Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 16
Riassunto esame Letteratura Italiana, prof Scianatico, libro consigliato Introduzione a Foscolo, Cerruti Pag. 1 Riassunto esame Letteratura Italiana, prof Scianatico, libro consigliato Introduzione a Foscolo, Cerruti Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana, prof Scianatico, libro consigliato Introduzione a Foscolo, Cerruti Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana, prof Scianatico, libro consigliato Introduzione a Foscolo, Cerruti Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana, prof Scianatico, libro consigliato Introduzione a Foscolo, Cerruti Pag. 16
1 su 16
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Naranzi dona i “Versi dell’adolescenza” (post. a Lugano – 1831 – come “Poesie inedite di N.U.F. tratte da un Manoscritto

originale”). Evidente (qui) la tradizione classica: dai lirici greci (Aracreonte e Saffo, variamente parafrasati), da Orazio

giunge, attraverso il richiamato Pontano, sino al ‘700 arcadico (per il quale, oltre a “Weisse alemanno” e l’elvetico

“Gassner” – Bertola – non esplicita riferimenti: è facile notare le influenze di Rolli e Ravioli). Tali personaggi non sono

“maestri” solo per le soluzioni metrico-stilistiche, le immagini e le invenzioni, ma anche per una visione delle cose aliena

dalla grande storia – si veda l’ode “La guerra” – incline a un’esperienza dell’ “io” vissuta, secondo la lezione epicurea, in

termini di misura, di equilibrata ricerca del piacere (amore, nella sua pienezza psico-fisica; immersione felicitante nella

natura; fruizione della “bellezza”: si veda l’ode, introdotta da un versetto del Pontano, “Nox […]/ O voluptatis comes et

ministra” [“O notte, compagna e serva del piacere ”], intitolata “Il piacere”). Ma si legga l’anacreontica “Il desiderio”:

Io non invidio ai vati

le lodi e i sacri allori,

né curo i pregi e gl’ori

d’un duce o d’un sovran.

Saran (i) miei dì beati

se avrò il mio crine cinto

di serto (corona) vario-pinto

tessuto di tua man.

Saran (i) miei dì beati

se in mezzo a(l) bosco ombroso

il tuo volto vezzoso

godommi (mi godo) a contemplar.

Che bel vederci allora

(cambiar mille sembianti),

e dirci; o cori amanti

cessate il palpitar.

Si insinua una tematica patetico-sentimentale, cui l’autore conferisce progressivamente spazio maggiore (almeno fino al

1803; si ricordi il sonetto “Solcata ho la fronte” – 1824 -: osservazione e restituzione dell’ “io”, sulla scia del noto

autoritratto alfieriano): qui richiama la figura leggendaria di Saffo (sulla scia del romanzo di Alessandro Verri, “Le

Avventure di Saffo poetessa di Militene)) riproposta come esemplare di un’esperienza d’amore infelice (tale da portare al

suicidio), nella quale chi scrive crede di potersi identificare:

[…] Me pur trappoco scendere

tra le tetre ombre vedrai;

ma amante ancor; non spegnesi

un vivo amor giammai.

Funerei fiori

dell’infelice madre

(me seguiran, già cenere

tra sorde ed adre pietre […]

“Il ritratto”, nei termini di evidente interrealizzarsi di autocoscienza e poesia, recita:

A me gentile, amabile

volto non diè natura,

ma diemmi invece un’anima 4

tenera, fida e pura.

E diemmi un fervido

cor, cui non sono ignoti

(i più soavi moti

d’amore e d’amicizia.

E diemmi un estro rapido

(che inspira carmi ai labbri),

per cui non è tra l’ultime

quest’amorosa lira […]

Di ispirazione diversa e più compositi sono i “Versi giovanili” (titolo postumo) composti e pubblicati dal 1794 al 1797 –

cui risale l’ “oda” “A Napoleone liberatore” (mai stampata, come i sonetti e le altre due odi: “A Luigia Pallavicini caduta

da cavallo” e “All’amica risanata” – 1803): un gran numero di essi risulta costruirsi all’insegna di un esasperato

younghismo, non primo (nelle invenzioni e nelle scelte di stile) di ascendenze varaniane (“Visioni”, Varano, 1789) e

ossianiche. Dunque, temi mortuari e cimiteriali (Mineo): è difficile dire se Foscolo, soprattutto tra il 1794-1795, vive

realmente una crisi di quel sereno e “illuminato” edonismo” tipico della produzione precedente o se tutto ciò non sia

“esercizio letterario” (sulla scorta, oltre degli già citati, di Gray, Klopstock…; “entrismo”: tendenza a entrare in

organizzazioni o istituzioni per modificarle dall'interno).

Rotte da tetro raggio le tenebre

cingeano il genitor che si giacea

agonizzando sul letto funebre

(e volgea al ciel i moribondi sguardi).

E in me, che dal sudor freddo tergea,

(affisse la sua smorta fronte, le palpebre

e aprì le labbra, e addio mi volea dir.

Ma sol un Ahi trasse dall’ime latebre

Poi, udendo (le) mie lacrimose querele

disse: “Deh basti” e alla mal ferma palma

appoggiò il capo, tacque, e si nascose.

E anch’io pur tacqui…ma spirata l’alma

cessò il silenzio, e alle strida pietose

(gemea la notturna terribil calma).

Oh! qual’orror! un fremito funebre

scuote la terra ed apresi la fossa

ove, in mezzo a tetrissime tenebre,

stan biancheggiando l’ossa (di) mio padre.

Allor le guauto con incerte palpebre;

scendo d’un salto e, alla feral percossa

gemono le profonde alte latebre,

ove ogni parte della tomba è mossa.

E già stendo la man; già (raccolgo il cener

santo)…ahi…tremo…la più cupa notte

mi casca intorno, e (il cor mi stringe gelo).

E par che un suono, un pianto, mi rimbrotte

ond’io mi fuggo, e tutto mi dipinge 5

l’ossa, l’orror, l’oscuritade, il pianto.

I motivi politici dei “Versi giovanili” (insieme al tema del suicidio, della memorialistica, della morte, del simbolismo)

subiscono un sensibile spostamento di prospettive (si veda “Il mio tempo; Ai novelli repubblicani; A Bonaparte

liberatore”): tra il 1793 ed il 1797 Foscolo si apre alla realtà storico-politica; vuole diventare un’intellettuale vate

determinato ad esercitare il “diritto di persuadere i propri concittadini”:

Chi medita fra il tacito

saggio orrore di grotte?

(E tragge su le

su le pagine di Giob vigile notte?)

E chi, in ribrezzo, fugge

donde la colpa rugge?

Guai! guai! D’ira e giustizia,

il Leone passeggia,

(insanguina le zampe e i labbri)

entro splendida reggia,

(E estolle un regicidio

all’universo folle).

Tutto imperversa: ingemina

il nitrir de’ cavalli,

mentre tra bronzi orrisoni

rimbombano i timballi,

e infuriata guerra

(sfianca e atterra i cittadini).

Ma qual candida Vergine,

in puro manto ascosa,

(riposa fra gli orrori

dell’eremo e in grembo a Dio,)

e copre il volto ingenuo

rimpetto a orribil opre!

Vien meco, o Eletta, a pianger

il soqquadrato mondo,

ch’ode gli eteri fulmini,

e corre furibondo

a trar suoi giorni eterni

ne’ spalancati Averni.

Vieni, e stringendo in lacrime

l’insanguinata Croce,

(fra ‘l gemito, manda a Dio)

pietosa innocua voce,

mentr’io per l’orbe intanto

(spargo un canto di terror).

Vedilo. È Dio che (occupa

l’aere sol con un braccio,)

ed accigliato spazia,

entro tuonante e cupa,

carca di piaghe, nube,

mentre ai fulmini comanda[…]

(si faccia riferimento al saggio del 1794 “Qual sia il giudizio più giusto e più utile sopra le calamità e vicende attuali”,

dell’arcade torinese Luigi Richeri”; Monti, passato da Roma a Bologna, scrive “Il fanatismo; La superstizione”, 1797 –

6

è però compromesso per va della “Bassisvilliana”; Fantoni, dopo aver letto l’ode “All’Italia” alla veneziana “Società di

pubblica istruzione” se ne vide “ordinata per acclamazione la stampa”). Le altre due odi e un sonetto rivolto “a Venezia” e

al suo “popolo” (v.s..), stampate a Bologna a cura e a spese della “Giunta della Difesa”, sono inseribili nel quadro

dell’intelligenza “patriottica - repubblicana”. “Un buon numero d’esemplari” di questi lavori arriva alla municipalità di

Reggo (città a cui sono dedicate, per le sue benemerenze repubblicane). Il 16 maggio comunica di voler ritornare a

Venezia (“degna d’ascoltare da lingue libere sensi di libertà”: “[“A Bonaparte liberatore”] è un prodromo d’una cantica

lirica intitolata la “Libertà italica”, ch’io consacrerò…tragedia repubblicana […]”. Interessante notare come esse abbiano

successive edizioni: nella Venezia “liberata” e dopo Campoformio (1797), dopo il “tradimento” del qui celebrato

Bonaparte. Foscolo nell’aprile 1797 lascia la prossima Repubblica Veneta (di ritorno dice a Gaetano Fornasini: “Voi in

Brescia siete liberi: io per vivere libero abbandonai patria, madre e sostanze. Venni nella Cispadana con la devozione del

democratico; passerò per la vostra rigenerata città colla sacra baldanza del Repubblicano: potremo per la prima volta

giunger le destre sciolte dalle catene dell’Oligarchia […]”) per Bologna: nell’evolvere della congiuntura politica in area

padana (dalla Repubblica Transpadana al Congresso di Reggio Emilia alla Repubblica Cispadana) si arruola nel neonato

squadrone dei “Cacciatori a cavallo”. In una lettera a Giuseppe Rangoni (in cui chiede di essere esonerato dall’incarico,

per motivi di salute), scrive: “Abbandonai la mia patria per vivere libero: rinunziai per l’indipendenza, ch’ho sempre

adorato, alla gloria, ai commodi ed ai miei genitori. Baciai le terre repubblicane con la devozione del vero repubblicano, e

mi feci campione della libertà […]”. Puntualmente accontentato, chiede “un’uniforme qualunque di Uffiziale di onore

della Cispadana: il 23 maggio viene nominato “tenente onorario aggregato della Legione”; riceve l’icarico (retribuito) di

“redattore” o “segretario” della Municipalià ed entra a far parte della “Società patriottica d’istruzione pubblica” (istituita

con decreto provvisorio il 27 maggio (domanda d’iscrizione: “[…] Fra i schiavi e i tiranni vantai Libertà: martire della

Democrazia […] amico de’ miei doveri, e capace de’ miei diritti […] A questa Società spetta di rendere compiuti

veracemente i miei voti […] la virtù è l’unico appoggio del democratico […]”. Il primo intervento, del 20 giugno, (dei

pochi tenuti in questa sede, come ha notato Giovanni Gambarin – vol. IV Ed. Naz. – “Scritti letterari e politici dal 1796

al 1808”) è di carattere pratico operativo (la chiusura dei “casini”) è molto distante dagli altri, aventi l’intento di

persuadere (essi “sono quasi sempre un richiamo […] all’onestà, la virtù; un insistere sulla necessità che lo Stato si armi,

perché senza forza non

Dettagli
A.A. 2008-2009
16 pagine
5 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher miservonoriassunti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Scianatico Giovanna.