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CONTESTO
a) ANALIZZARE IL SU CUI AVVIARE LA PROGETTAZIONE
b) ANALISI DELL’UTENZA A CUI DEVE ESSERE RIVOLTA LA PROGETTAZIONE (spesso progetti rivolti alla
marginalità) BISOGNI DELL’UTENTE
c) RILEVAZIONE DEI (spesso si tende a rilevare i bisogni del contesto)
PROGETTAZIONE
d) IMPOSTAZIONE DEL PROCESSO DI (tabelle che sono strumenti semplici e veloci da
utilizzare ma soprattutto da comprendere, in modo tale che in assenza di un educatore il sostituto comprenda in
modo veloce il caso) MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
e) IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO DI (importante creare il processo di
valutazione a priori, ancora prima di creare il progetto, per non essere “influenzati”)
RISULTATI
f) ANALISI E PRESENTAZIONE DEI (per trasmettere cambiamento dobbiamo aver confrontare le
due situazioni: quella di partenza e quello di arrivo). Appunti, mercoledi 07 ottobre 2015
A.ANALIZZARE IL CONTESTO (devo comprendere in che situazione sto lavorando perché questa va ad influire
sugli obiettivi e sulle modalità).
Elementi che compongono il contesto:
STRUTTURA FISICA: gli ambienti, gli spazi in cui devo progettare; 2
ATTIVITA’: cosa viene proposto/si può proporre nella struttura (giochi, attività, compiti…)
RELAZIONI INTERPERSONALI: comprendere che relazioni ci sono tra utentieducatori, educatorieducatori,
utentiutenti (ambigue o autoritarie?)
CLIMA EMOTIVO: nel clima positivo si può creare cambiamento, ma nel clima negativo è molto difficile
progettare.
L’EDUCATORE PRIMA DI INIZIARE IL PROGETTO DEVE COSTRUIRE IL CLIMA E TESSERE DELLE RELAZIONI
questo deriva dalla sua capacità di osservare e analizzare il contesto.
INCLUSIONE riconoscimento e
CONCETTO DI =
accettazione delle diversità. La persona viene
diversità
accettata (con i suoi limiti) perché le vengono
risorse.
riconosciute e diventano Necessità di lavorare
sul concetto di obliquità devo fornire risorse a tutti (sia
quelli con capacità che quelli senza). [Canevaro:
pedagogista speciale che parla di inclusione].
CONTESTO INCLUSIVO: ATTIVITA’ INCLUSIVE:
CARATTERISTICHE DEL CARATTERISTICHE DELLA
Accessibilità (possibilità di muoversi in OBLIQUITA’: diverse possibilità di approccio
autonomia) (dare la possibilità di gestire i vari ambiti)
Fruibilità (si riesce ad entrare facilmente) SEMPLICI
Tranquillità (possibilità di ascoltare) REGOLE PRECISE E CHIARE
Semplicità PERSONALIZZATA (es. bimbo autistico con
armadi e etichette personalizzate)
RELAZIONI INTERPERSONALI INCLUSIVE:
CARATTERISTICHE DELLE (ossia che riconoscono la diversità)
Accettare l’altro:
per quello che è, nei suoi limiti, nei momenti difficili, per quello che riesce a dare anche in
forme distorte.
Partecipazione:
riuscire a stare dentro la relazione, anche nei momenti di difficoltà. Partecipare attivamente,
“essere protagonisti” non aspettare in modo passivo che le cose accadono.
mettersi in gioco:
Volontà di in alcuni casi anche rischiare.
Non giudicanti: perché il giudizio tronca = chiude la relazione e questo è molto limitante. [es. tu sei = giudizio
chiude la conversazione ≠ da: oggi hai avuto un comportamento non bello = si prende atto di questo
comportamento apre la comunicazione].
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CLIMA EMOTIVO INCLUSIVO:
CARATTERISTICHE DI UN
Apertura
= essere aperti alle diversità che emergono nel tempo essere aperti alle nuove difficoltà ed
emergenze (es. ora al problema dei minori stranieri non accompagnati o ai bambini che hanno genitori dello
stesso sesso).
Tranquillità
= fare delle riflessioni sul nostro stato emotivo e esplicitare le emozioni.
Gentilezza
= rispondere in maniera educata, spesso il comportamento viene sottointeso e visto come una
banalità. La relazione la gestisce l’educatore con l’utente.
Accogliente
= un clima in cui tutti stanno bene.
[Esempi (in base all’inclusione dell’ambiente fisico, delle relazioni, delle attività, e del clima)
LA CITTA’: non è completamente inclusivo, basso livello di inclusione a causa per esempio delle barriere architettoniche
purtroppo ancora presenti.
IL CALCIO: in alcuni contesti è tranquillo in altri no, alcune attività sono inclusive solo se non ci sono interessi economici
di conseguenza in alcuni casi il clima è positivo in altri no.
SCAUTISMO: di per sé ha livelli di inclusione alti, ma se trova un ambiente fisico limitato questo non permette più di
avere i livelli di inclusione precedenti.]
PROVIAMO AD IPOTIZZARE UNA MODIFICA FINALIZZATA AD ELIMINARE O RIDURRE UNA BARRIERA:
(ES. ambito SOCIETA’ SPORTIVA).
ELEMENTI BARRIERA EVENTUALE STRATEGIA DI
SUPERAMENTO
AMBIENTE FISICO (es. palestra) Barriere architettoniche (es. gradini) Pedane per disabili
Spiegare in modo grafico e non in
modo verbale; usare più passaggi per
ATTIVITA’ (es. pallavolo) Capire le regole spiegare un solo movimento (es. la
schiacciata)
Esplicitare i diversi ruoli e
competenze (in modo che ognuno
RELAZIONI Competitività possa dare qualcosa, in modo
diverso) 4
La modifica del contesto è legata all’ICF se il contesto viene migliorato questo permette di far emergere le sue capacità.
Non esistono contesti che di per sé sono inclusivi
Conclusioni: in quanto tutti presentano delle barriere da superare (es.
architettoniche, organizzative, relazionali ecc.). per favorire la progettazione le barriere devono essere ridotte/eliminate.
Eliminare/ridurre le barriere compiti principali occupa l’educazione.
è uno dei di cui si
B.ANALISI DELL’UTENZA. TIPOLOGIA DI MARGINALITA’
Che cos’è la marginalità?
lontananza da un centro
La (valori, regole, modalità relazionali);
tipologie di marginalità
Esistono diverse (es. la marginalità per scelta);
Marginalità diverse in base ai contesti in cui viviamo (es. nel sud d’Italia, la convivenza è vista come marginalità
rispetto al matrimonio);
contesti modificano il concetto di marginalità
I marginalità può essere:
• •
disadattamento azione volontaria (cioè decido di stare fuori)
marginalità subita dalla persona
E’ importante prendere in considerazione la (devo cercare di lavorare su quei piccoli
segnali che le persone trasmettono).
CATEGORIE MARGINALI
CATEGORIE MOTIVAZIONE DELLA LORO MARGINALITA’
Disabilità Paura, non conoscenza, diversità
Paura di essere inglobati, troppa differenza culturale,
Stranieri rubare il lavoro
Anziani La non produttività, peso sociale
Senza fissa dimora Gli aspetti economici, scelta di vita diversa
Dipendenze Il costo sociale
Nuove famiglie Non accettazione, non conoscenza, paura per il futuro del
bambino
Malati psichiatrici Paura, solitudine
Disoccupati Vergogna, non più produttivi
progettazione di tipo educativo:
Marginalità sulle quali è necessario attivare una 5
marginali non per scelta,
quelle che sono ma per condizione sociale;
causa della loro storia, che vorrebbero uscire
quelle che sono marginali a e dalla loro marginalità;
che non sono in grado di attivare meccanismi di “uscita”
quelle dalla marginalità.
[Es. disabili ed inserimento lavorativo (uscita dal percorso scolastico); stranieri adolescenti di integrazione nel contesto
sociale; problematiche psichiatriche (integrazione sociale nel tempo libero); la dipendenza nel percorso di reinserimento
sociale; i senza fissa dimora.]
QUINDI:
Si deve RISPONDERE AI BISOGNI espressi dalle persone marginali.
Bisogna tenere d’occhio il concetto di INCLUSIONE SOCIALE come orientamento del nostro agire educativo.
Non essere colonialisti, ma attenti a riconoscere e valorizzare le diversità.
alcune situazioni sono molto difficili da modificare azioni
Essere consapevoli che e che è necessario avviare delle
mirate costruite su OBIETTIVI MINIMI (realismo progettuale).
PEI = Progetto Educativo Individualizzato fatto a scuola per bambini certificati ≠ da PDP = Piano Didattico
Personalizzato: piano per bambini non certificati. Appunti, mercoledi 14 ottobre 2015
C.RILEVAZIONE DEI BISOGNI DELL’UTENTE
Bisogno : migliora la qualità
Necessità che della nostra vita.
Mancanza che ci limita (es. per il disabile il bisogno di avere la morosa)
stimolo
È uno per migliorare
È una condizione emotiva che stimola il cambiamento
È una condizione inconscia che attiva comportamenti inconsapevoli
È una necessità non personale, ma nata dalla necessità di stare all’interno di un contesto sociale di riferimento
bisogno indotto
= (es. l’adolescente che deve essere vestito firmato per essere accettato nel gruppo). NB. Un
bisogno può essere indotto ma diventare poi fondamentale per il soggetto.
Quando riesco a identificare il bisogno del mio utente riesco a PROGETTARE.
Appunti, lunedi 19 ottobre 2015
TIPOLOGIE DI BISOGNI: 6
Relazionali:
relazioni significative (con i famigliari, gli amici), bisogno di essere ascoltati capiti, bisogno di
confrontarsi.
Emotivi:
contenimento delle emozioni (rabbia, aggressività), esprimersi in modo libero, avere anche emozioni
negative, affettività.
Fisici:
Materiali:
possedere delle cose (beni vari), avere del denaro, avere un lavoro.
Sociali:
appartenenza, riconoscimento, avere un ruolo nel lavoro (o anche nella famiglia e nella coppia).
STRUMENTI per identificare i bisogni degli utenti:
OSSERVAZIONE = come educatore devo darmi il tempo di osservare i ragazzi, anche se ho già esperienze nel
campo.
VALUTAZIONE = attività che mi permette di definire meglio alcune competenze.
SIMULAZIONE = fare dei giochi di ruolo che mi permettono di far emergere alcuni comportamenti nei
soggetti.
AUTOVALUTAZIONE = mettere il soggetto nella condizione di poter capire i suoi bisogni.
ATTIVITA’ DI GRUPPO
rilevazione dei bisogni non può essere fatta da un solo educatore
La dell’utente RISCHIO DI ALTERAZIONE =
è molto importante il LAVORO
data dall’educatore perché mette in gioco sé stesso (una parte di lui). Per questo
D’EQUIPE (es. il maestro unico non è funzionale perché una persona può non