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L'IDENTITÀ SESSUALE E IL RUOLO DEI GENITORI
Non si nasce maschio e femmina, ma lo si diventa. Ciascuno di noi è soltanto partorito con organi genitali maschili o femminili, il cui uso e il loro significato si decidono strada facendo, a partire dall’inserimento in una determinata famiglia.
La personalità si struttura evolutivamente collegata ai comportamenti educativi e alle testimonianze rese possibili e praticate dagli adulti significativi nei riguardi del minore.
I genitori esercitano un’influenza positiva o negativa in relazione ai figli, a seconda del potere plasmante, dei convincimenti e degli atteggiamenti adottati.
DA SOLDATO A MARESCIALLO è una metafora che Corsi utilizza con cui afferma che ognuno di noi sogna di diventare la parte migliore di sé stesso, si sogna di diventare grande cioè diventare come il modello di riferimento → ognuno nasce come soldato dell’armata e poi di diventare maresciallo.
Cioè il massimo grado possibile della collocazione sociale e esistenziale, cioè ognuno di noi mira all'autorealizzazione.
LA FASE EDIPICA
Particolare attenzione va dedicata al tema dell'identificazione sessuale durante la cosiddetta fase edipica e cioè dai tre ai sei anni circa, oggi questo specifico arco temporale si presenta con qualche ritardo rispetto all'anticipazione freudiana e si chiude un po' dopo, con un'evidente ripercussione negativa sulle relative condotte nella scuola primaria.
Così da caratterizzarsi come un problema in più nell'infanzia e nella fanciullezza di cui tutti conosciamo l'importanza, ma che i troppi egoismi contemporanei sembrano dimenticare.
IL RISCHIO NELL'EDUCAZIONE: IL RUOLO DELL'IMPREVISTO
MODULO 38
L'educazione è tra le attività umane quella a esito più imprevedibile, perché chi educa ha a che fare con la libertà degli altri.
esseri umani. La famiglia non è la sola a proporre valori e modelli di comportamento, anche la società lo fa.EDUCARE ALLA MORTE, EDUCARE ALLA VITA
Non educare alla morte significa anche evitare il discorso di fallimento, delle categorie svantaggiate cioè quelle più deboli. La morte ci ricorda che la vita ha una sua durata circoscritta, ha un inizio e una fine, che non siamo eterni, che nasciamo, evolviamo, invecchiamo e moriamo.
La meditazione costante, quale pensiero alto e fecondo, positivo, sulla morte ci può insegnare a vivere. Con la morte si muove la nostra stessa esistenza e se si vive come eterno non ci si pongono fini, se invece si è consapevoli che la vita ha un inizio e una fine ci si pongono obiettivi che sono personali, poiché si sa che il tempo è limitato non si spreca. Non avere un fine significa non avere un'etica, che è l'applicazione concreta della morale cioè quest'ultima nelle
relazioni diventa etica→ senza questa vale tutto.
Avere etica significa avere rispetto per gli altri, amare gli altri, rispettare l'ambiente perché il resto non finisce con noi, perciò educare alla morte significa educare al rispetto ed è un'ombra, è sempre con noi. L'amore è toglimento di morte, è l'amore che rende eterni e rende sopportabile la morte.
LA FAMIGLIA COME PALESTRA DI DEMOCRAZIA: IL RISPETTO DI SE' E DELL'ALTRO
Ci sono i 3 stili educativi che la famiglia può scegliere. Lo stile autorevole è correlato alla democrazia che si basa su regole condivise. L'insegnate credibile, quindi testimone, trasmette la sua autorità educativa affinché il bambino abbia gli strumenti per crescere e così successivamente può fare a meno di lui. L'autoritarismo corrisponde all'assolutismo ed è un'autorità fine a sé stessa.
perché non si viene educato ma si impara ad avere paura mentre il permissivismo corrisponde alla demagogia o anarchia, non ci sono regole → sono in piccolo le leggi dello stato e le prime leggi che viviamo, per questo la famiglia è palestra di democrazia.
La democrazia in famiglia è cioè un nome collettivo che abbraccia l'intero nucleo e le sue relazioni con un potere formale attribuito a tutti i suoi componenti, di contro, ad esempio, alla già citata autorevolezza che lo ascriveva totalmente ai genitori con l'unica possibilità per i figli di riconoscere la saggezza educativa e l'equilibrio procedurale del padre e della madre.
La vita democratica si fonda sulla garanzia della libertà e dell'uguaglianza, della parità di tutti gli individui e i genitori con le loro azioni devono permettere la partecipazione al crearsi del potere della famiglia.
La democrazia familiare richiede adulti sani per la costruzione di
futuri adulti sani e occorre, cioè, un'effettiva pedagogia della famiglia a favore della crescita di ogni singolo individuo. Qualunque relazione tra individui si muove sempre secondo la linea di un contratto che, quando non è esplicito, è tuttavia implicito o in base a quelle di due o più contratti diversi. DECODIFICARE LE INFORMAZIONI: I BAMBINI, I GIOVANI E I MASS-MEDIA. IL RUOLO DEI GENITORI MODULO 41 Dal punto di vista pedagogico, con lo sviluppo dei media e dei nuovi media il ruolo di genitori e insegnanti diventa sempre più complesso perché il bambino non ha più come referenti il gruppo dei pari e gli adulti ma sono anche virtuali → questi giovani sono chiamati nativi digitali. Questi referenti sfuggono al controllo dei genitori, oltre ai filtri da adottare con i bambini ci sono elementi che emergono al di là delle attenzioni adottate, infatti molte dinamiche sfuggono perché i bambini hanno la possibilità difruire di media e nuovi media che gli adulti non conoscono, e perché una innovazione continua→ tutto ciò che è nuovo cattura l'attenzione dei minori.
Esiste una teoria pedagogica del genitore filtro che non è mai stata superata perché al di là di tutto ciò che avviene a livello sociale, solo gli adulti in carne ed ossa possono porsi da filtro nei confronti delle formazioni che il bambino riceve dall'esterno, ma ciò avviene solo quando il bambino sa di poter parlare con gli adulti di riferimento, non li teme e li stima.
L'emergenza educativa del nostro tempo richiede la parola e la decodifica di tutto ciò che ci circonda e ci viene trasmesso. Esige adulti significativi, presenti e preparati→ ci deve essere informazione ma anche un'opera di interpretazione e decodifica dei molti messaggi trasmessi, a favore di un'adeguata e consistente formazione della coscienza critica.
individuale. L'EDUCAZIONE ALLA PROMESSA, L'EDUCAZIONE COME PROMESSA MODULO 43, I tre verbi dell'azione educazione sono volere, potere e dovere. I comportamenti sono sempre esito di un volere e tutti ambiscono ad un potere cioè autoaffermazione e si risponde ad un principio etico del dovere. La maggior parte delle volte che si dice "non posso" c'è dietro "non voglio" e quando si dice "non devo" c'è dietro "non potere", quando si capisce ciò si agisce in modo coerente. La maggior parte delle richieste hanno al loro interno questi verbi. Si parla di promessa perché l'educazione è l'esito di un processo in divenire e quindi è una promessa, perciò si parla di educazione come promessa ma anche educazione alla promessa perché il bambino deve imparare a rispettare la parola data, svolgere i propri compiti. Non dire le bugie è insegnare alla promessa e l'identità del bambino in etàLo scolare si basa sulla verità. IL TEMPO IN FAMIGLIA NEL VISSUTO DEL BAMBINOMODULO 44
La famiglia è un sistema di relazioni, pure Il tempo in famiglia e della famiglia è un tempo relazionale ed è la sintesi dei tempi che il padre e la madre dedicano ai figli e di quelli che i figli passano con il padre e la madre. Un tempo relazionale che è anche un tempo vissuto che rimane nella memoria degli adulti, che infatti sono gli eredi dei bambini che sono stati. Il tempo relazionale, però, non può essere solo un tempo qualità, il come, ma è necessaria anche la quantità del tempo, ciò è il cosa e il quanto, la durata. Avere la memoria di un tempo familiare positivamente vissuto rappresenta la premessa per adulti che vivono con sapienza e amore.
COME SCEGLIERE UN LAVOROMODULO 45
Il lavoro oggi accompagna per tutta la vita produttiva, ma bisogna stare attenti che le motivazioni siano davvero autentiche e devono essere soltanto individuali.
LA PEDAGOGIA DEVE ESSERE PROFETICA: SI EDUCA PER OGGI GUARDANDO AL DOMANI
Il compito della pedagogia non è soltanto quello di interpretare e classificare le dinamiche e i rapporti educativi ma anche di prevedere l'educazione a venire. Il pedagogista deve sapere verso quali orizzonti di senso e di significato va l'educazione. La pedagogia diagnostica il presente e ipotizza il futuro e non fugge dall'imprevisto, lo quantifica e lo esamina, lo accoglie anzi e lo traduce da negativo in positivo.
MODULO 49
I perché dei bambini sono la loro maniera di entrare nel mondo, di conoscerlo e iniziare a conviverci → esprimono un bisogno di conoscenza che non si esaurisce mai. È indispensabile che i genitori, i nonni, gli insegnanti, gli educatori in generale si attrezzino a corrispondervi con sollecitudine e perizia cioè non pensare che i bambini non capiscano, con pazienza e verità, senza offrire loro risposte parziali o eccessive, incomprensibili.
ma con un linguaggio adatto all'età dei richiedenti. L'azione educativa funziona quando l'educando sa di poter contare sull'insegnante, deve sentire la sua vicinanza e sa di potersi rivolgere a lui che è a sua disposizione sempre. Non ci sono domande inadeguate e quindi a tutte si deve dare risposte sensate. L'adulto coinvolto in una domanda specifica se non è in grado di rispondere, la può rivolgere invece all'adulto che ne sa davvero di più come all'insegnante, o viceversa. Il contesto classe è diversificato, non tutte le risposte possono essere rivolte a tutte.
IL DIALOGO SCUOLA-FAMIGLIA
È molto importante il patto scolastico, la famiglia deve collaborare con altre agenzie educative che riguardano il figlio per formare un sistema formativo integrato e anche la scuola lo deve fare.
LA NON COLPEVOLIZZAZIONE DEI GENITORI
Non si devono colpevolizzare i genitori perché è una
delega di responsabilità, piuttosto che assumersi la responsabilità dell'azione didattica imputo tutto al cattivo