da questo punto di vista, l'azione di "filtro" che un medium

inevitabilmente compie è anche un'azione di "guida", ne suggerisce cosa devo prendere in

considerazione e cosa no. In altri termini un medium offre uno "schema" attraverso cui cogliere o

trattare le cose e nello stesso tempo un "canone" a cui adeguarsi (= potere definitorio).

Questo è un processo di "messa in forma" cioè intercetta indicazioni, le ripensa e le fissa in una

nuova veste, fino a farle diventare delle proposte autorevoli e condivise. Possiamo notare una

continuità tra il cinema e la tragedia greca.

Il cinema è il medium che meglio di tutti è in grado di continuare e riproporre miti e riti, il cinema è

una presenza rivelatrice di che cosa si agita nelle pieghe di una società; ma è anche una parte in

causa, dato che attraverso le sue proposte fa avanzare nuovi modelli di comprensione e di

comportamento.

Rollin Summers: un film dà il meglio di sé quando rende tutti gli eventi "visivamente presenti",

quando accetta di non porre "limiti tecnici al numero delle scene", quando cattura l'"atmosfera

attorno alle storie", quando spinge gli attori a una mimica naturalistica.

Laideur et beaute'

Il cinema è una grande macchina per "mettere in forma" temi e comportamenti che attraversano

lo spazio sociale: per questo non può essere considerato come semplice specchio del suo tempo.

Delluc La photoplastique au cinema" 1918: il cinema è un luogo di esibizione dei corpi. Se il

cinema non si abbandona alla volgarità è per almeno 2 motivi:

- il cinema trasfigura i corpi ( la nudità è fotogenica)

- ha una sua interna misura, non è né immediato né eccessivo.

Il cinema secondo Dullac può seguire due strade, o il libertinaggio o può riportare la

rappresentazione della nudità a misure più classiche. Le due strade sono sottilmente in conflitto:

l'una può condurre alla pornografia, l'altra rischia l'astrazione. Il cinema tuttavia le

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
14 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher calime di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pesce Sara.