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- Conversione dell’Innominato:in una notte tumultuosa è attraversato dall’idea del suicidio
che poi riesce a scampare.
Notiamo dunque che è come se l’atto criminale sconvolgesse l’equilibrio, il volto del nemico
improvvisamente perde qualsiasi identità psicologi e sociale ed induce al cambiamento. Le
traiettorie di storia ed etica ad un certo punto s’intrecciano e s’intersecano ma non restano unite.
Chiaramente si nota il parallelismo di etica e storia che può essere esplicitato in un solo
romanzo perché il conflitto storia/etica non si potrà mai sanare.
E’ importante ricordare i comportamenti di due personaggi, Fra Cristoforo e don Abbondio; in
entrambi i casi, dopo l’ingresso in scena del frate e del curato, segue una lunga analessi, che
riporta gli atteggiamenti di ciascuno di essi dentro uno scenario oggettivo..
Il Cristianesimo è rimedio al male a favore della speranza, dunque secondo manzoni si può vivere
meglio conducendo una vita da cristiani in quella storia che è solamente guazzabuglio.
VECCHI E GIOVANI: LE DUE MORTI DI PADRON ‘NTONI
Ne “I Malavoglia” di verga è presente il confronto fra vecchi e giovani in particolar modo con lo
scontro fra nonno e nipote: padron ‘Ntoni e ‘Ntoni. Per padron ‘ntoni non ci sono soluzioni
individuali, ma solo un codice universale dunque lui si affida a convenzioni essenziali. E’ naturale
che un personaggi simile utilizzi spesso proverbi, forma linguistica della saggezza che custodisce.
Dunque padron ‘ntoni è la figura del “senex”, il vecchio che si confronta con la figura del “puer”, il
giovane ‘ntoni, insofferente, stanco di appartenere a un mondo in cui percepisce solo gli stenti
innominabili. L’universo in cui il giovane s’identifica ruota intorno a pochi valori, invariabili nel
tempo.
Tutta l’unità della famiglia è presente nel piccolo paese di Aci trezza che rappresenta lo scoglio su
cui i malavoglia sono gettati dal destino e a cui bisognava restare attaccati come un’ostrica.
‘ntoni nel sistema dei personaggi costituisce l’eccezione. Il senex invoca la fedeltà alla vita senza
tempo del villaggio e degli antichi, il puer invece rivendica l’aspirazione al nuovo, lontano dal nido,
nello spazio ignoto della città.
Di padron ‘ntoni abbiamo due morti, una lirica e l’altra veritiera. La prima porte avviene nel
capitolo X con la seconda tempesta che colpisce la Provvidenza, quando viene preso in pieno
dall’albero maestro della barca e vicino al suo letto arde una candela che ci sarà anche durante
l’agonia di maruzza la longa. L’eroe si circonda di tutti i nipoti ai quali affida dei compiti per tenere
stretta la famiglia; in questo caso non muore. La seconda morte, quella vera, avviene nel capitolo
XV, dopo varie tragedie che hanno colpito la famiglia; i nipoti non vogliono nemmeno portarlo in
ospedale dove invece arriva condotto in groppa ad un asino per opera di Nunziata e Alfio. La morte
questa volta la vive da solo indicando secchezza e la catastrofe definitiva.
L’ANIMA ASSEDIATA: L’ESCLUSA DI LUIGI PIRANDELLO
Il romanzo è emblema di un processo; accompagnato da una lettera a capuana esplicitato il tema che
pirandello mette in scena: il contrasto tra la semplificazione dell’arte e la natura complessa delle
cose.
Dal personaggio romanzesco non si potrà più attendere una continuità consolidata di gesti e di
sentimenti, ma egli sarà esposto alla spinta di forze che neppure conosce e controlla.
Il titolo del romanzo indica il problema, non descrive una cosa, ma induce a una situazione,
pirandello vuole alludere a qualcosa di enigmatico.
L’esclusa è l’annuncio di una condizione interiore e psicologica insieme, il segnale di un modo di
essere nel mondo in cui non si trova solo la protagonista, marta Ajala, ma anche colore che le
ruotano intorno.
La trama del romanzo di articola in due parti; nella prima parte il romanzo ruota intorno alla colpa
non commessa e agli effetti che ne derivano come segno dell’esclusione a cui marta Ajala è
condannata; nella seconda parte predomina il desiderio di rinascita e di sfida al giudizio di un’intera
comunità.
La storia di marta è esemplare. Il professor mazzacurati ha osservato che nel passaggio dalla prima
alla seconda stesura, il personaggio è accompagnato da una traccia non solo descrittiva ma che
assolve un significa simbolico e rinvia figuralmente al suo ruolo di marionetta.
Su ogni personaggio pesa una legge imperiosa che pretende il rispetto delle sue norme inflessibile
ed indiscusse.
La condizione di disagio, di esclusione a cui è esposta gran parte dei personaggi si materializza nei
lineamenti che essi posseggono, nei tratti somatici con cui sono marchiati, nelle relazioni reciproche
che possono intrattenere con gli altri, oppure si rivela negli ambienti in cui essi vivono.
La prima risorsa di pirandello è l’animalizzazione dei volti di colore che si muovono ai bordi della
storia del romanzo. I DOPPI DI MATTIA PASCAL
L’antropologia pirandelliana si basa geneticamente sull’idea del doppio. Tra la vita degli esseri
pensanti e l’esistenza degli animale, attraverso la lanterninosofia, si apre una differenza incolmabile.
La lanterninosofia afferma che nella vita degli uomini interferiscono due entità del tutto opposte:
l’impulso biologico e l’attitudine speculativa. Uno dei topoi più frequenti nell’immaginario
pirandelliano è il guardarsi davanti allo specchio; riflettendo la propria immagine il soggetto si
divide in due e le due funzioni sono simultaneamente uguali e diverse, simili ma non del tutto
sovrapponibili e coincidenti.
Il doppio si trasforma in una questione imprescindibile per interpretare l’essenza delle tesi
pirandelliane: un principio quasi obbligato, una pista che è in grado di guidare nel cuori di una
cultura e delle sue antinomie. Il doppio si può accompagnare ad una condizione di crisi la cui
gravità, l’apparizione di questo secondo io contribuisce a risolvere.
Nel caso di mattia pascal, quando diventa Adriano Meis cambia pettinatura, modo di vestire, taglia
la barba, ma gli resta l’occhio strabico. Questo doppio di Pascal, uguale e diverso, impegnato a fare
di sé una creatura differente, sogna di poster affermare di esser stato due uomini separati.
Cambia il rapporto con le cose e con il mondo, al punto che mattia può ricordare la breve stagione
di quell’inizio come un periodo di leggerezza. Il nuovo nome, Adriano Meis, costringe a disegnare
una storia e a scegliere un destino nuovi.
Fondamentale è anche il rapporto con l’ombra che resta l’unica certezza di esistenza.
GENEALOGIA DI SVEVO
L’opera di svevo diventa il punto di riferimento per un romanzo rinnovato, liberato dal peso della
tradizione e di un grado di raccontare quell’universo ancora inesplorato che è la modernità.
L’esperienza di svevo doveva naturalmente presentarsi come una profonda trasgressione, come un
atto evasivo che assegna uno statuto originale e inedito alla funzione del romanzo. Scrivere serve a
dare forma a stati d’animo che sono per loro costituzione informi, ambigui e contraddittori.
Sicuramente è importante per la produzione letteraria di svevo, la sua nascita triestina. Svevo stesso
sottolinea la natura eccentrica del luogo in cui egli si era formato; trieste si presentava con una
funzione di assimilatore degli elementi eterogenei che il commercio e la dominazione straniera
attirarono nella vecchia città latina.
Elementi slavi, italiani e tedeschi non si mescolano in un’unità armonia, ma restavano separati sotto
un governo tollerante.
Confinati alla periferia di un impero si era per forza provinciali, ma proprio questo essere periferico
consente di diventare contemporaneamente un arretrato ed un precursore.
Modelli per svevo sono davvero molti: Adotta un darwinismo rovesciato secondo il quale i deboli
possono vincere ed evolversi, da schopehnauer prende l’idea della volontà come irrequietezza e
scarta la soluzione dell’ascesi; per quanto concerne freud vediamo che “La coscienza di Zeno” è
piena di psicoanalisi e da lui è presa l’idea di complessità della coscienza, ma Svevo non crede alla
psicoanalisi come terapia; da Nietzsche prende la visione dell’uomo che accetta tutto, anche il
dolore.
Naturalmente a fare da modello a svevo, non abbiamo solo filosofi, ma il forte influsso dello
scrittore dublinese, James Joyce, suo maestro d’inglese e di scrittura. Svevo però utilizza il
monologo interiore, a differenza del flusso di coscienza utilizzato da Joyce.
SCRIBACCHIARE E SCRIVERE SUL SERIO: ESERCIZI DI SCRITTURA DI SVEVO E DEI
SUOI PERSONAGGI
Tutti i personaggi di svevo, in un modo o in un altro scrivono qualcosa. La scrittura costituisce un
predicato costante e definisce un riflesso di cui non possono fare a meno e da cui nessun lettore può
prescindere. La riflessione sul senso dello scrivere e sulla modalità con cui questo esercizio deve
compiersi ha convalide esemplari nelle testimonianze autobiografiche di svevo e coincide con la
direzione stessa delle sue costruzioni narrative. Si parla dunque di esercizio ostinato e quotidiano
catalogato come “scribacchiare”, un’esperienza di cui non si può fare a meno. “Scrivere sul serio” è
diventato una parola d’ordine inutile dunque continua a 2scribacchiare”. La tensione fra “scrivere
sul serio” e “scribacchiare” costituisce il problema di fondo su cui ruota la riflessione teorica e
letteraria di svevo e dei suoi personaggi in quanto scrittore e autori. Per Zeno cosini non ci sono
dubbi, scrivere è l’atto costitutivo del romanzo che coincide con le parole elaborate faticosamente
per il dottor S. Dunque il romanzo di zeno, a differenza di quello di Alfonso ed emilio, s’identifica
maggiormente nello 2scribacchiare”, notiamo inoltre che zeno utilizza la matita che trascrive
immagini bizzarre. Sicuramente a favorire lo scribacchiare è la scoperta della psicoanalisi.
L’APOCALISSE DI ZENO: AL DI LA’ DI OTTIMISMO E PESSIMISMO
Le ultime righe de “La coscienza di Zeno” costituiscono un esemplare riepilogo di tutto il romazo:
quest’opera è il racconto di qualcuno che, attraverso il riesame del proprio passato, cerca di guarire
dalla propria malattia. Alla fine vediamo che zeno non ha più bisogno del dottor s e del suo aiuto
perché crede di essere guarito. In realtà la malattia appartiene alla vita quindi guarire
significherebbe morire Anche la figura della moglie Augusta, in realtà è immagine della salute, ma
inutile perché nel mondo malato, sembra esser sano colui che è malato.