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UN  QUADRO  D’INSIEME  SULLA  PALLIATA  

 

Sappiamo  molto  poco  della  Commedia  Nuova  greca  di:  

I. Filemone;  

II. Difilo;  

III. Menandro.  

Sappiamo  solo  che  essi  furono  i  modelli  di  riferimento  della  commedia  latina,  che  ne  riprende  trame,  

tipi   e   situazioni.   La   Commedia   Nuova   trova   le   sue   radici   in   certi   esperimenti   drammatici   dell’ultimo  

Euripide:  

Elena;  

# Ifigenia  taurica;  

# Ione;  

#

ossia   drammi   a   lieto   fine,   in   cui   gli   elementi   comici   di   intrigo,   riconoscimento   e   peripezia   ricorrono  

frequentemente.  

Nella  Commedia  Nuova,  il  gioco  parodico  sembra  far  trasparire  un’aspirazione  patetica  che  il  genere  

comico   percepiva   e   pensava   essere   troppo   impegnativa   e   la   ricerca   di   un   tono   differente   da   quello  

umile   e   quotidiano.   Questo   tipo   di   rappresentazione   richiede   allo   spettatore   una   partecipazione  

emotiva   alle   vicende   dei   personaggi   e   fa   si   che   per   costui,   l’attore   diventi   una   persona   reale   e   non  

l’interprete  di  qualcosa.  

Sempre  in  questo  tipo  di  Commedia,  aspetto  peculiare  è  la  consapevolezza  dell’esistenza  di  una  forma  

convenzionale  che  media  questa  rappresentazione:  

Di  essere  seriale;  

• Di  essere  costituita  di  tipi  fissi;  

• Di  situazioni  ripetute  e  storie  che  continuamente  si  moltiplicano.  

I   più   interessanti,   diventano   allora,   i   personaggi   minori,   che   spesso   si   lamentano,   e   parlano   di   sé   come  

per  alludere  alla  loro  convenzionalità.  Ad  esempio,  il  cuoco  dell’ASPIS,  si  lamenta:  

 

“ogni  volta,  quando  finalmente  ha  trovato  da  lavorare,  muoia  qualcuno  nella  casa,  o  la  figlia  del  padrone  

partorisca,  e  tutto  il  suo  guadagno  vada  all’aria.”  

  Egli   ricorda   al   pubblico   alcune   delle   possibilità   comiche:   non   è   più   un   attore   che   parla   al   pubblico,   è   il  

personaggio  stesso  che  sembra  consapevole  di  vivere  in  una  finzione  che  lo  vuole  uguale  a  se  stesso,  lo  

lega  ad  un  ruolo  che  il  pubblico  si  aspetta  di  trovare.  

 

SIMO.   haec   primum   adfertur   iam   mi   ab   hoc   fallacia:  hanc   simulant   parere,   quo   Chremetem  

absterreant.    

GL.  (intus)  Iuno  Lucina,  fer  opem,  serva  me,  obsecro.    

SI.  hui  tam  cito?  ridiculum:  postquam  ante  ostium  

me  audivit  stare,  adproperat.  non  sat  commode  divisa  sunt  temporibu'  tibi,  Dave,  haec.    

DA.  mihin?    

SI.  num  inmemores  discipuli?    

DA.  ego  quid  narres  nescio.  

 

  29  

PACUVIO  E  ACCIO  

 

     

Fu   un   autore   molto   rispettato   e   stimato   a   Fu   un   autore   più   prolifico   e   versato   in   vari   generi  

Roma,  anche   per  la   parentela   con   Ennio.   Fu   letterari.   Nacque   a   Pesaro   intorno   al   170.   È   il  

in   contatto   con   numerosi   personaggi   del   membro  più  importante  del  COLLEGIO  POETARUM,  

circolo  scipionico  e  morì  in  età  tarda  intorno   ossia  l’associazione  professionale  dei  poeti.  Morì  fra  

al  130.  Venne  molto  criticato  per  il  suo  stile,   il  90  e  l’80.    

soprattutto  da  Lucilio.    

  Opere:  

Opere:    

1. NIPTRA  “IL  BAGNO”;   1. Conosciamo   40   cothurnatae  e  frammenti    

2. ILIONA;   di  circa  700  versi;  

3. DULORESTES.   2. Tragedie  di  argomento  greco  

  Egli   non   fu   soltanto   un   tragediografo,   infatti   i   suoi  

interessi   eruditi   possono   accostarlo   a   Ennio,   infatti  

  scrisse:  

  1. Didascalica,   scritti   di   linguistica   e  

  ortografia  latina,  in  nove  libri;  

  2. Pragmatica,   in   versi   trocaici,   forse   su  

  questioni  critico  –  letterarie;  

  3. Parerga,   in   senari   giambici,   poema   sulle  

  occupazioni  di  campagna.  

 

 

 

 

 

 

 

La  fioritura  di  questi  due  autori  si  colloca:  

Nell’età  scipionica;  

• Nell’età  dei  Gracchi.  

Furono   entrambi   autori   longevi   ed   ebbero   un   successo   immediato,   continuando   ad   andare   in   scena  

sino  all’età  augustea.  I  titoli  delle  loro  opere  ci  confermano  che  la  tragedia  romana  aveva  sempre  dei  

modelli  greci  a  cui  rifarsi,  anche  se  è  chiaro  che  i  due  autori  elaborarono  autonomamente  il  materiale  

proveniente   dalla   tradizione.   Questi   autori   vivono   in   un’epoca   di   contrasti   e   di   nuovi   fervori   ideologici  

e   culturali,   anche   i   vecchi   miti   che   avevano   caratterizzato   la   tragedia   attica,   adesso   offrono   nuove  

possibilità  e  significati.  

 

 

 

  30  

LO  SVILUPPO  DELLA  POESIA  EPICA  

 

La   produzione   epica   che   va   dall’età   scipionica   a   quella   cesariana   sembra   vedere   come   elemento  

fondamentale,  la  predominante  influenza  del  modello  enniano.  In  questo  periodo,  anche  l’ONDUSIA  di  

Livio  Andronico,  venne  ridotta  in  esametri,  dimostrando  il  completo  superamento  del  saturnio.  Il  titolo  

di  ANNALES,  viene  attribuito  a  molte  opere  in  questo  periodo:  

Poema  in  esametri  di  ACCIO,  di  argomento  oscuro;  

• Poema  di  AULO  FURIO  ANZIATE,  sembra  cantasse  le  guerre  di  Roma  contro  i  Cimbri;  

• Quelli  di  un  certo  VOLUSIO,  verso  i  quali  Catullo  innescherà  una  polemica.  

È  sicuramente  chiaro  e  palese  che  questo  titolo  richiamava  alla  memoria  un  tipo  di  epica  che  celebrava  

gli  avvenimenti  militari.  A  questa  tendenza  si  ricollegano  anche  altre  opere  del  periodo:  

  1. BELLUM  HISTRICUM,  composto  da  HOSTIUS,  contemporaneo  di  Accio;  

2. DE  CONSOLATU  SUO,  di  CICERONE.  

Altri  poemi  d

Dettagli
A.A. 2012-2013
206 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessicabortuzzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Cristante Lucio.