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Le opere di Pirandello, tese a smascherare l'assurdità dell'esistenza dell'uomo, si presentano come parabole in

cui si fa strada di tanto in tanto quel senso di pietà che lo stesso Pirandello teorizzò nella sua estetica

umoristica; ma anche questo sistema non basta per rendere il personaggio che vive l'assurdità della vita, un

personaggio convincente che dimostri la propria umanità pur se annullata. Infatti, esso rimane una figura che,

avendo constatato la solitudine dell'individuo, non fa che proclamarla, senza speranze o possibilità di una via

d'uscita; quindi, al personaggio pirandelliano non restano che le proprie miserabili passioni. Dal canto suo, lo

scrittore è orientato alla specializzazione, ossia, è al servizio degli interessi della classe dominante; in

Pirandello questa specializzazione si pone due obiettivi: abituare il pubblico alla distruzione della ragione,

eccitandone le passioni soggettive e proponendogli un ventaglio di possibilità astratte e di mortificare lo

spirito critico in virtù del primo obiettivo. In breve, lo scrittore specialista mira a creare tensione e interesse,

confondendo il lettore con una serie infinita di situazioni che lo inducano ad annullare la realtà (dissoluzione

del mondo e dissoluzione dell'uomo). Il loro fondamento è l’uomo che, ormai privo di unità, è una

successione disordinata di frammenti ed è quindi inconoscibile sia a se stesso che agli altri. Pertanto, la vita

non si spiega ma si vive e se questo è l'unico momento in cui si vive e si esiste, è anche l'unico in cui si

prende coscienza della libertà che sorge nella consapevolezza della nostra solitudine e della nostra

alienazione. Quindi, gettata la maschera resta la tragedia, o la tragicommedia, della sconcertante verità del

nulla totale.

4. Coscienza storica e Coscienza di Zeno

In Una vita di Svevo (pubblicato nel 1892), il personaggio Alfonso Nitti, un giovane che si era trasferito

pieno di ambizioni dal contado nella Triste asburgica, dove aveva trovato impiego presso un modesto ufficio

di banca, si trova a corteggiare la figlia del padrone della stessa banca, Annetta Maller; e, in seguito a una

serie di circostanze fortuite, la seduce aprendosi a brillanti prospettive di carriera professionale. Si tratta

quindi di un assalto da parte di un rappresentante delle classi inferiori verso un esponente di quelle superiori,

per acquistarne i privilegi e con essi, la realizzazione di sé; ma nell'eroe sveviano, questa possibilità viene

trascurata, portando alla catastrofe dell'eroe medesimo. Di Alfonso Nitti, Svevo fornisce alcuni tratti

essenziali: è un sognatore, ha avuto un'adolescenza non facile a causa della morte del padre, ma confortata

dall'amore della madre e dallo studio dei classici, avverte come ingiusta la modesta posizione da impiegato

che il destino gli ha riservato, anche se poi non aspira ad autentici avanzamenti di carriera. E' proprio con

questa figura che prende il via il romanzo moderno, il romanzo dell'uomo senza qualità, ma la sostituzione

dell’eroe attivo con quello passivo, con l’uomo senza qualità, comporta un arrestarsi dello spirito critico

dell'autore che non si confronta più con il contesto storico, infatti, di Trieste, in cui sono ambientati tutti i

romanzi sveviani, non si coglie il s modo d’essere (a un uomo senza qualità corrisponde un luogo senza

qualità).

L'inettitudine dell'eroe sveviano è imprevedibile, come lo è la rinuncia di Alfonso Nitti a trarre vantaggio

dall'occasione favorevole che gli è capitata: cercare di comprendere il perchè, cercare cioè di delineare un

percorso logico a un evento palesemente illogico, è impossibile. Quindi, ci troviamo di fronte a un

personaggio che non vive, ma si lascia vivere. In Una burla riuscita, lo scrittore presenta un personaggio

tipico della sua concezione del mondo, che viene presentato come un uomo maturo, che ha creduto in

giovinezza di aver donato al mondo un capolavoro e di essersi così meritato l'alloro poetico e che ora invece

si rende conto di essere caduto, sia come uomo sia come artista, nella più totale indifferenza. Egli tuttavia

resiste, ma solo per evitate la fatica di analizzare come vadano le cose nel mondo e nella società, resiste per

un'inerzia grande: in breve, è il personaggio (la coscienza del mondo) che si costruisce arbitrariamente la

propria esistenza ma, costruendosi questo rifugio, egli ha la presunzione di aver vinto il destino. Questo è il

sogno ironico della nevrosi, il sogno della Coscienza di Zeno con la sua strenua inerzia, quindi, con il

romanzo sveviano si spalanca l’abisso delle infinite possibilità dell’io malato.

Nel romanzo sveviano si assiste a un’evoluzione caratterizzata dal progressivo abbandono della realtà per

immergersi nel sogno e la coscienza diventa la voce del sogno che annulla la realtà. Quindi, anche

l'atteggiamento di Alfonso Nitti si avvia verso una posizione di passività che riconosce la realtà inaccettabile,

ma la subisce con il proposito di analizzarla con l'ausilio della coscienza. Di conseguenza, il romanzo non

esiste più, non è più il sostituto borghese dell’epos classico, ma si trasforma in una sorta di monologo

interiore, nel quale la voce soggettiva esprime le proprie costruzioni spettrali. Nel sesto capitolo del libro

intitolato La moglie e l'amante, il protagonista sveviano continua l'altalena tra le due donna, con l'una per

soddisfare i suoi piccoli capricci, con l'altra per placare i suoi piccoli rimorsi. Eppure, questa condizione, che

si traduce nel correre da una casa all'altra, conduce Zeno Cosini a un disastro che dovrebbe portarlo alla fine

ad una scelta; tuttavia, egli vi si adagia con indifferente rassegnazione. La narrativa sveviana è concentrata

sul tema amoroso, ma non si tratta di un sentimento o una passione, bensì di un capriccio o un espediente per

continuare a vivere e lasciarsi vivere. In questo caso, all'uomo senza qualità corrispondono sentimenti senza

qualità. In realtà, quindi, la coscienza di Zeno è una falsa coscienza, avvolta nell'ironia, che pretende però di

presentarsi come la vera coscienza dell'uomo moderno.

III. LE FORME DEL NUOVO ROMANZO BORGHESE (Moravia – Gadda)

1. La scoperta del borghese

Nel 1929, mentre erano accese le dispute sul romanzo e sulla sua morte, Alberto Moravia a soli 22 anni e

dopo aver trascorso gran parte della sua adolescenza nei sanatori, pubblicava un’opera destinata a lasciare

una traccia profonda nella letteratura: Gli Indifferenti. L’autore era autodidatta e si era fatto una cultura

leggendo molti libri di autori stranieri, era fortemente moralista e guardava alla società con sguardo scettico e

disincantato; ma era soprattutto un narratore capace di inserire nel genere romanzesco: personaggi

psicologicamente disegnati, l'intreccio semplice, il dialogo e l'efficacia del colpo di scena. Gli Indifferenti è

un romanzo che poggia su pochi personaggi, 5 in tutto e che in soli 3 giorni portano avanti una vicenda e

soprattutto rappresentano uno squarcio di società contemporanea - la Roma fascista degli anni ’20 - e al

contempo la condizione umana. Si tratta di un clima e di una società semplici e reali, concreti e veri, che

nessuno sino ad allora aveva osato affrontare e descrivere. Al contrario del naturalismo e del verismo, nel

romanzo di Moravia non compare alcuna denuncia o condanna, ma solo la rappresentazione della sudiceria

borghese come riflesso di un'interiorità morale che più che assenza di valori morali, è indifferenza per i

medesimi. Lo scrittore rappresenta la vita quotidiana di una famiglia borghese romana di quegli anni ed

afferma di aver scritto l'opera perché faceva parte della borghesia.

Ciò gli ha permesso di rendersi conto della sua reale condizione di borghese, di liberarsi dal sentimento di

noia che comporta la vita normale e di attingere all’eroico e al tragico da cui è attratto. Moravia aveva una

profonda nostalgia del romanzo come modello dell'antico e per sempre perduto epos tragico, ma mirava

anche alla ricerca del borghese e alla sua scoperta. I personaggi dell'opera sono: Leo Merumeci, impiegato

del Ministero di Grazia e Giustizia, ma che in realtà agisce come uno speculatore immobiliare dedito alle

donne; e il suo potenziale avversario, Michele Ardengo, dalla cui crisi di coscienza e sentimento di rivolta, il

racconto si sviluppa. Poi ci sono: la madre Mariagrazia, il cui unico sentimento è una gelosia conseguenza

dell'appassimento fisico; la figlia Carla che si concede a Leo, amante della madre, per un incomprensibile

desiderio di vita nuova e Lisa che, dopo essere stata l'amante di Leo, sogna l'amore del giovane Michele.

Tramite questi personaggi, il romanzo svela l’ipocrisia della classe borghese e di una società ormai priva di

qualsiasi valore morale.

2. Indifferenza e fascismo

Il gruppo de Gli Indifferenti poggia su solidi ma banali fondamenti: il sesso e il denaro. Facendo sua la

madre Mariagrazia, Leo Merumeci si è impossessato della villa degli Ardengo. Questo binomio di sesso e

denaro è visto come fonte della disgregazione della corruzione di una società secolare ma, ciò che stupisce è

che questo binomio assume un aspetto non negativo, ma positivo nel Decameron come liberazione e non

oppressione dell’uomo. Qui sesso e denaro esprimono la rinascita della vita e della civiltà perchè con l'uno,

si scopre il piacere di vivere, mentre con l'altro si fornisce comodità all'esistenza: con entrambi si ricostruisce

la società borghese nella sua primitiva fase basata sul capitale commerciale e usuraio. Ma quando i termini di

questo binomio divennero ossessivi e materiali, il binomio stesso finì per diventare turpe e ripugnante.

Questo carattere si ritrova nella figura di Michele poiché, dalla consapevolezza della sua rovina familiare,

scaturisce il suo impulso che lo rende antagonista del borghese vincente: Leo Merumeci. Nel finale sarà poi

la possibile vendita della casa da parte di Michele a indurre Leo a un'unione matrimoniale con la nuova e

giovane amante , così che egli rinuncia a stravincere. Ma Michele comincia a odiare il vincitore quando la

sua mente viene devastata dalla perdita del patrimonio, del denaro e si riconcilia a lui solo quando la perdita,

grazie al sesso, viene frenata.

Desiderio di denaro e di sesso, indifferenza per la vergogna morale in cui i personaggi vivono o per i sciocchi

comportamenti che hanno, la ripetizione e la monotonia di Michele e di Carla, la futilità del personaggio

della madre, Leo e Lisa, figure in cui l'indifferenza e il cinismo giungono all'apic

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
23 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Jasminef di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Tomasello Giovanna.