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TIPI DI ORGANIZZAZIONE:
Le organizzazioni in base alla loro specifica “razionalità di governo o governance” (n
questo termine s’intende l’attività di governo di un’organizzazione, che deriva dal concorso
delle attività di tutte le componenti sociali di quell’organizzazione) si possono suddividere
in otto tipologie diverse:
Le organizzazioni “con finalità economiche” (le imprese private) del settore agricolo,
- industriale e del terziario
// // “che forniscono servizi sociali di pubblica utilità” (come scuola,
- sanità,assistenza sociale,ecc) (all’interno di queste vi sono anche quelle no profit)
// // “per la difesa degli interessi ambientali, locali e dei consumatori” (se
- ricevono un riconoscimento di carattere pubblico entrano a far parte della categoria
di organizzazioni che forniscono servizi di pubblica utilità)
// // “religiose” (alcune si collocano all’interno delle chiese ufficiali altre sono
- esterne sono quindi movimenti religiosi)
// // “politiche” e i partiti
- // // “militari” e “totali” (cioè le carceri)
- // // “di rappresentanza sindacale”
- “Le pubbliche amministrazioni” (che forniscono servizi ai cittadini e garantiscono i
- loro diritti)
Le componenti sociali che svolgono l’attività di governo delle organizzazioni sono definiti
“stakeholders” (dalla steakholders theory, la quale metteva in evidenza il ruolo svolto da
una serie di soggetti appunto gli steakholders dai quali dipendeva la possibilità
dell’impresa di operare efficacemente, di evolversi e di svilupparsi nel tempo e nello
spazio). Questi soggetti vanno a creare due grandi tipologie di gruppi sociali e cioè:
L’ecosistema dell’impresa (che comprende i lavoratori, le organizzazioni
- sindacali,gli azionisti, i fornitori, i distributori, ecc)
La comunità et large (che comprende i consumatori, le associazioni dei
- consumatori, i mass media,ecc)
LE TEORIE che hanno influenzato di più i modelli organizzativi aziendali:
Le elaborazioni teoriche che, a partire dalla seconda rivoluzione industriale, hanno
determinato un mutamento organizzativo straordinario sono le seguenti:
Lo “scientific management” (Taylor): se si escludono i lavori pioneristici di alcuni
- studiosi prima di questo periodo, la prima elaborazione teorica sulle organizzazioni
si è avuta dallo studioso e ingegnere americano Taylor. Fino ad allora infatti vi era
una gestione di tipo patriarcale, basata sul timore verso il capo e la discriminazione
come strumento di punizione, e occasionale non orientata a principi di produttività.
Con Taylor si stravolge completamente tutto, egli vede l’organizzazione come una
macchina, in cui vi è una netta separazione tra chi “pensa, controlla e dirige” e chi
invece deve solo “eseguire compiti”. Per lui il lavoro va parcellizzato in semplici ed
elementari operazioni. Ogni lavoratore deve svolgere solo quelle operazioni
prestabilite, elementari e sempre uguali. In questo modo si può aumentare la
produttività. La teoria di Taylor è diventata così famosa che ha rappresentato la
formula gestionale più nota della teoria organizzativa dello “scientific management”
(ovvero direzione scientifica). I principi dello scientific management sono infatti i
seguenti:
- viene usato lo slogan “One best way” con il quale si vuole intendere che vi è una
sola modalità con la quale è possibile raggiungere in un determinato tempo i risultati
produttivi attesi
- il lavoro va parcellizzato, in questo modo si riduce il lavoro a compiti elementari da
svolgere in un tempo prestabilito (standard)
- il lavoratore si deve concentrare nella sola esecuzione del proprio compito
elementare e deve essere addestrato per farlo
L’applicazione concreta di questa teoria si è avuta con la (Henry) Ford, che ha
applicato la catena dio montaggio per la fabbricazione del modello automobilistico
chiamato Ford T nera. Da questo si sono poi sviluppate moltissime altre fabbriche che
hanno applicato tale modello della catena di montaggio. Alla teoria di Taylor e allo
Scientific management sono state tante le critiche vedendo in questo modello uno
sfruttamento del lavoratore e uno scarso tener conto delle sue esigenze (professionali,
sociali e personali), considerandolo solo come uno degli ingranaggi della grande
macchina produttiva. Nello specifico se ne possono individuare tre:
-taylorismo come sfruttamento
-// // come utopia tecnocratica : secondo cui in qualsiasi contesto i soggetti attivano
proprie strategie tese a conservare margini di azione individuale
-// // come formula contingente : contesta l’assunto della One best way e sostiene che
i ruoli e i compiti non possono essere rigidamente prescritti ma variano in funzione del
maggiore o minore livello di turbolenza dei fattori ambientali
La “scuola delle Human Relations”: essa nasce dagli esperimenti condotti alla fine
- degli anni Venti da Mayo condotti in un azienda elettrica con lo scopo di studiare i
fattori organizzativi in relazione alla crescita della produttività ma con i quali si
riuscirono anche a mettere in evidenza i principali problemi nati dalla
parcellizzazione del lavoro della teoria Taylorista come i disagi sociali e
professionali vissuti dai lavoratori. Da ciò nacque quindi una nuova teoria
organizzativa, appunto la Human Relations, basata sull’introduzione nell’attività
lavorativa di maggiore attenzione ai lavoratori. Si capisce quindi che l’azienda non è
una macchina ma un organismo vivente, in cui i diversi comportamenti dei soggetti
possono favorire oppure ostacolare il raggiungimento degli obiettivi. Pertanto
affinche i lavoratori collaborino per raggiungere tali obiettivi è necessario creare un
clima sereno e collaborativo tra il capo e i lavoratori (e ci si rende conto anche che il
lavoro individuale non è migliore di quello in gruppo). Tale concetto è stato poi
sviluppato meglio dalle successive teorie organizzative e ha influenzato molto la
“teoria della cooperazione organizzativa” elaborata da Barnard con la quale egli
mette in evidenza l’importanza di avere comportamenti cooperativi nell’azienda per
aumentare e migliorare la produzione. Affinchè nascano questi comportamenti
cooperativi è necessario attivare una serie di incentivi (in questo modo infatti si
fanno coincidere gli obiettivi dell’organizzazione e quelli personali dei lavoratori) e
molto importanti sono gli aspetti informali (come comunicazione) che vanno a
sostenere quelli formali, nonché il manager che guida i lavoratori.
“Parabola del masso” di Barnard: egli ha usato tale parabola per spiegare la
necessità di attuare comportamenti cooperativi nelle organizzazioni allo scopo di
ottenere buoni risultati produttivi. Nella sua parabola egli ci dice che se cinque
persone s’incontrano casualmente e sono legate da un problema comune, come
spostare un masso che ostruisce la strada, esse possono cooperare per risolvere il
problema se vi sono una serie di condizioni:
-si dotano di un’organizzazione (cioè si suddividono i compiti, scambiano opinioni e
proposte, attivano un sistema di comunicazione,ecc)
-distinguono tra gli scopi dell’organizzazione e quelli dei soggetti coinvolti per farli
coincidere (e per farlo attivano un serie di incentivi)
-attivano un sistema di cooperazione
La “scuola Comportamentista e Motivazionale”: con la seconda guerra mondiale
- gli studi e le sperimentazioni furono interrotte, ma subito dopo ripresi e si
svilupparono molte teorie tra le quali quella comportamentista e motivazionale.
Secondo questa teoria la produzione migliora se si vanno ad arricchire le mansioni,
ad ampliarle e ad effettuare una rotazione delle stesse e inoltre se si supera l’idea
di divisione del lavoro e si costituiscono invece dei gruppi di lavoro. Inoltre secondo
questa teoria la produzione migliora anche se si va a dare importanza ai bisogni dei
lavoratori in quanto la soddisfazione di questi li motiva a lavorare (sono stati in
particolare elaborati due elenchi di bisogni che andrebbero soddisfatti nei lavoratori
da due studiosi : Maslow e Herzberg. Per Maslow i bisogni primari da soddisfare
sono quelli economici, di sicurezza e di appartenenza, poi quelli di stima e poi quelli
di autorealizzazione. Per Herzberg invece prima ci sono quelli relativi alla
condizione di lavoro e alla retribuzione, poi questioni più generali come la politica di
gestione del personale attuata dall’azienda. Una volta soddisfatti questi bisogni
basilari, si può interessare ad avanzamenti di carriera e riconoscimenti professionali
e alle relazioni con i superiori. Dopo si che altri suoi bisogni da soddisfare
diventeranno il successo, la responsabilità,ecc)
I “modelli Socio-Tecnici” e le “teorie della Contingenza”: nello stesso periodo
- storico si svilupparono queste due teorie. I principi furono questi:
-l’impresa non è un sistema chiuso ma aperto le cui strutture interne sono in
contatto con l’ambiente esterno e sono influenzate da questo, cosicchè non esiste
un solo modello universale di organizzazione ma in base all’ambiente si creano
organizzazioni diverse.
-è possibile ipotizzare forme di partecipazione dei lavoratori alla definizione
dell’organizzazione e dei suoi vari strati organizzativi
-introduzione da parte di Simon del concetto i “razionalità limitata” nel prendere
decisioni. Secondo Simon se vogliamo conoscere e studiare un’organizzazione non
basta analizzare il ruolo che svolgono le persone, le quali non ci dicono nulla sulle
loro azioni, ma si devono analizzare le loro decisioni.
Per Simon l’uomo non è un soggetto perfettamente razionale, egli dispone di una
razionalità limitata. Infatti non è possibile sapere tutto ciò che è necessario per
prendere una decisione, ci sono limiti dovuti a preferenze e convinzioni, limiti
culturali, etici, emotivi che condizionano i criteri di scelta e limiti sociali (le decisioni
collettive si raggiungono attraverso il compromesso). Solitamente, dunque, le
decisioni non sono prese secondo il criterio di massima efficienza, ma secondo
quelli di sufficienza e di soddisfazione minima. Per Simon inoltre l’organizzazione
conserva memoria degli errori, dei risultati, delle esperienze, perciò mantiene
informazioni utili che si possono riutilizzare per affrontare i problemi che si
presenteranno nel futuro. Trarre giovamento dalle esperienze è un modo per
espandere la razionalità limitata. Si possono creare così procedure per prendere
decisioni, che vanno