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In Cina gli studenti affrontano pubblicamente la correzione dei propri errori e,allo stesso modo,gli insegnanti
accettano di essere osservati da osservatori esterni esperti,considerando questa opportunità di valutazione come
una situazione onorevole.
L'educazione deve conseguire individui sociali,cioè capaci di vivere in una comunità,quindi i bambini non
appartengono soltanto ai genitori bensi si segnano di una più ampia appartenenza sociale e,allo stesso
tempo,vengono fornite strutture a tempo pieno con cui sostenere le famiglie durante il lavoro e/o per rieducare i
bambini che,nel caso dell'istruzione prescolastica,si caratterizzano per educazione sociale, ordine, controllo,
irreggimento quindi per una ferrea disciplina anche quale supporto alle famiglie. Il bambino,in Cina,quando è a casa
costituisce il centro dell'attenzione della famiglia,non a caso l'inserimento e la presenza a scuola risultano più critici
che in passato sia per il bambino sia per la famiglia stessa.
L’indagine sul campo
Una prima riflessione è sul punto di vista di insegnanti di scuola dell'infanzia relativamente alla presenza nelle sezioni
di bambini cinesi. La rivelazione qualitativa è stata effettuata nell'anno scolastico e accademico 2007/2008 e ha
riguardato insegnanti di una scuola dell'infanzia parrocchiale di Reggio emilia in cui,nell'anno in oggetto,erano
presenti 10 bambini cinesi su 28 stranieri.Le insegnanti,con un età media di 38 anni,trattate con una scheda socio-
anagrafica e professionale e con un'intervista focalizzata di gruppo sono risultate tutte residenti nel comune di
reggio. Per quanto riguarda i riscontri emersi,è importante notare nei bambini cinesi: una propensione per le attività
manuali che richiedono precisione e concentrazione;abilità nei calcoli matematici; una più generale disposizione
all'approccio scientifico.Nel modello culturale che segna i processi e le pratiche di educazione e/o d'insegnamento-
apprendimeento cinese,da un lato,emerge una grande attenzione a diligenza,perseveranza e raccoglimento,ossia
virtù trasversalmente richieste nelle attività scolastiche,che si legano a serietà,pazienza e accuratezza e dall'altro
lato,l'approccio è prevalentemente diretto e incentrato sulla ripetizione e sulla memorizzazione.L'apprendimento,nel
modello cinese,è inteso come un processo graduale,che richiede sforzo mentale e un'applicazione metodica,tanto da
suddividerlo in fasi consecutive e da risultare un approccio prevalentemente meccanico. Le insegnanti riscontrano
un alto grado di autonomia dei bambini cinesi,superiore a quello dei coetanei italiani,probabilmente dovuto anche al
fatto che i genitori sollecitano precocemente l'autonomia dei figli. La precoce autonomizzazione,come la velocità
nell'esecuzione dei compiti e/o delle consegne nonché nell'apprendere le nuove disposizioni di studio o di regole
sociali indicate dalle insegnanti,rientrerebbe anche nel bagaglio della cultura di origine ed è legata sia a un
educazione che promuova lo sviluppo del singolo e delle sue abilità attraverso metodi basati su controllo,ordine e
irreggimento,sia su un'educazione che faccia leva sul successo e sulla crescita individuali attraverso
l'impegno,l'amore per il sapere e il rispetto dell'autorità.
I bambini cinesi hanno grande difficoltà nella manifestazione dei loro sentimenti e hanno un distacco fisico che
appare insolito nei coetanei italiani.Il prevalere di un certo pudore e/o ritegno nella relazione è un possibile legame
alle antiche filosofie cinesi.Vi è anche un controllo dei sentimenti,degli impulsi e delle esuberanze anche nel rapporto
dei bambini cinesi con l'adulto. I bambini cinesi rispettano l'insegnante al tal punto da apparire quasi intimoriti.Nel
modello educativo cinese il rispetto,inteso come sentimento di profonda umiltà e fattore di forza e coraggio,è
ampiamente incoraggiato dall'atteggiamento delle famiglie che peraltro trasmettono ai figli l'idea che l'insegnante
sia una figura autorevole.Nello specifico contesto,le insegnanti ricordano il supporto favorito da questi bambini ai
loro coetanei cinesi che hanno ancora difficoltà nell'espressione linguistica,ma anche il fatto che i bambini cinsi
appaiono molto più propensi a stringere legami con bambini di altra nazionalità piuttosto che italiani.
Quando sono presenti in una sezione o in una classe soggetti di differenti culture,uno dei fattori di principale criticità
è che la programmazione venga tendenzialmente calibrata sulla cultura maggioritaria includendo attività con cui ci
si limita ad adattare e/o a semplificare per il caso delle culture meno rappresentate nel contesto scolastico.Tutte le
insegnanti hanno dichiarato di non fare differenze tra attività rivolte ai bambini cinesi e agli autoctoni,piuttosto
strutturerebbero lavori in piccoli gruppi misti per provenienza etnica in modo che l'ambiente e il clima del lavoro
cooperativo possano supportare l'acquisizione di nuove capacità linguistiche e relazionali anche per i bambini
cinesi.La programmazione tiene conto dei requisiti d'ingresso e la valutazione tiene conto del percorso specifico di
ogni bambino,cinese o autoctono.La principale difficoltà di partenza dei bambini cinesi è la lingua.
Il lavoro dei genitori costituisce il motivo rispetto al quale i genitori scelgono e/o usufruiscono del servizio
scolastico.Le insegnanti si dichiarano soddisfatte della grande fiducia e del rispetto per il ruolo e il compito educativo
che assolvono da parte delle famiglie,anche se lamentano l'impossibilità di stringere con queste legami significativi
che ne consentano un forte coinvolgimento.Le intervistate ritengono particolarmente preziosa la figura dell'educatore
anche e soprattutto per far fronte alle tante difficoltà che hanno riscontrato negli anni di lavoro con i bambini
cinesi,principalmente rispetto alla lingua,e che segnano anche il legame tra scuola e le rispettive famiglie e/o
comunità cinese.
Questo fattore induce le insegnanti riflettere sull'opportunità di conseguire una conoscenza più approfondita della
storia,delle tradizioni,degli usi e costumi,della cultura e lingua delle famiglie di nazionalità cinese per stabilire basi
di reciproca comprensione e avviare relazioni significative,lasciando emergere un costante problema:l'attenzione
alla presenza dello straniero è importante ma è di tipo sociologico e non può che essere integrata all'attenzione alla
presenza del bambino cinese che è un'attenzione antropologica,oltre che biologica e psicologica.
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Se da un lato,le insegnanti riconoscono la preziosa funzione dell'educatore sociale anche come ponte tra
scuola,famiglia ed altre agenzie extrascolastiche tanto da perseguire continuità sinergica tra il sistema forma e non
formale,nonchè conoscere meglio il background dei bambini con i quali le insegnanti sono a contatto,dall'altro lato
mostrano come per loro non sia troppo chiaro il curricolo e la professionalità di questo ruolo,rimandando
all'importanza di prevedere sessioni di formazione iniziale e in servizio in cui gli educatori possano avere fondamenti
comuni e proiettarsi reciprocamente nella consapevolezza del possibile sostegno che può maturare da una sinergia
tra i rispettivi ruoli educatore-insegnante.
Ognuno migra a suo modo e in rapporto alla rete di sostegno e di cura
E' possibile considerare che il processo d'integrazione e il rapporto del singolo con questo processo risultano,da un
lato,altamente soggettivi(ognuno si integra a suo modo),e dall'altro,fortemente correlati alla rete di sostegno e di
cura,materiale e umana di cui dispone il migrante,con ricadute interne al soggetto e esterne nella società e nella
cultura.La migrazione non coincide con un processo lineare né generalizzabile,quanto piuttosto caratterizzato anche
dalle influenze dello sviluppo individuale,degli eventi storici,delle influenze non normative proprie degli specifici
percorsi di vita e delle storie personali.L'integrazione di questi fattori può produrre stress o miglioramenti con un
forte impatto sulla salute psico-fisica,generando crisi e/o vere e proprie ristrutturazioni del modo di vivere di soggetti
singoli o collettivi,non esenti dall'attivazione di veri e propri meccanismi di difesa cosi come di processi depressivi.
I cambiamenti della migrazione operati a livello individuale o sociale,anche per quanto in parte
volontari,rappresentano sempre un evento stressante che può indurre il soggetto:a sentirsi minacciato nello spazio
personale e per la separazione dai luoghi di vita abituali,dalle relazioni familiari,lavorative e di vicinato,nonchè dal
resto della società;alla socializzazione forzata e alla condivisione spazio-temporale con altri parenti,ospiti e/o utenti
e con figure professionali presenti che lasciano scarse opportunità di vita personale e privata;a perdere la routine
dei tempi e degli spazi di vita e l'autonomia delle proprie attività ormai controllate e subordinate a regole e figure di
riferimento;a vivere la compresenza di altre fonti di stress come la presenza di patologie psico-
fisiche,invalidità,vedovanza e inattività.
Tali paure,sempre fortemente correlate al profilo bio-psicologico e socio-culturale,possono produrre veri e propri
meccanismi di difesa,atteggiamenti depressivi e/o oppositivi,senso di disperazione,tendenza all'autosvalutazione che
rischiano di accelerare lo stesso decadimento psicofisico o comunque di compromettere la vita del migrante.
Dalla multicultura all'intercultura e alla transcultura
La conoscenza e la progettazione sull'irruzione di una società multiculturale richiede di distinguere e di comprendere
la differenza che intercorre tra multicultura,intercultura e transcultura. Con multicultura si intende proprio un dato
di fatto ossia una descrizione statica di una condizione e/o di un fenomeno di compresenza(nel tempo e nello spazio)
di singoli e/o di collettività di differente cultura,etnia,lingua e religione. Le culture producono cultura,la differenza
fra culture non è da intendersi esclusivamente in termini etnico-antropologici ma anche in termini di identità ed
appartenenze,ad esempio psico-fisiche,socio-economiche e culturali che oltre a differenze di valori e significati,segno
anche e soprattutto l'uguaglianza delle opportunità. L'intercultura e la transcultura rappresentano condizioni di
emancipazione dalla multicultura.
Con intercultura si intende un progetto di scambio reale fra culture,che muova dalla conoscenza dei soggetti,dei
bisogni,delle culture stesse e dei contesti della migrazione e capace di oltrepassare contatti effimeri nel quale in
prospettiva pedagogica il suffisso inter allude ad una tensione verso la reciprocità autentica e positiva.