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LA GUERRA CHE TORNA
(Capitolo Ventiduesimo)
Situazione europea
L'atto di conquista dell'Etiopia fu una manovra ambigua e contraddittoria; l'Italia voleva
probabilmente porsi in modo stabile, sia come grande potenza che come abile potenza diplomatica e
democratica. Il 1935 fu comunque un anno di svolta: in Francia e in Spagna presero piede dei Fronti
Popolari, ovvero raggruppamenti di varie tendenze delle forze di sinistra. Nel 1939 la sinistra vince
le elezioni e si iniziarono a formare dei governi borghesi con conseguente presa di posizione da
parte dei vertici dell'esercito che non volevano sovvertire la legittimità del governo. Scoppiò la
guerra civile. Italia e URSS sostennero le due fazioni, mentre gli altri governi, che avevano più
simpatia per la repubblica, decisero di non intervenire militarmente.
Ruolo dell'Italia
Il ruolo fu piuttosto ambiguo; l'ambizione del governo Mussolini era quella di fare una grande
pressione internazionale al fine di evitare l'espansionismo tedesco. L'Italia non entrò in guerra
subito perché era impreparata militarmente (stessa cosa che accadde durante lo scoppio della
Grande Guerra). Entrò in guerra nel giugno del 1940 e successivamente venne colpita
tremendamente nel 1943 soprattutto nel sud del paese. Tutto questo portò ad una instabilità del
regime fascista. Le ambizioni imperiali del regime fascista, che mirava a far riviere i fasti de
l'”Impero Romano” nel Mediterraneo, crollarono ben presto per l'impreparazione dimostrata dalle
regie forze armate e per la cattiva pianificazione politica e militare del conflitto che portarono alle
sconfitte in Grecia e in Africa. L'Italia divenne in breve tempo un alleato minore della Germania
nazista, finché nel 1943 il dittatore Benito Mussolini fu deposto e arrestato per ordine del Re
Vittorio Emanuele III. Altro punto da non sottovalutare era la tendenza a essere restii verso tutte le
nazioni che si situavano ad est dell'Europa ed a Est dell'Oriente, in quanto i popoli che ci vivevano
erano considerati regrediti e pericolosi culturalmente. La Germania tentò quindi una espansione
verso Est da parte degli Ultra-Nazionalismi, con validi motivi ideologici e di presa popolare.
Ruolo del Giappone
La seconda guerra Mondiale inizia il Primo settembre del 1939 con l'attacco della Germania nazista
alla Polonia. Da ricordare che Giappone e Unione Sovietica non si sono mai dichiarati guerra, anzi
avevano stipulato un patto di non aggressione (firmato a Mosca il 13 aprile 1941 tra i ministri degli
Esteri dei due paesi) durato fino al 1945 quando l'URSS decide di invadere questo paese che tra
l'altro era già comunque invaso dagli Stati Uniti. La vittoria fu dei sovietici. L'attacco sovietico
avvenne quando mancavano circa otto mesi alla scadenza del patto nippo-sovietico. Prima della
Seconda Guerra Mondiale ci fu un'espansione militare che portò all'invasione della Manciuria;
questa invasione non venne decisa dal governo imperiale, bensì solo dagli apparati militari. Il
Giappone fu accusato a livello internazionale di una politica di aggressione. Quando la Società delle
Nazioni intervenne sulla politica di invasione di questo paese, il Giappone aveva ormai già invaso e
rinominato la Manciuria. Nel 1933 il Giappone abbandona la Società delle Nazioni in quanto non si
riconosceva nell'accusa subita di “popolo che invade”. Nel 1938 il Governo imperiale decide di
bloccare la politica della “porta aperta” in quanto sia gli Stati Uniti e che la Gran Bretagna
regolavano gli scambi con la Cina; in pratica il Giappone voleva essere l'unica potenza dell'estremo
oriente a poter regolarne scambi e potere politico/militare.
La situazione dell'estremo oriente è da tenere ben presente al fine di arrivare a capire come sfocia ed
esplode la Seconda Guerra Mondiale. Per Giappone e Cina infatti non inizia nel 1939 (come scritto
in precedenza e come di solito si legge e si studia nei libri di storia), ma il conflitto tra queste due
potenze inizia ben prime e prosegue con lo scontro tra Giappone e Stati Uniti.
22.1 La Spagna della dittatura di Primo de Rivera alla Repubblica
Il declino della Spagna in termini di potenza coloniale, reso palese dalla sconfitta subita dagli Stati
Uniti nel 1898, non trovò, come abbiamo visto, compensazione nella capacità di riforma del sistema
politico. Questa, a sua volta, era resa impossibile dalla grande arretratezza del paese dove il potere
del latifondo e l'egemonia clericale (la Chiesa era contraria ad ogni forma di laicizzazione dello
Stato) continuavano a dominare incontrastati. Fu nuovamente una crisi scatenata negli ultimi
spezzono dell'impero coloniale, in particolare in Marocco (ove le truppe spagnolo furono sconfitte),
a determinare il pronunciamento militare che nel settembre 1923 portò al potere il generale Primo
de Rivera, pur nella sopravvivenza della monarchia di Alfonso XIII. De Rivera non risolse i nodi
centrali della modernizzazione spagnola, ossia la riforma agraria e la questione delle autonomie, e
nel gennaio 1930 fu dimissionato dal re e sostituito da due governi che dovettero fronteggiare
un'ondata di scioperi e una protesta sociale crescente.
Alfonso XIII decise di andare in esilio e per un decorso naturale, senza sostanziali contrasti, si
affermò la Repubblica. Ci fu la vittoria dei partiti di sinistra e nel giugno 1931 viene convocata
l'Assemblea costituente, anche se nel paese c'erano ancora contrasti fra la destra conservatrice-
clericale e le forze democratiche di sinistra. Il fondamentale ostacolo alla sua modernizzazione era
l'arretratezza della proprietà fondiaria e della gestione dell'economia agricola del paese e l'irrisolta
questione dell'autonomia della Catalogna (motivo di debolezza del paese che si va a sommare agli
altri), la regione più avanzata e industrializzata del paese. Il biennio riformatore, quindi, anche se
moderato nei contenuti, scatenò una reazione che portò alla vittoria delle destre alle elezioni
politiche; a destra, si manifestarono chiare tendenze di tipo autoritario con l'organizzazione della
falange (ottobre 1933), su iniziatica del figlio di Primo de Rivera, José Antonio, con l'emersione del
disegno di ricostituzione di una monarchia di tipo clerico-autoritaria. Nel frattempo fu avviata la
strategia dei fronti popolari; si trattava di una politica di collaborazione e di alleanza con i socialisti,
i socialdemocratici e le altre forze della sinistra, anche di matrice borghese, che spiegava il
movimento comunista ad una strategia di lotta contro le destre e contro l'avanzata dei fascismi di
diversa matrice, con l'adozione di mezzi di lotta politica anche moderati e parlamentari.
22.2. La guerra civile spagnola e la comunità internazionale
Le elezioni politiche del febbraio 1936 segnarono la vittoria dell'alleanza delle forze della sinistra.
Questo determinò l'avvio dei preparativi del colpo di stato contro il governo della Repubblica in un
clima di radicalizzazione politica accentuata e di non convivenza fra la maggioranza eletta e la
destra. La guerra civile spagnola inizia nel 1936 con la destra guidata da Francisco Franco (con aiuti
da parte della Germania, dell'Italia e anche, almeno formalmente, dell'URSS) e finì nel 1939 con la
resa di Madrid . Nonostante le aspettative dei generali, il colpo di stato militare non ebbe il rapido
successo atteso. La guerra civile divenne subito un fatto di interesse europeo, nel quale le potenze
furono coinvolte in una politica di schieramento e di sostegno ai due fronti di guerra contrapposti
che prefigurò le alleanze politiche della seconda guerra mondiale.
6) La Francia pur dichiarandosi ufficialmente neutrale, offrì, di fatto, sostegno logistico
all'organizzazione, sul proprio territorio, delle brigate internazionali dove confluirono
antifascisti di diversa provenienza nazionale, compresi numerosi Italiani fuoriusciti. In
Francia c'era un governo a maggioranza socialista, ma non volle intervenire apertamente
(per non inasprire il contrasto con la Germania), tuttavia permise il formarsi di truppe
volontarie.
7) Dette, al contrario, un appoggio consistente in armi l'Unione Sovietica e, in modesta misura,
il Messico.
8) Sul fronte opposto della sedizioni franchista giunse per primo il sostegno della Germania
hitleriana, soprattutto con la fornitura di aerei da trasporto truppe e con l'uso dei
cacciabombardieri, oltre che con la fornitura di sommergibili per ostacolare i rifornimenti
alla Repubblica. Il Fuhrer calò il sostegno a Franco in un disegno di alleanza anticomunista
che fu consolidata dal patto anti-comintern col Giappone del novembre 1936, cui aderì
l'Italia l'anno dopo. Un forte messaggio di azione anticomunista poteva anche suscitare
l'interessa e la solidarietà del conservatore governo britannico di Chamberlain. Il governo
tedesco pianificò dunque una guerra in Europa tenendo conto del fatto che volendo
realizzare i propri desideri espansionistici, occorreva tenere in considerazione un possibile
conflitto prossimo con Francia e Gran Bretagna, ma anche con l'URSS.
9) Il governo di Londra fu molto preoccupato per le ripercussioni ed il coinvolgimento
internazionale suscitato dalla guerra civile spagnola e promosse nell'agosto 1936 la
costituzione di un Comitato di non intervento (Fronte di non Intervento).
10) La sottoscrizione dell'Asse Roma-Berlino (ottobre 1936) segnò l'avvio di un forte sostegno
italiano a Franco. Sotto forma di volontari affluirono sul fronte spagnolo 50000 militari
italiani con 2000 cannoni, 800 velivoli e 100 navi.
Hitler tentò tramite la missione diplomatica di von Ribbentrop a Londra di convincere il governo di
Chamberlain ad accedere ad una divisione mondiale di ruoli nella quale alla Germania sarebbe stato
riservato il controllo del continente europeo, mentre all'Inghilterra sarebbe stato garantito il dominio
oceanico e imperiale. L'Inghilterra si era costantemente battuta contro ogni dominio unilaterale che
prefigurasse o attuasse blocchi continentali e in coerenza non recepì la proposta di Hitler. Nel
novembre 1937 si delineò chiaro nella mente del dittatore tedesco il disegno di annientamento della
Gran Bretagna, oltre che della Francia (ci fu una accelerazione di un sentimento di rivendicazione).
La guerra civile spagnola si consluse nel marzo 1939 con la resa di Madrid, seguita a quella di
Barcellona del gennaio precedente. Quello che era stato agli esordi un evento puramente interno ad
un paese iberico marginale, era divenuto un laboratorio di definizione di schieramenti politici,
diplomatici ed ideologici che avrebbero trovato il loro consolidamento nel corso del secondo
conflitto mondiale.
22. 3 Dal Patto a quattro alla Conferenza di Stresa
Il primo nodo di crisi della sicurezza co