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–IV
una nuova generazione, che vivrà felice come in una rinnovata età dell'oro. C'è chi ha voluto
identificare in questo puer gesù cristo, ma naturalmente l'interpretazione non è valida. Il puer
rappresenta semmai l'auspicata rinscita di Roma.
egloga: situazione tipica del genere pastorale. Due pastori intonano canti a Dafni, eroe pastorale,
–V
e infine si scambiano doni.
egloga: il satiro Sileno, educatore e maestro di Bacco, si è addormentato in una grotta. Due
–VI
pastori lo legano con l'aiuto di una ninfa, e lo costringono a intonare un carme da tempo promesso.
Temi del canto sono la formazione del mondo, la leggenda di deucalione e pirra, e l'età dell'oro,
dunque il confine bucolico, come nell'egloga IV, è ampiamente superato: ci troviamo di fronte a un
carme di natura filosofica con la presenza di elementi Lucreziani.
egloga: gara di canto
–VII egloga: gara di canto
–VIII
egloga: tema molto simile alla I
–IX
egloga: narra dell'amore infelice del poeta Cornelio Gallo, che trova consolazione solo nei
–X
paesaggi rasserenanti dell'Arcadia.
Georgiche
Il momento storico è molto diverso: la conclusione dell'opera coincide infatti con il ritorno
vittorioso di Ottaviano dalla campagna contro Antonio e Cleopatra. Non è possibile stabilire quanto
abbiano inciso le pressioni di Augusto e di Mecenate nella composizione dell'opera, ma è certo che
il poema vide la luce negli anni in cui il principe cercava di riguadagnare il consenso dei proprietari
terrieri che erano stai gravemente danneggiati dalle guerre civili; ed è certo che l'opera è dedicata
allo stesso Augusto.
Anche in questo caso il titolo proviene da una parola greca, georgika, ovvero cose relative alla
coltivazione dei campi, e anche qui ci si riallaccia alla tradizione della poesia didascalica greca,
nonché alle analoghe opere della letteratura latina (de agricoltura di catone, de re rustica di varrone,
e il de rerum natura).
I quattro libri delle georgiche riguardano rispettivamente l'agricoltura, l'arboricoltura, l'allevamento
degli animali e l'apicultura.
Eneide
Opera composta negli ultimi 10 anni di vita dell'autore. Anziché scegliere l'epos storico con la
semplice trattazione delle imprese gloriose di Augusto, il poeta si volse a quello mitico-leggendario,
probabilmente per convogliare in un unico progetto tutta la vicenda di Roma, dalle sue origini
all'età contemporanea. Quanto ai contenuti, da sapere molto bene, rimandiamo al riassunto di pag.
22-23.
Tematiche
Nelle opere virgiliane, alla conoscenza approfondita di tutta la cultura greco-ellenica, si affianca il
desiderio di sfidare i greci (aemulatio) e gli autori latini arcaici, nella consapevolezza piena di avere
raggiunto l'eccellenza, di non essere affatto inferiori. All'interno delle scelte poetiche risaltano la
varietà di temi, la raffinatezza linguistica e metrica, l'interesse a sperimentare generi diversi, la
coscienza sempre presente del valore autonomo dell'arte e del prestigio del poeta, anche quando non
si allinea al programma di Augusto (e in quel caso c'è sempre la recusatio, con cui ci si può
scusare).
Le bucoliche: Virgilio sfida, con l'aemulatio, Teocrito, citandolo esplicitamente e nello stesso tempo
mettendo in evidenza la propria originalità. L'imitazione del poeta greco è rivelata immediatamente
da alcuni indicatori: l'uso dell'esametro, il canto amebeo, l'ambiente (locus amoenus)..
I pastori protagonisti delle egloghe non sono certo veri pastori, né quelli teocritei, descritti con un
certo realismo ma anche con l'ironia di chi si sente superiore. I pastori di Virgilio sono presentati
con partecipazione emotiva, essi stessi proiezione dell'esperienza personale dell'autore, fino ad
assumere significati universali. Al di là quindi delle visioni pastorali, nelle bucoliche sono affrontati
temi ben più alti: la guerra e la pace, l'aspirazione a un mondo rinnovato, il valore di cose belle
come la poesia e l'amore.. Come nei testi della letteratura alessandrina, anche qui si trovano
numerose dichiarazioni di poetica: la più significativa è quella della VI egloga, in cui il giovane
Virgilio polemizza con la poesia alta della tradizione romana e rifiuta l'epica e la tragedia, in favore
di temi semplici, quotidiani e privati. La varietas era un altro punto programmatico della poesia
ellenistica, e anche in questo campo Virgilio sfidò i greci con esiti brillanti: tutto il libro è costituito
da richiami e parallelismi. Infine la sfida ai modelli greci si manifesta anche nelle scelte
linguistiche: il carattere più evidente della lingua delle bucoliche è la semplicità, finalizzata a
riprodurre la realtà dimessa e umile dell'ambiente pastorale; ma si tratta di una semplicità apparente,
o meglio, costruita artificiosamente: il lessico è in realtà prodotto di una scelta accurata, che sceglie
parole tratte dalla realtà della vita pastorale, a cui si mescolano tuttavia termini dotti, soprattutto
grecismi, attinenti alla mitologia o alla geografia di paesi lontani e mitizzati dall'immaginario
poetico. Ne risulta un realismo apparente, poiché il mondo pastorale si fa mondo ideale e utopico,
una dimensione da sogno.
Le georgiche: anche le georgiche risentono della cultura alessandrina, e in particolare si riallacciano
alla lunga tradizione del poema didascalico di cui si è già detto. Nel libro II Virgilio dichiara in
modo esplicito il suo modello in Esiodo, autore de Le opere e i giorni. Da questo è tratto
l'argomento, ma la struttura è conforme a quella dei modelli ellenistici, con proemi, appelli al lettore
e digressioni, contaminati tuttavia da derivazioni da autori latini: da Catone e Varrone deriva il
rapporta tra agricoltura e ed etica; l'interesse conoscitivo, il modo di riferirsi agli elementi della
natura, le immagini e gran parte del lessico richiamano il de rerum natura. Insomma il livello è di
gran lunga superiore a qualsiasi precedente. Per quanto riguarda i temi, l'originalità emerge dal
confronto con i modelli di Esiodo e Lucrezio: Virgilio rifiuta il mito dell'età dell'oro come l'aveva
concepito il primo, contraddistinto da una condizione di felicità, grazie alla natura che produceva
spontaneamente i suoi frutti, ma è più vicino all'idea del secondo. Mentre mette in evidenza
l'inclemenza della natura e la necessità della fatica e del lavoro come strumenti del cammino
dell'uomo verso la civiltà, contemporaneamente presenta il lavoro come espressione di una logica
legge di natura, addirittura giustificato dal disegno provvidenziale, e quindi dono divino concesso
agli uomini per creare la società. Appare quindi la problematicità della visione di Virgilio, per il
quale la vita è compresenza dolorosa e affascinante di opposti, percui in tutto il poema continua è la
contrapposizione tra quadri oscuri e digressioni rasserenanti: da una parte l'inverno e le tempeste, la
fatica e la guerra, la malattia e la morte; dall'altra la primavera, la vitalità, la vita che rinasce sempre
dalla morte, la pace.. Ogni libro costituisce un'unità autonoma e conclusa, e si chiude con un
excursus di livello stilistico elevato e denso di significato. Parimenti, ogni libro si apre con un
proemio, ciascuno diverso dagli altri in risposta a un esigenza di varietas. Gli argomenti scelti per la
trattazione di ogni libro seguono un ordine che potremmo definire discendente: si inizia con
l'attività più impegnativa, il lavoro nei campi, e si finisce con quella meno faticosa, l'apicoltura. La
società delle api costituisce un exemplum, caratterizzata dalla concordia, dall'interesse per il bene
della collettività, dal rispetto per le leggi di natura: insomma sembra il sogno di una nuova Roma.
Rispetto all'opera precedente, lo stile delle Georgiche è più vario: si trova lo stile semplice delle
bucoliche nelle descrizioni dei paesaggi primaverili, il linguaggio neoterico, con i suoi riferimenti
dotti, e il sublime Lucreziano nella descrizione del furor amoroso. Risulta evidente da tutto ciò che
il destinatario non sono gli agricoltori, ma una cerchia culturalmente elitaria e raffinata, capace di
godere dell'arte allusiva e piena di richiami dell'opera. In questo caso si tratta di certo, però, di una
cerchia molto più politicizzata: l'opera è diretta, esplicitamente, a Ottaviano, arbitro indiscusso
dell'impero romano, e a Mecenate, suo “ministro della propaganda”. Non siamo di fronte a un
rapporto di sudditanza intellettuale, ma semmai a un adesione autentica alle speranze suscitate dal
nuovo signore di Roma: in questo senso, le georgiche contribuiscono a sostenere il programma
politico di Augusto volto a recuperare i valori morali della Roma repubblicana.
L'eneide: l'opera segna il culmine del lungo percorso del genere epico, iniziato in Grecia con i
poemi omerici, ripreso in modo originale dai poeti ellenistici, e passato attraverso l'epica storica
romana di Nevio e di Ennio.
Vediamo l'aemulatio nei confronti di ognuno di questi. Elementi che rimandano all'epica omerica
sono: la partizione dell'eneide in una sezione “odissiaca” (i primi sei libri) e in una parallela sezione
“ilidiaca” (ultimi sei); il racconto della presa di Troia evocata da Enea in flashback (cfr ulisse e
alcinoo); la discesa dell'eroe nell'Ade; le profezie; il duello finale tra i due eroi (enea e turno cfr
ettore e achille). Dall'epica alessandrina, che pretendeva un epica attentamente elaborata e non
pesante, la brevitas: il modello era costituito dalle argonautiche di Apollonio Rodio. Da questo è
ripresa la storia d'amore tra Enea e Didone, che ricalca quella tra Giasone e Medea. Dall'epica
latina, la fusione tra mito e storia romana, la storia romana intesa come valore assoluto, nonché certi
episodi (probabilmente quelli dell'ultima notte di Troia).
Ma vediamo ora i caratteri di originalità, molti, dell'eneide. L'originalità rispetto a Omero è evidente
nella voluta inversione, rispetto all'Iliade e all'Odissea, dei tremi dell'opera: prima le peregrinazioni
e le avventure dell'eroe, poi la guerra; prima la distruzione di una città, poi però la fondazione di
un'altra. Le implicazioni di ciò non sono da poco: prendiamo a esempio il racconto fatto da Enea a
Didone dell'ultima notte di Troia, e lo stesso racconto fatto da Ulisse ad Alcinoo. Il narratore
dell'Odissea racconta la vicenda dal punto di vista del vincitore, si