L'ablativo
Nell'ablativo sono confluiti tre casi, ben distinti in altre lingue europee, ciascuno dei quali
esprimeva una distinta serie di funzioni (per questo è un caso sincretico):
ablativo vero e proprio: esprime l'origine, il punto di partenza del movimento, sia in senso
– proprio che figurato
strumentale: esprime con quale mezzo o con l'aiuto di chi si compie l'azione
– locativa: esprime il luogo e il momento in cui si svolge l'azione
–
Funzione di origine e allontanamento
In questa funzione il nome in ablativo è per lo più accompagnato dalle preposizioni a/ab
(movimento che parte dall'esterno), e/ex (movimento che parte dall'interno), de (movimento
dall'alto al basso).
Da luogo ai seguenti costrutti:
Ablativo di moto da luogo, allontanamento, origine, provenienza. È marcato dalle preposizioni
– di cui sopra. Nel complemento di moto da luogo, non è marcato da preposizioni con i nomi di
città e di piccola isola, e in dipendenza da verbi composti con le preposizioni stesse (non
mancano le eccezioni)
ablativo d'agente o di causa efficiente: nel primo caso indica la persona che compie l'azione del
– verbo espresso in forma passiva, ed è preceduto dalla preposizione a/ab. Nel secondo, indica la
cosa che compie l'azione, ed è normalmente espresso senza preposizione (è così ricondotto alla
sua funzione strumentale).
ablativo di argomento: esprime il contenuto di uno scritto, di un discorso di una decisione.. ed è
– in genere preceduto dalla preposizione de. Viene spesso usato per indicare il titolo di un libro.
ablativo di mancanza e privazione: in dipendenza di verbi e aggettivi che indicano, appunto,
– bisogno e privazione.
ablativo partitivo: designa il tutto di cui si prende in considerazione una parte (in concorrenza
– con il genitivo), ed è preceduto dalle preposizioni e/ex, de. È comune soprattutto con i numerali,
con i superlativi per esprimere il termine di relazione e con i pronomi.
ablativo di materia: esprime la materia di cui è fatto un oggetto. È preceduto dal e/ex.
– ablativo di paragone: vedi quanto detto in occasione delle comparazioni di maggioranza.
–
Funzione strumentale-sociativa
Si usa per esprimere con quale mezzo o con l'aiuto di chi viene compiuta l'azione.
Da luogo ai seguenti costrutti:
ablativo di mezzo: designa lo strumento (infatti è anche detto ablativo di strumento) con cui
– viene realizzata l'azione. Quando il mezzo è rappresentato da una persona o comunque da un
sostantivo che allude alla realtà umana, viene di norma usato l'accusativo preceduto dalla
preposizione per. All'ablativo di mezzo sono da riportare anche l'ablativo di abbondanza.
ablativo di causa: indica la causa dell'azione o dello stato espressi dal verbo. In caso di
– complemento di causa impediente si utilizza l'ablativo preceduto dal prae. Si trova anche
espresso con l'ablativo preceduto dal e, ex, de. Gli ablativi causa e gratia con il genitivo
esprimono la causa finale. Infine, per esprimere una causa sentita come oggettiva, il latino usava
generalmente l'accusativo preceduto da ob o propter.
ablativo di limitazione (o del punto di vista): indica relativamente a che cosa vale l'azione
– espressa dal verbo o dal nome.
ablativo con dignus e indignus: questi aggettivi sono di norma seguiti dall'ablativo della cosa di
– cui si è degni o indegni. Quando la cosa non è per espressa da un nome ma da una proposizione,
allora questa viene espressa con una relativa al congiuntivo (caratterizzante) o all'infinito.
ablativo con opus est (è necessario): la persona o la cosa si cui si ha bisogno viene posta in
– ablativo, mentre la persona da cui una cosa è necessaria si trova in dativo (opus est aliqui aliqua
re)
ablativo con utor (servirsi di), fruor, fungor (adempiere a), potior (impadronirsi di), vescor
– (cibarsi di): reggono tutti l'ablativo della cosa di cui ci si serve, cui si adempie, di cui ci si
impadronisce..
ablativo di compagnia o unione: designa la persona con cui il soggetto si trova in relazione
– sociativa, e può indicare sia un rapporto amichevole che ostile. È reso con la preposizione cum
ablativo di modo: precisa con quali modalità si svolge l'azione. È reso con la preposizione cum,
– tranne quando il sostantivo è accompagnato da un attributo (per cui: magna cum prudentia o
anche magna prudentia), e da un aggettivo determinativo, indefinito o dimostrativo (hoc modo,
nullo modo..)
ablativo di qualità: designa qualità fisiche o non durature
–
Funzione locativa
Esprime il luogo e il momento in cui si svolge l'azione. Da luogo ai seguenti costrutti:
ablativo di stato in luogo: di norma accompagnato dalla preposizione in o sub. Questo non
– avviene con sostantivi che hanno di per sé un senso locale (locus, pars, litus..), in espressioni
formulari (terra marique), in determinazioni in cui è presente l'aggettivo totus, e spesso in
poesia. In alcuni rari casi certe parole hanno mantenuto tracce dell'antico locativo, e presentano
perciò una desinenza i confondibile con quella del genitivo: si tratta dei nomi propri di città e
piccola isola singolari della prima e della seconda declinazione (Mediolani; Romae, da Romai),
e degli avverbi heri (ieri) e vesperi (di sera). Con i nomi di città della terza declinazione o
plurali della prima e della seconda viene usato l'ablativo senza preposizioni (Karhagine,
Athenis)
ablativo di tempo: è usato senza preposizioni con sostantivi che indicano una scansione del
– tempo (tempus, dies, hora, annus..), mentre è preceduto da in in espressioni che indicano le età
della vita (in senectute) o momenti particolari.
Sezione 3 – Proposizioni e periodo: le proposizioni indipendenti
Premessa
Una proposizione dal punto di vista sintattico può essere indipendente o subordinata.
Si definisce indipendente una proposizione sintatticamente autonoma, subordinata quella che
dipende sintatticamente da una proposizione detta sovraordinata.
Le proposizioni indipendenti possono essere:
descrivono un'azione, uno stato, un processo, un sentimento.. utilizzano generalmente
–enunciative:
il modo indicativo
esprimono un desiderio, un'esortazione, una manifestazione di volontà.. e utilizzano il
–volitive:
modo congiuntivo e l'imperativo
esprimono una domanda vera o retorica (ovvero un'affermazione in forma
–interrogative:
interrogativa), e utilizzano più spesso il modo indicativo, talvolta il congiuntivo
esprimono un'esclamazione e utilizzano il modo indicativo
–esclamative:
si trovano inserite nel corpo di un'altra preposizione, senza avere con questa alcun
–incidentali:
rapporto sintattico.
Le proposizioni subordinate possono essere classificate in primo luogo in base alla loro struttura
sintattica: sono caratterizzate dalla presenza di modi finiti (indicativo e congiuntivo) e, nella
–esplicite:
maggior parte dei casi sono marcate da connettivi (congiunzioni subordinanti, particelle)
sono caratterizzate dalla presenza di nomi verbali (infinito, participio, genundio,
–implicite:
gerundivo e supino), che danno vita a diverse strutture sintattiche (infinitive, ablativo assoluto,
participio congiunto..).
Possono poi essere classificate in base alla funzione logico-semantica:
(o sostantive o complementari indirette): hanno la funzione di soggetto (soggettive) e
–completive
di oggetto (oggettive) del verbo della sovraordinata, e costituiscono quindi l'espansione di un
complemento attante. Hanno carattere completivo anche le proposizioni epesegetiche, che
chiariscono quanto anticipato da un pronome neutro. Possono presentarsi in forma esplicita
all'indicativo o al congiuntivo (dichiarative, volitive, interrogative indirette), o in forma implicita
con l'infinito (infinitive)
(o avverbiali o complementari indirette): svolgono nel periodo la funzione che nella
–circostanziali
frase semplice ha un libero complemento o una determinazione avverbiale riferita al verbo della
sovraordinata. Fra le circostanziali rientrano quindi le finali, le causali, le consecutive, le
condizionali.. Possono presentarsi sia in fora esplicita con l'indicativo o il congiuntivo marcati da
congiunzioni, sia in forma implicita con il participio, il gerundio, il gerundivo e il supino
(o aggettive): sono le relative proprie, che hanno nel periodo la stessa funzione di un
–attributive
aggettivo con valore di attributo riferito a un termine della sovraordinata.
Il periodo latino, come quello italiano, costituito da più proposizioni poste in rapporto fra loro: tale
rapporto può in primo luogo essere definito in base alla struttura sintattica:
quando due o più proposizioni, non importa se indipendenti o subordinate, sono
–coordinazione:
poste sintatticamente sullo stesso piano, e non dipendono l'una dall'altra
quando una proposizione dipende sintatticamente da un'altra che funge da
–subordinazione:
sovraordinata (reggente). Una subordinata è detta di primo grado se dipende direttamente dalla
principale, di secondo grado quando dipende da una sovraordinata di primo grado, e così via.
Il rapporto fra proposizioni può anche essere definito in base alla sua forma:
indica il rapporto di coordinazione e subordinazione quando non è marcato da
–paratassi:
congiunzioni coordinanti o subordinanti
indica il rapporto di subordinazione marcato da congiunzioni subordinanti
–ipotassi:
Per definire infine la forma di un rapporto di coordinazione, si parla anche di:
indica un rapporto di coordinazione non marcato da congiunzioni (coincide con la
–asindeto:
paratassi) indica un rapporto di coordinazione marcato da congiunzioni coordinanti fra loro
–polisindeto:
correlate (et.. et..; neque.. neque..)
Proposizioni indipendenti all'indicativo
Proposizioni indipendenti enunciative
L'uso dell'indicativo nelle enunciative coincide generalmente con quello dell'italiano, con alcune
eccezioni:
condizionale: il latino usa di norma l'indicativo in alcune espressioni indicanti possibilità,
–falso
doverosità, opportunità, che in italiano preferiscono invece il modo condizionale. Ciò può
verificarsi soprattutto con i verbi possum, debeo, volo, nolo, malo, licet, oportet; con espressioni
come necesse est, opus est; con espressioni formate da un aggettivo neutro e dal verbo sum; con
verbi che significano pensar, ritenere, credere; con la coniugazione perifrastica passiva.
Naturalmente non è sempre cos&igrav
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