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“LA FRANA”
XIV. I DECENNI DI CRISI
Dopo il 1973 il mondo ha perso i suoi punti di riferimento ed è scivolato nell'instabilità e nella crisi,
non fu una crisi intesa come la “grande depressione” poiché la crescita economica continuò, anche
se a ritmo più lento e a fasi alterne.
Nei paesi orientali (tranne GIAP) ci fu una crescita spettacolare, in Africa e America Latina il Pil si
arrestò e la produzione calò. Nell'economia dei paesi del socialismo reale il 1989 segna un brusco
arresto.
Fine anni '80 → aumento disoccupazione, disuguaglianza nella distribuzione del reddito
L'aspetto caratteristico della crisi fu che la politica direttiva dello stato non funzionava più.
PANORAMA:
La tragedia storica dei decenni di crisi fu che la produzione eliminava manodopera
– nei paesi capitalistici ricchi
(sostituita dalle macchine grazie a innovazione tecnologica),
l'esubero ricadeva sull'assistenza pubblica mentre in quelli poveri “sottoclassi”.
→ insediamento di forze estremiste di
Fratture nella vita politica dei paesi sviluppati
– destra/xenofobe o di altri movimenti di rifiuto del vecchio sistema (in ITA Lega Nord)
→ labilità dei due sistemi
La crisi iniziò a destabilizzare anche il Secondo mondo
– (comunismo/capitalismo) → tutti dal 1970 sono sprofondati nei debiti
I decenni di crisi investono il Terzo mondo
– (soprattutto BRA, MEX, ARG), ma i più indebitati erano in Africa. Fu per questo che gli
operatori economici capitalistici decisero di escludere dalle proprie iniziative gran parte del
Terzo Mondo, tranne alcuni paesi dell'Asia (Cina, Indonesia, THAI, Malesia) e dell'America
Latina (ARG, MEX, BRA). Si acuì il tra paesi ricchi e paesi poveri.
divario → le
L'affermarsi dell'economia transnazionale pregiudico il funzionamento degli stati
– frontiere nazionali non erano più il recinto del potere, le organizzazioni capaci di andare
oltre confine assumevano potere enorme. Questo provocò lo sviluppo di nuovi nazionalismi
separatisti (dividendo il territorio dello stato in diversi stati nazionali, aree più ricche
prevalgono su aree più povere).
Nei decenni di crisi si moltiplicarono gli organismi internazionali.
XV. TERZO MONDO E RIVOLUZIONE
Era persistente l'instabilità sociale e politica e gli USA cercarono sempre di combattere questo
pericolo, per ciò il Terzo mondo rimase una zona di guerra. I movimenti di liberazione tendevano a
considerarsi e la via da percorrere non era la lotta armata ma un fronte popolare/nazionale
socialisti
Dopo il 1945 la lotta rivoluzionaria fu rappresentata dalla guerriglia:
l'esempio di Cuba (rivoluz. cubana 1959 Fidel Castro) incoraggiò l'insurrezione in tutta l'America
latina, ma tutto fallì quasi subito.
La guerriglia venne introdotta nelle campagne da giovani intellettuali provenienti dalle classi medie
e quella di tipo rurale del Terzo mondo ispirò giovani ribelli rivoluzionari e intellettuali dissidenti
del Primo mondo.
Questa forma di battaglia fu portata nelle grandi città a fine anni '60 provocando effetti mlt rilevanti
→ dottrina secondo cui il sottosviluppo dei paesi del Terzo mondo è un
TERZOMONDISMO prodotto del colonialismo occidentale.
I del però si abbatterono su tutti e 3 i mondi trascinati dalla nuova forza sociale
Movimenti '68
degli studenti che per i seguenti punti erano un bel cavillo da togliere:
potevano mobilitarsi facilmente e disponevano di più tempo libero degli operai
– si trovavano nelle città principali e manifestavano sotto gli occhi di politici e cineprese
– non era facile eliminarli uccidendoli
–
Infatti le ribellioni studentesche furono efficaci dove scatenarono grandi ondate di scioperi che
paralizzarono temporaneamente l'economia. Il loro era più che altro un rifiuto della società borghese
volti ai principi marxisti.
ANNI '70:
Nuova ondata rivoluzionaria che iniziò in Europa con la caduta del regime portoghese e della
dittatura militare in GR.
Rivoluzione in Africa → le aggregazioni nazionali si basavano su fedeltà o alleanze tribali
Rovesciamento del regime dello scià di Persia (1979) → reazione contro il programma di
modernizzazione e industrializzazione intrapreso dallo scià, l'esplosione avvenne sottoforma di
movimento delle masse urbane mobilitato dal clero islamico.
Il capo del movimento fu l'ayatollah Khomeini e la novità di questa rivoluzione fu l'IDEOLOGIA:
Prima rivoluzione attuata e vinta nel nome del fondamentalismo religioso.
Si può affermare che alla fine del '900 le rivoluzioni se vogliono vincere devono essere urbane.
XVI. FINE DEL SOCIALISMO
Il comunismo cinese era sia sociale (alimentato da povertà e oppressione del popolo) sia nazionale
(veicolato da intellettuali che formarono i quadri dirigenti). Il Partito Comunista cinese si impadronì
del potere nel 1949 con la guerra civile, dopo aver spazzato via il Kuomintang (partito nazionalista
fondato da Sun Yat-sen il 12 agosto 1912).
Negli anni '50 ci fu un deterioramento delle relazioni con l'URSS che portò alla cessazione degli
aiuti sovietici, inizia un periodo catastrofico.
A differenza di quello russo il comunismo cinese non era direttamente legato ai principi di Marx, e
si era creato un → completa rinuncia a se stesso dell'individuo e sua
utopismo prettamente cinese
completa immersione nella collettività.
La politica maoista era quindi una forma estrema di occidentalizzazione e un parziale ritorno ai
modelli tradizionali. Durante il dominio Mao si conobbe in Cina l'urbanizzazione di massa.
Fine anni '70 inizio anni '80 il rallentamento dell'economia sovietica era palese:
(capo assoluto URSS dal 1964 al 1982) → durante i lunghi anni alla guida del paese
Brèžnev
alimentò l'apparato burocratico e favorì l'incremento della corruzione e dei privilegi attraverso la
= “elenco di nomi” per le posizioni di maggiore responsabilità che assegnava per
Nomenklatura
vincoli di amicizia, parentela o interesse.
Sotto il suo governo si acuirono le tensioni tra Occidente e mondo comunista, come nel caso della
“primavera” di Praga e l'Afghanistan. La sua morte aprì il lento percorso di liberalizzazione delle
strutture URSS guidato da Gorbačëv.
La crisi petrolifera ebbe 2 effetti in apparenza fortunati:
per l'URSS il petrolio, di cui era produttore, divenne l'oro nero
– flusso di $ che fuoriusciva dagli stati OPEC distribuito a livello internazionale sotto forma di
– prestiti. → brusco rialzo che si verificò nel mercato internazionale
CRISI ENERGETICA (1979) del prezzo
del petrolio a seguito della rivoluzione iraniana del 1979, che ebbe gravi effetti sull'apparato
produttivo di un paese che dipendeva per il 70% dal petrolio e dai suoi derivati.
Nel 2° dopoguerra l'economia dei paesi industrializzati dipendeva dal petrolio, fonte primaria per la
produzioni industriale, agricola e trasporti.
La vera e propria crisi si ebbe nel 1973 a causa della guerra del Kippur, il shock
prima secondo
petrolifero fu invece provocato dalla rivoluz. islamica in Iran (si affermano gli sciiti) e dalla guerra
tra Iran stesso e Iraq di Hussein nel 1980.
Il fu breve ma fu lo shock più grave, sempre causato dalle alternanze di questo conflitto, che
terzo
portò il greggio a 80$ al barile (attuali 100$).
La politica doveva provocare il crollo dell'URSS del 1889-1991:
Politicamente l'europa dell'est era il tallone d'Achille del sistema sovietico e la POL ne era il punto
più vulnerabile, dopo la primavera di Praga si era rotto un filo.
La spinta al cambiamento dell'URSS venne dal vertice: Gorbačëv, che andò al potere attraverso:
corruzione dei dirigenti del Partito comunista nell'età brezneviana
– gli strati istruiti dell'economia sovietica erano consapevoli che senza un cambiamento tutto
– sarebbe crollato
Porre fine al confronto con gli USA fu l'obiettivo e il più grande successo di Gorbačëv.
Gorbačëv giunse al potere con le parole d'ordine e
glasnost' perestrojka
(trasparenza) (ricostruzione)
ma l'URSS sotto di lui precipitò nel crepaccio poiché glasnost' era un programma molto più
dettagliato della perestrojka, che implicava la separazione tra partito e Stato implicando la fine del
sistema monopartitico. La realtà fu però che perestrojka significava solo che i riformatori volevano
acquisire i vantaggi del capitalismo mantenendo quelli del socialismo.
L'URSS precipitò per la combinazione glasnost' (disintegrazione delle autorità) e perestrojka
(distruzione vecchi meccanismi economici senza effettiva alternativa).
Nessuno dei regimi comunisti d'Europa fu rovesciato ma il ritirarsi dell'URSS implicava che non ci
sarebbe più stato l'intervento militare sovietico e gradualmente tutti i governanti abdicarono
pacificamente a parte la ROM.
Gli ultimi anni dell'URSS furono una catastrofe:
La dissoluzione dell'URSS la rese disabile per qualunque ruolo nella guerra del Golfo. Essa si
disintegrò per la disgregazione dell'autorità centrale che lascio ogni regione del paese a proprio
destino.
È da notare la superficialità di appiglio del comunismo sulle aree che conquistò, questo x 2 motivi:
esso non si fondava sulla conversione di massa ma era la fede di alcuni o delle avanguardie
– era una fede strumentale → il presente era solo un mezzo per raggiungere un futuro indefinito
–
Il crollo dell'URSS ha troncato l'esperimento del socialismo reale e anche dove sono sopravvissuti
regimi comunisti (Cina), essi hanno abbandonato l'ideale di un'economia controllata e pianificata
dallo Stato in una società colletivizzata oppure l'ideale di un'economia cooperativa senza mercato né
proprietà privata.
XVII. MORTE DELL'AVANGUARDIA: L'ARTE DOPO IL 1950
Spostamento geografico dei tradizionali centri culturali/elitari europei verso altri continenti:
New York sostituì Parigi come centro dell'arte visiva e divenne sede principale del mercato dell'arte.
Fecero eccezioni l'ITA (film neorealisti) e Londra (teatro e musica). In GER la cultura fiorì sotto il
regime comunista. L'URSS rimase terreno incolto tranne per la poesia mentre la creatività sbocciò
nei regimi comunisti dell'est Europa.
A livello finanziario ci furono incrementi pubblici per la realizzazione delle opere d'arte, mentre
negli USA erano