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Una di queste è l’ interazione sinergica tra psichiatria e biologia, e in
particolare le conseguenze sullo sviluppo di alcune forme di deprivazione
sociale e i meccanismi dell’ apprendimento. Gli esperimenti condotti su
bambini, ma anche su animali da laboratorio, hanno documentato l’ esistenza
di una serie di periodi critici per il normale sviluppo psichico. Per questo però,
è fondamentale che il soggetto interagisca con un normale ambiente
percettivo e sensoriale. Se questo non avviene specialmente nel primo anno
o n ei primi anni di vita, lo sviluppo sensoriale e sociale ne risulta
compromesso. I primi studi furono condotti dallo psicanalista Spitz. Egli studiò
lo sviluppo di bambini allevati in un brefotrofio e di quelli allevati in un nido
annesso ad un carcere femminile. I bambini allevati nel nido erano tutti
accuditi dalle madri, mentre quelli del brefotrofio erano accuditi dalla
bambinaie, ciascuna delle quali aveva la responsabilità di 7 bambini, perciò
quest’ ultimi beneficiavano di un contatto minore rispetto a quelli del nido. Un’
altra differenza stava nel fatto che nel nido le culle dei bambini erano aperte e
questi potevano vedere tutto quello che accadeva intorno a loro, mentre nel
brefotrofio le sbarre delle culle erano coperte da un lenzuolo e questo
riduceva sensibilmente il loro ambiente sensoriale (deprivazione sensoriale/
sociale ). Questa deprivazione faceva si che i bambini si chiudessero in se
stessi; risultavano poco allegri nei primi anni di vita; verso i 2-3 anni laddove i
bambini del nido camminavano e parlavano come quelli allevati nelle famiglie,
i bambini del brefotrofio mostravano un ritardo dello sviluppo. Secondo
Bowlby l’ esistenza di legami affettivi fra l’ adulto e il bambino si accompagna
in quest’ ultimo ad un attaccamento, per cui la figura materna diventa fonte di
sicurezza. Quando il bambino viene distaccato dalla madre per lunghi periodi,
nel bambino si produce una condizione di lutto psicologico e può condurre
anche a disturbi permanenti. Uno studio successivo è stato quello di
elaborare un modello animale dell’ isolamento sociale del bambino. In questo
ci è riuscito Harlow, il quale nel tentativo di selezionare una famiglia di
scimmie forti e sane per un esperimento, ha separato i cuccioli dalla madre
subito dopo la nascita, i quali si attaccavano spesso con tenacia a un pezzo
di stoffa, portandolo con sé ovunque andassero, per questo si decise di porre
alcuni di essi in una gabbia dove avevano a disposizione un surrogato di
madre, un fantoccio di filo metallico che dispensava latte, e un altro fantoccio
morbido che però non poteva dare nutrimento. I piccoli passavano quasi tutto
il loro tempo attaccati a quest’ ultimo e si recavano dall’ altro solo per
mangiare. Ci si resi conto che se essi erano tenuti in isolamento oltre il sesto
mese di vita, diventavano incapaci di svolgere il gioco con i pari e di attività
sessuali. Le femmine di questo gruppo, successivamente fecondate, hanno
dimostrato una completa assenza di reazioni materne. Gli stimoli sensoriali e
sociali influenzano continuamente il cervello. La più studiata conseguenza è l’
apprendimento; esso è la capacità di memorizzare e modificare la condotta in
relazione all’ esperienza individuale. Esso è condizionato da molteplici fattori:
la trasmissione genetica della specie, il livello di maturazione, gli effetti che l’
ambiente produce su ogni individuo. L’ abituazione è la forma più semplice di
apprendimento, per la quale l’ animale impara a riconoscere l’ innocuità di
uno stimolo. Quando uno stimolo non nocivo viene somministrato
ripetutamente anche poche volte, si assiste subito al riconoscimento dello
stimolo. Kandel ha studiato l’ abituazione e la sensibilizzazione nella lumaca
di mare Aplysia californica. Questa possiede un sistema nervoso molto
semplice. Il comportamento della lumaca di fronte a stimoli nuovi è quello di
ritrarre le branchie. Con l’ addestramento per abituazione la risposta si fa via
via meno intensa, fino a scomparire. L’ esperienza si traduce in un
cambiamento della rete nervosa dell’ Aplysia ( memoria a lungo termine ).
Così la lumaca può ricordare anche a distanza di una settimana che di fronte
a quello stimolo non c’è nessun pericolo per la sua vita. La sensibilizzazione,
invece, è l’opposto dell’ abituazione. È il processo mediante il quale l’ animale
apprende ad aumentare una data risposta in seguito ad uno stimolo nocivo.
Questo secondo tipo di apprendimento comporta una modificazione plastica
delle sinapsi che collegano il neurone sensoriale al neurone motorio.
Un nuovo contesto intellettuale per la psichiatria.
Nel 1998 Kandel mira ad integrare la psichiatria con le conoscenze
biologiche, interessandosi in particolare al rapporto tra attività cognitive e
comportamento da un lato e processi cerebrali dall’ altro. A riguardo presenta
5 principi:
1° principio: ciò che noi chiamiamo comunemente mente, rappresenta un
insieme di funzioni svolte dal cervello. L’ azione del cervello quindi si estende
a tutti gli atti cognitivi consci e inconsci.
2° principio: i geni e i loro prodotti, le proteine, sono importanti per la
connessione tra i neuroni cerebrali e le loro funzioni. I geni quindi esercitano
un controllo sul comportamento.
3° principio: una modificazione dei geni da sola, non può spiegare tutta la
variabilità osservabile in un dato disturbo mentale. Vi contribuiscono i fattori
sociali ed evolutivi.
4° principio: l’ apprendimento modifica le connessioni neurali, quindi non solo
contribuisce a formare le basi biologiche dell’ individualità, ma può essere
responsabile dell’ insorgenza di anomalie comportamentali.
5° principio: la psicoterapia è efficace e produce cambiamenti di lunga durata
nel comportamento.
Non è detto che studiare il rapporto tra processi sociali e funzioni biologiche
sia il modo migliore per chiarire le dinamiche sociali, però secondo Kandel è
importante riconoscere che ogni atto sociale poggia su basi biologiche
imprescindibili. È fondamentale ricordare che i geni svolgono una duplice
funzione: la funzione modello in cui i geni servono da stampi, ovvero da
mezzi di replicazione affidabili; la funzione trascrizionale in cui i geni
determinano il fenotipo, ovvero la struttura, la funzione e altre caratteristiche
biologiche della cellula in cui trovano espressione. La capacità di
apprendimento nella specie umana è talmente evoluta che gli esseri umani
sono più soggetti a mutamenti innescati dall’ evoluzione naturale che da
quella biologica. I geni espressi nel cervello inoltre possono contribuire anche
all’ insorgere di disturbi mentali. La prima prova diretta che i geni
contribuiscono allo sviluppo della schizofrenia fu fornita negli anni ’30 da
Kallmann. Egli osservò che l’ incidenza della schizofrenia tra i genitori, i figli, e
i fratelli era trasmessa in una buona percentuale dall’ incidenza familiare. Ma
se la schizofrenia è causata unicamente da fattori genetici, i gemelli
monozigoti dovrebbero mostrare la stessa tendenza a sviluppare il disturbo.
Ma studi a riguardo hanno stabilito che la percentuale è pari al 45%, quindi i
fattori genetici non sono la sola causa, ma vi contribuiscono anche fattori
evolutivi e ambientali. Negli anni ’60 i disturbi mentali venivano classificati in
organici e funzionali. Ma oggi questa distinzione non è più possibile, poiché
non esiste nessun cambiamento nel comportamento che non si rifletta nel
funzionamento del sistema nervoso e nessuna alterazione del sistema
nervoso che non si traduca in cambiamenti strutturali.
La biologia e il futuro della psicoanalisi.
Nel 1894, Freud affermò che la biologia non era abbastanza avanzata per
essere utile alla psicoanalisi. Anche se ci sono oggi delle indicazioni sulla via
da seguire nel processo di integrazione tra psicoanalisi e biologia, siamo
ancora all’ inizio. In psicologia il concetto di inconscio comprende molti aspetti
della mente che non sono accessibili alla coscienza. Gran parte della nostra
elaborazione mentale dipende da meccanismi, da rappresentazioni e da
ricordi di cui non siamo coscienti. L’ analisi dell’ inconscio fondamentale in
psicologia è quella elaborata da Freud, il quale affermava anzitutto l’esistenza
della rimozione, un meccanismo inconscio che impedisce a idee, ricordi e
fantasie di emergere alla coscienza. Freud ha utilizzato il concetto di
inconscio in 3 accezioni:
L’ inconscio è lo stato più profondo, la sede dei desideri, impulsi e
1- ricordi rimossi;
Il preconscio, è posto tra l’ inconscio e la coscienza, anch’ esso
2- contiene ricordi del passato del soggetto, ma a differenza dell’
inconscio, il soggetto, se vuole, tramite lo sforzo dell’ attenzione può
richiamarli alla coscienza;
L’ inconscio procedurale, è collegato con le abitudini e le abilità motorie
3- e percettive, è una parte inconscia dell’ io, che non è mai accessibile
alla coscienza.
La natura del determinismo psichico.
Nel pensiero di Freud il determinismo psichico era spiegato in termini di
processi mentali inconsci. L’ idea di fondo è che nulla o poco nella nostra vita
avviene per caso. Ogni evento psichico è determinato da un evento che lo
precede. Le libere associazioni ( metodo fondamentale della psicoanalisi )
derivano dal principio del determinismo psichico. Il loro scopo è quello di fare
in modo che il paziente riporti all’ analista tutti i pensieri che attraversano la
sua mente. Negli stessi anni Pavlov sviluppa un approccio empirico a un caso
particolare di determinismo psichico: l’ apprendimento associativo. La sua
scoperta fu quella di sviluppare un modello animale dell’ apprendimento
associativo che potesse essere studiato in laboratorio. Variando la distanza
temporale tra due stimoli sensoriali e osservando questo processo su
comportamenti riflessivi, Pavlov stabilì una procedura che permette di trarre
inferenze sell’ associazione di due stimoli e i suoi effetti sul comportamento
(condizionamento classico ).
Causalità psichica e psicopatologia.
Fin dalle sue prime ricerche sul condizionamento classico Pavlov rileva che il
condizionamento è positivo quando lo stimolo condizionato è gratificante, ma
che la stessa procedura può produrre un condizionamento difensivo quando
lo stimolo incondizionato è negativo. Pavlov scoprì inoltre che il
condizionamento difensivo rappresenta un ottimo modello sperimentale