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LA STAMPA
Negli anni tra il 1860 e il 1880 l'opinione pubblica concordava sul fatto che il carattere della società
in Inghilterra era più “secolare”; E I vittoriani si chiedevano se il giornale moderno avesse un effetto
secolarizzante.
Certo, non si poteva negare che la stampa era quello strumento liberale che permetteva alla
società di progredire tramite la libera discussione e, in quanto tale, si afferma come strumento
indispensabile delle costituzioni democratiche.
Ma il punto è un altro:
La forza della stampa non stava nell'argomentazione, ma nell'asserzione. Era lo scontro
assiomatico che prese ad abbeverare la massa dei lettori.
E' possibile pertanto che l'avvento della stampa abbia indebolito (più dell'avvento della scienza
quei principi morali stabiliti e condivisi su cui poggiava il consenso nella società europea,
moderna)
e fra questi principi morali condivisi era inclusa la religione.
È quindi possibile che l'avvento della stampa abbia spinto il lettore comune ad avvertire la relatività
degli standard morali.
La forza della stampa stava nel suo essere contro, non a favore; nella critica, non nella
costruzione. E dovunque rafforzava i liberali rendendo così vergognosa l'intolleranza.
ES. “La stampa”, disse un celebre direttore nel 1893, “ ha temperato le posizioni della Chiesa; ha
favorito un approccio più critico”, rendendo “un servizio inestimabile al la libertà della laicità”.
Per Chadwick la stampa non fu però la madre della secolarizzazione: i giornali producono slogan,
ma slogan di realtà già presenti.
Il suo limite sta nella sua capacità di restituire solo ciò che in essa viene introdotto: la stampa
riflette la società; e la società diviene campo di discussione su
(per ragioni estranee alla macchina)
argomenti di carattere etico e religioso del quale, con essa sola, non potremo conoscerne la
natura.
III
IL PARADOSSO LIBERALE
I liberali miravano a smantellare quel vecchio sistema di cui le Chiese facevano parte.
Ma essi, proprio nel loro atteggiamento verso le Chiese conservatrici, avevano non poche difficoltà
ad attenersi ai propri principi.
ES. Nel 1902 i capi del partito radicale francese stilarono un programma elettorale che includeva:
libere Chiese in uno Stato libero e sovrano. Ma le Chiese dal canto loro potevano richiamarsi ai
principi liberali per difendersi dai governi liberali. Esse richiedevano quei diritti che i principi liberali
concedevano a tutti: il diritto di assemblea, di opinione, di libera espressione, di fare proseliti, di
detenere proprietà.
ES. nel decennio 1870-80 la teoria liberale cominciò ad allontanarsi dal suo esclusivo interesse
verso la libertà dell'individuo. Non appena ci si rese conto che la libertà politica era compatibile con
lo stato di servitù di molti uomini la teoria liberale avanzò verso una fase collettivista.
Solo ora cominciamo a vedere il liberalismo per quello che è sempre stato: una dottrina morale.
Se prima lo scopo della teoria liberale era negativo, la libertà d'ora in poi, sarà vista nel contesto
della società, non più con esclusivo riferimento al singolo individuo; non tanto una libertà dalle
restrizioni, quanto una qualità del vivere sociale.
E di nuovo facciamo ritorno alle preoccupazioni di Mill per la minoranza o l'individuo. Come
risolverle?
Un orientamento della teoria politica diresse la propria attenzione ai gruppi all'interno della società:
corporazioni, enti, sindacati, circoli e chiese.
Un percorso insolito che porterà le Chiese ad essere essenziali per la teoria della libertà.
Karl Marx
Il marxismo è stato la più potente filosofia della secolarizzazione. Il suo potere, intrinseco,
presenta:
- Assiomi filosofici
- E Dottrine di economia contemporanea.
L’OPPIO DEI POPOLI
Anche il marxismo si situa vicino al cuore del problema europeo della secolarizzazione.
L'espressione “oppio dei popoli” venne scritta al termine del 1843, nel saggio intitolato
“Introduzione alla critica della filosofia del diritto di Hegel”.
“La religione è il sospiro della creatura oppressa, il cuore di un mondo senza cuore, l'anima di un
ambiente senz'anima. E' l'oppio dei popoli”.
Ora,
se l'espressione di Marx non viene astratta dal suo contesto, non risulta di una condanna
sprezzante.
Marx riteneva che la religione fosse un'illusione, ma non la disdegnava.
Era una consolazione necessaria per sopportare la sua vita difficile: si deve semmai cancellare la
religione perché si deve cancellare l'illusione e obbligare gli uomini ad affrontare la realtà.
Marx discendeva da una generazione di rabbini ma suo padre non era un ebreo praticante.
I risultati scolastici dimostrano un interesse del giovane Marx verso il pensiero religioso ma
nell'arco di 5 anni passò alle posizioni del 1841 quando si pronunciò contro ogni religione e
divenne membro del gruppo di hegeliani di sinistra che appoggiavano l'ateismo identificandolo con
la riforma sociale.
Ma a quel tempo la problematica religiosa riguardava ancora una verità intellettuale e non tanto
l'effetto dal punto di vista sociale.
Solo a partire dal 1843 con l'affermarsi della fase del materialismo filosofico la critica della religione
mutò prospettiva:
La questione riguardante la verità o non verità della religione perse ogni rilevanza:
ciò che acquistava rilevanza non era la verità della religione, ma la sua funzione
sociale.
Partendo dalla critica della religione Marx arrivò così alla critica dello Stato: Dal momento che
l’esistenza della religione rifletteva i mali della struttura dello Stato, la critica della religione era
essenziale alla critica dello Stato.
LA SECOLARIZZAZIONE DI BAUER
Bruno Bauer pensava che una volta costruito uno Stato secolare ne sarebbe derivata una
(1843)
società secolare.
E Per giustificare questa curiosa dottrina egli usava un linguaggio a prima vista molto simile a
quello Marx avrebbe utilizzato di li a poco:
La gente era solita credere che le motivazioni delle sue azioni fossero religiose, ma noi sappiamo,
diceva Bauer, che in realtà gli uomini agiscono in base ai bisogni sublimando però l'agire facendo
ricorso a una causa più nobile.
Così, una volta costruito uno Stato non-cristiano, non avranno più alcun desiderio di far ricorso allo
stesso tipo di sublimazione.
Marx considerò a lungo questa teoria di Bauer, ma giunse alla conclusione che fosse inficiata da
un errore di fondo.
Gli Stati Uniti provavano che una costituzione può essere secolare, ma nel contempo che le religioni
possono prosperare tra i cittadini.
C'era allora qualcosa di sbagliato nel modo in cui veniva concepito il ruolo della religione nella
società.
Marx distinse tra struttura della società e struttura dello Stato:
Emancipazione politica significa potere della borghesia. Così, uno Stato può essere libero senza che
lo sia la maggioranza dei cittadini.
E allora uno Stato democratico, sebbene esteriormente secolare, può essere interiormente
religioso, perché la religione è l'ideale, “coscienza non secolare”, dei suoi cittadini.
Di per sé la libertà politica non crea libertà sociale, né la libertà della religione e ciò dimostra la
debolezza dell'idea di emancipazione politica.
COME, PER MARX, LA RELIGIONE SI INQUADRA NELLA VITA UMANA
L'uomo costruisce la religione perché non può farne a meno, vivendo in una società fondata su un
ordine sbagliato .
(è il suo oppio)
Dalla fine del 1843 per Marx la religione è il segno esteriore del conflitto innato fra Stato e società,
è l'essenza della divisione sociale.
Per Marx ci si libera della religione cancellando l'ingiustizia?
Per Marx, i principi sociali del cristianesimo predicano codardia, disprezzo di sé, mortificazione e
sottomissione. Il proletariato ha invece bisogno di coraggio, coscienza di sé, orgoglio e senso di
indipendenza.
La religione non è un modo di vita, ma il risultato di una struttura sociale storica fallimentare che era
culminata nella società borghese e capitalista.
E seguendo il processo implacabile della storia, il crollo della struttura deve portare al crollo
simultaneo della religione.
Questa sua critica alla religione rappresenta l'ingresso nella sua dottrina del materialismo
filosofico:
Gli uomini, sviluppando la produzione materiale, alterano anche la proprio esistenza, il pensiero e i
prodotti del pensiero.
E allora, se vogliamo modificare le idee degli uomini e far sparire le loro illusioni, non lo faremo
predicando l'ateismo o per mezzo del ragionamento filosofico: dovremo mutare le condizioni di vita
e di lavoro.
Cmq, se vogliamo interpretare le sue parole in maniera più dolce (anche più di quanto il suo
linguaggio diretto ci permetterebbe di fare) potremmo dire che Marx, forse, non voleva dire in
maniera così netta che la religione non è altro che la descrizione di un mutamento nella produzione
materiale.
Forse Marx pensava soltanto che nella spiegazione dei mutamenti intellettuali dovremmo sempre
essere consci dei mutamenti sociali ed economici ad essi collegati e che ogni teoria delle idee che
sia assoluta è una chimera.
ALIENAZIONE (la parola che contraddistinguerà Marx)
- L'idea di alienazione si fece strada dapprima fra i pensatori cristiani ed ebrei: gli uomini sono
caduti, allontanati dalla grazia, alienati da Dio.
- Feuerbach ribaltò l'intero concetto: la religione, invece di redimere dall'alienazione, è un veicolo
di alienazione.
- Per Marx possiamo dire che l'uomo è alienato dal suo ambiente da quattro diversi punti di
vista:
− dalla natura
− da se stesso in quanto “ente generico appartenente all’umanità” (all'epoca del Manifesto, Marx
abbandonò questo ambiti perché cessò di credere in un'umanità separata dai singoli individui)
− dagli altri uomini, suoi simili
− da se stesso
Ora,
Marx si rivolge all'uomo in quanto produttore attraverso il lavoro.
- Il lavoro alienato :
Per il filosofo, gli operai di un'industria capitalista non sono padroni del loro lavoro, bensì
servi; E l'alienazione sul lavoro è dovuta a quel sistema che li rende tali.
Se nella società borghese il lavoratore fornisce la merce non per soddisfare le necessità degli
uomini, ma quelle