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Notiamo poi nell’adolescente una nuova pulsione che è la pulsione sociale: egli vive un conflitto ovvero da
una parte è ancora legato alla relazione con i genitori dall’altra sente il bisogno e una spinta interna profonda
alla ricerca di nuove appartenenze. Egli andrà quindi andrà a costruire una nuova organizzazione che col
tempo diverrà la compagnia, la banda, la comitiva, il branco,ecc.
Altro fattore che caratterizza gli adolescenti e segna la separazione dai genitori e la non credenza più che i
genitori siano la fonte principale anzi unica di conoscenza. L’adolescente sente infatti dentro di sé un forte
bisogno di conoscenza, che però ora cerca di soddisfare in altri modi e di simbolizzare le conoscenze
acquisite, dunque: si esprime con la danza, la moda, i graffiti, la musica,ecc.
Nel rapporto fra genitori e figli adolescenti però non si può parlare di una vera e propria separazione, in
quanto non c’è una perdita reale o un lutto, ma semplicemente gli adolescenti diventano promotori di un
grandissimo processo di ricontrattazione del potere: le due generazioni si fronteggiano alla ricerca di una
soluzione che concili le funzioni educative dei genitori con il bisogno d’indipendenza dei figli. E’ un
processo che comporta all’adolescente molta sofferenza ma che deve fare per poter crescere. Dunque per
farlo si sente spinto a dotarsi di molti strumenti di lavoro mentale come strumenti di locomozione veloci,
attrezzi sportivi, capi d’abbigliamento particolari,ecc che gli permettono di abbandonare i giocattoli che
hanno caratterizzato la sua infanzia e nei quali ha riversato parti di sé.Dunque questo può essere esteso un
po’ a tutto, l’adolescente si trova a rifiutare un po’ tutto quello che caratterizzava la sua infanzia per acquisire
strumenti di lavoro nuovi per creare una nuova fase della vita.
Ma si può notare come tutto questo non comporti come abbiamo detto un “lutto oggettuale”, ma piuttosto un
“lutto narcisistico”. Infatti nel momento in cui l’adolescente esce dal nido familiare si rende conto che non è
speciale e particolare come gli avevano sempre voluto far credere i genitori, ovvero che è un ragazzo come
tutti gli altri e che per essere come avevano sempre detto i genitori dovrebbe esprimersi in prestazioni
davvero eccezionali. Perciò l’unica separazione che avviene in questa fase adolescenziale è la separazione da
una visione narcisista di sé. Egli si rende ora conto che è uguale a tutti gli altri. Avviene dunque il “tramonto
dell’idolo”.
Con l’adolescenza poi avviene anche il tramonto di quello che può essere definito il “bambino genitore2.
Può infatti capitare che dei figli si possano trovare a dover fare da genitori ai propri genitori se questi sono
persone particolarmente deboli o sensibili. Il bambino si prende dunque cura del genitore (madre o padre)
sviluppando una particolare sensibilità nei confronti della sofferenza e delle emozioni provate dal genitore e
assumendosi volentieri il compito di cercare di risolvere la situazione. Uscire da questa situazione per un
adolescente non è facile anche per via della soddisfazione narcisistica che questo poteva comportare, ma se
si vuole crescere ci si deve rendere conto che ci si deve dedicare alle proprie questioni personali.
Dunque alla fine perché sia possibile una separazione vera e propria è necessario che l’adolescente riesca ad
investire affettivamente per tempo e a rendere credibili nuovi e funzionali Sé.
- Il primo Sé a farsi strada è ancor prima di quello sessuato, quello aggressivo: quella parte del Sé
deputata a organizzare le prime sommosse domestiche e scolastiche, i primi gesti di
insubordinazione verso il mondo adulto. Lo scopo di tutto questo è la libertà e lo scontro è
comunque doloroso.
- Sulla scia di questo si fa strada il Sé sessuato
- Compare poi il Sé sociale
- E infine il Sé creativo: nel quale si esprime nel modo più diretto il Sé più autentico
Durante la separazione dall’infanzia l’adolescente può incontrare ostacoli al suo processo o anche aiuti. Gli
ostacoli più frequenti possono essere:
- Un lutto reale: in questo caso infatti esso si sovrappone al lutto che comporta la separazione dalla
famiglia e dall’infanzia e che tende al contrario del lutto reale non una morte la una nuova rinascita a
forme di relazioni molto più intense ed evolute, interferendo con questo.
- Il divorzio fra i genitori o altre forme di separazione coniugale: è difficile per l’adolescente in quanto
egli si ritrova di fronte alla morte della famiglia dalla quale sta tentando di distaccarsi
- La bocciatura scolastica
Figure invece di aiuto in questo percorso possono essere rappresentate da: - l’amico del cuore (con i quali si
condivide tutto) – il gruppo dei coetanei – il primo amore – un adulto competente – e molti altri.
Tutto questo percorso di crescita porta l’adolescente a sentire un profondo senso di colpa. Non sempre ne
sono consapevoli ma comunque il senso di colpa agisce nel loro inconscio ed è diretto principalmente verso i
suoi genitori: nella madre vede una metamorfosi, crede che l’artefice sia lui che l’ha fatta invecchiare,
stancare, è irritabile, senza futuro, senza amicizie, sola, e probabilmente privata dell’amore e di qualsiasi
godimento. E si sente in colpa verso la madre perché l’ha fatta invecchiare e ora se ne va allegro a godersi la
sua giovinezza. Le soluzioni a questo sono tre: o si smette di crescere, o le si dedica la giovinezza sperando
che in questo modo la madre riacquisti il suo splendore oppure esiste un’altra soluzione che è anche la più
praticata ovvero identificarsi con la mamma dunque l’adolescente in crisi diventa la mamma ovvero inizia a
prendersi cura degli altri, degli amici, ad essere un ascoltatore attento e instancabile (come la mamma).
Accanto a questo il senso di colpa può riguardare il padre e la sua stanchezza. Se la madre invecchia, il padre
si stanca molto più facilmente e il lavoro è diventato un peso che trascina per amore del figlio e per le
responsabilità.
Questo senso di colpa verso i genitori comporta nell’adolescente una serie di conseguenze: si percepisce
come brutto o comunque tenta in tutti i modi di mascherare la sua bellezza per autopunirsi e farsi carico di
ulteriori colpe ad esempio il fatto di piacere, di attrarre qualcuno, ecc; tendono ad impegnarsi nello studio in
modo sacrificale, masochistico, espiatorio o al contrario a non dedicarvisi per niente sia per autopunirsi
soffocando la propria intelligenza sia nell’illusione in questo modo di fermare il processo scolastico e dunque
arrestare la crescita e lo sviluppo; tendono ad essere circondati da amici e amiche tanto da dedurne che le
loro relazioni sociali siano intense, numerose e ricche ma al contrario per loro è solo lavoro, ovvero cercano
di essere d’aiuto a tutti, di rendersi sempre utili, sanno ascoltare ma raramente parlano di loro stessi, dunque
accompagnano i loro amici nel divertimento e nel piacere ma ne rimangono fuori, non l’assaporano perché in
questo modo sentono di espiare la loro colpa; non sono sintonizzati col linguaggio della propria generazione,
con le sue mode, i suoi idoli, la sua musica, il suo abbigliamento, i suoi consumi; sono nostalgici ovvero
vorrebbero tornare a quel tempo della loro infanzia in cui tutto era magico, c’era il nido familiare che li
proteggeva.
L’adolescente triste perciò lo è perché sta separandosi dal bambino che è stato.
Dunque tutto ciò (la separazione e il conseguente senso di colpa) porta l’adolescente a vivere un conflitto in
cui egli si trova a dover elaborare il suo senso di colpa per poter andare avanti e crescere. Dunque egli per far
questo deve trovare un modo ingegnoso per poter iniettare nel nuovo mondo (quello adulto di cui sta facendo
esperienza) elementi del vecchio mondo (quello dell’infanzia). Se ciò non avviene la tristezza s’aggrava e
l’adolescente può rischiare di cadere in depressione, che poi esprime nei modi più vari con l’uso di sostanze,
atti violenti, suicidio, maniacale negazione del proprio stato depressivo. La depressione consiste nella
devastante esperienza di avere completamente smarrito la capacità di amare: né le persone care, né il corpo,
né i propri pensieri, né la casa, né gli amici,ecc e nel caso degli adolescenti è particolarmente dolorosa
perché è in netta controtendenza con ciò che vorrebbe questo periodo della vita.
Capitolo 3: MENTALIZZAZIONE DEL CORPO
Pensare al proprio corpo non significa pensare il corpo. Pensare il corpo non è facile in quanto significa
rappresentarselo mentalmente nel suo insieme, nel suo aspetto complessivo, regalargli un significato
relazionale, sociale, sentimentale, erotico, generativo ed etico, riuscendo a ipotizzare il suo sviluppo, la sua
decadenza, la sua morte. Questo compito che l’adolescenza prevede di affrontare può essere definito
“mentalizzazione del corpo”. Si tratta dunque di una “rappresentazione affettiva” nella quale l’adolescente
si trova a vivere affetti molto ricchi e forti e conflitti con attacchi forsennati al proprio corpo. In nessun altra
fase della vita si ama e si odia così tanto il proprio corpo forgiando il proprio sentimento d’identità.
Dunque osservando gli adolescenti possiamo notare quanto tempo dedichino alla cura del proprio corpo: lo
abbigliano, lo travestono, lo dipingono, lo manipolano in mille modi, lo marchiano, ecc non con l’obiettivo
di renderlo bello o più gradevole ma con lo scopo di esprimere la propria identità. Quando però tutto ciò
raggiunge livelli esagerati si parla di “ipermentalizzazione”. Nel momento dell’adolescenza poi con la
mentalizzazione del proprio corpo il giovane prende consapevolezza di due cose: il corpo è mortale (a
differenza di quello che credeva nell’infanzia) – il corpo è completo solo congiungendosi con un altro corpo.
Nel caso in cui la mentalizzazione del corpo risulti difficile nell’adolescente si presentano una serie di
sintomi quali:
- Il corpo viene visto come un nemico: dunque ci si sente sempre stanchi, privi di energie, passano la
maggior parte dl tempo a letto alzandosi solo per rifornirsi di liquidi e solidi dal frigorifero. Il corpo
diventa un peso e spesso l’adolescente pensa spesso al suicidio come modo per potersi liberare di
questo e rinascere a una forma di vita migliore. La prevenzione a questo consiste nel fare educazione
sentimentale in vista di facilitare il processo di mentalizzazione del corpo.
- La paura della meta