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LI AMORI CLANDESTINI ARIA AURA EONILDE RUNA E LE ALTRE
il fenomeno che più colpisce, e che va interpretato come spia di una frattura con la realtà appena passata, è
lo scioglimento dei legami nati e vissuti all’ombra dell’impegno antifascista. Non si tratta semplicemente di
una reazione psicologica, ma di un mutamento radicale della struttura di un paese che torna alla libertà e
alla democrazia. Ecco allora che alcune di quelle unioni che sembravano inossidabili grazie alle passioni
politiche condivise, vengono a sgretolarsi. La lontananza che ha assopito gli ardori, la voglia di tentare
nuove avventure, la legittimazione di gioie riscoperte, giocano un ruolo determinante nell’amplificare crisi
più o meno esplicite. A contribuire al fallimento dei matrimoni pure l’ingresso di alternative per l’accendersi
di nuovi amori.
Essendo soprattutto i dirigenti a militare in prima linea, le donne costituiranno il baricentro del
cambiamento, con il rispetto della tradizionale gerarchia: le mogli vengono lasciate dai mariti e sostituite da
compagne, spesso più giovani, abilitate alla formazione delle nuove coppie. rientro dall’esilio o dal confino
come il ritorno di dirigenti comunisti che «si sentivano eroi in grado di sedurre giovani fanciulle» Sembra
che quei requisiti di durezza e determinazione necessari per sopravvivere nella clandestinità passino in
secondo piano nella nuova vita improntata a una quotidianità più morbida, capace pure di annoverare
divertimenti e passatempi ormai dimenticati .La «voglia di vivere, cantare, parlare e soprattutto stare
insieme»102 contagia tutti coloro che interpretano la Liberazione pure in senso affettivo, dando vita a
legami anche senza una prospettiva di lungo termine. vengono concesse maggiori aperture ad una realtà
non più improntata solo alla paura e alle privazioni. «Non c’era più quel terrore che aveva prosciugato ogni
istinto e passione – confessa un anonimo comunista emiliano che ha partecipato alla Resistenza – e per
sentirci vivi e diversi avevamo bisogno di dimostrare di saper amare, ma non più le nostre donne di allora»
legame di Togliatti con la giovane deputata Leonilde Iotti.
difficoltà di un amore forte ma tormentato La differenza di età, la provenienza della neodeputata da
ambienti cattolici, il rivestire un ruolo assegnato a una moglie comunista, incrinando una tradizione
ideologica e politica ben solida, suscitano nei confronti di Leonilde una diffidenza forte anche dentro il
partito. Leonilde risulta «un’intrusa»117, la donna che lo potrebbe distogliere dall’impegno politico e dalla
strada tortuosa ma illuminata alla guida del partito. difficoltà di accettazione pubblica della relazione. La
vicenda Togliatti-Iotti è la più clamorosa per la posizione ricoperta da entrambi, A questo proposito, un
altro tassello interessante riguarda il nuovo amore fra Luigi Longo e Bruna Conti, militante toscana e
dirigente dell’Unione donne italiane120. Al di là di tutta la questione dell’annullamento del matrimonio con
Teresa Noce, la Conti viene descritta come una donna giovane, di bell’aspetto e dal carattere remissivo122,
rispettando il ritratto di donna opposto a quello della moglie, così come sembra imporre la scelta post-
resistenziale degli uomini stanchi dei passati modelli. osservare, una certa riservatezza per evitare di
macchiare il partito di fronte a un legame sentimentale destinato a uscire dai canoni della rigida morale
comunista. La convivenza di Longo con Bruna Conti, che verrà regolarizzata in matrimonio solo vent’anni
dopo, 2. L
E MOGLI RIPUDIATE
L’ingresso delle nuove donne nella vita affettiva dei dirigenti va di pari passo con il tentativo di
allontanamento delle mogli anche dalla scena pubblica. Mogli spesso non accettano e si oppongono al
destino di «ripudiate».
Alle ex mogli viene rimproverato un doppio atteggiamento: da una parte, la difficile accettazione della
rottura del legame matrimoniale con la sostituzione di nuove compagne; dall’altra, la riluttanza all’ipotesi di
dover abbandonare i ruoli politici. In entrambe le situazioni, i dirigenti interpretano la replica delle mogli
come una non obbedienza, e quindi un affronto al partito: Rita Montagnana afferma che si può prendere
parte alla vita politica e sociale del proprio paese senza venir meno ai propri doveri di moglie e di mamma,
senza perdere nulla della propria femminilità, Montagnana richiama la necessità di «difendere il popolo
dall’ondata di corruzione che oggi sembra dilaghi in modo pauroso», spiegando la sua netta contrarietà a
introdurre il divorzio: «se le donne oggi sono contro il divorzio, ciò dimostra la loro intelligenza e sensibilità
politica e nazionale. Le donne capiscono che, dopo che il fascismo ha fatto dell’Italia, materialmente e
moralmente, un mucchio di rovine, il popolo ha bisogno di ricostituire difendere dallo sfacelo quel centro di
elementare solidarietà umana che è la famiglia.»
l’insistenza per l’unità della famiglia, un valore comune ai cattolici, anche se non supportato dalla fede
religiosa, bensì da quella politica: «nella famiglia che noi vogliamo i giovani non si sposano per interesse,
per convenienze sociali, spesse volte costretti o impediti da parenti corrotti e venali, ma per simpatia,
amore, stima reciproca» Quell’ideale di famiglia, così faticosamente coltivato anche negli anni della
battaglia antifascista, pare snaturarsi davanti alla nuova condizione sentimentale. nella riunione di fine
anno la Segreteria decide di trovare alla Montagnana un nuovo incarico, destinandola «al lavoro
dell’organizzazione Italia-Urss»132: una sorta di promozione/rimozione atta a darle minore visibilità
pubblica. Partito pronto a penalizzare una propria dirigente pur di non creare scandali pubblici. il ritratto
della donna rifiutata è quello che più spesso ricorre nelle cronache di rotocalchi e settimanali,
accompagnato quasi sempre dalla descrizione di donna di «scarsa avvenenza», Quando ancora si firma
Teresa Noce Longo, scrive articoli per l’emancipazione delle donne, con l’invito a uscire «dall’ambiente
ristretto della cucina e della casa, per partecipare alla vita sociale e politica, attraverso il lavoro e le sue
lotte, attraverso il contatto con altri esseri umani, attraverso la conoscenza di altri problemi di carattere più
vasto e generale» Ma mentre Longo ufficializza il suo nuovo rapporto con Bruna Conti, la Noce si trasforma
in una «Cenerentola con il fazzoletto rosso», facendosi paladina di tutte le giovani donne alla ricerca di
lavoro e di una condizione libera da ogni forma di passività: Anche se le parole di Teresa Noce sono riferite
alla necessità di una lotta per il lavoro e la pace, non è infondato vedere nel riscatto della Cenerentola
anche una sorta di reazione alla condizione di moglie tradita dal principe azzurro che, scegliendo un’altra
donna, ha rotto il patto e il diritto ad avere «una famiglia fondata sul lavoro, sul rispetto reciproco e sulla
vera moralità». Teresa Noce dimostra capacità di autonomia politica anche lontano dal marito. Solo quando
farà esplodere la protesta contro l’annullamento del matrimonio la donna diventa un caso sconveniente
per il partito, che trasforma la sua opposizione in una disobbedienza alla propria disciplina. Ecco allora che
la donna ripudiata diventa una politica da sanzionare ed emarginare, fino a meritare l’espulsione dalla
Direzione. Teresa Noce continua a far sentire la sua voce per incitare le donne a «imparare a dire di no» a
diverse figure e autorità maschili: Il no di Teresa Noce non è quello di una moglie abbandonata, ma di una
dirigente integerrima che ritiene che la dottrina comunista sia stata tradita da una condotta – quella del
marito – che ha anteposto il privato al partito. Lei l’ha rispettata, Longo no.
3. «I »
L COSTUME DI PARTITO
Per contribuire a realizzare non tanto la rivoluzione, ma almeno una società diversa, il comunista
combattente deve puntare sul proprio «comportamento morale», che funziona da attestato di affidabilità
valido per l’attività politica e per l’accreditamento fuori dal partito. Il processo di costruzione del
«costume» comunista parte da lontano, ma nel dopoguerra assume un ruolo decisivo per un partito che si
candida come guida politica e morale del paese. Comunismo da una parte impone agli iscritti la disciplina
come «accettazione cosciente del programma e dei compiti del partito»; dall’altra predispone un sistema di
controllo che vigila sui comportamenti e prescrive sanzioni nei casi di irregolarità e disobbedienza.
La severa Commissione centrale di controllo insieme alla Commissione quadri, ma anche i Comitati
esecutivi locali, hanno il compito di sorvegliare sulla «coscienza» degli iscritti, intervenendo qualora si
presentino episodi o comportamenti che escano dal tracciato delineato. il compito di tutti gli aderenti è
infatti quello del «rafforzamento del partito», recita: «Il partito si rafforza non soltanto aumentando il
numero dei suoi aderenti ed elevandone la capacità politica e ideologica, ma avendo cura costante che non
entrino né rimangano nelle sue file elementi che gettino il discredito sul partito stesso per la loro condotta,
o abbiano dato o diano prova di abilità, o siano in qualsiasi modo agenti di nemici politici del partito o
veicolo della influenza di questi nelle sue file» La condotta diventa dunque basilare per la militanza, come
valore da proteggere ed esibire si rafforza l’ossessiva volontà di controllare ogni tassello della vita del
2
comunista, che si attua attraverso la «vigilanza rivoluzionaria» , ossia un sistema che investe l’individuale
per raggiungere il collettivo, al fine di segnalare i casi in cui vengano messe in discussione la linea e l’unità
del partito.
«porre l’interesse della classe operaia, dei lavoratori, del partito al di sopra di ogni cosa, compresa la
famiglia, che pure è una cosa sacra» La democrazia interna è una democrazia nella quale tutti i problemi si
discutono magari «fino alla noia» e in cui le decisioni che infine vengono prese sono accettate anche dalla
eventuale opposizione di minoranza, la quale poi lavora concordemente per la loro attuazione evitare di far
trapelare notizie che sarebbero diventate prezioso alimento per i politici e i giornali anticomunisti.
Perché Teresa Noce diventa un problema?
diventa un problema non perché non accetta di essere lasciata da Longo, ma per la volontà di rendere
pubblica la sua disappr