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IL PRESENTE E IL FUTURO DEI PROCESSI MIGRATORI in ITALIA

La vicenda migratoria per quando riguarda l’Italia sta vivendo l’apice di espansione e

dinamismo: nel 2007 abbiamo subito un incremento di quasi il 22%.

Per comprendere al meglio questi aspetti di permanenza della popolazione

immigrata è necessario far riferimento al concetto di PROGETTO MIGRATORIO che è

quella sorta di piano che viene messo in atto da un migrante in relazione al proprio

percorso di arrivo, sposamento e permanenza nel paese di accoglienza.

Il progetto migratorio ha una duplice dimensione: intenzionale e razionale da una

parte e una pratica e inconsapevole dall’altra.

la

>La parte razionale e intenzionale ricaviamo già dalla parola progetto, che di

per sé implica una pianificazione. Spesso, nell’immaginario collettivo, i movimenti

migratori vengono considerati con esodi di persone allo sbando. Ma la decisione di

intraprendere un percorso migratorio, per quanto “ obbligata” dai fattori espulsivi, è

spesso una scelta a lungo valutata, progettata e soppesata. Non è raro infatti che il

progetto migratorio sia la conseguenza di una scelta familiare o comunitaria: il

migrante può rappresentare una possibilità di riscatto di cui beneficerà tutta la

famiglia. 

>La parte pratica e inconsapevole fa riferimento al fatto che una volta superato

l’ingresso nel paese d’accoglienza, il progetto migratorio si definisce in termini di

permanenza e spostamento. I movimenti di stabilizzazione hanno in sostanza, due

ordini di ragioni:

- La prima è riconnessione alla propria rete etnico-familiare di riferimento.

- La seconda ragione che porta alla stabilizzazione è riconducibile alla ricerca di un

posto di lavoro. Questo spiega il flusso delle genti che tendono a spostarsi nelle aree

più produttive del paese.

È quindi chiaro che in Italia il progetto migratorio degli stranieri va strutturandosi

sempre più in senso stabile, e questo per molti fattori : la femminilizzazione della

popolazione immigrata, l’ampliamento della quota dei minori tra gli stranieri, la

declinazione che stanno assumendo i motivi dei permessi di soggiorno rilasciati.

Ad ogni modo, ci sono tre grandi caratterizzazioni riguardo al fenomeno migratorio

in Italia:

1) L’ETEROGENEITA’ DELLE PROVENIENZE

L’ Italia è un Paese con un gran numero di persone che provengono dalle più

svariate parti del mondo e la cosa notevole, è che non c’è una marcata prevalenza di

un gruppo migratorio sugli altri. Le principali nazioni sono la Romania, il Marocco,

l’Albania, l’Ucraina e la Cina.

2) LA DIFFUSIONE MICROTERRITORIALE

Come sottolineano Colombo e Sciortino, la diffusione degli immigrati si articola

lungo due direttrici: quella verticale, da Sud a Nord e quella orizzontale, dalla

campagna alla città. Ci sono altri aspetti che riguardano la diffusione micro-

territoriale della popolazione straniera e uno è quello del lavoro domestico: con

l’invecchiamento della popolazione, la femminilizzazione del lavoro e l’allentamento

delle reti di parentela c’è sempre più richiesta di colf e badanti e spesso sono gli

immigrati a rispondere a questa esigenza.

3) LE TIPICIZZAZIONI LOCALI

L’eterogeneità delle provenienze e la diffusione microterritoriale si realizzano spesso

in una tipicizzazione dei contesti migratori locali. Ad esempio in una regione piccola

come il Friuli troviamo: a Trieste una buona parte di serbi e albanesi, a Monfalcone

una prevalenza di persone del Bangladesh e a Pordenone la prevalenza è ghanese.

Questo significa che le varie località si sono suddivise in tipologie di culture

prevalenti.

Questa tipicizzazione, avviene per l’intreccio di due fattori:

1. l’Italia ha un’innata vocazione localistica per quanto riguarda la cultura, il

paesaggio, il territorio, il cibo. 

2. è per le reti etniche definite come catene migratoria di tipo etnico Colombo e

Sciortino ci spiegano come le reti etniche che sono reti di tipo affettivo e amicale nei

paesi ospitanti giochino un ruolo fondamentale durante il processo migratorio. Esse

possono attenuare le solitudini e le malinconie, aiutare nella ricerca di un lavoro e di

un alloggio. Le reti etniche quindi in questo senso possono essere definite “ reti

della partenza”( ovvero la presenza all’estero di familiari o amici che spingono a

lasciare la terra d’origine) , le “reti dell’arrivo” ( che permettono di muoversi nel

nuovo contesto ) e le “ reti inclusive” ( che hanno come obiettivo la possibilità di

penetrare la propria presenza).

Le peculiarità del caso italiano sono positive?

>La diffusione microterritoriale rappresenta una potenzialità in termini integrativi di

non poco conto. Se per INTEGRAZIONE SOCIALE possiamo intendere un processo

reciproco di inserimento volto all’armonizzazione e alla valorizzazione delle diversità

su un piano di arricchimento reciproco, è chiaro che la condizione di contatto

microterritoriale va letta in chiave positiva. Al contrario, aggregazioni isolate sul

territorio e zone etnicamente marcate finiscono per ghettizzarsi.

>In chiave positiva dovremmo allora leggere anche diverse caratterizzazioni

multiculturali a livello locale. Questo facilita una risposta concreta alle

problematiche integrative.

 L’IMMIGRAZIONE ROSA

Curiosamente il tema dell’immigrazione viene spesso ridotto alla questione degli

ingressi. Il problema percepito è quello degli arrivi e, di conseguenza, la risposta

starebbe in un controllo e una limitazione sulle entrate. È ovvio che questo è un

tema importante, ma la questione oggi più cruciale è quella della permanenza degli

immigrati sul suolo italiano.

La caratteristica oggi più rilevante è infatti quella di una tendenza alla stabilizzazione

nel nostro paese piuttosto che un loro nuovo percorso di spostamento verso altri

stati.

Al giorno d’oggi, siamo di fronte a un’immigrazione sempre più rosa: la componente

femminile è progressivamente aumentata, fino a superare ( anche se di poco) quella

maschile: Nonostante la nostra percezione continui a vedere l’immigrazione come

un fenomeno prevalentemente maschile, in realtà già dalle dinamiche migratorie si

evince come la migrazione sia sempre più femminile.

Quindi l’immagine distorta della donna passiva che a causa di contesti degradati che

la portano quasi involontariamente a intraprendere la strada della migrazione va

sostituita con l’immagine di una donna che migra grazie ad una fitta rete di legami

che la motivano, e non è raro oggi trovare donne che vanno in un paese per creare

le condizioni per un futuro ricongiungimento familiare.

La crescita della popolazione femminile è indice di un quadro migratorio tendente

alla STABILITA’. Le migrazioni femminili sono quasi sempre diverse da quelle maschili

perché le donne più degli uomini sono legate alla famiglia e sono educate ad esserlo:

quindi anche la decisione di partire esprime legami affettivi e obbligazioni morali

persistenti: si organizzano in modo da garantire la riproduzione biologica, sociale e

culturale.  I MINORI STRANIERI

Tra la gente immigrata nel suolo italiano, una percentuale consistente è data dai

minori stranieri.

Il fatto che in Italia ci sia una così alta percentuale di minori stranieri è dato sia per la

questione del ricongiungimento, sia per la questione della natalità, e questa

situazione fa sì che l’immigrazione perda il suo carattere transitorio e vada via via

sempre più verso una stabilizzazione.

Quindi non si parla solo di ricongiungimento ma anche e soprattutto di natalità. Fare

un figlio implica un radicamento nel contesto autoctono e un’inevitabile processo di

inserimento all’interno della società.

Al giorno d’oggi i nidi sono pieni di stranieri perché la fascia di popolazione straniera

è quella più giovane e quindi la loro incidenza è più alta. La presenza straniera

giovanile non colpisce solo i nidi, le scuole materne o i centri educativi in generale,

ma anche i centri diurni e le case di riposo.

LE SECONDE GENERAZIONI

Nell’ambito delle scienze e delle politiche sociali, per seconda generazione s’intende

la generazione costituita da figli di genitori immigrati. In particolar modo, le seconde

generazioni si suddividono in:

1.0 = bambini, figli di immigrati stranieri, ma nati in Italia

1.75 = bambini nati all’estero ma in età prescolare

1.50 = bambini nati all’estero e arrivati in Italia in età scolare

1.25 = bambini nati all’estero arrivati in Italia in età adolescenziale

Ma in che modo queste generazioni possono agevolare (fattore positivo) o rendere

più complicato (fattore negativo) il processo di integrazione? A tal riguardo,

emergono 4 nodi cruciali su cui gioca la relazione tra le seconde generazioni e il

processo di integrazione culturale:

- Funzione integrativa delle 2 generazioni verso le prime (fattore positivo) :

le seconde generazioni, sono un fattore positivo rispetto alle prime generazioni

(quelle dei genitori), quando la presenza un figlio nel paese ospitante costringe il

genitore a entrare in contatto con tutta una serie di attori, per lo più di ambito socio

educativo, che hanno in cura il figlio il solo fatto che il genitore straniero presente

in Italia, debba mandare il proprio figlio a scuola, dovrà entrare in contatto con gli

insegnanti della scuola e con gli altri genitori. Questo contatto non ci sarebbe stato

senza la seconda generazione.

- Funzione integrativa verso i pari autoctoni e la società di accoglienza (fattore

positivo) : il fatto di avere delle seconde generazioni straniere nel nostro

paese, agevola il processo di integrazione anche nel percorso che gli autoctoni

hanno verso gli stranieri. Quindi le seconde generazioni, svolgono un

importante funzione sia verso le prime generazioni sia verso gli autoctoni

- Funzione d’ostacolo di integrazione (fattore negativo) riguarda il problema

della definizione dell’ identità : il bambino che vive contemporaneamente 2

appartenenze (quella dei genitori da una parte e quella della cultura che lo

ospita dall’altra) porta ad un conflitto interiore sul “chi sono io?” Questa

ambiguità capita in un periodo abbastanza complicato che è quello

dell’adolescenza in cui si inizia a costruire la propria identità personale.

- Funzione d’ostacolo di integrazione (fattore negativo) riguarda rifiuto di

:

un’integrazione subalterna questo problema è legato alla prospe

Dettagli
A.A. 2015-2016
26 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisa90bay-votailprof di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Agostinetto Luca.