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GRETA GARBO

GRETA GARBO rappresenta l'emblema della star hollywoodiana del periodo del muto (infatti le sue interpretazioni non andranno oltre il '37). È legata ad un ideale di perfezione, sia per i tratti fisici del suo volto che per la sua personalità. Questa sua perfezione altro non è che un'astrazione e la Garbo la personifica sia dentro che fuori dallo schermo. È un'attrice di origine svedese, scoperta e 'formata' dal regista Stiller (quindi la Garbo si può legare al modello delle 'VOCI': lei ha determinate caratteristiche e ne è la portatrice, ma non l'autrice) e nel '25 firmerà un contratto con la MGM che la porterà a Hollywood. Klapp la inserisce nel tipo della 'snob', anche se le sue origini, molto evidenti, sia nella lingua che nei modi, la portarono ad essere considerata poco convenzionale. Era un'attrice schiva, molto riservata. Questa sua riservatezza diventa

subito un aspetto consumistico, da ricercare nei suoi film (per 'venderla' attraverso un film). Garbo si muove, in quanto star, proprio all'interno di questa tensione: da una parte la sua personalità riservata, dall'altra un ambiente che la vorrebbe esporre continuamente. Ed è inoltre un personaggio molto androgino, la sua estrema femminilità si combina con elementi più maschili e con lineamenti più severi. Il suo sguardo è poi fondamentale per la costruzione del suo personaggio, soprattutto per la sua interiorità (pp per rendere suoi sentimenti/pensieri); uno sguardo malinconico che diventa estetico ed etico insieme. Tutti elementi che ritroviamo in Queen Christina, un film del '33 diretto da Mamoulian. Uno dei pochi film interamente attribuito ad una star che non si auto-dirige (come invece Chaplin/Keaton). La Garbo si pone come autrice della sua stessa performance, esercita un potere sulla performance, oltre che sull'immagine.

Sulla sceneggiatura. Come sottolinea Walker, Garbo 'utilizzava il suo talento per ottenere i suoi effetti'. La Regina Cristina, durante il film, si muove attorno ad una contraddizione: noi la vediamo in abiti maschili, che va a cavallo, ecc, quindi una fisicità indice di tratti maschili), per poi togliersi il cappello e rivelare tutta la femminilità del suo volto.

Sullo schermo la storia della Regina si mescola a quella della Garbo, in un momento in cui ritorna ad Hollywood con un personaggio squisitamente svedese, dopo aver rotto i suoi rapporti con la MGM. Nell'inquadratura iniziale la vediamo raccolta nella sua intimità, nella sua solitudine, in contrapposizione con un esterno 'pubblico' che sappiamo caratterizzare la vita della star. La Regina Cristina ha una sua autonomia proprio come la Garbo, un controllo sulla sua vita, a partire dal modo in cui vestirsi alla decisione di non volersi sposare, altro parallelismo che non possiamo ignorare.

Il famoso 'non vogliosposarmi' con il volto rivolto verso un fuori campo lontano dal contingente diventa un emblematico rimandoal concetto della fotogenia del muto. Un ulteriore segno di autonomia lo vediamo nella scena in cui la Regina si toglie la corona, gesto che sembra profetico di quanto accadrà negli anni Quaranta, quando la Garbo si ritirerà dalla scena hollywoodiana. La sua provenienza europea gli conferisce poi una certa alterità, un alone di mistero, tanto da definirlacome una Sfinge del Nord. E questo mistero è soprattutto legato alla sua psiche, Garbo, con l'intensità del suo sguardo in grado di sostenere un film senza la necessità del dialogo, è legata ad un fatto culturale, all'approccio novecentesco nei confronti della psiche umana vista come qualcosa di inafferrabile. È anche un personaggio a cui attribuiamo una grande sessualità. L'arrivo della Garbo alla MGM consente di conciliare

L'intensa sensualità della Flapper (modello anglosassone degli anni Venti, caratterizzate dal trucco eccessivo, dalla sessualità libera e disinvolta, dalla violazione delle norme sociali e dalla morale sessuale del tempo) con la lotta per l'onore della ragazza alla Lillian Gish. E soprattutto in Queen Christina c'è una grande ambiguità di sessuale, nell'aspetto, nella sua rappresentazione, nello scambio di abiti, nell'attrazione 'erotica' per la sua dama di compagnia (alcuni studi ritengono che questa sia un'indiretta espressione di lesbismo).

L'ingresso di Brando al grande pubblico è sancito con il film Un tram che si chiama desiderio del '51, diretto da Kazan, che lo vede protagonista assieme a Vivien Leigh, star classica che si contrappone alla modernità di Brando. Brando come star esplode in un momento in cui l'interesse era legato all'individuo, a ciò che è recondito.

contraddittorio. Negli anni '50 il Metodo comincia ad interessarsi proprio a questi aspetti. Per Metodo si intende l'approccio recitativo insegnato all'Actors Studio di NY, fondato nel '48 (e nei qualifondatori c'è anche lo stesso Kazan), caratterizzato da una forte identificazione dell'attore nel personaggio avvenuta scavando nella propria memoria e nelle proprie emozioni; va quindi a valorizzare gli aspetti emotivi e psicologici del personaggio (spesso infatti legata a disturbi o angosce del personaggio). Secondo questa prospettiva, il personaggio diventa più importante dell'intreccio. La stessa performance di Brando in Un tram che si chiama desiderio viene ridotta ad una psicologia 'essenziale'; Brando costruisce la sua parte intorno all'aggressività animalesca di Stanley, talvolta innocente, talvolta distruttiva. Ambedue perfettamente combinate nella scena in cui fruga nel baule di Blanche, le sue mani come

Artigli frugano furiosamente distruggendo tutto il guardaroba, come preludio della distruzione della donna stessa, facendone crollare le futili illusioni. Contribuisce a questo suo tratto 'spigoloso' anche le lettere dure dello stesso nome del personaggio, 'Kowalski'.

Lo stile recitativo di Brando ha l'effetto di avvicinare lo spettatore al personaggio, anche quando lo scopo era esattamente l'opposto: la sua visione finisce per dominare il film. Brando cambia radicalmente la figura di Stanley, in quanto la sua personalità artistica era già molto definita. Qui diventa oggetto dello sguardo femminile, con il suo corpo che viene mostrato come quantità, come superficie (qui fondamentale il rapporto tra attore e mdp). È un maschile anti-classico, caratterizzato da gesti inconsulti, basso mimetici, tanto da renderlo animalesco, imprevedibile e spesso minaccioso.

Blanche è l'antagonista di Stanley. Il loro rapporto

è sempre costruito sull’attrazione sessuale tra i due. Il suo personaggio inoltre rappresenta la classe agiata, classe contro la quale si scaglia quella di Stanley. Si contrappongono classico e volgarità: Vivien rappresenta la Hollywood classica degli anni Trenta, uno stile considerato non autentico; Brando rappresenta un nuovo modo di recitare, quello del Metodo. Inoltre, la sua vicenda biografica, la sua astrazione sociale, si lega perfettamente al personaggio producendo in lui un senso di rivolta, un rifiuto delle convenzioni. È proprio su questo linguaggio diretto che Kazan imposta il divismo di Brando. L’immagine del divismo può essere considerata come una versione del sogno americano: il divismo si traduce in immagine, il sogno americano si traduce in immagini del divo e queste immagini aggregano temi ricorrenti che appartengono al sogno americano, come il consumo, il successo, la normalità. Brando rappresenta quel tipo descritto da Dyer, e

Più precisamente Klapp, come il RIBELLE, che va contro quei principi di normalità. Brando è un ribelle in due sensi: come modello generazionale, una generazione che diventa rissosa; ma è anche una ribellione di tipo sociale. Le categorie che risaltano con Brando sono la giovinezza, una giovinezza piena di energia eversiva, e la categoria sociale che si ribella alle regole, alle convenzioni. E Brando è un ribelle capace di legittimare la propria ribellione attraverso una delle caratteristiche fondamentali delle star: la bellezza. Rompe quindi con lo stile dei grandi seduttori classici, unisce machismo e sensibilità femminile, usa in modo spavaldo l'arma della seduzione.

Il divismo è un'immagine del modo in cui le star vivono, uno stile di vita che fa da sfondo alla personalità della star, in grado di unire lo spettacolare con l'ordinario, lo stile di vita del singolo con quello più generale, scandito dai valori americani.

Talvolta la relazione tra questi due stili di vita può essere ambivalente o problematica: nel caso di Brando infatti si trova un conflitto tra la sua vita privata e quella da star (molti articoli dell'inizio della sua carriera riguardavano il suo aspetto non rasato/spettinato/suo comportamento indisciplinato alle feste, motivi che esprimono un rifiuto dello stile di vita generale delle star). JANE FONDA Jane Fonda è sicuramente una tra le dive di Hollywood più famose di sempre. La sua immagine di star è caratterizzata da molteplici significati e da un cambiamento nel tempo (cosa che invece non apparteneva ad altre dive come M. Dietrich, caratterizzata da una continuità nella sua immagine di diva in tutta la sua carriera). In particolar modo il personaggio di Fonda viene analizzato nel saggio del '75 di Brough, "The Fabulous Fonda". Già dalla copertina possiamo individuare la posizione di Jane rispetto a quella del

Padre, rappresentato alla sua sinistra vestito da cowboy come i suoi tipici personaggi, e a quella del fratello Peter, alla sua destra nei panni del personaggio da lui interpretato in Easy Rider, uno dei suoi film più celebri. Entrambe queste figure maschili sono raffigurate su una pellicola, come a significare che la loro figura di divi era dovuta principalmente al successo dei loro film. Jane invece, raffigurata nuda al centro della copertina (sottolineando quindi soprattutto il suo ruolo da pin-up, uno dei 'tipi' secondo Klapp, che coinvolge anche la Monroe), evidenzia l'importanza dei suoi film e anche della sua vita privata. Inoltre questo significa anche che Jane riprende dal padre i valori tradizionali, mentre dal fratello quelli moderni/nuovi. Per quanto riguarda l'analisi vera e propria di Brough, egli si sofferma soprattutto su 4 aspetti della sua immagine: il suo legame col padre, il sesso, il suo radicalismo politico e anche la sua recitazione.

Questi sono tutti elementi contraddittori che Fonda cerca di superare dentro la sua stessa immagine (soprattutto agli inizi della sua carriera, per poi chiarirsi in film come Una squillo per l'ispettore Klute), sp
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A.A. 2019-2020
6 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher EmmaVit di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pesce Sara.